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sulla ‘Google tax’ il M5S si bagna nelle acque liberiste

17 Dicembre 2013 Criticarium Itaglia libertarian, M5S

Probabilmente il responsabile economia del M5S stava smanettando in rete. Così Beppe Grillo per scrivere il proprio articolo sulla cosiddetta “Google tax” (uno straordinario 🙂 colpo d’intelligenza del PD) va a pescare da un liberista quale Piercamillo Falasca che su Leoni blog il 13 dicembre ha scritto  l’articolo Perché la web-tax non conviene all’Italia (almeno così sostiene stradeonline.it, del quale Falasca è direttore editoriale).

A parte il “prestito forzoso” del pensiero altrui, che non è mai una bella cosa, non andrebbe mica tanto male se i pentastellati si facessero ogni tanto un bel bagno nelle acque liberiste.

Web Tax: Grillo fa il copia-incolla dell’articolo di Falasca
di Redazione

Piercamillo Falasca, su Leoni Blog il 13 dicembre: “si prova a spiegare perché la proposta della Web Tax avrebbe molti svantaggi e nessun vantaggio per l’economia italiana, le imprese, i consumatori e finanche le casse dell’erario. I promotori dell’iniziativa si appellano al principio secondo il quale è giusto che per i servizi venduti in Italia, le tasse siano pagate in Italia. Letto frettolosamente, verrebbe quasi da essere d’accordo: in realtà, a pensarci bene, il principio che l’emendamento del PD mette in discussione è quello ampiamente consolidato secondo cui le tasse si pagano dove il bene o servizio viene creato. Qualcuno ha dubbi sul fatto che un produttore di vino italiano che esporta in un altro paese comunitario debba pagare le tasse in Italia? No. I beni e i servizi digitali non possono essere trattati in modo differente rispetto agli altri. Promuovere il principio della tassazione nel luogo di vendita porterebbe a far sì che i produttori di vino italiani debbano versare le tasse in tutti i paesi nei quali esportano e non in Italia“.

Beppe Grillo, sul suo blog il 16 dicembre: “La “web tax” produrrà svantaggi e nessun beneficio per l’economia italiana, le imprese, i consumatori e finanche le casse dell’erario. I promotori dell’iniziativa si appellano al principio secondo il quale è giusto che per i servizi venduti in Italia, le tasse siano pagate in Italia. Mettiamola così: facciamo che sono un produttore di vino che esporta il bene in un’altro paese comunitario. Secondo voi dovrei pagare le tasse in Italia o nel Paese dove vendo? Beni e servizi digitali non possono essere trattati diversamente dal vino. Chiunque dotato di buonsenso, risponderebbe che è corretto pagare le tasse del bene/servizio nel paese dove lo produco. Perchè? Perchè se vendo il vino in 10 paesi differenti, secondo il pd devo pagare le tasse in 10 paesi differenti“. (screenshot)

La prossima volta, Beppe, prova a dirlo con parole tue. E non copiare i “liberisti”.

Comelico-Sappada: differenze annuali delle presenze rispetto al 2000 per singolo comune Nooo! Il pippotto di fine anno da uno così no, neanche sotto tortura

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