BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

Apre Expo Dolomiti ma Bolzano la snobba

1 Ottobre 2011 Cadore - Dolomiti cronache-relativistiche, sviluppo-montagna, tra-le-righe, trentino-alto-adige, turismo-alpino, turismo-cadorino, unesco


Apre Expo Dolomiti ma al taglio inaugurale non c’è la provincia autonoma di Bolzano. Ed il presidente di Longarone Fiere, Oscar de Bona, “stiletta“:

“Bolzano è difficile da coinvolgere, d’altro canto parlano una lingua diversa dalla nostra.”

Oscar vuol fare dell’ironia ma si dà tre zappate sui piedi: siamo noi, semmai, a non capire e parlare una delle loro lingue, essendo la provincia autonoma di Bolzano una realtà trilingue tedesca, italiana e ladina.

“Ci capiamo molto meglio con gli amici siciliani delle Eolie (presenti con uno stand, essendo anche le isole patrimonio dell’umanità, ndr). L’Expo è la dimostrazione che se stiamo uniti e facciamo squadra, si ottengono risultati importanti.

Oscar, Oscar: “se stiamo uniti?“. Ma che cavolo va dicendo? Ma ha seguito le storielle legate alla Fondazione, al logo, alla sede ecc. ecc.? Siiì ! E allora, come fa a parlare di “se stiamo uniti”. Daiiii … mò.

“Stavolta era fondamentale presentarsi in modo compatto: chi non c’era se ne pentirà. E lo capirà lunedì mattina, quando avremo il bilancio di questa che, all’inizio del percorso organizzativo, ho definito una pazza idea”.

Non so se si pentiranno. Però io ho una mia personale interpretazione. Le state già sentendo vero? Sono le risate di Durni. Si sentono ancora lontane. Ma arriveranno. E quando arriveranno, seppelliranno il nostro Oscar.

Perché? Potrebbe chiedere qualcuno, giusto per sapere. Per tanti motivi. Uno fra tutti. Presenze turistiche negli alberghi nel 2010:

  • Alto Adige – Südtirol : 23,0 milioni
  • Belluno: 2,0 milioni

 

 

Napolitano e la Bossissione

1 Ottobre 2011 Criticarium Itaglia basta-casta, bossi, itaglia, nazional-politik, politicanti

Questo articolo va letto per intero, come tante altre cose che Leonardo Facco scrive su “Movimento Libertario”. Io sintetizzo (il neretto è mio):

Partiamo dalla notizia: “Quello di Giorgio Napolitano è un attacco frontale a Umberto Bossi. Nel suo intervento alla facoltà di giurisprudenza di Napoli il Capo dello Stato ha prima spiegato che ‘non c’è un popolo padano’ […].

Sentire, ancora una volta, le parole del capo dei maiali che siedono in Parlamento prendersela col diritto all’autodeterminazione mi fa accapponare la pelle. Per diversi motivi:

1- Giorgio Napolitano è un parassita che ha sempre e solo vissuto di politica e di soldi dei contribuenti. […]

2- Giorgio Napolitano continua a dare spago ad un partito – la Lega Nord – che straparla di secessione […]. Quando tra il 1996 e il 1998, centinaia di migliaia di persone erano pronte per dare il via ad un braccio di ferro con lo Stato italiano per “l’autodeterminazione della Padania”, il cialtrone di Umberto Bossi stava già armeggiando con i Brancher vari […].

Se Bossi – che è molto più napoletano di Napolitano – fosse stato secessionista non avrebbe cacciato Gianfranco Miglio, il quale nel settembre del 1993 sosteneva: “Io sono favorevole al diritto di secessione, che dovrebbe esser ben scolpito in tutte le costituzioni. Anzi, sarei felice il giorno in cui, passando la stretta di Salorno, dovessi presentare il passaporto”.

3- L’autodeterminazione è un diritto sancito dall’Onu e da altri importanti consessi internazionali. Detto ciò, l’unico personaggio antistorico in circolazione è proprio la sanguisuga Napolitano, al quale bisognerebbe ricordare che se il primo gennaio del 1900 gli Stati nazione esistenti al mondo erano 60, oggi sono ben 201. […].

Chiudo con le parole di Hans Hermann Hoppe: “E’ proprio la complementarità di autodeterminazione e globalizzazione che ridisegna i caratteri della società: finalmente più aperta, tollerante, soprattutto capace di accettare (e valorizzare) le reciproche differenze culturali”.

Forse Napolitano – che dovrebbe ricordarsi che anche al Sud ci molti Insorgenti che ne han piene le scatole della sua Italia unita – continua a preferire i tank sovietici.

come cambiano i confini …

1 Ottobre 2011 Criticarium blozzando, cronache-relativistiche, nazional-politik, veneto-stato

Da un presidente della Repubblica non ti puoi aspettare afflati secessionisti. Sarebbe come se il tacchino gioisse dell’avvicinarsi del Natale. L’art. 5 della Costituzione dichiara che l’Italia è una e indivisibile. L’hanno scritto gli uomini. Che cazzo vuol dire? Anche la Jugoslavia di Tito era una… .

Il passaggio che conta di più tra il 1962 ed il 2006, perché più vicino alla nostra esistenza, è quasi sfuggevole. Bisogna fermare la riproduzione e tornare indietro per rendersi conto dei cambiamenti non (sempre) indotti dalle guerre. E potremmo anche parlare di Scozia e Catalogna! Mai dire mai.

Dedicato a Nappy, con l’augurio di finire con dignità il suo mandato di capo dello Stato e di ritirarsi all’ombra dello Stromboli a scrivere le sue memorie, che acquisteremo volentieri. Sarebbe apprezzato volume da 2,5 cm di spessore.

 

Dolomiti-Unesco: arriva il canguro (e non è di peluche)

1 Ottobre 2011 Cadore - Dolomiti, Criticarium sviluppo-montagna, turismo-alpino, turismo-cadorino, tutela-ambiente, unesco

Uno di questi giorni arriva l’australiano Greame Worboys per mettere il naso nella faccenda Dolomiti-Unesco patrimonio dell’umanità. Tranquillizzatevi, non succederà niente. L’Unesco è una gran baldracca al pari della UE e al massimo il funzionario scriverà qualche noterella, un monito, auspici di varia natura, raccomandazioni ecc..

Le cinque province, fra le quali non c’è Treviso, adotteranno un sistema infallibile da quest’ultima frequentemente utilizzato: prosecco e grana. L’effetto è garantito e in grado di ammorbidire anche il più granitico inquisitore.

Mal che vada c’è sempre la possibilità di ricorrere al monitatore professionista nonché capo dello Stato, Napo Capo, al quale è stata donata ad Auronzo una targa di bronzo, che fa tanto pendant con il resto del figuro. Nella vallata auronzana Napy era venuto a parlare di “inscindibilità del nostro patrimonio nazionale da Nord a Sud” ottenendo dai cadorioti-italioti, vuoti di storia, lo scontato applauso.

Sempre ad Auronzo il viso rubicondo di Durni si impressionò nella memoria di molti quando iniziò il proprio discorso in tedesco. Gli altri avevano parlato di identità, come fanno tutti i parolai, lui, Durni, la manifestò con l’utilizzo dello strumento più alto: la propria lingua. Non tutti hanno i coglioni. Quelli di Durni pesano. Ed è a lui che ci si potrà rivolgere, più che al tè alla menta di Dellai, per sostenere il palco del “Patrimonio”, se mai dovesse dare segni di cedimento.

Ora, ditemi, che cosa potrà mai trovare Crocodile Dundee, che non va, sopra il limite perimetrato come “patrimonio dell’umanità”. Siamo sopra i 2000 m di quota. Qualche idea, a parte la rogna sarcoptica?

Se c’è qualcosa che non va, è fra le comunità umane, giù nelle valli. Dove l’inquieto vivere ed i colpevoli particolarismi hanno frenato l’esplodere di quella benedizione di Dio che dovrebbe essere, a detta dei più, il conferimento Unesco. La SFONDAZIONE Dolomiti, le beghe di vario calibro, il carosello della sede, intoppi organizzativi, campeolate con relative dimissioni.

Ma gli australiani sono uomini di larghe vedute; talvolta ci mettono tempo per conseguire balzi nella storia, ma alla fine si distinguono anche nel rispetto delle minoranze aborigene, non importa se le hanno dapprima schiacciate con la fede del bianco e civile progresso.

Intanto a Longarone, il politicamente trombato Oscar De Bona, che a suo tempo vagheggiava la nuova categoria del pensiero denominata Autonomia possibile, si è inventato l’Expo Dolomiti, un certificato sistema che più che mettere in mostra il “patrimonio” dell’umanità, ne mette bene in evidenza il “mercimonio”. Ma ne abbiamo bisogno e quindi, anch’io, mi sento di plaudere all’iniziativa. Sono sdegnato, invece, dalla notizia che le “Escort Dolomitiche” siano state estromesse dalla exibition. Peccato perché erano talentuose da morire. Si rifaranno sul campo.

Ma intanto, visto che, come ricordava il sindaco di Lozzo di Cadore, l’Unesco ci ha marchiati, dovremmo in qualche modo esserne riconoscenti e dare libero sfogo alla nostra creatività per trovare tutti i modi per godere di questo divino beneficio. Speriamo che lo Yankee australiano non covi dentro se stesso turbe giovanili insondabili, che lo conducano a sprezzanti frustate alla schiena del mite popolo dolomitico.

