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La cucina locale


By ddm - Posted on 15 February 2010

L’alimentazione moderna così ricca di sapori e d’occasioni per gustare cibi d’altre regioni del mondo, ci ha fatto scordare i vecchi e poveri piatti che hanno sfamato i Cadorini per secoli. La varietà di questi piatti era data solo dalla fantasia nel combinare insieme o nelle modalità di cottura delle pochissime materie prime messe a disposizione dalla limitata e stentata produzione agricola, dato il clima, e dall’allevamento. La stessa farina di frumento, lo zucchero, l’olio erano usati con molta parsimonia non essendo ottenuti in loco e quindi molto costosi.

Erano normalmente usati il latte di mucca e di capra e suoi derivati (burro, formaggio e ricotta), il granoturco (introdotto nel 1620 circa), le patate (dal 1807), i fagioli e grano saraceno (entrambi dal 1530 circa), poche verdure, alcune selvatiche. Le proteine erano presenti oltre che nel formaggio, nella pochissima carne, in genere di maiale, animale allevato da ogni famiglia e macellato una volta l’anno. In rari casi si cucinavano polli, conigli od ovini. I grassi utilizzati erano il burro e il lardo fuso e conservato nella "pèra".

Se oggi riusciamo a fare un elenco di piatti sufficientemente lungo è proprio perché agli avi non mancò la fantasia: polenta, pestariéi, polentina, gnocchi di polenta, frégole, brofìto, patate lesse, patate alla vècia, patate "rosse", gnocchi di patate, gnocchi di zucca, zucca "an resta", dóta, fagioli con cipolla, minestre di verdure varie, minestra d’orzo, minestrone con formaggio, minestra di latte, panàda, fricò, salsicce, salsicce de sango, salame, salame s-ciaudòu, ossocollo, cotechino, scorzéto, testìna, costicine, pendole, pìta lèsa e tòcio (molto raramente). Nelle rare occasioni di festa compariva la famosa péta, i cróstui (a carnevale e nei matrimoni), le zópe, lo strudel, le favéte e frìtole, le mele al forno e gli occhi di neve. A settembre si poteva gustare la "mostarda" di sambuco. Pochi purtroppo sono i piatti rimasti nei menù odierni, sia perché l’agricoltura e l’allevamento sono ormai cosa rara, sia perché in genere richiedono tempi lunghi di cottura, tempi da foghèr o da cucina economica e non da forno a microonde.