BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

RICORDO DI UN CARISSIMO, GRANDE AMICO

7 Maggio 2022 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

All’ing. Gaetano Baldovin Monego mi legava una lunghissima amicizia risalente agli anni della pubertà e poi delle frequentazioni giovanili nel comune paese d’origine delle nostre famiglie. Oggi, quando Margherita, la moglie di Gaetano, mi ha dato la triste notizia della dipartita di suo marito, mi ha preso una indicibile tristezza ed uno sconforto per la perdita di una persona di grande qualità, di una persona dotata di un tratto di signorilità e di squisita cortesia verso chiunque abbia avuto il privilegio di relazionarsi con lui anche solo superficialmente o saltuariamente. Egli, infatti, era fornito di indubbie, peculiari doti e pregi che facevano di lui un intrattenitore piacevole, arguto, dotato di autoironia e di una dialettica di ottimo livello. Chi come il sottoscritto ebbe con lui una frequentazione ed un rapporto di così lunga durata e di stretta amicizia, può ben esprimere, a ragion veduta, la veridicità di queste qualità e virtù che hanno sempre contraddistinto Gaetano. Per non dire poi della sua semplicità ed umiltà, della sua poliedrica cultura, della sua preparazione tecnica e dei suoi molteplici interessi.

Nato nell’Agosto del 1946, figlio dell’Ing. Mario e della dolce, elegante e raffinata sig.ra Maria D’Elisa, donna uscita da una famiglia facoltosa dell’alta borghesia Molisana (nativa di Roccavivara), Gaetano si era laureato molto giovane in ingegneria ed aveva operato per un lungo periodo a Milano, alle dipendenze del notissimo studio, di valenza internazionale, fondato dal cugino Ing. Giuseppe Baldovin, specializzato nella progettazione di dighe, con incluse consulenze e direzione lavori di mastodontiche opere idrauliche; credo che non ci fosse, e non ci sia luogo, a livello planetario, dove lo studio “Geotecna progetti srl” del suddetto Ing. Giuseppe Baldovin non abbia lasciato indelebile impronta del suo illustre operato. Conclusa questa esperienza lavorativa (lo studio è ora passato ai cugini di Gaetano, Ezio e Paola), Gaetano si è dato all’insegnamento di materie tecniche negli Istituti superiori romani e questo fino al pensionamento.

In tale ambito l’uomo si è fatto sempre molto apprezzare e stimare per la sua preparazione, correttezza, passione  ed amore per la Scuola cui ha dato molto ad intere generazioni di ‘discenti’. L’uomo era noto anche per i suoi multiformi interessi extrascolastici: amava il bel canto partecipando a corali di buon livello e facendo anche parte del coro parrocchiale; si dilettava poi nell’uso di vari strumenti musicali, amava il teatro e si dilettava anche partecipando a tornei di scacchi sia in Cadore che nella sua Roma, raccogliendo vari allori di livello e qualità. Ricordo come in Cadore, in estate, si cimentasse con il tiro con l’arco e, per ultimo, partecipasse ad una associazione scacchistica fondata dagli amici Giuliano Del Favero ed Enzo Giacomelli, il tutto con buon successo.

Negli anni in cui in Cadore andavano di moda concerti e serate di intrattenimento vario, soprattutto di natura storico-culturale, io lo accompagnavo spesso a tali manifestazioni (ricordo particolarmente il coro Oltrepiave) sia presso l’Auditorium di Lozzo, che alla palestra di Pelos, o alle chiese di Vigo, Lorenzago ed Auronzo, oppure presso la sala polifunzionale di Laggio. Ed in tali occasioni l’entusiasmo dell’amico era del tutto evidente ed espresso con l’apprezzamento sulle qualità elevate delle corali nostrane e delle ottime esibizioni concertistiche che -diceva- “non avevano nulla da invidiare a quelle offerte nelle maestose sale della capitale”. Le mie vacanze in Cadore erano sempre contraddistinte dalla presenza e dalla vicinanza di questo carissimo ed impareggiabile amico con il quale amavo fare lunghe passeggiate nei boschi. Spesso, la nostra meta era la mia baita alle Spesse ed una volta avemmo anche il piacere di ospitare costì la diletta sig.ra Maria cui Gaetano riservava attenzioni tanto delicate e premurose che denotavano non solo affetto filiale ma autentica venerazione.