Del resto, i tedeschi di Dresda, con un bel referendum, hanno già mostrato  che niente è irrinunciabile: qualche anno fa i giornali titolavano “L’Unesco punisce Dresda: non sarà più patrimonio dell’umanità”. Non fu l’Unesco a punire Dresda, furono i tedesci che con quel bel referendum sulla costruzione di un ponte sull’Elba (che l’Unesco non reputava ammissibile) dissero a quest’ultimo “vai a farti fottere, qui decidiamo noi“.

il cardinale Bagnasco e il ‘retto vivere’

30 Settembre 2011 Criticarium chiesa-vaticano

(da Fard Times)

a guardare nel buco dell’acqua del Bim-Gsp ci si mette anche il ‘Collegio dei Saggi’

30 Settembre 2011 Politica nostrana acqua, bim, bim-gsp-buco-dell-acqua, local-politik, sindakos

L’insieme costituito da tutti i sindaci della provincia di Bellunno (tranne due) ha dato prova di stupende proprietà che la somma dei valori dei singoli non avrebbe fatto supporre.

Il vasto gregge (dei sindaci) dunque costituisce la Bim-Gsp. Da questo neonato sottoinsieme il gregge principale da vita ad un secondo sottoinsieme che si chiama “consiglio di amministrazione”. Lo fa per darsi una forza di governo agile ed attenta. Tanto attenta che nel tempo inizia a scavare uno di quei buchi che neanche la Santissima Trinità riesce a immaginare: il buco dell’acqua (per un racconto dispiegato nel tempo vedi tag specifico).

Il vasto gregge (dei sindaci) produce però un terzo sottoinsieme specifico, l’Aato, che in un certo qual modo dovrebbe dare gli indirizzi e controllare la Bim-Gsp. Sono effusioni istituzionali che, portate sul piano pratico, verrebbero chiamate “incesto politico“. Controllato e controllore coincidono. Un’auto-pippa. La mama à fato le fritole ma no te lo digo.

Ma non sapevo che fosse nato un nuovo sottoinsieme: il “Collegio dei Saggi“.

Il nuovo gruppo di lavoro, il think tank, la testa pensante, avrebbe (vedi citazione sottostante) un compito arduo da risolvere. Un menage a quattro così ciclico non si era mai visto.

Un bordello isituzionale autoreferenziale. Manca solo la maîtresse, ma l’orgasmo finale, in qualche modo, dovrebbe essere garantito. Così non fosse si può sempre pensare di costituire un nuovo sottoinsieme , da chiamarsi “Collegio delle Mezze Seghe“. E’ così bello vedere come una Terra divora se stessa.

Slitta al 15 novembre il rinnovo dei vertici di Bim Gsp, previsto inizialmente per il 30 settembre.  Lo ha deciso il gruppo di lavoro formato da alcuni sindaci con il compito di trovare il modo per restituire ai Comuni il controllo sul servizio idrico integrato, dopo la bufera che si è scatenata sul caro-acqua.   Il “collegio dei saggi”, composto da due rappresentanti per ogni vallata, uno per l’Aato, uno per il Comune di Belluno e un altro per Feltre, è costituito da: Alberto Graz (Sappada) e Mario Manfreda (Lozzo) per il Cadore, Renzo Gavaz (Agordo) e Oscar Troi (Colle Santa Lucia) per l’Agordino, Ennio Vigne (Santa Giustina) e Roger De Menech (Ponte nelle Alpi) per Feltre-Alpago e Valbelluna. Per l’Aato il sindaco di Chies d’Alpago, Loredana Barattin. Per il Comune di Belluno è stato individuato l’assessore Tiziana Martire e per quello di Feltre Gianni Moretta.

«Il gruppo di lavoro – viene spiegato dai componenti del collegio – ha chiesto ancora un po’ di tempo per concretizzare alcuni aspetti. La faccenda è complessa. Dobbiamo capire qual è la via maestra e il modello di società che vogliamo dare a Bim Gsp. Il nuovo direttivo non potrà più essere composto da amministratori. Niente più sindaci o persone che ricoprono cariche pubbliche. Lo prevede la legge e per forza di cose si va verso una gestione più tecnica e manageriale». Molti quindi gli interrogativi in ballo. La partita è grossa, si parla di 13 milioni di euro, solo come valore delle infrastrutture. «Se si dice che l’acqua è un bene comune e i cittadini vogliono avere un servizio garantito 24 ore su 24 con determinati standard di qualità – viene aggiunto dal collegio – la politica deve fare delle proposte in questo senso tenendo però in considerazione i conti di Gsp». (Gazzettino)

 

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