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Palù Gran al Bivio Pellegrini (inizio del Parco della Memoria)

3 Gennaio 2022 Cadore - Dolomiti, Pian dei Buoi parco-della-memoria, sviluppo-pian-dei-buoi

Al Bivio Pellegrini ha inizio il percorso di visita del Parco della Memoria di Pian dei Buoi che, con un dolce susseguirsi di colli dalla grande panoramicità, giunge a Col Vidal (1880 m) sede degli omonimi “forti” (il Forte Alto è ben visibile verso est in varie inquadrature). Nel video alcune riprese “centrate” sul Palù Gran al tramonto del 23 novembre 2021.

(qui link alla playlist della serie dedicata al Parco della Memoria)

 

Paesaggi volanti tra Soracrepa e Col Vidal lungo il Parco della Memoria

2 Gennaio 2022 Cadore - Dolomiti, Pian dei Buoi parco-della-memoria, sviluppo-pian-dei-buoi

L’abbiamo già segnalato nel video inaugurale della serie dedicata al Parco della Memoria di Pian dei Buoi, ma meglio ribadirlo: dopo anni di incuria e di sostanziale abbandono il Parco, con i luoghi della Grande Guerra ad esso legati,  è ripartito.

Questo video è il primo di una serie dedicata al paesaggio che contraddistingue l’areale di Pian dei Buoi. La nuova Amministrazione comunale di Lozzo di Cadore guidata dal sindaco Alessio Zanella ha fatto proprio il rilancio del progetto sia come risorsa di pregio per il turismo ma anche, va ribadito, come occasione per la gente di Lozzo di Cadore di conoscere nuovi e qualificanti aspetti dei propri luoghi.

In questa serie paesaggistica gli scorci panoramici – ripresi tra Soracrepa e Col Vidal – sono accompagnati dal solo commento musicale senza altre annotazioni, che verranno invece ampiamente utilizzate in seguito nella serie didattica che proverà ad offrire al pubblico dibattito, tra gli innumerevole spunti di riflessione legati al progetto, quelli ritenuti di maggior peso e significato.

LE PROCESSIONI VOTIVE AI VARI SANTUARI DEL COMPRENSORIO

27 Dicembre 2021 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

Ovvero: Rimembranze delle tradizioni del nostro nostalgico passato, con particolare riferimento alle processioni a Sauris.

di Giuseppe Zanella

Tra le tante manifestazioni che mettevano in risalto la religiosità, schietta e senza alcuna iattanza, dei nostri avi, oltre alle funzioni che in antico si svolgevano presso la chiesa arcidiaconale di Pieve, con processioni molto partecipate e con il rispetto puntiglioso delle precedenze delle varie chiese e confraternite, bisogna far menzione della particolare solennità riservata alle rogazioni, svolte collettivamente, al fine di implorare dalla Divina Provvidenza l’abbondanza dei raccolti. Usanza, quest’ultima, che venne però tosto abbandonata e sostituita dalle rogazioni nelle singole curazie e parrocchie. Le festività, che si ricorda essere state un tempo ben più numerose di quelle che si celebrano attualmente (onorate dalla regola erano, ad esempio, le festività di San Vito, di San Giacomo, di San Martino, di San Maurizio ecc.), vedevano la partecipazione corale delle pubbliche autorità e del popolo.

Antichissima era poi la tradizione delle processioni effettuate ai santuari, in special modo mariani, che erano (e sono tuttora) disseminati nelle nostre e nelle contigue vallate. Giovani e meno giovani di ambo i sessi partecipavano numerosi alle processioni-pellegrinaggio a San Daniele di Vigo, alla Madonna di Borca, alla Madonna del Molinà, a San Candido, alla Madonna di Luggau (quest’ultimo pellegrinaggio è stato ripreso, da qualche anno, a livello interparrocchiale) ed a Sant’Osvaldo di Sauris. Il pellegrinaggio in terra friulana ha sempre avuto una valenza particolare per i nostri avi. Ricordo i racconti di mia madre che vi aveva partecipato alcune volte. Ella mi diceva che, in quelle occasioni, il paese letteralmente si svuotava. La partenza era fissata di sera ed i pellegrini, salmodiando lungo tutto il faticoso percorso alla luce di lanterne a petrolio, arrivavano a Sauris il mattino presto, accolti al suono delle campane quale benvenuto.

