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DI QUESTO PASSO, DOVE HA INTENZIONE DI ANDARE L’ITALIA?

12 Novembre 2022 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

I primi passi del governo presieduto dalla Sig.ra Meloni Giorgia sembra stiano confermando le mie più negative previsioni espresse nei sottostanti articoli del 22.8, del 29.9 e del 22.10.2022. L’esito della consultazione elettorale del 25 Settembre u.s. va certamente rispettato quale espressione democratica della sovranità popolare. Tuttavia, il voto andrebbe analizzato da più angolazioni e valutato dettagliatamente nell’iter formativo del consenso popolare e nelle cause e modalità che lo hanno determinato. Prescindendo dagli errori degli avversari politici che sono stati determinanti nel regalare a questa destra retriva, populista e sovranista la vittoria su di un piatto d’argento, resta da sottolineare la ipocrisia di una abile campagna elettorale condotta dalla richiamata signora, privilegiando gli slogan alla trattazione seria dei molteplici e gravi problemi che assillano gli italiani. Non voglio qui fare un elenco di tematiche facilmente intuibili e delle quali non sono state avanzate serie e credibili proposte di soluzione, se non per generiche e ‘fantasmagoriche promesse’, così come indicato nei miei precedenti scritti.

Dicevo allora di programmi elettorali demagogici e, in quanto tali, irrealizzabili. Per di più, si è assistito a due versioni politiche della novella ‘conducatrice’ (non uso il termine ‘spagnolesco’ di “conducator”, evidentemente tanto caro alla gentile Signora, ora definita “Signor PdC”): c’è infatti una Presidentessa definita “Draghessa” ed un’altra, di diverso conio, definita”Ducessa”. Si tratterebbe insomma di una specie di Giano bifronte, seguace di Draghi nei rapporti atti a tranquillizzare i mercati, la UE, gli Usa e la Nato e, dall’altro lato, seguace della ‘virile’ politica sovranista e populista che amerebbe lisciare il pelo a certi nostalgici soggetti interni ed agli amici polacchi, ungheresi, lepeniani e trampiani. Ma la coesistenza fra le due anime, verosimilmente riunite in una sola persona, hanno già dimostrato, alla prova dei fatti, la difficoltà estrema di una fruttuosa coesistenza.

Le vicende delle navi delle ONG alla fonda nel porto di Catania con un carico di umanità derelitta, la dice lunga su provvedimenti già visti qualche anno fa per opera del noto ‘Capitano’ leghista. Oggi, al ministero degli interni, Meloni, pur di non insediare il concorrente diretto della compagine, ha voluto un tecnico, che però si è già rivelato la controfigura del predecessore. Risultato: un provvedimento apparentemente rispettoso dei naufraghi fragili, nella sostanza discriminatorio, tanto che l’autorità sanitaria ha verificato che anche i non sbarcati dovevano essere evacuati perché in situazioni ulteriormente insostenibili. A questo punto, la PdC definisce “bizzarro” il comportamento dei medici, lei che risulta essere in possesso, si dice, di un titolo di studio ad indirizzo… turistico. Facile la replica dell’Ordine dei medici che ricorda la tecnicalità del loro operato, non certo improntato su basi politiche… Poi il patteracchio aumenta con la vicenda di una nave che i francesi accettano di dirottare nei loro lidi. In Italia si è fatto credere ad una vittoria sulla vecchia politica Europea di denegati collocamenti, tanto da determinare una impuntatura della Repubblica d’oltr’Alpe dalle imprevedibili conseguenze politiche, che rischiano di pregiudicare gli appena avviati rapporti con Bruxelles.

Sta di fatto che la controversa politica dei collocamenti è stata nuovamente accantonata dai francesi e dalla Germania (3500 migranti avrebbero dovuto essere collocati oltr’Alpe ed ora tutto sembra saltato). Se c’era la esigenza di presentarsi in Europa con una certa moderazione, questo non è certo il sistema adatto ad una politica impostata su di un certo grado di intesa (leggi PNRR). In fatto di rave-party, anche qui si è assistito alla adozione di un provvedimento estemporaneo da parte del Viminale e del suo attuale titolare. Quando i partecipanti erano già stati allontanati senza problemi, ecco la scelta muscolare per dimostrare un cambio di passo ed un decisionismo fuori luogo. Viene emanato infatti un decreto con la individuazione di un nuovo, ‘futuribile’ reato, che innesta una generale protesta e che si presta a possibili adozioni di provvedimenti coercitivi della liberta di riunione e di manifestazioni con la partecipazione di almeno…cinquanta partecipanti (sic!!). Per non parlare poi della repressione a manganellate degli studenti della Sapienza che si opponevano ad una conferenza di parte all’interno della facoltà di legge.

