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Autonomia della provincia di Belluno Dolomiti: la discussione si amplia

30 Novembre 2009 Autonomia, Cadore - Dolomiti noi-ladini, referendum-autonomia, trentino-alto-adige

di “Il Capitano delle Cernide”

Da indipendentista convinto vorrei tuttavia chiarire altri motivi, oltre a quelli accennati nel mio precedente articolo “Autonomia: non si può raggiungere senza una forte identità …“, del mio scetticismo riguardo all’autonomismo. Intendo far riferimento soprattutto alle tematiche economiche: è stato relativamente facile per lo stato italiano concedere l’autonomia a regioni e province che non portavano con la tassazione grandissime quantità di denaro nelle casse statali romane, specie se come Bolzano si avevano sponsor internazionali.

Allora lo stato dell’ economia non era oltretutto drammatico come ora. La situazione è diametralmente opposta per Veneto e Lombardia (e relative province) che fanno quasi il 60 per cento del prodotto interno lordo di questo paese. In economia non si possono fare sortilegi e quello che è dato a uno è tolto ad un altro. E’ la famosa questione della “gallina dalle uova d’oro”: vi pare realistico pensare che lo stato lasci tutte o gran parte delle “uova d’oro” prodotte dalle galline lombardo venete a Lombardia e Veneto? Io credo proprio di no, lo stato in pochissimo tempo chiuderebbe per bancarotta!

Per questo sono scettico anche sulle proposte del cosiddetto federalismo fiscale della Lega (a meno che non ci si accontenti delle briciole …). Ma per evitare giochetti di parole inviterei chi vuole capire veramente cosa sia il vero federalismo a leggere le opere del Prof. Miglio …

Andare con Trento e Bolzano? Ma quelli non ci vogliono! Stanno già benissimo così, tanto è vero che si sono fatti mettere nero su bianco che in caso del cosiddetto federalismo fiscale i loro diritti acquisiti non verrano toccati. Inoltre le province sono solo alcuni degli innumerevoli marchingegni succhia soldi di questa sgangherata repubblica che dovrebbero essere aboliti.

Ma anche nel caso che venisse concessa alla provincia di Belluno una forte autonomia, si innescherebbe senza dubbio una reazione a catena di richieste di autonomia di altre province del nord della Lombardia e del Piemonte che già hanno manifestato le loro intenzioni (es. Sondrio, Verbania): ti pare che lo stato italiano sarebbe disposto ad avvalorare questa situazione? Io credo proprio di no.

C’è poi un’altra questione, più specificamente “bellunese”: come noto le province furono istituite dallo stato sabaudo che copiò 150 anni fa il modello centralista dello stato francese. Il Cadore si è trovato allora aggregato a Belluno, cosa che prima non si era mai verificata, dato che da sempre la nostra piccola patria si era autogovernata in armonia col suo permanere paritario nella Serenissima. In sostanza siamo passati dallo stato “federalista” veneziano allo stato “centralista” italiano.

Credo che oggi l’autentica novità sia di tornare all’antico! Tutto il governo del Cadore alla Magnifica Comunità Cadorina e alleanza paritaria col Veneto indipendente (i movimenti e i partiti indipendentisti veneti stanno prendendo sempre più piede, anzi sono anche troppi….)! Non ha senso logico, a mio avviso, tenere unite entità disomogenee come Cadore e Bellunese (disomogenee per storia, cultura, lingua, economia, tradizioni, ecc.). Ma, ahimè, viviamo in un paese dove le cose vengono fatte non perché abbiano “un razionale” ma a seconda del peso delle coalizioni di interessi in ballo …

Altro problema non secondario: noi Cadorini non abbiamo un leader carismatico per guidare la nostra lotta! Sono sognatore? Non direi, chi di noi pensava 20 anni fa che l’assetto politico europeo sarebbe stato capovolto? Per finire aggiungo qualche altro spunto di riflessione:

“… Oggi la Padania è vittima del troppo Stato (che crea l’occasione ad allungare le mani) e di troppa Italia (che ci mette la giustificazione e, qualche volta, anche la vocazione). Certo sarebbe già un passo avanti riuscire ad avere meno Stato, fare girare meno soldi negli uffici pubblici, creare meno occasioni, costringere i funzionari e i politici a gestire cose di grande importanza sociale ma di nessuna consistenza economica.