Espletate le previste ‘devozioni’ con la partecipazione alla S. Messa, il pranzo veniva consumato al sacco e poi, il pomeriggio, era dedicato alla visita all’incantevole borgo. Alla sera, era d’uopo attrezzarsi per la sistemazione notturna nei vari ‘tabià’ messi a disposizione dalla ospitale popolazione. L’indomani, dopo una visita in chiesa per l’Adorazione ed una preghiera alla Madonna, a San Giuseppe ed a Sant’Osvaldo, veniva ripresa la lunga strada del rientro in paese. Va, a questo punto, doverosamente precisato che, nella prima metà del secolo scorso, il privilegiare questa processione rispetto alle altre menzionate era dovuto al fatto che Sant’Osvaldo, re e martire, era considerato protettore di varie categorie (ad esempio, dei mietitori e dei malati alle ossa), ma a Lozzo, non si sa bene per quale motivo, sorse presto la credenza che il Santo, opportunamente implorato, fosse sensibile alle pressanti istanze di giovinette ed anche, soprattutto, di donne avviate ormai verso un destino di ‘zitellaggio’, tutte comunque anelanti alla grazia (meglio al prodigio) di un buon matrimonio. Ed il Santo, secondo questa credenza, era sempre pronto ad intercedere presso il Signore al fine venissero soddisfatte queste pressanti istanze.

Luogo comune nato dalla fervida mente di qualche buontempone o innocente credenza benevolmente diffusa da qualche soggetto effettivamente convinto del potere taumaturgico specifico del venerato Santo anglosassone? Sta di fatto che le processioni votive notturne a Sauris, aperte dalla Croce astile e lumeggiate dai ‘ferai’, divennero, per diversi anni, partecipate in maniera davvero… esorbitante. Correva voce che, effettivamente, al rientro in paese, qualche ragazza, magari ormai dall’età non più…”verdeggiante”, avesse tosto trovato la dolce metà con cui condividere il resto dei propri giorni. Correva anche voce che Sant’Osvaldo fosse stato, alle volte, talmente efficace e sollecito nei suoi interventi da propiziare ed ottenere dal Signore qualche fidanzamento, presto coronato con gli sponsali, perfino fra gli stessi ragazzi e ragazze partecipanti alle processioni/pellegrinaggio… Questa tradizione religiosa risulta ora abbandonata a livello comunitario, ma non è detto che il pellegrinaggio, con le sue recondite finalità, possa essere ancora effettuato a titolo strettamente personale (o con un contenuto numero di partecipanti), non più deambulanti con gli zoccoli ai piedi, ma comodamente sistemati sui sedili di qualche auto di buona cilindrata…

è ripartito! Il Parco della Memoria di Pian dei Buoi è ripartito

7 Dicembre 2021 Cadore - Dolomiti, Pian dei Buoi parco-della-memoria, sviluppo-pian-dei-buoi

 

Dopo anni di incuria il Parco della Memoria di Pian dei Buoi – i luoghi della Grande Guerra – è ripartito.

Una risorsa di pregio per il turismo, certo, ma anche un’occasione per la gente di Lozzo di Cadore di conoscere nuovi aspetti dei propri luoghi. Con il sindaco Alessio Zanella abbiamo valutato le modalità della ripartenza e questi mesi invernali serviranno per mettere a punto la cartografia e la documentazione per descrivere al meglio i contenuti naturalistici, paesaggistici e storici offerti dalla frequentazione del Parco della Memoria. E con l’arrivo della prossima estate molti di noi si impegneranno a dare nuovo e duraturo decoro a questa risorsa dimenticata.

CI RISIAMO CON L’INCUBO DELL’”EGOARCA”/2

3 Dicembre 2021 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

Faccio riferimento e seguito a quanto scritto nel mio intervento dello scorso 30 novembre per integrare le considerazioni già svolte, formulando alcune possibili subordinate alla (per me) temuta ed esorcizzata elevazione del “Re di Denari” alla suprema Magistratura della Nazione. Se il noto Caimano non dovesse proprio farcela ad occupare l’ambita dimora che fu dei papi, e ciò per un qualsiasi intoppo attualmente imprevedibile ma sempre possibile (si pensi ad esempio ad una levata di scudi della Pubblica Opinione contraria ad un tale deprecabile evento), la geografia politica attuale nel panorama dei grandi elettori consentirebbe comunque a questa destra sovranista e populista di dare, come si suol dire, le carte nella scelta del personaggio da insediare al Colle. Varrebbe forse il proverbio che recita; “Se non è zuppa, è pan bagnato”…

Gli outsider eventuali del nostro, considerati nella schiera dei suoi adepti, non lasciano soverchie speranze circa le caratteristiche oggettivamente necessarie per svolgere con “onore e dignità” il compito ed il ruolo qualificante che la Costituzione assegna alla figura del Capo dello Stato. Se ben guardiamo agli uomini che l’arcoriano ha ‘portato’ nelle Istituzioni dal 1994 ad oggi (compresi i membri attuali del Parlamento), non c’è da stare molto allegri. Basta sfogliare le foto d’epoca, soprattutto le immagini della protesta davanti al tribunale di Milano a sostegno dell’Innominato, oppure i video di certe sedute parlamentari (ad esempio, il gozzovigliare alla Camera di certi ‘onorevoli’ all’atto della caduta del II° governo Prodi, oppure le festose, esultanti grida dopo l’esito della votazione su “Ruby nipote di Mubarak”) per rendersi conto della improponibilità di certi personaggi per l’alta carica.

