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Altri opifici presenti a Lozzo di Cadore nei pressi del Rio Rin


By ddm - Posted on 12 February 2010

Nella parte più bassa della roggia del Rio Rin vi erano altri opifici. Come riporta il "Registro dei contribuenti dell'imposta sui fabbricati" del I° gennaio 1903, risalendo il Rio Rin ci si imbatteva dapprima nella segheria del Comune di Lozzo, poi nei due mulini di Baldovin Monego Giovan Battista Antonio, uno a sud ed uno a nord della strada principale, e poi via via in una bottega da fabbro, in una fucina, fino ad arrivare agli opifici in località Prou. Da un progetto del 1923 di "derivazione d'acque dal Rio Rin o Longiarin per produzione di forza motrice in servizio di sette mulini, di una gualchiera e di una segheria", risultano esserci nella parte più bassa del rio: un mulino, la segheria comunale, la segheria Pellegrini. Un progetto del 1926 riporta l'officina Baldovin Lorenzo fu Mariano, il mulino di Baldovin Giovanni Monego, la segheria comunale, la segheria Pellegrini Gio Batta ed in fine la centralina elettrica fratelli Baldovin. Dal progetto del 1923 il mulino risulta diviso in due proprietà, parte di Calligaro Cian Giuseppe fu Giovanni, che aveva una ruota idraulica che azionava due "frantumatoi", uno per il granoturco ed uno per l'orzo, e parte di Baldovin Monego Giovanni fu Lorenzo che aveva tre ruote, che azionavano all'epoca due "frantumatoi"; entrambe le proprietà sfruttavano un salto di 6,5 metri. La segheria comunale aveva una ruota idraulica che fruttava un salto di 6,4 metri ed azionava al suo interno una sega alla veneziana. Una porzione dell'acqua in uscita dalla segheria comunale andava a servire la sottostante segheria di proprietà dei Pellegrini, che sfruttava un salto di oltre 6,6 metri. Dopo la prima guerra mondiale furono costruiti altri opifici ad uso segheria e falegnameria dei fratelli Baldovin Carulli e successivamente il lanificio dei fratelli Zanella, che utilizzavano l'energia prodotta dalla centralina idroelettrica Baldovin Carulli.