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salvataggio Cipro: prelievi forzosi (del 9,9% e 6,75%) sui depositi bancari

16 Marzo 2013 Ecco Nomia europatia

Io lo sostengo da sempre: l’Europa è una baldracca. La vicenda di Cipro ne dà conferma oltre ogni ragionevole dubbio (pur considerando che l’isola è anche un crocevia di loschi traffici finanziari di riciclaggio). La UE (cioè la Germania) ha deciso che il salvataggio dovrà essere pagato per il 60% con i soldi dei depositanti. Vatti a fidare della UE e della tanto decantata libera circolazione dei capitali. Implicazioni? Da oggi è sepolto ufficialmente quel mito che vedeva come “sacro” il deposito bancario europeo, essendo esso tutelato e intangibile. Non lo è più. Cara UE, vai a farti fottere.

Cosa sta succedendo a Cipro ha quasi del paradossale. Per rendere funzionante il bailout si è deciso di introdurre una tassa, chiamata “one-off stability levy”, che prevede due aliquote di prelievo: 6,75% per i depositi fino a 100.000 euro, 9,9% oltre questa soglia.[…]

In altre parole, Ue e Cipro hanno congelato parte dei conti correnti dei ciprioti e di tutti gli stranieri che hanno depositi sull’isola. Ed è proprio su questo punto che rischia di crollare tutto il sistema di fiducia su cui si basa l’eurozona. Dal momento che viene meno la libera circolazione dei capitali, disciplinata dagli articoli 56 e 60 del Trattato CE, viene meno uno dei pilastri fondamentali dell’Ue stessa. Come riportano i trattati l’obiettivo dell’Ue è quello di «abolire tutte le restrizioni sui movimenti di capitali tra Stati membri e successivamente tra Stati membri e paesi terzi (con la possibilità, in quest’ultimo caso, di applicare misure di salvaguardia in circostanze eccezionali)». Ma fino a che punto un bailout si può considerare una circostanza eccezionale? Quando, come nel caso di Cipro, il salvataggio vale oltre il 50% del Pil del Paese, che a sua volta vale lo 0,2% del Pil della zona euro?

L’introduzione di misure per la limitazione alla circolazione del capitale, unito a un prelievo forzoso, rischia di fare molto più male che l’inconcludenza della politica europea per uscire dalla peggiore crisi della sua storia. Non solo. Paradossalmente, rischia di fare più male dell’austerity e dei suoi effetti. Quando si era salvata la Grecia si disse che era un caso «unico». Si è visto che i bailout non si sono fermati. Anche quando la Grecia ha effettuato la prima ristrutturazione del debito sovrano nella storia della zona euro si disse che era una situazione «unica». Poi arrivò il default selettivo e il piano di buyback del debito.

[…] Tuttavia, era forse possibile evitare di bruciare la fiducia degli europei. Magari introducendo una Financial transaction tax (Ftt) più spinta, complice l’elevata presenza di società di servizi finanziari nell’isola. Di sicuro, non rompendo il vincolo di fiducia fra cittadini, banche e governi. In questo modo, l’Ue rischia di veicolare il messaggio sbagliato, cioè quello che i governi possono mettere le mani nelle tasche delle persone. La legittimazione, anche implicita, di ciò è forse l’errore più grande che l’Ue potesse fare. (leggi tutto su Linkista – Gabrizio Goria)

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