In pochi giorni si son viste di cotte e di crude, tranne il mantenimento della promessa di portare al Consiglio dei ministri nella sua prima riunione un decreto atto a risolvere l’annoso problema del caro utenze energetiche. Cito poi anche il controverso provvedimento dell’uso del contante, prima previsto in 10.000 Euro poi portato a 5.000. La signora Presidente parla di rispetto delle Leggi e di opposizione a ché l’Italia si trasformi in Repubblica delle Banane. Come se l’incentivare l’evasione fiscale costituisca qualche cosa che rientri nel… rispetto delle regole e delle Leggi. O come se la Flat tax sia norma che rispetta le regole e le Leggi e non sia invece un obbrobrio giuridico che favorisce i ricchi e penalizza le classi meno abbienti e va, inoltre, contro la Costituzione che stabilisce la progressività della imposizione fiscale.

In quanto poi a qualità dell’Esecutivo, va steso un pietoso velo di silenzio in attesa che divampino magari episodi poco commendevoli e non solo di impreparazione (mi limito, per onor di patria, a parlare solo di dabbenaggine, mentre per il resto, chi vivrà vedrà…).

Questo è un Esecutivo che, come già detto, ha la legittimità elettorale ma che, piaccia o no, è pur sempre espressione di una minoranza: il 26% (voti meloniani) del 64% (votanti assoluti) importa una percentuale del 16,64%, pari al seguito complessivo elettorale del partito FdI. Questo significa che la compagine disomogenea che ci governa (compresi Lega e FI) rappresenta pur sempre una minoranza. Questa è semplice aritmetica ed una gestione non “oculata” della Cosa Pubblica potrebbe portare presto a risultati sicuramente non auspicabili per il nostro paese. Ora si è scelta una nuova leader. Noi italiani siamo bravi a fare esperimenti ed a gettarsi sovente in soccorso del vincitore di turno… Ricordiamo come sono andate le esperienze del Berlusca, del Rignanese, del ‘Capitano’ prima maniera: prima sugli spalti e poi nella polvere…

Che Dio ce la mandi buona!!

SAREBBE QUESTO IL GOVERNO AUTOREVOLE E DI ALTO PROFILO?

22 Ottobre 2022 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

Questa sera la on. Giorgia Meloni ha avuto dal Presidente Sergio Mattarella la agognata nomina a Presidente del Consiglio e, subito, ha dato lettura dell’elenco dei nuovi ministri che giureranno domani. Secondo le solenni promesse e le più rosee aspettative, il nuovo esecutivo avrebbe dovuto essere di elevata qualità, necessaria ad affrontare le epocali difficoltà nelle quali ci troviamo immersi e che saranno vieppiù gravose con l’arrivo dell’inverno. Ma, a detta dei più qualificati esperti e commentatori, la montagna (di promesse) ha partorito il classico topolino (governo moltissimo ‘politico’ e di basso profilo e pochissimo ‘tecnico’ di elevata levatura). Dove sono i nomi altisonanti tanto preannunciati? Dove sono, ad esempio, i tecnici di alto lignaggio più volte menzionati quali Fabio Panetta (membro del Comitato Esecutivo della BCE) o Domenico Siniscalco (ex ministro dell’Economia).

Si vocifera che, oltre a questi ‘luminari’, molti altri nomi illustri abbiano declinato le varie offerte… Lo spettacolo inverecondo di questi giorni, prima con le nomine dei presidenti delle Camere, poi con le intemerate dell’ex “Cainano” ed i suoi impareggiabili voltafaccia che hanno creato non pochi sussulti nella compagine di Destra che ha vinto le elezioni, hanno manifestato una situazione paradossale, che solo la determinazione della on. Meloni ha saputo fare in qualche modo rientrare, mettendo, almeno per il momento, in riga i suoi due poco affidabili ed irrequieti alleati. E questo ha segnato in negativo anche la formazione dell’Esecutivo. Certo, i ministeri dello Sviluppo Economico (leggi: Editoria e Televisioni) e della Giustizia (leggi: legge Severino, che l’Innominato vorrebbe abrogare temendo una nuova sua possibile espulsione dal Senato) non sono finiti a nominativi troppo legati all’Arcoriano, ma sicuramente certi nomi inseriti, quale atto riparatorio, come titolari di altri dicasteri di rilievo non depongono a favore di un governo che nasce e parte, in ogni caso ed a mio modesto avviso, con il piede sbagliato.

Tanti sarebbero i rilievi possibili: sono conscio però, e do atto alla on. Meloni (della quale non sono mai stato un adepto) di aver saputo fare del suo meglio e di aver saputo tenere a bada due così discutibili alleati. Le pagliacciate dei fogli offensivi posti in bella mostra sullo scranno di Montecitorio per essere ripresi dai media, le valutazione sulla guerra in Ucraina e sul riverbero della rinnovata amicizia con l’uomo di pace, tale Vladimiro Putin, il ricordare lo scambio di delizie ‘alcooliche’ e di lettere ‘dolcissime’ con quello che può essere definito soltanto come un despota, invasore di una nazione indipendente usando sistemi di stampo hitleriano, la dice lunga su quello che attenderà il cammino del nuovo Esecutivo. La megalomania che contraddistingue sia il “Capitano” che il “Cainano” non promettono nulla di buono. Se poi, a tutto questo, aggiungiamo le ‘note’ diffuse a stravolgimento di quanto asserito nelle 24 ore precedenti, la sfacciataggine ricorda le qualità dell’uomo che ha inquinato con la sola sua caratteristica di “pregiudicato-riabilitato” e la sua presenza nelle Istituzioni, la vita della nostra Repubblica.