Chiudo facendo una annotazione di carattere personale e famigliare che entrambi consideravamo quasi propedeutica al nostro legame amicale. I miei due nonni (materni e paterni) erano legati da un rapporto collaborativo e di stima con il nonno di Gaetano (sedevano insieme quali pubblici amministratori nel civico consesso e tra loro la stima e l’amicizia erano note a tutti); mio padre ed il papà di Gaetano erano pure legati da amicizia ed il loro rapporto si rinnovava di estate in estate con l’arrivo a Lozzo dell’ing. Mario Baldovin e famiglia; e tutto era nato e si era rafforzato con due precise esperienze vissute unitamente: la partecipazione alla filodrammatica di Lozzo della quale il papà di Gaetano era regista, sceneggiatore ed attore, mentre mio padre fungeva da attore coprimario, e poi c’era stata la frequentazione con le serate teatrali in quel di Padova, dove il Baldovin frequentava il biennio di ingegneria alla Università e mio padre era militare di stanza all’areoporto cittadino, e nella città del Santo i due si incontravano quasi quotidianamente visitando musei e chiese e, alle volte, frequentando anche la buona cucina padovana. Evidentemente, per mantenere le buone abitudini dei progenitori, era d’uopo che anche Gaetano ed il sottoscritto diventassero amici e vivessero un rapporto di stima e frequentazione amicale durato dagli anni ’50 e fino ad oggi.

Ho avvertito il bisogno di scrivere questo ricordo di un uomo stimabile, di un carissimo amico tracciandone la figura e le distinte qualità che hanno reso sempre piacevole e rinnovato costantemente un legame ed un rapporto di reciproca stima e considerazione, rafforzato ogni anno dalle estive frequentazioni al borgo d’origine ed anche con il costante, frequente ‘epistolario’ durante tutto il corso di ciascun anno. Ora, per me il ritorno in Cadore, sempre che ancora avvenga, sarà segnato dal rimpianto e dalla nostalgia data dalla mancanza di questo stimabile e fraterno compagno di tante liete giornate trascorse all’insegna di tanti eventi e di tanti dialettici, costruttivi confronti e da un idem-sentire davvero unico ed apprezzabile. Il mio salotto di casa apparirà più che mai vuoto senza la presenza ed i conversari con chi mi ha onorato sempre della sua vicinanza, del suo sostegno, dei suoi consigli e suggerimenti, di questo uomo buono, mite, umile e saggio. Caro Gaetano, ora sei nella Pace, vivi nella Luce e nel gaudio dei giusti!!

L’INCUBO OPPRIMENTE DELL’ORSO RUSSO

1 Maggio 2022 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

Vladolf Putlher (“anagramma” quanto mai appropriato riferito al despota il cui vero nome fa Vladimiro Putin) riassume in sé la teoria degli opposti estremismi che, ad un certo momento storico, tendono inevitabilmente a convergere al fine di soddisfare le bramosie di un potere dispotico ed irrazionale ma quanto mai autoreferenziale e molto pericoloso, anche se, alla fin fine, illusorio. L’uomo del Cremlino, insomma, da dichiarato estimatore di Josef Visarionovic Dzugasvili Stalin, assorbe ormai nella sua persona tutte le peggiori isterie e le (fallaci) volontà di dominio planetario proprie delle due massime espressioni ideologiche del secolo scorso: il marxismo sovietico ed il nazifascismo germanico: riedizione estemporanea del patto antistorico Ribentropp-Molotov. E pensare che l’oligarca russo accusa di nazismo gli ucraini!!… Forse egli dovrebbe guardarsi allo specchio e studiare un poco di più la storia, facendo magari un serio esame di coscienza, dal quale potrebbe scaturire una presa d’atto circa un comportamento basato solo su incoerenza e su ipocrisia davvero insopportabili.

