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l’impegno dell’amministrazione di Lozzo di Cadore a sostegno delle piccole imprese artigiane

6 Febbraio 2010 Ambiente, Digo la mea, Viabilità lavoro-occupazione, local-politik

Mi giunge notizia che la nostra amministrazione ha provveduto a ritirare tutti i permessi  concessi alle ditte “boschive”, per motivi di lavoro, relativi al libero transito sulle strade silvo-pastorali del nostro territorio comunale.

Tale decisione sembra sia maturata per tutelare il patrimonio stradale montano migliorando il controllo dell’accesso alle strade.

Adesso cosa dovrà fare una ditta per transitare, per lavoro, su una qualsiasi strada silvo-pastorale o pista boschiva?

Dovrà, tutte le volte, fare domanda sganciando 14 € di marca da bollo. Dovrà  poi sganciarne altrettanti (28 € in totale quindi) per ritirare una specie di permesso temporaneo. Al cambio di luogo di lavoro, altra domanda (altri 28 €), e così via. Dovrà anche, me ne dimenticavo, stimare una data di inizio ed una di fine lavori, definire la cubatura del legname da trattare oltre ad elencare i mezzi con cui pensa di transitare sulle strade.

La misura è quantomeno ridicola e dà dimostrazione della “lungimiranza” dei nostri amministratori. I quali si nascondono dietro facili spiegazioni, come i costi del ripristino o della manutenzione stradale, qualora le ditte procurino danneggiamento alle strade stesse.

Per essere certi di chi procura il danno ecco introdotta la nuova norma. Uno deve chiedere il permesso per transitare così, pensa il lungimirante amministratore, se danno ci dovesse essere, almeno abbiamo la certezza di chi è stato. NO! NO! NO! cari signori. La certezza non ci può essere. Se io sono una ditta boschiva e richiedo un regolare permesso di transito, chi può stabilire che sono stato io a procurare un danno se non la flagranza di reato?

Primo, deve essere chiaro che l’amministrazione che mi concede il permesso ha l’obbligo di venire e verificare sul posto lo stato delle strade sottoposte a transito: chi potrebbe stabilire un danno se non si ha una misura della situazione ex ante (come erelo prima)? Secondo, se io non arreco un danno, che pur viene fatto da un terzo soggetto (a mia insaputa, da qualcuno che magari intende danneggiarmi), con quali prove mi si può accusare? Forse con il fatto che ho richiesto un permesso? Ma che relazione c’è? Ma dove siamo giunti?

Sottolineo che le ditte boschive con sede a Lozzo sono due, forse tre. Difficile quindi “tenerle d’occhio”. Certo che è difficile, anzi impossibile se il territorio non viene presidiato. Se la “guardia comunale” non gira per il territorio (e non per sua scelta, ma come conseguenza di scelte imposte dall’amminsitrazione) è chiaro che “ufficialmente” non si può avere una situazione aggiornata dei lavori boschivi in essere. E’ evidente che vi sono anche ditte esterne che possono lavorare sul nostro territorio, ma il ragionamento non cambia, anzi.

Tanto più che nel programma elettorale, sto sorridendo mentre scrivo, si leggeva che l’amministrazione si sarebbe impegnata a …

… Intanto ci impegniamo a snellire le procedure e le pratiche burocratiche che accompagnano la partenza di qualsiasi nuova attività.

Certo, certo. Non so se l’abbiate fatto, quello di snellire le procedure bla bla bla (uno sforzo titanico, immagino!), ma di una cosa sono invece ora certo; state facendo di tutto per “ingrassare” le pratiche burocratiche che accompagnano la vita delle ditte … (scusate la ripetizione voluta) ancora in vita.

Sarebbe questo il modo di aiutare le aziende? Dai, bastoniamo le ultime ditte di un pezzo della “filiera del legno”, facciamole dannare, rendiamole schizofreniche. E’ così che si fa, quando si vuole dare sostegno alle attività artigianali.

La soluzione? Mantenere i permessi che ci sono e pretendere, questo lo posso capire, che le ditte che utilizzano le strade silvo-pastorali segnalino all’ufficio tecnico (a voce, per fax, per sms, per email) che da “domani inizio a lavorare a …” e, soprattutto, fare in modo che la guardia comunale svolga anche il ruolo di presidio del territorio. Voglio vedere chi fa il furbo.

Aggiungo che, in tema di dissesto del “manto” stradale, il transito “ripetuto” (avanti e ndrio) dei veicoli a motore gioca un ruolo determinante. Lo sa chi mette a posto strade bianche che vede poi degenerare in breve tempo per il passaggio dei quad e delle moto condotte da esuberanti centauri, nonché dei fuoristrada che “rampano e sgommano” (magari con le catene montate “parché senò noi vien su”). Allora si renderebbe necessario il ritiro dei permessi anche a tutti coloro che, a vario titolo, hanno accesso alle strade silvo-pastorali (legna, caccia, controllo fondiario vero o presunto che sia ecc. ecc.).

Ma tale provvedimento andrebbe contro una legge regionale (e anche se così non fosse, essendo il vertice amministratorio composto, tra l’altro, da due cacciatori, non potrebbe certo vedere la luce). Non mi sono informato, ma credo che una situazione del genere non sia replicata in altre amministrazioni comunali cadorine.

Grazie quindi al sindaco e all’amministrazione tutta per lo sforzo che ci mettete nel renderci, se non unici, piuttosto rari.

Il 12 e 13 febbraio meeting dei giovani a Soave: “L’importanza di esserci” il piano di gestione del sic-zps “Antelao, Marmarole, Sorapis”

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