Per chiarire meglio gli aspetti che mi fanno ritenere l’Esecutivo che sta per nascere di basso profilo dovrei fare una lunga analisi sulle caratteristiche di molti dei prescelti. Qui mi limito ad alcune essenziali ed eclatanti considerazioni, riservandomi, eventualmente, di completare la disamina per ciascuno dei 24 ministri (9 senza portafoglio!! E soltanto 6 donne fra le prescelte).

-Affari Regionali- ministro Roberto Calderoli, medico specializzato in chirurgia maxillo facciale. E’ forse lo stesso della legge elettorale porcata (così definita a posteriori da lui medesimo)? E’ lo stesso dei falò delle leggi che dovevano essere abrogate? E’ lo stesso della maglietta satirica di Maometto che provocò rivolte e massacri in Libia?

-Riforme costituzionali- Sen. M. Elisabetta Alberti Casellati. E’ forse la stessa che sponsorizzò, in pieno Senato, la sua candidatura alla PdR (usando con protervia il telefonino dal seggio presidenziale)? E’ la stessa delle asserzioni televisive sulla nipote di Mubarak? E’ la stessa che, vestita di nero, protestò per la condanna di Berlusconi davanti al Tribunale di Milano, unendosi ai supporter dell’Innominato?

-Pubblica amministrazione- Sen. Paolo Zangrillo. Chi è questo Carneade? E’ forse il fratello del medico personale del Berlusca? Che preparazione ha nel settore assegnatogli?

E’ singolare che i tre casi sopra descritti riguardino soltanto fans del Tycoon arcoriano.

ECCO IL BEL RISULTATO DELLA INSIPIENZA, DELLA MIOPIA E DELLA DABBENAGGINE DI CERTI POLITICI

29 Settembre 2022 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

Lo scorso 22 Agosto, all’avvio della campagna elettorale, scrivevo di promesse elettorali fantasmagoriche, di una gara di certi politici a chi la sparava più grossa in fatto di illusionismo (citavo l’accostamento con le capacità trasformistiche dell’ottimo Arturo Brachetti), parlavo insomma di chi scientemente stava abbindolando buona parte dello sprovveduto e credulone elettorato al fine di ottenere un (presunto) facile consenso. E ricordavo la esperienza già vissuta per ben tre volte (dal 1994 al 2011) da tale Silvio B. sulle qualità non proprio eclatanti dei programmi sottoscritti solennemente sulla nota scrivania ‘vespasiana’. Per l’ineffabile tycon televisivo, gli elettori italiani erano, e sono, considerati alla stregua di allievi non particolarmente dotati frequentanti una seconda media di un istituto scolastico di basso livello.

Ed i fallimenti di un tale personaggio si sono visti, eccome si sono visti!, anche se la memoria di molti è risultata, e risulta, assai labile, tanto che l’uomo, nonostante sia comunque un pregiudicato (riabilitato), oggi ritorna in pompa magna in quel Senato da cui era stato espulso per indegnità (vedasi legge Severino). Ma veniamo all’oggi ed alle elucubrazioni ed alla dabbenaggine di quei politici che hanno consentito, con il loro nefasto agire, l’esito elettorale dello scorso 25 Settembre. La pessima legge elettorale in vigore, avrebbe dovuto invogliare, soprattutto per la parte maggioritaria (collegi uninominali), alla creazione di coalizioni ed aggregazione di partiti (anche se non propriamente affini sotto il profilo programmatico), al fine di ottenere negli stessi collegi uninominali la agognata prevalenza, magari anche di un solo voto.

Solo i partiti della destra si sono aggregati in una coalizione, e ciò nonostante le differenze sostanziali che li dividono. E la coalizione, al di là della mancata sintonia programmatica sempre negata ma sussistente nei fatti, ha visto prevalere la compagine guidata dalla giovane Giorgia Meloni. Sul versante del Centro sinistra si è assistito invece ad una invereconda commedia, sfociata alfine non nell’auspicato “campo largo” tanto invocato dal lungimirante, buon Bersani, ma in un ‘campetto’ dal perimetro assai ristretto… E la sconfitta è stata prima diagnosticata ed annunciata dai più avveduti ed esperti commentatori e poi realmente verificatasi. A pasticcio combinato, si è potuto assistere al balletto delle responsabilità circa la mancata coalizione (che sarebbe stata altamente competitiva).