In data 14 Marzo scorso, su questo stesso bloz, scrivevo un articolo dal titolo “Che avrà mai in mente lo zar russo?” ed in tale scritto mettevo in evidenza le contraddizioni dell’egoarca vecchia edizione (che riteneva di dover magari aderire alla Nato) e dello stesso egoarca nuova maniera che giustifica ora il suo abominevole comportamento hitlerian-staliniano manifestato con la invasione di una nazione sovrana, che egli vede come acerrima nemica in quanto basata su principi democratici e quindi antagonista ed avversaria della propria ‘autocrazia’. Un conflitto esasperato ed esasperante, spinto oltre ogni limite con atti di criminaltà ed efferatezze inaudite, perfino con il ricorso a minacce dell’uso dell’arma nucleare; ormai non si contano più gli eccidi e le atrocità commesse da un esercito che ricorre ormai abitualmente alla tortura, agli stupri, ai saccheggi e alle deportazioni. Ed il tutto ricorda le esperienze già vissute dal popolo ucraino sia per mano di Stalin ed accoliti vari prima e dopo la così detta ‘ guerra patriottica’, come da parte della masnada nazifascista (Baby Yar, guarda caso, è giusto nelle vicinanze di Kiev!).

Nel mio precedente intervento dicevo delle caratteristiche delinquenziali del soggetto, che si erano manifestate già all’atto della ascesa, inattesa e subitanea, al potere: parlo del suo comportamento nelle aggressioni alla Georgia, alla Cecenia ed alla Siria e delle poco chiare ‘manovre’ frutto di una “strategia della tensione” sfociata negli attentati sofferti dal popolo russo in patria e della loro oscura natura, presumibilmente atta a giustificare gli orrori, le devastazioni e gli eccidi perpetrati nelle tre nazioni martirizzate con la più bieca brutalità. E l’Occidente è stato silente, ha guardato dall’altra parte; noi italiani poi, siamo stati forse i più grandi estimatori di un tale soggetto: basti ricordare la stretta amicizia che ha legato il satrapo russo al tycoon arcoriano (con corollario di affari di dubbia natura, con il regalo del famoso ‘lettone’ e le simpatiche feste organizzate sulle nevi dell’Artico o sulle spiagge sarde); per non parlare poi di tale Salvini Matteo e le voci ricorrenti di presunti finanziamenti disposti dall’egoarca a favore di certo sovranismo italico.

Ebbene, il tycoon ha atteso settimane prima di esprimere a denti stretti un certo dissenso a proposito dell’invasione russa ai danni della Ucraina; l’altro soggetto nostrano continua a giocare molto sull’equivoco di un pacifismo non molto convincente ed ora plaude perfino agli interventi di papa Francesco di ben altra caratura e motivazioni ideali. Va anche precisato che il nostro ‘Vladolf’ si è da sempre distinto per la repressione del dissenso interno: giornalisti uccisi, oppositori avvelenati con il polonio; oligarchi ex amici e suoi ex sostenitori forse ‘suicidati’ con le loro famiglie, il tutto in modo oscuro e tale da suscitare non pochi dubbi e perplessità circa le versioni ufficiali fornite dalle autorità della federazione russa. Alcuni generali sono poi spariti dalla scena pubblica, forse per la non brillante prova fornita da un esercito rivelatosi alquanto privo di strutture logistiche efficaci; numerosi altri generali ed ufficiali superiori dichiarati vittime di guerra: ma sarà veramente così?