Ma non si può toccare l’essenza stessa di questo Stato senza toccare l’idea di Italia: la greppia statalista trova giustificazione nel patriottismo italiano e la retorica tricolore trova protezione e sopravvivenza nel verminaio della burocrazia, con cinque milioni di impiegati pubblici e con le loro famiglie che vivono di tricolore, con legioni di finti invalidi che vivono di tricolore, con falangi di politici e di alti burocrati che vivono di tricolore, a partire dai 105 milioni mensili di qualcuno al molto meno di tanti altri, cui peraltro non si chiede in cambio granchè.

Non si smagrisce lo Stato se non si toglie il paravento dell’Italia; non ci si libera dell’ Italia se non si abbatte tutto l’ambaradan statalista. Lo Stato non si può riformare fintanto che è italiano e ce ne stiamo dolorosamente accorgendo. Non si blocca l’antica truffa pelasgica delle tre tavolette facendosi accompagnare da amici integerrimi e oculati. Lo si può fare solo rovesciando il tavolo. È un gesto che richiede il concorso di tutti gli onesti, di quelli che vivono del proprio lavoro e a proprio rischio, al di sopra di ogni divisione ideologica.

Il partito dell’onestà e della libertà è trasversale, interessa una intera comunità umana reale. Bisogna ricostruire una società in cui la mano pubblica gestisca il meno possibile e in cui il controllo sia esercitato al più basso livello possibile, senza tabù o feticci patriottici, senza leggi e patti che abbiano la pretesa di eternità. Con tanta, tanta indipendenza. “
Gilberto Oneto

(tratto da Padaniacity.org)

Legge 22 maggio 1971, n. 340 – STATUTO DELLA REGIONE VENETO
Articolo 2
L’autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia.
La Regione concorre alla valorizzazione del patrimonio culturale e linguistico delle singole comunità. (da www.consiglioveneto.it)

LEGGE 25 ottobre 1977 n. 881
(pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 333 del 7 dicembre 1977 – S.O.)
RATIFICA ED ESECUZIONE DEL PATTO INTERNAZIONALE RELATIVO AI DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI, NONCHÉ DEL PATTO INTERNAZIONALE RELATIVO AI DIRITTI CIVILI E POLITICI, CON PROTOCOLLO FACOLTATIVO, ADOTTATI E APERTI ALLA FIRMA A NEW YORK RISPETTIVAMENTE IL 16 E IL 19 DICEMBRE 1966.

PARTE PRIMA
Articolo 1
1. Tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale.
2. Per raggiungere i loro fini, tutti i popoli possono disporre liberamente delle proprie ricchezze e delle proprie risorse naturali, senza pregiudizio degli obblighi derivanti dalla cooperazione economica internazionale, fondata sul principio del mutuo interesse, e dal diritto internazionale. In nessun caso un popolo può essere privato dei propri mezzi di sussistenza.
3. Gli Stati parti del presente Patto, ivi compresi quelli che sono responsabili dell’amministrazione di territori non autonomi e di territori in amministrazione fiduciaria, debbono promuovere l’attuazione del diritto di autodeterminazione dei popoli e rispettare tale diritto, in conformità alle disposizioni dello statuto delle Nazioni Unite.

La Legge statale n. 85 del 24 febbraio 2006 consente opinioni e atti democratici non violenti per l’indipendenza di territori attualmente facenti parte di questo stato? Sembra di si.

CARO DANILO, SEGUENDO LA METAFORA CONCLUSIVA CHE HAI USATO NEL TUO COMMENTO AL MIO PRECEDENTE ARTICOLO, TEMO CHE NEL NOSTRO FUTURO DI CADORINI, SE NON CI SVEGLIAMO, NON CI SARANNO NE’ BURRO NE’ CANNONI, MA TANTO TANTO …. OLIO DI VASELINA !!!!!!!
Sane!

Pieve di Cadore ha un nuovo (orrendo) sito internet la piccola Svizzera ha messo in riga la grande Europa

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