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fusioni nel Centro Cadore dell’est: nuovi Municipi identitari e un Gran Ciambellano snello

23 Novembre 2015 Botanico Palazzo, Cadore - Dolomiti, Politica nostrana comune-unico, fusioni

Dicevamo, del sindaco di Lozzo nel corso di un video “dedicato” alle fusioni dei comuni, che il vostro, a un certo punto, “inizia a disegnare nuvolette nel cielo”. Testo e musica:

Possiamo immaginare qualcosa che vada a rafforzare le identità delle nostre comunità, mantenendo i municipi e creando un’istituzione amministrativa molto snella che segue alcune tematiche e lasciando agli attuali municipi e alle attuali comunità, visto che ci sono in molti comuni anche le Regole, la gestione dei patrimoni agrosilvopastorali e quindi di buona parte delle risorse

Intanto lui immagina, il che è già un buon principio. Che cosa immagina? Di rafforzare “le identità delle nostre comunità mantenendo i municipi“. Cerchiamo di capire: prima ci fondiamo assieme, il che significa che azzeriamo la storia di quello che i comuni, singolarmente, sono stati fino a quel momento. Ma dopo essere passati sopra alle identità di paese con lo schiacciasassi, come rafforziamo le identità che abbiamo appena schiacciato? Mantenendo i municipi!

Non è meraviglioso tutto ciò?

Nessuno, credo, ha mai pensato di radere al suolo i municipi a seguito della ipotetica fusione, ma un conto è una compiuta manifestazione di “municipalità”, un conto è il municipio quale erogatore di servizi. In altre parole, in senso “politico”, con la fusione la municipalità va a farsi fottere, ovviamente (bene o male che sia), mentre così non è per gli aspetti amministrativi, là dove il legislatore ha previsto per i comuni fondentisi l’istituto, giustappunto, del “Municipio” (art. 15 comma 2, Tuel):

“La legge regionale che istituisce nuovi Comuni, mediante fusione di due o più Comuni contigui, prevede che alle comunità di origine o ad alcune di esse siano assicurate adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi”. Questo rappresenta un obbligo per le Regioni, le quali devono contemplare forme di partecipazione e di decentramento dei servizi a favore delle comunità d’origine (o alcune di esse).

Per questo sindaco quindi, “rafforzare l’identità” ha il senso di “assicurare adeguate forme di partecipazione e di decentramento dei servizi” (perché, essenzialmente, questo è lo scopo affidato all’istituto dei “Municipi” apres fusion). Basta saperlo.

(credo, poi, che tutti si aspettino che in ogni paese fusionando venga mantenuto un “ufficio di collegamento” che faccia da ponte con la sede del nuovo comune, dove è immaginabile (per noi umani) che venga concentrata la maggior parte delle attività amministrative. Ma tutto è possibile, anche mantenere in toto, per ogni singolo “vecchio comune”, le attività amministrative attualmente erogate, mantenendole negli edifici attualmente deputati alla bisogna, ossia i municipi).

Volete avere un’idea della potenza identitaria del “Municipio”?

Inoltre [il municipio, ndBLOZ], è privo di personalità giuridica, non costituendo un nuovo ente locale ma un organo derivato ove strutture, mezzi, personale e finanziamenti sono a carico del Comune, che deve assicurarne un’adeguata dotazione.

Andiamo avanti, di corsa. Oltre a mantenere i municipi (qualsiasi cosa voglia dire), secondo il vostro l’identità andrebbe rafforzata creando “un’istituzione amministrativa molto snella che segue alcune tematiche“… Ehhhhhh!!

L’istituzione snella (e anche bella, alta e con gli occhi azzurri?) cui fa riferimento il vostro sarebbe nientepopodimeno che il “nuovo comune unico” che, badate, dovrebbe seguire “alcune tematiche“, lasciando ai “municipi e alle attuali comunità” (comunità de che?) la gestione dei patrimoni agrosilvopastorali.

Una fusione fredda, insomma.

Ce ne sbatte altamente il cazzo di chi possa essere il nuovo sindaco, la nuova giunta, il nuovo consiglio del “nuovo comune fuso”. Tanto, la gestione dei patrimoni (e dell’identità) la facciamo fare ai municipi! E visto che ci siamo, nello statuto ficchiamoci dentro anche che vogliamo essere denuclearizzati e deislamizzati; che non vogliamo più che le rotte degli aerei si incrocino sopra i cieli del Granducato del Cadore dell’Est (sapete, tutte quelle scie chimiche… tanto bene alla salute non fanno… e mi pare che si veda); che vogliamo una vita vegana con l’opzione di poter bruciare sul rogo per vie di fatto i carnivori compulsivi.

Caro “nuovo sindaco” del nuovo comune fuso, se passi di qua ti faccio l’elenco di “alcune tematiche” che, stante l’approvazione dei municipi, potrai affrontare nell’espletamento della tua nuova carica di Gran Ciambellano snello. E vissero tutti felici e contenti.

 

 

Parco della Memoria: basta poco perché un ‘luogo’ diventi un ‘non luogo’ /6 lo strenzi all’attaggo (ne usciremo tutti sani e selfie)

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