You are hereLa Roggia dei Mulini lungo il Rio Rin / Lozzo di Cadore e la roggia dei mulini

Lozzo di Cadore e la roggia dei mulini


By ddm - Posted on 12 February 2010

Lozzo di Cadore fu da sempre paese ricco d'attività artigianali, parte delle quali s'insediarono lungo le sponde del Rio Rin. Nel 1766 a Lozzo vi erano: dieci ruote da mulino da grani, una sega da legname, un follo da panni di lana, sedici  telari" da tela e cinque mole. I vari opifici utilizzavano come fonte d'energia l'acqua del Rio Rin, per mezzo di una roggia che partiva dalla zona detta dei "Crepe Ros". Alcuni di questi edifici, soprattutto quelli nella parte bassa dell'abitato, dove si trovavano la segheria comunale e quella dei Pellegrini, furono distrutti dall'incendio del 1867. Nel 1886, come testimonia la guida di Ottone Brentari, lungo il corso del Rio vi erano cinque mulini e una sega. Qualche anno dopo, come riporta il "Registro dei contribuenti dell' imposta sui fabbricati" del 1° gennaio 1903, c'erano cinque mulini, una fucina, una sega, una bottega da fabbro e due folli da panni. Dopo la prima guerra mondiale furono costruiti altri opifici ad uso segheria e falegnameria e successivamente il lanificio dei fratelli Zanella, che sfruttavano l'energia elettrica fornita dall'officina per la produzione di energia elettrica dei fratelli Baldovin Carulli. Nella seconda metà del 1900 e in particolare in seguito all'alluvione del 1966, la maggior parte di questi opifici venne chiusa ed attualmente solo la centralina Baldovin Carulli del 1926, é tuttora in funzione con macchinari originali. A Lozzo di Cadore, oltre agli opifici lungo la roggia, si svilupparono varie attività produttive che interessarono diversi settori: vi era la vecchia latteria in centro e quella più recente in via Padre Marino, la fabbrica di cucine economiche fondata da Calligaro Valentino Scott, una falegnameria e officina specializzata nella costruzione di carri di Da Pra Fauro Giuseppe. Rilevante per la storia del paese sono anche le vecchie case in stile cadorino, tra cui casa Zanetti, salvatasi dall'incendio del 1867, la chiesa sconsacrata di San Lorenzo, la chiesetta di San Rocco dell'arch. Segusini e il santuario di Loreto, le numerose fontane e lavatoi distribuiti lungo le strade e nei crocevia, oltre all'altopiano dei Pian dei Buoi, luogo d'alpeggio e con le sue fortificazioni, luogo di memoria della prima guerra mondiale.