L’ineffabile Calenda, dopo aver siglato con Letta l’accordo di alleanza e perfino baciato il segretario PD, il giorno dopo ha disdetto il patto adducendo la presenza nella coalizione dei Verdi e della Sinistra (cosa nota da tempo proprio in vista della realizzazione del citato “campo largo”). Così facendo, il ‘pariolino’ ha risuscitato l’ormai squalificato senatore di Rignano permettendogli il ritorno in Parlamento con ben 15 parlamentari ed ha pregiudicato sul filo di lana il positivo esito per la coalizione di centro-sinistra in ben 13 collegi uninominali. Questo per salvaguardare gli interessi personalistici e di bottega a scapito dell’interesse generale.

Veniamo ora al risuscitato Movimento 5 stelle. Anche qui ha prevalso l’ottica del ‘particulare’, dell’interesse di parte rispetto al superiore interesse generale. Conte, insieme a FI e Lega, ha fatto cadere il governo Draghi in una situazione di gravissima, multiforme crisi interna ed internazionale ed ha poi sconfessato il già ventilato accordo con Letta, denunciando infine anche l’accordo già sottoscritto per le elezioni regionali siciliane. Insomma, ha contato e conta di più il parziale recupero del Movimento (egoismo di partito), rispetto alla coerenza ed alla cura della gestione del vero bene pubblico. Ora i due (Calenda e Conte) possono dirsi soddisfatti per il lusinghiero risultato ottenuto consegnando l’Italia ad una destra nazionalista e sovranista, che sta suscitando timori a livello europeo e non solo.

Ma torniamo alla Destra-Centro. La sig.ra Giorgia Meloni è assai astuta, anche se priva di una specifica preparazione di governo (è stata, giovanissima, ministro della Gioventù in altra epoca storica berlusconiana). Stando all’opposizione, ha lucrato di una rendita ottimale a scapito degli alleati di comodo, già sodali di Draghi e poi affossatori dello stesso ex presidente della BCE. Voglio a questo punto richiamare l’astuzia da quattro soldi messa in campo dal Berlusca e dal Capitano leghista con una richiesta/ricatto/finzione: “Noi appoggiamo un nuovo governo Draghi, senza però i 5Stelle”, sapendo benissimo che ciò avrebbe comportato un cambio di maggioranza, escluso in partenza dal P.d.C. in carica. Ma i tre compari della Destra-Destra hanno davvero identità di vedute in fatto di gestione governativa? Io credo proprio di no!! Facciamo solo alcuni esempi:

  1. Sulla Flat-tax ci sono tre versioni diverse;
  2. Sul Reddito di Cittadinanza, la Meloni è per la cancellazione, L’Arcoriano è per un aggiustamento e per la correzione delle ‘storture’ in fatto di politiche occupazionali dei percettori; Il Capitano è coautore della Legge e le sue idee in proposito sono alquanto confuse;
  3. Sulle Autonomie, Salvini, dopo aver lungamente ‘silenziato’ il tema, ora propugna l’attuazione; la Meloni è invece nettamente contraria;
  4. Sulla guerra in Ucraina, Meloni è a favore delle sanzioni e dell’invio di armi; il Capitano strizza l’occhio a Putin e vorrebbe abolire ogni restrizione imposta alla Federazione Russa; l’Arcoriano, infine, ha fatto sfoggio di …penose elucubrazioni giustificando in pratica la invasione da parte del sodale Putin.

E mi fermo qui anche se ci sarebbe una autentica miriade di contraddizioni da sottolineare…

La presidente di FdI è stata abile nel cercare di tranquillizzare i Mercati, la UE, gli USA, la NATO ma le sue strumentali giravolte, ancorché dettate da una grande astuzia, non paiono aver fatto molta presa in certi ambienti internazionali qualificati (vedasi uscite della Presidente del Consiglio francese, e della presidente dell’Unione Europea). In definitiva, la tardiva correzione di rotta a molti non appare sincera ma strumentale al fine dell’accaparramento del consenso come sopra spiegato. Ed intanto arriva il plauso dei vari Orban, Le Pen, Vox ecc.

La storia delle recenti coalizioni berlusconiane ci lascia poco margine in fatto di speranze di correzioni di rotta. Le defezioni di Bossi del 1994, quella di Fini e poi quella di Alfano stanno tutte a dimostrare che la disomogeneità programmatica prima o poi esce fuori. E se buona parte degli eletti è quella già vista all’opera un trentennio fa (i vari Berlusconi, Pera, Tremonti, Casellati ecc. ecc.) non ci sono tante illusioni possibili: se questo è il nuovo che avanza, siamo veramente ben messi, non c’è che dire!!

