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Cadore: Bilancio demografico 2022 a -10,4 per mille (-10,6 Centro Cadore, -13,2 Comelico, -8,1 Val Boite)

14 Maggio 2023 Cadore - Dolomiti cadoriadi, demografia

Bilancio demografico 2022 per il Cadore; qui i dati del bilancio demografico del 2021.

Con -54,3‰ Cibiana è anche per quest’anno al primo posto del tracollo demografico seguita da S. Pietro a -30,5‰ e S. Stefano a -27,0‰; sul versante della “ripresa” demografica troviamo il +31,8‰ di S. Nicolò seguito dal +19,4‰ di Borca e dal +4,6‰ di Sappada (*). A livello comprensoriale il peggior risultato è a carico del Comelico con un saldo totale di -13,2‰ seguito dal Centro Cadore con -10,6‰ e dalla Val Boite con -8,1‰. 

Nei tre comprensori i saldi naturali sono stati: Centro Cadore -10,2‰, Comelico-Sappada -13,1‰, Val Boite -9,0‰; quelli migratori sono stati: Centro Cadore -0,5‰, Comelico-Sappada -0,1‰, Val Boite +0,9‰.

Il Cadore chiude il 2022 con un saldo totale di -10,4‰, un saldo naturale a -10,5‰ e un saldo migratorio a +0,1‰. Provincia di Belluno a -4,7‰, Provincia autonoma di Bolzano a +1,2‰, Provincia autonoma di Trento a +2,0‰, Veneto a -2,0‰, Italia a -3,0‰.

(*) Nota bene: i dati di Sappada, ancorché passata al FVG, sono stati mantenuti per garantire la coerenza con i bilanci demografici degli scorsi anni.

Bilancio demografico in Cadore anno 2022

Auronzo, Cortina e Veneto non hanno recuperato le presenze del 2019; Alto Adige e Alta Pusteria le hanno superate

13 Maggio 2023 Turismo e dintorni andamento-tur-cadore, tur-2022, turismo-alto-adige

A questo punto il gioco è prendere il 2019 come anno base e rapportare i tre anni prima e i tre anni dopo per vedere come è andato il recupero dal tonfo indotto dalla pandeminkia. Dal grafico (qui la versione a più alta risoluzione) si nota, in termini di presenze, che prima del 2019 Auronzo, Veneto, Alto Adige e Alta Pusteria stavano crescendo, STL-Dolomiti era pressoché stabile, mentre Cortina stava decisamente calando.  Nel 2019 le curve convergono (per forza, è stato preso come anno base!!) per poi subire la mazzata della pandeminkia, chi più chi meno (be’, il Veneto ha preso una mazzata memorabile!). 

Quello che conta è che al vero riavvio dei giochi, cioè decorso il 2022, Auronzo è, rispetto al 2019, anno per tutti “felice”, ancora sotto del 14,5%; sempre sotto si trovano Cortina del 6,0%, l’STL-Dolomiti dell’8,3% e il Veneto del 7,5%. Alto Adige e Alta Pusteria si trovano invece rispettivamente a un +2,2% e +2,5% (sempre rispetto al 2019): il tonfo è stato ampiamente recuperato. Strano il comportamento di Auronzo che nel 2021 recupera meglio degli altri (-18,8%, sempre in relazione al 2019) ma poi si inchioda, per l’appunto, a -14,5%. 

(nel grafico ho usato l’opzione “linea liscia” perché più leggibile: qui la versione “linea dritta” più rigorosa…) 

Presenze 2022 in provincia di Belluno: elenco comuni per numero di presenze totali

12 Maggio 2023 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni andamento-tur-cadore, tur-2022

Cortina d’Ampezzo fa da sola un quarto delle presenze dell’intera provincia di Belluno, seguita da Livinallongo del Col di Lana cui spetta il 10% della torta, Auronzo di Cadore che raggiunge l’8% e quindi Falcade con 6,4%. Similmente alle presenze del Veneto, anche per quelle della provincia di Belluno si noti che la metà delle presenze è in mano ai quattro comuni precedentemente elencati (su un totale di 61 comuni), che insieme raggiungono il 51,7% mentre i primi 11/12 comuni raccolgono l’80% delle presenze.

Ripartizione % delle presenze in provincia di Belluno: elenco dei comuni per numero di presenze

L’ARROGANZA DELLA “SORELLA D’ITALIA”

11 Maggio 2023 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

Giuseppe Zanella

NB-Per il titolo mi trovo a condividere (il ché è tutto dire) il giudizio del noto dirigente della galassia berlusconiana, Dr Rossella.