Se a questo aggiungiamo le false motivazioni addotte al fine di giustificare la invasione, il quadro diventa veramente opprimente e desolante per un ex impero… L’argomentazione circa l’accerchiamento paventato da parte della Nato appare non congruo e non credibile, posto che altri stati confinano con la Russia ed aderiscono da tempo all’Organizzazione di Difesa Nord-Atlantica. Mi sovviene, a questo proposito, l’assunto di Enrico Berlinguer che preferiva vivere sotto l’ombrello Nato piuttosto che sotto quello del Patto di Varsavia. Trascorsi alcuni decenni da quella affermazione, ecco che tale Matteo Salvini proclama l’esatto contrario, ritenendosi più sicuro a Mosca che in Occidente…

Ma, al di là di tutte le argomentazioni possibili su quanto sta avvenendo, resta un punto fermo da sottolineare. In questa vicenda, piaccia o non piaccia, esiste un aggressore ed un aggredito e l’aggredito ha tutto il diritto di difendersi. Certo, è auspicabile un cessate il fuoco ed una urgente trattativa di pace. Il rebus però sta tutto nel fatto che per trattare bisogna essere in due e qui una parte non ci sente proprio da quell’orecchio. Si parla tanto di non fornire armi all’aggredito: così facendo però, a questo punto, l’alternativa sarebbe la resa con la conseguente scomparsa della Ucraina come entità indipendente e la reale possibilità che altre rivendicazioni vengano avanzate dall’egoarca di Mosca. Se invece ci fosse un riequilibrio delle forze, forse il nostro ‘Vladolf’ sarebbe costretto a sedersi seriamente ad un tavolo e trattare il cessate il fuoco ed una pace onorevole, e questo al di là delle provocazioni ‘energetiche’ o del minacciato intervento con armi nucleari, entrambi da ritenersi autentici ricatti, forse dei veri e propri ‘bluff’.

La Becola (Fortogna, Longarone) va in fumo: su Sentinel-2

25 Marzo 2022 Curiosando curiosando

Il baraccone della Ue, oltre a discettare sulle metriche migliori per definire e catalogare cetrioli e vongole, mantiene in orbita Sentinel-2 e i suoi fratelli. Da essi agevolo immagini del 19 marzo 2022 e del 24 marzo 2022, una sorta di prima/dopo incendio in zona Becola, Col de le Gnele, Col Piano (sulla parte superiore della foto si nota anche l’incendio a ovest dell’abitato di Igne), areale a cavallo delle aree amministrative dei comuni di Longarone e Ponte nelle Alpi, a ridosso del paese di Fortogna (frazione di Longarone).

(immagine Sentinel-2 L1C “canale” False color urban)

Densità turistica: Lozzo di Cadore in “S1”, turisticamente all’inferno…

17 Marzo 2022 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni turisticando

E’ un’ingiustizia però: Lozzo di Cadore non è nero, è solo sporco (cit. Calimero).

A parte Trichiana e Lentiai, che il turismo non sanno neanche che esiste (essendo stati classificati come “comuni non turistici”), Lozzo è in compagnia del solo Ospitale: ambedue con indice sintetico della densità turistica pari a “S1” (“S” è l’indice di sintesi degli indici sintetici D, P e T con 5 sfumature… vedi specchietto descrittivo qui sotto). In Centro Cadore c’è solo Domegge che ci avvicina con S2, tutti gli altri  sono o S4 o S5. In ambito cadorino (comprendendo l’ampezzana Cortina) troviamo a S3 Danta, San Nicolò e San Pietro, tutti gli altri sono S4 o S5.

Di seguito le tabelle con la classificazione dei comuni facenti parte del Centro Cadore, Cadore, Provincia di Belluno in ordine alfabetico e ordinati per l’indice “S”. 

Si tratta della classificazione dei comuni in base alla “densità turistica”: tale classificazione è una delle varie covidiate del Circo Barnum che, a più riprese e con l’alternanza di avvocati del bobolo e nonnetti che potevano stare più efficacemente a grattarsi i coglioni sulla poltrona di casa, hanno costellato l’intensa attività -circense, per l’appunto- dei governicchi dei competenti. 

La covidiata sarebbe stata estratta dal cappello per definire “una classificazione delle attività economiche con riferimento alle aree ad alta densità turistica, al fine di evidenziarne il nesso turistico territoriale e consentire l’accesso a misure di sostegno mirate in favore delle imprese dei settori del commercio, della ristorazione e delle strutture ricettive colpite dalla prolungata riduzione dei flussi di turisti“.