Tutto quello che era stato promesso nel 1994, nel 2001 e nel decennio successivo verrà davvero ora riproposto come se i fallimenti del passato non avessero insegnato nulla? Ponte sullo stretto, minimo pensionistico a 1000 Euro per tutti, dentiere per tutti, taglio delle tasse e del cuneo fiscale in particolare, piantumazioni a go-go ecc. verranno attuate davvero, esulando dalle dovute coperture? E la Repubblica Presidenziale passerà? Per fortuna la nuova maggioranza non dispone dei 2/3 dei voti parlamentari, il che avrebbero evitato un possibile referendum confermativo… Personalmente, non ritengo di essere un menagramo neanche in riferimento agli avversari politici più ostici. Però una previsione mi sento di farla. Questa compagine penso proprio che non avrà vita facile e che non durerà molto, non fosse altro per gli immanenti problemi e difficoltà enormi presenti nella società nazionale ed internazionale. Alla prova dei fatti ritengo che la coalizione si esaurirà per consunzione interna o per incapacità dei suoi ministri ad affrontare le enormi sfide che ci riserverà il nostro prossimo, molto prossimo futuro. Sarei comunque contento di non essere considerato una Cassandra, di sbagliare completamente le fosche previsioni e ciò, soprattutto, per il bene della mia e nostra Patria.

NB Una chiara indicazione sul destino del prossimo esecutivo ce la potrà subito dare la scelta dei presidenti dei due rami del Parlamento. Fonti di un certo peso, dicono che la Meloni sarebbe propensa ad offrire almeno una delle due presidenze alla Opposizione ma che il buon Tajani si sarebbe già fieramente opposto (interesse personale alla ambita seggiola??!!).

PROMESSE ELETTORALI FANTASMAGORICHE, OVVERO L’IPOCRISIA E L’INFINGIMENTO NEI CONFRONTI DI UN POPOLO TRATTATO DA MENTECATTO

22 Agosto 2022 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

Ormai questa screditata classe politica che ci (s)governa ha perso ogni ritegno nei suoi giochi di potere, meglio nelle sue giravolte pirotecniche degne di un prestigiatore alla Arturo Brachetti. Nessuno degli attuali leaders di partito brilla per un minimo di acume e di chiaroveggenza politica: tutti sono presi dal turbinio innescato dalla spasmodica ricerca di un “posto al sole”, di una poltrona che assicuri privilegi e prebende per un quinquennio all’insegna delle usuali ed inconcludenti chiacchiere della cucina dell’ottimo ristorante ‘montecitoriano’ (come fin qui ampiamente dimostrato). E di giri di valzer, di incoerenze, di smentite di quanto solennemente asserito da un medesimo soggetto, magari nel giro di poche ore, sono piene le cronache. Chi non ricorda l’affermazione di un novello leader di partito: “L’ho detto 18mila volte che con un tale soggetto (evidentemente considerato dall’etica claudicante) non mi alleerò mai”? Ebbene, ora è intervenuta la smentita di sé stesso con l’attuazione di quanto era stato così categoricamente escluso…

La spudoratezza regna sovrana un po’ ovunque e nessuno si salva in questa baraonda di personaggi di ‘infimo lignaggio’, che si credono onnipotenti e pensano che l’elettore sia un emerito imbecille il quale non sa valutare alcunché nell’agone (pseudo) politico asfissiante che ci circonda. L’elettore è considerato, insomma, un povero soggetto da blandire con promesse mirabolanti, in una parola una pecora ignorante e mansueta da tosare fino all’ultimo filino di lanuggine. Tornano di attualità le considerazioni dell’”arcoriano”, pronunciate al cospetto dei propri sodali, secondo cui l’elettore italiano è da equiparare ad un allievo non tanto intelligente di 2a media, frequentante un istituto di scadente livello. In questi giorni non si parla di cose concrete da realizzare celermente per affrontare i perigli di natura sociale, economica, sanitaria che ci sovrastano e che saranno il nostro vero rebus autunnale. Si parla soltanto di lotte intestine ai partiti ed alle coalizioni per il riparto e la assegnazione dei pochi posti sicuri in lista e gli scontenti (esclusi o inutili tappa buchi) sono ormai schiere che vanno ad aggiungersi al corollario dei già numerosi volta gabbana.

Veramente, c’è sì qualcuno che, di straforo, parla di cose da realizzare nei primi cento giorni di un fantomatico nuovo governo, ma si tratta di progetti già ventilati e presentati quasi un ventennio fa e mai realizzati perché utopici o funambolici, in quanto già allora considerati soltanto specchietti per le allodole (lanciati a beneficio dei gonzi creduloni che tutto hanno bevuto -e bevono- fino ad ubriacarsi in questo ‘baillame’ di promesse fuori da ogni logica e compatibilità, vuoi giuridica o economico-finanziaria. Si è così sentito parlare di: “dentiere per tutti”, di “pensioni minime a 1000 Euro”, di “piantumazioni di un milione di alberi” (quando l’Europa prevede 2milioni!), di “ponte sullo stretto” e altre amenità… Tutte cose subito dimenticate nel dopo elezioni ed ora magistralmente riproposte. Per non parlare poi della proposta di inappellabilità delle sentenze con esito positivo per l’inquisito, disegno già scartato dalla Suprema Corte in quanto contrario all’ordinamento vigente.