In questi oltre 7 mesi di governo meloniano si è vista all’opera una compagine di “duri e puri”, per la gran parte seguaci di nostalgiche ideologie malamente camuffate per ragioni di mera opportunità politica, ma sostanzialmente sostenute nei fatti dal mancato riconoscimento della natura ‘antifascista’ della nostra Carta Costituzionale, sulla quale, peraltro, essi hanno giurato.

Oltre alla qualifica di ‘duri e puri’ ben poco resta delle qualità, della competenza, della preparazione storica, giuridica, economica e, soprattutto, istituzionale di questo gruppo proveniente da un variegato mondo di destra-centro, legato insieme dal solo collante del potere per il potere. E ciò è provato dalla visione politica fin qui limitata a parlar d’altro, esulando dai drammatici problemi che assillano anche quella fetta credulona di popolo che li ha votati. Evito di parlare dell’elenco dei falsi obiettivi perseguiti fin dal primo giorno di operatività di questo dicastero, il primo di destra-destra (definizione bersaniana). I continui sproloqui e le incredibili dichiarazioni di ministri quali Lollobrigida (cognato tuttofare), di Sangiuliano, di Piantedosi, del noto capitano leghista (per non parlare poi della seconda carica dello Stato…), sono la lampante conferma della qualità insuperabile (in senso negativo) di una classe dirigente raccogliticcia ed alquanto… ’claudicante’ in termini di preparazione ed opportunità politica in senso lato.

Ma l’arroganza ed il camuffamento della realtà messe in mostra dalla nota ‘sorella’ che siede a Palazzo Chigi ha incominciato ad evidenziarsi con le sue “soddisfazioni”, più volte ripetute, per i risultati che avrebbe ottenuto a Bruxelles alle sue reiterate richieste. I fatti dimostrano però che la posizione italiana, a livello europeo, è di un imbarazzante isolamento (escluso l’appoggio del leader magiaro, tale Orban) ed il ritorno a Roma è sempre stato… a “mani vuote”. Ora, la montagna ha partorito il classico topolino: il taglio del cuneo fiscale (“meglio piuttosto che niente” dice qualcuno), ma la misura è una-tantum e per soli 5 mesi. E dopo? Per renderla strutturale occorrono almeno 10/12 mld, che allo stato risultano introvabili. Di contro, la ‘sorella’ ha provveduto a riprestinare alla grande i vaucher, a incentivare il lavoro precario con l’allargamento dei contratti a termine, con il trascurare e penalizzare le derelitte ‘Sanità’, ‘Istruzione’ e ‘Giustizia’ ed a revocare praticamente il Reddito di Cittadinanza. Insomma, con una mano si dà poco e male, con l’altra si sottrae molto e si penalizzano i poveri.

Questo parlare d’altro, questo vantare provvedimenti di dubbia qualità ed efficacia ha, in questi giorni, trovato una nuova manifestazione nell’apertura del capitolo “Riforme Istituzionali”. La mia non verde età mi consente di ricordare i vari tentativi di modifica della nostra Carta fondamentale, tutti comunque miseramente falliti. Ed ogni tentativo prevedeva la creazione di indubbi squilibri fra i poteri dello Stato, laddove, invece, la Carta aveva previsto, e tuttora prevede, un perfetto bilanciamento fra le attribuzioni previste fra le varie Istituzioni della Repubblica.

La citata ‘sorella’ lamenta che occorre maggior potere all’Esecutivo, vorrebbe il premierato forte, magari l’elezione diretta del capo dello Stato (una autentica tagliola sull’unica Istituzione di garanzia ancora perfettamente funzionante; se un tale disegno passasse, sarebbe una autentica dichiarazione di sfratto all’attuale Presidente, da sempre considerato espressione non certo di questa destra retriva). Ma poi, perché più potere all’Esecutivo quando quest’ultimo lo ha già in abbondanza e lo dimostrano le scelte molto discutibili sulle modalità adottate (ad esempio, decreti ‘contra personam’) per il rinnovo delle cariche apicali nelle strutture essenziali/operative nazionali (Forze armate, GdF, Rai, Enel, Eni, Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti ecc.). Tutto sarebbe poi a detrimento dei poteri propri del Parlamento (e della sua funzione anche di controllo).

