Da leggersi con insano godimento, questo articolo di Mattia Feltri su La Stampa. Gli altri – monti e Letta – hanno fatto schifo, ma non perché non fossero capaci dentro, perché lo sono. Questo fa schifo – orribilmente schifo – perché è un nulla con un buco attorno. E dev’essere per questo che ha questo sì largo consenso tra gli italioti. Ma la realtà compie il suo giro e quando arriva non chiede permesso. Schiaccia.
Noi ce lo ricordiamo bene il prodino pro euro del 98 (un altro campione del PD, dello Psico Dramma). Un mortadellone che riusciva a dire “l’euro è proprio una molla che sta creando un continente unico“. Guardatelo nel video, sembra davvero un clown. Avrà tempo, il prodino, di cambiare idea anche sull’Europa. L’ha già cambiata. Non ce ne frega un cazzo perché col pensiero di uno così non ci puoi fare neanche il paston per i maiali, ché lo rifiuterebbero. Però è curioso da segnalare.
Le balle più grosse le ha raccontate lui, il prodino, e ora parla delle balle di chi finora ha “nascosto” la crisi facendo credere che il problema fosse “di riforme interne”. Balla professore, balla, che noi godiamo a vederti saltellare come un orso circense.
Draghi ha appena detto che per la BCE l’euro è irreversibile.
Ci mancherebbe anche che quella baldraccona d’Europa iniziasse a dire in giro che ha la patonza con qualche problema.
(vedrete che quando sarà l’ora, l’euro s’accartoccerà su se stesso: intanto per la fine di novembre la Rai sta programmando una settimana di narcosi collettiva a sostegno della puttanona e del figlio deforme)
(via Byoblu)
L’Italietta viene prima della Romania, Cipro, Lettonia, Bulgaria, Grecia, Slovacchia, Malta, Polonia, Lituania, Lussemburgo e Spagna. A parte la Spagna, non proprio il fior fiore dei competitor (va naturalmente trascurato il Lussemburgo che ha un PIL esorbitante – anche se pompato dalla finanza creativa del satrapo Juncker – e quindi la spesa per ricerca fa brutta figura per forza). Con l’1,25% di spesa siamo a poco più della metà della media EU28 (2,02%): na ciofeca, insomma.
(per fortuna che c’è lo strenzi che ha già coniato l’hashtag: #chicercatrovamaremmamaiala)
(via @EU_Eurostat)
Sta per uscire (le previsioni sono per il 27 novembre) il nuovo libro di Alberto Bagnai L’Italia può farcela (ed. il Saggiatore), che segue a due anni di distanza Il tramonto dell’euro, l’ariete che ha sfasciato mezza sinistra e che ha fatto aprire gli occhi sul “mondo dell’euro” a tanti altri.
Richiesti di scegliere la copertina e l’abbinato titolo ritenuti più idonei, noi non abbiamo esitato votando con composto trasporto L’Italia può darcela. Sembra tuttavia che logiche editoriali più compassate abbiano alfine orientato la scelta sulla prima, per l’appunto L’Italia può farcela. E noi, sommessamente, per una volta, ci accodiamo al volere eurista.
Dopo il grafico del PIL italiota su base trimestrale, ecco quello delle regioni italiote. Il Veneto, per esempio, dal 2008 al 2013 ha collezionato una contrazione del PIL di circa l’11%.
Tanto per ricordarci che se domani qualcuno dovesse riempirsi la bocca indicando fantasmagorici aumenti del PIL, va tenuto in conto che se tale aumento dovesse essere, per esempio, dell’1,0% su base annua, ci vorrebbero (grossolanamente) 11 anni per tornare ai livelli pre-crisi.
Tratto da Vincitori e vinti:
