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lavori al Museo della Latteria: i vicentini surclassano ancora i cadorini

4 Dicembre 2009 Digo la mea, Museo della Latteria lavoro-occupazione, museo-latteria, non-trasparenza

Ieri, passando vicino al Museo della Latteria, ho visto un furgone. La pubblicità sulle fiancate del mezzo faceva riferimento a “pavimenti”, la ditta è di Creazzo, provincia di Vicenza. In precedenza, è noto, sono intervenute ditte, sempre vicentine, per fare impianti elettrici ed idrotermici.

Mi è venuto in mente un articolo del Gazzettino di non tantissimo tempo fa, di presentazione ad un incontro con le Guide Alpine, dove il sindaco, riferendosi ai problemi del lavoro che affliggono il nostro Cadore osservava:

«La crisi generale e quella che ha ridimensionato radicalmente le nostre fabbriche stanno mandando in fibrillazione le nostre comunità – afferma Manfreda -; i giovani sono disorientati e non intravedono futuro in montagna. Se non ci inventiamo presto qualcosa sarà l’intero Cadore a rimetterci»

Perché non inizia con lo spiegare come mai, un’iniziativa come il rinnovo dell’allestimento del Museo della Latteria dà lavoro a gente del vicentino e non a gente cadorina?

In gioco ci sono, a vario titolo, 160.000 €, parte dei quali sono utilizzati per lavori come impianti elettrici, impianti idrosanitari, opere di falegnameria ecc. ecc..

Al di là di altre considerazioni, che il lettore potrà eventualmente approfondire seguendo i miei articoli a questo link, una ricaduta positiva era rappresentata proprio dal fatto che i lavori di ammodernamento/sistemazione potevano essere svolti da artigiani/imprese nostrane. Invece niente. Il progettista è vicentino ed i lavori sono svolti da aziende vicentine. Una casualità, non c’è alcun dubbio.

immagine di medaglie appuntate sul pettoIo credo che i sindaci siano chiamati a tutelare, prima di ogni altra cosa, gli interessi della comunità di cui sono amministrativamente a capo, ovviamente nel rispetto della legalità. E fra gli interessi generali della nostra comunità c’è senz’altro il lavoro (nelle sue varie forme).

Quando un sindaco viene eletto (tutti i sindaci), gli compare in tasca, quasi per incanto, una copia del famoso manuale “Venti risposte pre-confezionate da usarsi nelle più comuni circostanze“. E tutti i sindaci lo imparano ben presto, a memoria, perché per loro è vitale.

Una su tutte. “Ho lasciato che fosse il progettista a coordinare tutto il lavoro”. Ma potrebbe andar bene anche “Le nostre aziende non se la sono sentita di …”. Con tutte le aziende che abbiamo in Cadore, alcune delle quali pluricertificate, non ce n’era neanche una in grado di svolgere coscienziosamente il lavoro? Può essere, può essere!!! Ma queste sono risposte che mi immagino io.

Un tipo di risposta non potrà però darla. Non potrà sostenere cioè che i lavori sono assegnati tramite bando, quindi in funzione delle offerte fatte dai partecipanti, perché i lavori al Museo sono stati assegnati con il metodo dell’affidamento diretto.

Secondo voi, in linea del tutto generale, è più logico che siano i sindaci a “condizionare” i professionisti o viceversa? Se lo scopo è quello di mettersi un’altra medaglietta al petto, sfruttando peraltro il lavoro dei volontari, non fa alcuna differenza.

Voi che ne dite?

Foto: Flickr (ikmal)

l’acqua della Lola (e di Col Vidal) – 3a parte per fortuna che c’è il volontariato (anche a Lozzo di Cadore)

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