(capite bene che se quella che ritiene d’essere la prima potenza turistica mondiale -ancorché non sia più così da mo’ (siamo scivolati ad un comunque onorevole 5°/6° posto a seconda del tipo di valutazione)-, zeppa di quelli che “il turismo è il nostro petrolio”, deve aspettare il sopraggiungere di una pseudo-pandemia per dotarsi di uno strumento che misura – con ogni probabilità “alla cazzo” – la densità turistica del proprio… patrimonio di punta, be’, non è difficile presumere che tale strumento finisca per avere il valore che pare avere, un nuovo numero da circo!)

E’ comunque consolante sapere che per Lozzo l’offerta turistica è considerata alta (D4), quanto avvilente vedere che la domanda turistica è bassa (P2) e che le attività economiche connesse al turismo sono molto basse (T1). Della serie: l’alunno è intelligente, ma non si applica. Un po’ quello che ho sempre sostenuto: a Lozzo abbiamo fatto l’offerta, adesso dobbiamo fare i lozzesi (semicit. Massimo D’Azeglio).

(qui dettagli Istat sulla classificazione e nota metodologica)

Classificazione Istat dei comuni della provincia di Belluno in base alla densità turstica: Centro Cadore

Classificazione Istat dei comuni della provincia di Belluno in base alla densità turstica: legenda degli indici sintetici

Classificazione Istat dei comuni della provincia di Belluno in base alla densità turstica: Cadore

Classificazione Istat dei comuni della provincia di Belluno in base alla densità turstica: Provincia in ordine alfabetico

Classificazione Istat dei comuni della provincia di Belluno in base alla densità turstica: Provincia ordinato rispetto all'indice sintetico "S"

CHE AVRA’ MAI IN MENTE LO ZAR RUSSO?

14 Marzo 2022 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

In questi tragici giorni assistiamo attoniti ad una immane tragedia che sta avvenendo nel cuore dell’Europa con l’inaudito attacco scatenato dalla Federazione Russa nei confronti dello Stato sovrano dell’Ucraina. Il tutto senza una proclamazione dello stato di guerra da parte dell’invasore, anzi l’avvio delle ostilità è stato contrabbandato come una semplice “operazione militare speciale”, giustificata artatamente con tutta una serie di motivazioni ed obiettivi che vanno da supposte ragioni di sicurezza a pretese che mirano a depauperare sia l’integrità territoriale della nazione assalita come le possibili, autonome sue scelte in fatto di autodeterminazione e di sottoscrizione di future alleanze.

Infine, in un inaccettabile crescendo impositivo, viene messa in discussione la stessa forma di governo democraticamente eletto dai cittadini ucraini. In buona sostanza, lo zar Vladimir Putin, dopo aver sempre negato ogni intendimento di invasione, ha operato una delle sue ormai abituali giravolte ed ha invaso la vicina nazione avanzando tutta una serie di richieste capestro quali: 1) riconoscimento delle due repubbliche autoproclamatesi del Dombass; 2) riconoscimento formale della acquisizione alla federazione Russa della Crimea (vedasi referendum farsa promosso e manovrato dall’occupante nel 2014); 3) instaurazione in Ucraina di un governo “democratico e di desanificazione”. Questa ultima pretesa con accuse strumentali (‘fake news’) aventi valore di un vero e proprio diktat, sono state enunciate ad intervento già avviato e mirano a distruggere l’assetto istituzionale ed a stabilire uno stato vassallo sull’esempio della vicina Bielorussia.

Lo zar riteneva, forse, di aver ‘vita facile’ e che la campagna di conquista si sarebbe risolta nel giro di 2/3 giorni con il raggiungimento degli obiettivi prefissati, con il crollo dell’esercito nemico, la fuga del governo e l’accoglienza delle truppe russe da parte della popolazione inneggiante ai liberatori con inni e canti di gioia. I conti, i disegni e le aspettative erano evidentemente sbagliati se è vero come è vero che ora, dopo circa 20 giorni di eroica resistenza del governo, dell’esercito e del popolo ucraino, il despota russo è costretto a far terra bruciata della nazione aggredita per tentare di piegarla ai suoi insani voleri… E ciò con tutte le alee del caso, con il possibile impantanarsi in una battaglia casa per casa.

