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CONSIDERAZIONI VALIDE IN ALTO LOCO COME IN SEDE LOCALE

22 Dicembre 2014 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

Come ogni domenica, anche oggi, mi sono letto e gustato il fondo settimanale di Eugenio Scalfari. Il titolo dell’odierno intervento del dotto ed efficace giornalista e scrittore bene riassume e sintetizza l’intero contenuto del pezzo: “Tutto comincia con tre parole di Conrad sulla vita”. L’attacco del ‘pezzo’ riguarda proprio la prima frase con cui Joseph Conrad, nel 1913, inizia uno dei suoi romanzi più belli con riferimento “Alla storia degli uomini sulla terra fin dall’alba dei tempi, che si può riassumere in parole infinitamente evocative: ‘Nacquero, soffrirono, morirono’”. Non mi addentrerò nei dettagli della disquisizione di natura politica circa l’attuale contesto delle problematiche strategiche europee e planetarie, così bene analizzate all’esperto giornalista. Mi limiterò a fare un fugace cenno sui risultati eclatanti della ‘caduta del muro d’acqua’ fra Stati Uniti e Cuba, auspice la riconosciuta, discreta mediazione vaticana; tale caduta riguarda, secondo Scalfari, una visione strategica bergogliana di ‘sistemazione’ dell’intero pianeta nord e sud-americano, preludio ad una attenuazione delle frizioni internazionali (leggi Cina, Medio Oriente ed emisfero afro-asiatico in generale).

Poi Scalfari passa a trattare dei problemi europei e di quanto necessiti far progredire l’idea di una Europa Unita. E qui la critica si muove dalla consapevolezza che la sola politica del rigore, disgiunta dagli opportuni e sostanziali incentivi per la crescita, può solo portare al fallimento del progetto Europeo di Stato-Continente. A questo punto della disamina scalfariana, interviene una chiara censura nei confronti del nostro giovane premier sia per i suoi atteggiamenti da bullo in Europa ma anche per la concezione della politica interna così come vien concepita ed attuata dall’ambizioso ma inesperto presidente del Consiglio. Ed è qui che ho focalizzato l’attenzione su quanto Scalfari, di seguito, scrive a sostegno delle sue tesi. Al di là delle valide e condivisibili analisi sul quadro politico interno ed internazionale, trovo infatti molto originali le citazioni filosofico-politico-letterarie dell’ex fondatore dell’Espresso e di Repubblica, citazioni che mettono bene in luce le conseguenze nefaste di una politica accentratrice dell’uomo solo al comando.

Scalfari ricorda quanto sia di straordinaria attualità l’insegnamento contenuto nell’unico libro scritto, fra il 1500 ed il 1600, da Etienne de la Boétie, morto soltanto ventisettenne. Il testo si intitola. “Discorso sulla servitù volontaria”. L’autore inizia con la seguente tesi:“E’ ben difficile credere che ci sia qualche cosa di pubblico in quel governo in cui tutto è nelle mani di uno solo o di una qualche aristocrazia, perché avere un padrone o parecchi significa essere colpiti varie volte da una tale disgrazia”. E discutendo dei rapporti fra il leader ed i suoi sudditi che in teoria rappresentano il popolo sovrano, dice: “Da dove prenderebbe (il leader) i tanti occhi con i quali vi spia se non glieli forniste voi? Come farebbe (egli) ad avere tante mani per colpirvi se non le prendesse da voi? Ha forse (egli) un potere su di voi che non sia il vostro? Che male potrebbe farvi se voi non faceste da palo al ladrone che vi saccheggia? VOI SIETE IN REALTA’ I TRADITORI DI VOI STESSI !! Ma sapete perché? Perché lui ed i suoi compagni di scelleratezze vi danno il potere di esercitare gli stessi arbitrii e sopraffazioni su quelli che sono più deboli di voi. Poi voi vi compiacete della vostra servitù perché tanti altri sono in servitù vostra. Il livello del vostro potere è diverso ma pur sempre di potere si tratta, sicché quella in cui vivete è una servitù che volontariamente accettate e vi assumete”.

Considerazioni: facciamo mente locale e vediamo che quanto cita Scalfari dello scrittore francese si attaglia perfettamente all’epoca in cui questi visse, ma lo scritto appare perfettamente adattabile e di attualità anche ai nostri tempi. Non è forse questo il quadro di un imperatore all’apice di una scala gerarchica di valvassori e valvassini? Non è questa la fotografia del potere, prima del “grande pregiudicato” (di cui rifuggo perfino dal fare il nome) ed ora del Matteo Nazionale? Questi due ultimi non si sono forse rispettivamente attorniati di compari di merende dalla dubbia presentabilità (alcuni, tra i primi, anche di esecrabile fama) e comunque dalla incerta od oscura provenienza e competenza?

Pensiamo soltanto ai vari: Dell’Utri, Previti, Matacena, Cosentino, Scajola, Brancher, Papa ecc., seguiti dal codazzo di donnine dalle belle speranze quali Gelmini, Santa-de-ché, Brambilla, Ravetto, Carfagna, Prestigiacomo ecc. (escludendo dalla conta la Minetti e le varie Olgettine per ovvie ragioni di decenza). Per l’attuale gran visir Matteo da Rignano, va detto che le scelte appaiono innovative nel senso della giovanile avvenenza, ma in quanto a competenza, esperienza e preparazione tecnica tutto è ancora da dimostrare. Ricordo come le varie Boschi, Mogherini, Madia, Bonafé debbono la loro posizione di prima fila soltanto alla vicinanza ed all’appoggio incondizionato fornito al loro capo dal cipiglio e dalla indiscussa volontà di predominio e comando.

Così vanno le cose nell’anno di grazia 2014 che sta per concludersi. Trattasi di “SERVITU’ VOLONTARIA” tanto cara ad Etienne de la Boétie già qualche secolo addietro. Siamo, insomma, un popolo che delega la propria sovranità al primo che riesce in qualche modo ad imporsi, e siamo anche soddisfatti di ciò soprattutto se, a cascata, un piccolo potere ci viene magari benevolmente elargito, a scapito di altri più deboli di noi. Questa, però, non è democrazia ma è essenzialmente la parodia di questa bella, antica parola. Quanto vale a Roma poi, pensiamoci bene, vale anche a Venezia, a Belluno ed in sede locale. Non siamo forse noi che diamo (meglio, abbiamo dato) una delega in bianco al primo che è passato e poi ci siamo disinteressati e ci disinteressiamo bellamente su come siamo stati e veniamo amministrati, sulle conseguenze di una azione amministrativa della quale nulla abbiamo saputo e sappiamo e, magari, nulla vogliamo sapere, o non ci interessa di sapere?

Scalfari chiude il suo odierno fondo, citando alcuni versi, pure molto significativi, di W.H. Auden: “La politica dovrebbe adeguarsi a Libertà, Legge, Compassione/ Ma di regola obbedisce a Vanità, Egoismo, Tremarella/ La maggior parte degli uomini da soli a soli/ sembrano gentili e amichevoli/ ma l’Uomo collettivamente in genere/ si comporta da canaglia.”

 

io intanto, con una scusa qualsiasi, gliel’ho mostrato! solstizio d’inverno 2014

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