Infine, per quanto concerne il PNRR, a detta di fior di esperti e di certi ambienti comunitari, la attuazione ed il completamento appare per noi a rischio. E questo non soltanto per il ritardo nella attuazione delle previste riforme, ma anche perché, di quello che si è fatto fin qui, mancano molti decreti attuativi. Se poi nel conto ci mettiamo la volontà di certe parti politiche di pretendere una rinegoziazione delle condizioni, le preoccupazioni diventano qualche cosa di veramente pericoloso: una autentica spada di Damocle sulla nostra testa. Ad un tale quadro per niente rassicurante, vanno aggiunte altre evenienze e considerazioni ben presenti: la persistenza della pandemia Covid, la paurosa situazione economica e finanziaria in deterioramento, con i prezzi dell’energia (e non solo) in frenetica lievitazione, con un tasso inflattivo ormai vicino alla doppia cifra, con le conseguenze della guerra all’Est, con la prospettiva del razionamento del carburante in generale e dei combustibili per il riscaldamento…

Di tutto questo non si parla (o se ne parla poco), si blatera solo di promesse utopiche atte a racimolare qualche voto in più; soprattutto si parla, lo ribadisco, di posti a sedere in un parlamento ridotto nei suoi numeri, in fase di concretizzazione sulla base di una legge elettorale machiavellica, parlamento che sarà, ora più che mai, espressione di candidature calate dall’alto, senza un briciolo di buon senso e senza una approfondita valutazione delle competenze (parecchi, tra l’altro, sono i candidati attualmente indagati o inquisiti per ipotesi di reati non di poco conto) In un tale quadro non certamente idilliaco, l’unica speranza risiede ancora nella lungimiranza e nell’intelligenza di quegli italiani assennati che, auspicabilmente, non si faranno irretire da funamboliche promesse. Che Dio ce la mandi buona!!

RICORDO DI UN CARISSIMO, GRANDE AMICO

7 Maggio 2022 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

All’ing. Gaetano Baldovin Monego mi legava una lunghissima amicizia risalente agli anni della pubertà e poi delle frequentazioni giovanili nel comune paese d’origine delle nostre famiglie. Oggi, quando Margherita, la moglie di Gaetano, mi ha dato la triste notizia della dipartita di suo marito, mi ha preso una indicibile tristezza ed uno sconforto per la perdita di una persona di grande qualità, di una persona dotata di un tratto di signorilità e di squisita cortesia verso chiunque abbia avuto il privilegio di relazionarsi con lui anche solo superficialmente o saltuariamente. Egli, infatti, era fornito di indubbie, peculiari doti e pregi che facevano di lui un intrattenitore piacevole, arguto, dotato di autoironia e di una dialettica di ottimo livello. Chi come il sottoscritto ebbe con lui una frequentazione ed un rapporto di così lunga durata e di stretta amicizia, può ben esprimere, a ragion veduta, la veridicità di queste qualità e virtù che hanno sempre contraddistinto Gaetano. Per non dire poi della sua semplicità ed umiltà, della sua poliedrica cultura, della sua preparazione tecnica e dei suoi molteplici interessi.

Nato nell’Agosto del 1946, figlio dell’Ing. Mario e della dolce, elegante e raffinata sig.ra Maria D’Elisa, donna uscita da una famiglia facoltosa dell’alta borghesia Molisana (nativa di Roccavivara), Gaetano si era laureato molto giovane in ingegneria ed aveva operato per un lungo periodo a Milano, alle dipendenze del notissimo studio, di valenza internazionale, fondato dal cugino Ing. Giuseppe Baldovin, specializzato nella progettazione di dighe, con incluse consulenze e direzione lavori di mastodontiche opere idrauliche; credo che non ci fosse, e non ci sia luogo, a livello planetario, dove lo studio “Geotecna progetti srl” del suddetto Ing. Giuseppe Baldovin non abbia lasciato indelebile impronta del suo illustre operato. Conclusa questa esperienza lavorativa (lo studio è ora passato ai cugini di Gaetano, Ezio e Paola), Gaetano si è dato all’insegnamento di materie tecniche negli Istituti superiori romani e questo fino al pensionamento.

In tale ambito l’uomo si è fatto sempre molto apprezzare e stimare per la sua preparazione, correttezza, passione  ed amore per la Scuola cui ha dato molto ad intere generazioni di ‘discenti’. L’uomo era noto anche per i suoi multiformi interessi extrascolastici: amava il bel canto partecipando a corali di buon livello e facendo anche parte del coro parrocchiale; si dilettava poi nell’uso di vari strumenti musicali, amava il teatro e si dilettava anche partecipando a tornei di scacchi sia in Cadore che nella sua Roma, raccogliendo vari allori di livello e qualità. Ricordo come in Cadore, in estate, si cimentasse con il tiro con l’arco e, per ultimo, partecipasse ad una associazione scacchistica fondata dagli amici Giuliano Del Favero ed Enzo Giacomelli, il tutto con buon successo.