Non pochi commentatori politici di discutibile levatura stanno cautamente palesando il desiderio di trovare una qualche giustificazione storica alle orribili scelte ‘putiniane’, parlando di manchevolezze ed omissioni dell’azione politica delle classi dirigenti occidentali (USA e EU), che sono rimaste inerti di fronte agli atteggiamenti aggressivi e brutali del dittatore russo. Basti ricordate quanto avvenuto in Cecenia, in Georgia, in Siria (Aleppo), nella stessa Crimea e nel Dombass con le stragi consumate nella indifferenza generale. Sì, è vero l’Occidente ha girato la testa dall’altra parte per ragioni vuoi di convenienza economico-finanziaria, vuoi per preservare i flussi commerciali ed anche per quieto vivere… I simpatizzanti putiniani lamentano poi l’espansione della Nato ad est, dopo la caduta del muro di Berlino, dimenticando però che le nazioni dell’ex Patto di Varsavia avevano ed hanno di loro sponte chiesto la adesione alla Nato, così come da tempo stava facendo la stessa Ucraina. La Nato ha tergiversato ad accogliere nel suo seno la Ucraina proprio per non turbare le relazioni con la Federazione Russa… Va anche precisato che quest’ultima, nel 2007/2008, intratteneva ottimi rapporti collaborativi con la Organizzazione di Difesa Atlantica e ci fu persino un momento nel quale V. Putin pensava di aderire tout-court alla stessa citata Organizzazione.

———————–

A questo punto, corre l’obbligo di analizzare storicamente il comportamento dell’uomo che siede al Cremlino da oltre 20 anni e le fasi contraddittorie del suo comportamento (almeno dal punto di vista Occidentale). Tenuto conto di quanto sta ora accadendo di drammatico e ponendo il tutto a confronto con quanto affermato nel recente passato dal satrapo moscovita, la figura che ne esce fuori è quella di un personaggio ambivalente, se non proprio quella di un bugiardo seriale…

Si potrebbe far riferimento al noto personaggio ‘bifronte’ di Mr Hyde e del Dr Jekill. Per meglio comprendere le oggettive contraddizioni comportamentali del nostro, vengono riportate sue affermazioni datate Giugno 2020 e Giugno 2021 (il mese di Giugno è forse il mese chiave delle ‘metamorfosi’ del despota). Eccone un sunto:

Giugno 2020: nel 75°anniversario della 2a guerra mondiale, il Putin affermava: “La creazione di un moderno sistema di relazioni internazionali è uno degli esiti più importanti della 2a guerra mondiale”. Poi, rivolto a Xi Jinping, Macron, Tramp, e Johnson, così continuava: “E’ dovere nostro e dei rappresentanti delle potenze vincitrici assicurare che questo sistema sia mantenuto e migliorato”

Giugno 2021: in una dichiarazione congiunta con Biden, Putin diceva: “Riaffermiamo il principio secondo cui una guerra nucleare non può essere vinta e non deve essere mai combattuta”.

Alla luce di queste dichiarazioni, inopinatamente smentite dai tragici fatti di questi giorni, cosa dirà mai il nostro nel mese di Giugno 2022? Io penso che la verità vera sia quella che ci troviamo di fronte ad un mentitore seriale e che lo squallido personaggio mentisse spudoratamente sia nel 2020 che nel 2021. Ciò è, tra l’altro, provato dal suo losco ed oscuro passato ed anche dalle sue odierne affermazioni di non aver invaso l’Ucraina (si tratterebbe soltanto di una operazione ‘speciale’) e di aver fatto credere ai militari di leva di essere inviati a fare una semplice esercitazione…