Tornando alle esperienze del passato, vanno ricordati i tentativi esperiti dalle commissioni:

-Bozzi, De Mita-Jotti, dalla bicamerale D’Alema-Berlusconi (detta anche del “patto della crostata”, fatta fallire poi da quello che io continuo a definire l’”Innominato”); ci fu poi il tentativo del Centro destra nella nota baita di Lorenzago (auspice l’altro divo Giulio, che di cognome faceva e fa Tremonti) con i 4 “giureconsulti” allora definiti “Saggi” (Francesco D’Onofrio, Andrea Pastore, Roberto Calderoli e Domenico Nania), i quali, fra uno stornello e l’altro, magari frammezzato a qualche opportuna libagione data l’altitudine, avevano proceduto ad un vero taglia-cuci della nostra Carta, il tutto da vero ‘gruppo sartoriale’, ma con ben poche qualità di veri costituzionalisti. Risultato: solenne bocciatura. Per ultimo, abbiamo assistito al tentativo del ‘Rignanese’, miseramente abortito a seguito del magnifico referendum che decretò, con il 61% dei suffragi, anche il naufragio politico del grande chiacchierone toscano.

Ora ci riprova la ‘sorella d’Italia’ con ben maggiori probabilità di riuscita (per ora, tende a spaccare maggiormente le minoranze, senza la assistenza di un chiaro disegno attraverso la presentazione di una bozza purchessia). Le maggiori possibilità di riuscita sono date da quel 2/3 dei voti parlamentari necessari per evitare la indizione di un referendum confermativo. Certo, con l’appoggio di Calenda e del Rignanese, questo forse sarebbe possibile. Altrimenti, la consultazione popolare infrangerebbe questi strumentali disegni di politici di così basso profilo (FdI ha avuto il voto di un italiano su quattro ed i renitenti al voto si farebbero certamente vivi… senza alcun dubbio).

Presenze 2022 in Veneto: Cortina d’Ampezzo 16° posto, Auronzo di Cadore 29°…

10 Maggio 2023 Turismo e dintorni andamento-tur-veneto, tur-2022

Dopo aver visto la top-5 della classifica dei comuni per numero di presenze turistiche, evitando  i patemi d’animo per la top-10 e la top-20 passiamo subito alla top-30. Nell’elenco dei primi trenta comuni il primo bellunese è Cortina d’Ampezzo che con 911.543 presenze occupa il 16° posto, mentre Auronzo di Cadore si trova al 29° con 270-498 presenze. Tra i due c’è in 24a posizione (quindi secondo posto bellunese) Livinallongo del Col di Lana con le sue 356.405 presenze.

Se per arrivare al 50% delle presenze totali sono bastate quelle dei primi 5 comuni, per giungere all’80% dobbiamo scomodare 17 comuni (su un totale di 563). Detto diversamente, nel 3% dei comuni è concentrato l’80% delle presenze totali (non da oggi, naturalmente).

(nei prossimi giorni la classifica bellunese…)

Veneto 2022: 5 comuni totalizzano metà delle presenze turistiche dell’anno

8 Maggio 2023 Turismo e dintorni andamento-tur-veneto, tur-2022

(rullo di tamburi… squillino le trombe ed entrino le squadre)

Lo so, lo so che la storia si conosce già (ci mancherebbe), ma un breve ripassino ogni tanto fa bene. Dunque, delle 66 milioni di presenze totalizzate nel 2022 su suolo venetico la metà può essere attribuita a soli cinque comuni, tra i 351 considerabili come “turistici”(*) nell’anno considerato o tra i 563 (turistici e non-turistici)(*) che compongono amministrativamente il Veneto.

Venezia, Cavallino, San Michele al Tagliamento (Bibione), Jesolo e Caorle formano la top-5 delle destinazioni turistiche per numero di presenze (cioè pernottamenti, ché le escursioni -cioè le gite giornaliere- non sono considerate altrimenti si finirebbe sulla Luna…). Cumulando le presenze attribuite a questi cinque comuni si raggiunge infatti il 49,46% delle presenze totali dell’intera Regione Veneto (sì, ok, la dicitura corretta sarebbe Regione del Veneto… ma noi siamo di famiglia). 

E Cortina d’Ampezzo? No, non è nella top-10! E Auronzo di Cadore? No, non è nella top-20!

(un po’ di pazienza e coi prossimi pixel arriviamo anche in montagna 🙂 ).

(*) – 351 sono i comuni riportati nella tabella elaborata dalla Regione del Veneto per i quali esistono i dati dei flussi turistici; non sono presenti i comuni i cui dati non garantiscono il rispetto del segreto statistico (art.9 del D.Lgs. 322/89) o un’adeguata copertura dell’indagine.

 

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