Negli anni in cui in Cadore andavano di moda concerti e serate di intrattenimento vario, soprattutto di natura storico-culturale, io lo accompagnavo spesso a tali manifestazioni (ricordo particolarmente il coro Oltrepiave) sia presso l’Auditorium di Lozzo, che alla palestra di Pelos, o alle chiese di Vigo, Lorenzago ed Auronzo, oppure presso la sala polifunzionale di Laggio. Ed in tali occasioni l’entusiasmo dell’amico era del tutto evidente ed espresso con l’apprezzamento sulle qualità elevate delle corali nostrane e delle ottime esibizioni concertistiche che -diceva- “non avevano nulla da invidiare a quelle offerte nelle maestose sale della capitale”. Le mie vacanze in Cadore erano sempre contraddistinte dalla presenza e dalla vicinanza di questo carissimo ed impareggiabile amico con il quale amavo fare lunghe passeggiate nei boschi. Spesso, la nostra meta era la mia baita alle Spesse ed una volta avemmo anche il piacere di ospitare costì la diletta sig.ra Maria cui Gaetano riservava attenzioni tanto delicate e premurose che denotavano non solo affetto filiale ma autentica venerazione.

Chiudo facendo una annotazione di carattere personale e famigliare che entrambi consideravamo quasi propedeutica al nostro legame amicale. I miei due nonni (materni e paterni) erano legati da un rapporto collaborativo e di stima con il nonno di Gaetano (sedevano insieme quali pubblici amministratori nel civico consesso e tra loro la stima e l’amicizia erano note a tutti); mio padre ed il papà di Gaetano erano pure legati da amicizia ed il loro rapporto si rinnovava di estate in estate con l’arrivo a Lozzo dell’ing. Mario Baldovin e famiglia; e tutto era nato e si era rafforzato con due precise esperienze vissute unitamente: la partecipazione alla filodrammatica di Lozzo della quale il papà di Gaetano era regista, sceneggiatore ed attore, mentre mio padre fungeva da attore coprimario, e poi c’era stata la frequentazione con le serate teatrali in quel di Padova, dove il Baldovin frequentava il biennio di ingegneria alla Università e mio padre era militare di stanza all’areoporto cittadino, e nella città del Santo i due si incontravano quasi quotidianamente visitando musei e chiese e, alle volte, frequentando anche la buona cucina padovana. Evidentemente, per mantenere le buone abitudini dei progenitori, era d’uopo che anche Gaetano ed il sottoscritto diventassero amici e vivessero un rapporto di stima e frequentazione amicale durato dagli anni ’50 e fino ad oggi.

Ho avvertito il bisogno di scrivere questo ricordo di un uomo stimabile, di un carissimo amico tracciandone la figura e le distinte qualità che hanno reso sempre piacevole e rinnovato costantemente un legame ed un rapporto di reciproca stima e considerazione, rafforzato ogni anno dalle estive frequentazioni al borgo d’origine ed anche con il costante, frequente ‘epistolario’ durante tutto il corso di ciascun anno. Ora, per me il ritorno in Cadore, sempre che ancora avvenga, sarà segnato dal rimpianto e dalla nostalgia data dalla mancanza di questo stimabile e fraterno compagno di tante liete giornate trascorse all’insegna di tanti eventi e di tanti dialettici, costruttivi confronti e da un idem-sentire davvero unico ed apprezzabile. Il mio salotto di casa apparirà più che mai vuoto senza la presenza ed i conversari con chi mi ha onorato sempre della sua vicinanza, del suo sostegno, dei suoi consigli e suggerimenti, di questo uomo buono, mite, umile e saggio. Caro Gaetano, ora sei nella Pace, vivi nella Luce e nel gaudio dei giusti!!

L’INCUBO OPPRIMENTE DELL’ORSO RUSSO

1 Maggio 2022 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

Vladolf Putlher (“anagramma” quanto mai appropriato riferito al despota il cui vero nome fa Vladimiro Putin) riassume in sé la teoria degli opposti estremismi che, ad un certo momento storico, tendono inevitabilmente a convergere al fine di soddisfare le bramosie di un potere dispotico ed irrazionale ma quanto mai autoreferenziale e molto pericoloso, anche se, alla fin fine, illusorio. L’uomo del Cremlino, insomma, da dichiarato estimatore di Josef Visarionovic Dzugasvili Stalin, assorbe ormai nella sua persona tutte le peggiori isterie e le (fallaci) volontà di dominio planetario proprie delle due massime espressioni ideologiche del secolo scorso: il marxismo sovietico ed il nazifascismo germanico: riedizione estemporanea del patto antistorico Ribentropp-Molotov. E pensare che l’oligarca russo accusa di nazismo gli ucraini!!… Forse egli dovrebbe guardarsi allo specchio e studiare un poco di più la storia, facendo magari un serio esame di coscienza, dal quale potrebbe scaturire una presa d’atto circa un comportamento basato solo su incoerenza e su ipocrisia davvero insopportabili.