In conclusione, se è vero che l’Occidente ha “girato la testa dall’altra parte” per troppo tempo, è altrettanto vero ed incontestabile il fatto che l’aggressore è la Russia e che la vittima è l’aggredito e questo è il punto fermo della intera questione, senza indulgere a tante elucubrazioni. Se c’erano controversie, queste andavano risolte con un negoziato e non con le stragi (anche di vecchi e bambini). Anche nel 1938 (trascurando la vicenda della occupazione della Ruhr), a Monaco, Francia e Gran Bretagna furono acquiescenti verso la protervia e l’arroganza di Hitler, ma poi ci furono: l’Austria, i Sudeti, la Cecoslovacchia ed infine la Polonia ed allora il risveglio fu terribile. Il nostro V. Putin , ossia “Vladolf Puther”, saprà accontentarsi e limitarsi alla Ucraina o non vorrà magari emulare il suo antico ‘maestro’ Adolf e cogliere altre foglie dal ‘carciofo’ ex Unione Sovietica? Le premesse non sono per niente rassicuranti anche perché l’uomo parla troppo spesso ed evoca la minaccia nucleare. Al Cremlino, sembra siano tutti appiattiti al volere del boss, ma si vocifera che il circo magico (quelli che contano veramente) sia formato da pochi membri di una ‘cricca’ legata indissolubilmente a ‘Vladolf’, ne cito i nomi e le qualifiche di questi esseri tenebrosi ed impenetrabili esecutori ed ossequienti alla volontà del capo:

Sergeij Shoigu-ministro della difesa; Valerij Gerasimov-capo di Stato Maggiore; Sergeij Viktorovic Lavrov-ministro degli esteri.

E’ auspicabile che prevalga il buon senso, che non ci siano incidenti che possano interessare i confini della Nato e che le sanzioni inducano Vladolf a più miti consigli. Che Dio ce la mandi buona!!

Zazzaballa: subito un estintore al tavolo quattro

25 Febbraio 2022 Criticarium Itaglia, Satireggiando satireggiando, zazzaballa

Come sapete seguo i cinguetii del Zazzaballa da mo’ perché contribuisce ad allietare la mia grigia giornata: difficile trovare un profilo espressivamente paiazo, tananai e perdipiù mona (mona nel senso veneto, cioè… mona, uno che dice monade).

Il Mastrota del Montello s’è subito fiondato in una ferma (poteva non essere ferma?) condanna della “follia criminale senza giustificazioni” che si sta consumando nel paese delle “cameriere, badanti e… amanti” (cit. l’Annunziata, altra mona di rango anche se sulla sponda comunistoide). 

Il nostro si tuffa in un encomiabile “va subito bloccata”. Della serie, un estintore al tavolo quattro (semicit. Phastidio). Dimenticandosi che il capo-mandria (vedi immagine al seguito, ma qui l’elenco è molto più esaustivo) ebbe a endorsare -da lungo tempo e per lungo tempo, cioè fino a ieri- le doti del più famoso cowboy dell’est, tale Vladimiro, per gli amici Putin.

Peraltro, qui lo si può ammirare (il capomandria) mentre -lesto coma una faina- depone con accorata apprensione un mazzo di fiori sull’uscio dell’ambasciata della deflorata nazione fornitrice, oltre che di cameriere… anche di grano duro, meno duro e meno buono di quello italico, ma utile a sfamare la nostra nerboruta gioventù, italiota o meno che sia.

Tornando al Mastrota del Montello, va evidenziato che subito dopo aver sciacquato la coscienza con “dell’Ucraina un pizzichin”, il nostro, nel tempo di un batter di ciglia, entra in modalità “veneto-xe-beo” con mud “Liala-Harmony” e lancia nell’etere un nuovo struggente cinguettio a favore de “L’incanto di Venezia nelle ultime sere d’inverno…”.

E per domani Zazzaballa ha in serbo per tutti noi le avventure di Crì, il criceto salvato dai pompieri di Vo’ che, da quel giorno, continua a far vorticare la ruota H24. Si fermerà mai, Crì?

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