Ma poi ci sono anche figure che hanno migrato da un campo all’altro, soprattutto i cosiddetti ‘centristi’, prima assisi alla destra dell’emiciclo, poi posizionati con il centro-sinistra, infine confluiti in nuovi raggruppamenti o gruppuscoli con strizzatine d’occhio all’area originaria, se non proprio tornati all’ovile. E’ brutto fare nomi, ma le cronache ne hanno parlato e certe metamorfosi sono sotto gli occhi di tutti perché denotano una certa incoerenza e visione qualunquistica od egocentrica del potere. Per brevità, cito soltanto due nomi emblematici di persone che hanno avuto ed hanno una pluridecennale esperienza politica e che hanno avuto incarichi di rilievo nelle Istituzioni, facendo magari uso anche di un buon grado di moderazione.

Parlo del noto Pierferdinando Casini e dell’on. Maurizio Lupi. Il primo, ex democristiano, fondò un partito di centro-destra, l’UDC, e si alleò con il così detto ‘Popolo delle libertà’ riuscendo a farsi eleggere Presidente della Camera; fine politico, già allievo di Bisaglia, seppe smussare ‘parecchi angoli’ nei progetti più discutibili dell’era berlusconiana, ma non si peritò certo a bloccare certe leggi vergogna. Uscì poi dall’UDC e si candidò quale indipendente nelle liste del PD nel collegio bolognese (auspice l’amico Matteo Renzi, ndr) ed ora siede in senato. Si parla di lui come possibile outsider per il Colle! Sarebbe l’uomo giusto per coagulare il consenso necessario? Non sarebbe forse un politico dalle vecchie visioni, viste le sue trascorse esperienze?

L’on. Maurizio Lupi poi (origini in Comunione e Liberazione e Compagnia delle Opere) è altra ‘volpe’ della politica che dal partito della DC migrò a Forza Italia ed al PDL per poi approdare, dopo vari incarichi fra i quali la Vice Presidenza della Camera, al Nuovo Centro Destra alfaniano e sedere quale ministro nei governi Letta e Renzi. Si dimise da ministro per alcune vicissitudini legate a scandali che lo hanno visto, comunque, uscire indenne. Ora è responsabile del raggruppamento di centro destra ‘Noi per l’Italia’. Anche di lui si parla come di un outsider per la Presidenza della Repubblica. Ed anche per costui pongo le stesse domande poste per il sen. Casini.

Per quanto riguarda la possibilità di una donna al Colle, le voci riguardano la sen. Maria Elisabetta Alberti Casellati e la sig.ra Letizia Moratti. Personalmente, ritengo entrambe figure troppo legate al clan berlusconiano per il loro lungo passato nelle Istituzioni, lì volute dal loro esimio padrino politico. Per la prima, ricordo l’episodio del suo vestirsi di nero definendo “lutto per la democrazia” la votata decadenza di Berlusconi (lg Severino, ndr) e la definizione che, insieme ad altri, diede di “plotone di esecuzione” ai favorevoli alla citata decadenza. Infine, le leggi sulla scuola della seconda, sono state molto criticate e discusse, come pure gli esiti sortiti dalla sua presidenza della Rai.

Considerazioni:

Altri e ben più eclatanti, controverse e divisive figure di possibili candidati dell’area riferita all’ex cavaliere pregiudicato, lasciano davvero perplessi. Auguro che le forze sane, che ancora ci saranno prevedibilmente fra i grandi elettori, possano proporre un figura non legata ai carri politici della Ia, della IIa e della IIIa Repubblica ed auspico che la scelta cada su di un uomo super partes, che ami le Istituzioni e che presenti caratteristiche di imparzialità, indiscussa preparazione ed un prestigio ed una autorevolezza ampiamente dimostrate.