In data 14 Marzo scorso, su questo stesso bloz, scrivevo un articolo dal titolo “Che avrà mai in mente lo zar russo?” ed in tale scritto mettevo in evidenza le contraddizioni dell’egoarca vecchia edizione (che riteneva di dover magari aderire alla Nato) e dello stesso egoarca nuova maniera che giustifica ora il suo abominevole comportamento hitlerian-staliniano manifestato con la invasione di una nazione sovrana, che egli vede come acerrima nemica in quanto basata su principi democratici e quindi antagonista ed avversaria della propria ‘autocrazia’. Un conflitto esasperato ed esasperante, spinto oltre ogni limite con atti di criminaltà ed efferatezze inaudite, perfino con il ricorso a minacce dell’uso dell’arma nucleare; ormai non si contano più gli eccidi e le atrocità commesse da un esercito che ricorre ormai abitualmente alla tortura, agli stupri, ai saccheggi e alle deportazioni. Ed il tutto ricorda le esperienze già vissute dal popolo ucraino sia per mano di Stalin ed accoliti vari prima e dopo la così detta ‘ guerra patriottica’, come da parte della masnada nazifascista (Baby Yar, guarda caso, è giusto nelle vicinanze di Kiev!).

Nel mio precedente intervento dicevo delle caratteristiche delinquenziali del soggetto, che si erano manifestate già all’atto della ascesa, inattesa e subitanea, al potere: parlo del suo comportamento nelle aggressioni alla Georgia, alla Cecenia ed alla Siria e delle poco chiare ‘manovre’ frutto di una “strategia della tensione” sfociata negli attentati sofferti dal popolo russo in patria e della loro oscura natura, presumibilmente atta a giustificare gli orrori, le devastazioni e gli eccidi perpetrati nelle tre nazioni martirizzate con la più bieca brutalità. E l’Occidente è stato silente, ha guardato dall’altra parte; noi italiani poi, siamo stati forse i più grandi estimatori di un tale soggetto: basti ricordare la stretta amicizia che ha legato il satrapo russo al tycoon arcoriano (con corollario di affari di dubbia natura, con il regalo del famoso ‘lettone’ e le simpatiche feste organizzate sulle nevi dell’Artico o sulle spiagge sarde); per non parlare poi di tale Salvini Matteo e le voci ricorrenti di presunti finanziamenti disposti dall’egoarca a favore di certo sovranismo italico.

Ebbene, il tycoon ha atteso settimane prima di esprimere a denti stretti un certo dissenso a proposito dell’invasione russa ai danni della Ucraina; l’altro soggetto nostrano continua a giocare molto sull’equivoco di un pacifismo non molto convincente ed ora plaude perfino agli interventi di papa Francesco di ben altra caratura e motivazioni ideali. Va anche precisato che il nostro ‘Vladolf’ si è da sempre distinto per la repressione del dissenso interno: giornalisti uccisi, oppositori avvelenati con il polonio; oligarchi ex amici e suoi ex sostenitori forse ‘suicidati’ con le loro famiglie, il tutto in modo oscuro e tale da suscitare non pochi dubbi e perplessità circa le versioni ufficiali fornite dalle autorità della federazione russa. Alcuni generali sono poi spariti dalla scena pubblica, forse per la non brillante prova fornita da un esercito rivelatosi alquanto privo di strutture logistiche efficaci; numerosi altri generali ed ufficiali superiori dichiarati vittime di guerra: ma sarà veramente così?

Se a questo aggiungiamo le false motivazioni addotte al fine di giustificare la invasione, il quadro diventa veramente opprimente e desolante per un ex impero… L’argomentazione circa l’accerchiamento paventato da parte della Nato appare non congruo e non credibile, posto che altri stati confinano con la Russia ed aderiscono da tempo all’Organizzazione di Difesa Nord-Atlantica. Mi sovviene, a questo proposito, l’assunto di Enrico Berlinguer che preferiva vivere sotto l’ombrello Nato piuttosto che sotto quello del Patto di Varsavia. Trascorsi alcuni decenni da quella affermazione, ecco che tale Matteo Salvini proclama l’esatto contrario, ritenendosi più sicuro a Mosca che in Occidente…

Ma, al di là di tutte le argomentazioni possibili su quanto sta avvenendo, resta un punto fermo da sottolineare. In questa vicenda, piaccia o non piaccia, esiste un aggressore ed un aggredito e l’aggredito ha tutto il diritto di difendersi. Certo, è auspicabile un cessate il fuoco ed una urgente trattativa di pace. Il rebus però sta tutto nel fatto che per trattare bisogna essere in due e qui una parte non ci sente proprio da quell’orecchio. Si parla tanto di non fornire armi all’aggredito: così facendo però, a questo punto, l’alternativa sarebbe la resa con la conseguente scomparsa della Ucraina come entità indipendente e la reale possibilità che altre rivendicazioni vengano avanzate dall’egoarca di Mosca. Se invece ci fosse un riequilibrio delle forze, forse il nostro ‘Vladolf’ sarebbe costretto a sedersi seriamente ad un tavolo e trattare il cessate il fuoco ed una pace onorevole, e questo al di là delle provocazioni ‘energetiche’ o del minacciato intervento con armi nucleari, entrambi da ritenersi autentici ricatti, forse dei veri e propri ‘bluff’.

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