CI RISIAMO CON L’INCUBO DELL’ “EGOARCA”

30 Novembre 2021 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

In questi giorni di schermaglie e tentativi di posizionamento politico in vista delle elezioni quirinalizie fissate per il prossimo Febbraio, molta parte dell’Opinione Pubblica ritiene che i desiderata del noto pregiudicato arcoriano di porre la sua candidatura alla massima carica istituzionale siano da relegare nel campo delle velleità di un vecchio un po’ fuori fase, il quale non riesce a realizzare la differenza fra il campo del ‘fattibile’ da quello dell’ ‘irrealizzabile’ e del (per lui) ‘precluso’. Tutto sembrerebbe propendere per le ragioni espresse da questa frangia, invero alquanto robusta, della Pubblica Opinione. Personalmente, invece, io propendo per non sottovalutare le “diaboliche capacità” del su menzionato soggetto di raggiungere i suoi reconditi scopi. Preciso di essere da sempre un grande estimatore dell’insigne maestro del Diritto nonché intellettuale e scrittore di eccelse e raffinate qualità, il prof. Franco Cordero, il quale, a proposito dell’imprenditore brianzolo, così si esprimeva: “Sarebbe un errore credere che i suoi ‘coups de théatres’ siano dominati dall’istinto. Bisogna sempre guardare che cosa bolle nella pentola dell’Egoarca. L’uomo è lucidissimo”.

Nel chiacchiericcio politico che va avanti ormai da diverse settimane, i vari leaders di partito stanno elaborando alcuni pensieri ed idee sull’avvenire politico di Mario Draghi ed il tutto, a mio parere, nasconde almeno in parte le mire di chi non vuole elezioni o di chi, di contro, le elezioni le vuole per inconfessabili motivi. C’è, insomma, chi vuole Draghi assiso a Palazzo Chigi fino al 2023 (scadenza della legislatura) e di conseguenza vuole far ricadere la scelta del nuovo Capo dello Stato su altro nominativo (Berlusca?). Alcuni vorrebbero invece Draghi al Quirinale, nel qual caso non ci sarebbe partita per altri aspiranti e, presumibilmente, ci sarebbero conseguentemente le elezioni anticipate nella primavera del 2022.

E’ possibile avanzare molte argomentazioni sulle finalità e sui disegni di questo corno di dilemma, di questo tirare per la giacca l’attuale presidente del Consiglio da parte di questa scadente classe politica, angustiata da interessi contrapposti e di difficile soluzione. Draghi intanto rimane silente, forse conscio che in ballo c’è anche la sua prospettiva legata alla attuazione o non attuazione del Pnrr. La linea di frattura fra una tesi e l’altra (sul rimanere cioè a Palazzo Chigi o ascendere al Colle) passa comunque anche all’interno degli stessi partiti… Certamente la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi fa il gioco dell’Egoatra. Se poi la memoria dei grandi elettori sarà così labile da obnubilare il passato di quello che veniva anche definito “il Caimano”, allora il Parlamento cadrà nel totale discredito e l’Italia dovrà sopportare il ridicolo di fronte all’universo mondo.

Con al vertice dello Stato un presidente ‘Bunga, Bunga’ (definizione acquisita dal nostro a livello planetario), se avremo un capo dello Stato che ha sfangato decine di processi, in molti casi con la prescrizione e con la applicazione di leggi pro-domo sua (ad personam), se avremo un presidente con pendenze di natura penale in corso, se l’inquilino del Colle sarà un ex iscritto alla P2 ed un pregiudicato per frode fiscale (e mi fermo qui solo per ragione di spazio, giacché l’elenco diventerebbe chilometrico), allora tutti sarebbero legittimati a non guardare all’Istituzione con il dovuto rispetto… Si pensi solo al fatto che un tale Presidente sarebbe il Presidente del CSM (dopo aver osteggiato e denigrato gran parte della Magistratura con turpi epiteti ed accusando certi magistrati di primo piano di far politica contrastando le legittime aspirazioni del medesimo soggetto, tra l’altro attenzionato da molte Procure); si pensi che un tale Presidente dovrebbe presiedere anche il Consiglio Superiore della Difesa ed essere formalmente il Capo delle Forze Armate…

Insomma, la jattura sarebbe completa e le contraddizioni impersonate dal soggetto sarebbero ancora più vistose ed eclatanti dei suoi mastodontici conflitti di interessi non risolti per il passato da politici ossequienti e, in parte, certamente conniventi. Il guaio è che il pericolo del verificarsi di un tale increscioso evento sussiste davvero sol che si pensi alla prevedibile compattezza dei tre partiti di destra (e che destra!!), al prevedibile gioco del senatore di Rignano all’Arno e dei suoi seguaci e, soprattutto, alle già collaudate capacità del nostro di ‘acquistare’ parlamentari. I numeri parrebbero non escludere, davvero e purtroppo, un tale epilogo. Ricordate i casi dei Scilipoti, dei Razzi e, specialmente, del Sen. De Gregorio, reo confesso? In una tale evenienza il ruolo di Matteo d’Arabia sarebbe basilare con i suoi circa 45 voti da mettere sul…mercato. Sarebbe l’ennesima volta che il vero discepolo politico del Cainano fungerebbe da ago della bilancia in un agone politico ormai così poco…onorevole.

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Oggi ho letto su di un quotidiano on-line un post illuminante di Carmelo Sant’Angelo dal Titolo “Berlusconi al Quirinale? Da siciliano ho buone ragioni per non sorprendermi”. Dalla lettura di un tale scritto si arguisce che il magnate brianzolo non è stato l’inventore assoluto del modo di fare politica alquanto egoistico e particolare (uso un eufemismo); egli ebbe infatti un antico precursore che forse gli è stato maestro e dal quale ha attinto metodi e sistemi di fare politica non proprio ortodossi. Già nel 70 avanti Cristo, in Sicilia, operava quale pretore certo Gaio Verre, inventore ante litteram delle leggi ad personam e delle tecniche di difesa dal processo. Editti e decreti emessi da costui non avevano validità erga omnes ma servivano solo a chi li comprava e tali editti e decreti venivano emessi a richiesta ed in cambio di denaro.

Leggere poi di quante malefatte costui si fosse macchiato, rende bene l’idea del perché egli fosse stato l’antesignano, il precursore del personaggio che oggi sta sognando di traslocare sul colle più alto di Roma. Sta di fatto che Verre fu sottoposto a processo ma si racconta che egli le provò tutte per sfuggire al Giudizio (ricordate gli impedimenti accampati dal Berlusca per non presenziare ai dibattimenti? Anche di recente i certificati medici si sono susseguiti a getto continuo, salvo poi vederlo in pubblico arzillo e pimpante non appena scansato il pericolo…). Leggere dei tentativi del Verre di difendersi DAL processo (e non NEL processo) fa venire in mente e fa sorgere il dubbio che il Brianzolo abbia letto le cronache siciliane del 70 a. Cristo ed abbia fatto tesoro di un tale antico ‘docente’.

Ed infatti l’emulazione è stata praticata con lucida determinazione e risultati certamente migliori di quelli a suo tempo ottenuti dal pretore romano operante in Sicilia. Verre tentò in tutti i modo di ricusare l’avvocato della accusa, un certo (si fa per dire…) Cicerone. Ma, ahilui!, tutti i suoi sotterfugi ed i suoi trucchi non impedirono di giungere ad una esemplare condanna. Sono assai significative e bene spiegano la corrispondenza fra quella antica realtà processuale e la realtà giudiziaria attuale riferita al nostro Cainano le affermazioni fatte in sede dibattimentale da un oratore del calibro di Marco Tullio Cicerone. Eccone un sunto.

“Nel denaro Gaio Verre ha sempre riposto la sua forza, le sue certezze. Il denaro è la sua unica arma vincente. Per questo ha sempre cercato di accumulare una quantità immensa: per avere sempre e comunque la facoltà di comprare chiunque si frapponesse ai suoi disegni criminali (…). Ha tentato di comprare perfino la data del processo: se ci fosse riuscito tutto il resto avrebbe potuto acquistare con maggiore facilità. Una sentenza per lui è solo una questione di denaro (…). La smodata cupidigia di quest’uomo avidissimo, che gli ha procurato una smisurata ricchezza, sarà dunque servita a garantirgli l’immunità? Voi sapete che non c’è santità che il denaro non riesca a violare, non c’è fortezza che non possa espugnare. Se le enormi ricchezze accumulate dall’imputato dovessero infrangere la coscienza e la imparzialità dei giudici, ciò vorrà dire non soltanto che Gaio Verre potrà continuare a farla franca, ma anche -cosa assai più grave- che saranno vanificate per sempre le speranze di chi guarda a questo processo per vedere finalmente riaffermata la legalità nelle nostre aule di giustizia”.

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Conclusioni:

Vi pare che tutto il discorso di Cicerone non possa essere calato nella realtà del “re di denari” di Arcore?? Senza scomodare tanti ricordi, basti pensare alle modalità di acquisto dalla Contessa Casati Stampa della dimora e della tenuta di Arcore!! Basti pensare alle domande inevase sulla provenienza misteriosa delle montagne di denaro giunte nella sua disponibilità. Oppure basti ricordare tutti i misteri della Banca Rasini…

Il resto ed il seguito poi richiederebbe una enciclopedia…

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