BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

dagli studios di HollyWeneto i video della ricostruzione…

27 Febbraio 2019 Cadore - Dolomiti, Criticarium Itaglia regione-veneto, supercazzole, tempesta-vento

L’agenzia che di suo faceva meno ridere, tale Arpa Veneto, qualche tempo fa se n’è uscita con un tweet vagamente esilarante (l’ossimoro è cercato):

Il Veneto si rialza. La Regione del Veneto pubblica un sito con i video della ricostruzione dopo il maltempo di fine ottobre

Compiuti 18 anni del Terzo Millenio, nel leggere “pubblica un sito” uno si aspetta di vedere “un sito” (non dico un portale, ma un semplice sito web), cioè un insieme più o meno organico di pagine con un minimo di correlazione tra loro. Ebbene, “il sito con i video della ricostruzione” altro non è che il canale youtube della Regione del Veneto, un canale che (detto a margine e senza voler esagerare) fa schifo al cazzo sembra un obitorio. In altre parole, l’effetto finale è una esaltazione delle piaghe da decubito.

Ci aspettano grandi pellicole dalla fucina dei nuovi studios di Hollyweneto.

la Regione del Veneto canna il n° di telefono di “Veneto in ginocchio” per Cadore e Comelico

26 Febbraio 2019 Botanico Palazzo, Cadore - Dolomiti cronache-lozzesi, regional-politik, regione-veneto, tempesta-vento

Come si suol dire, capita a tutti. E’ il classico errore di sbaglio. Un refuso, un errore di battitura (ma ingannevole, ossia non palese com’è invece l’ormai mitica: “seconda edizione riveduta e ampliata senza errori di stumpa”).

La Regione del Veneto manda in orbita un comunicato stampa (il n° 279 del 21/02/2019) con il quale, al suono di mille trombette e con la lacrimuccia d’ordinanza del “Veneto in ginocchio”, informa che a Lozzo è stato aperto il “secondo presidio operativo avanzato a supporto delle popolazioni colpite dal maltempo in Cadore e Comelico” (cui ho dedicato due righe d’incoraggiamento).

Il comunicato avvertiva che (neretto mio):

L’apertura settimanale è prevista ogni giovedì dalle ore 9-13 (tel.0435408063); dalle 14.30 alle 16.30 sarà possibile accedere solo su appuntamento, contattando il n. 04377356325 da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13 oppure inviando una richiesta via email all’indirizzo schianti.boschi18@avepa.it.

Il secondo numero, quello da usare per “accedere su appuntamento” – lo 04377356325 – è sbagliato, non esiste. C’è un 7 in più (ma tu non lo sai). Ovviamente il comunicato stampa della Regione del Veneto è stato copincollato da tutta la marmaglia informatoide-notiziarola (che altro potrebbero fare?).

Lunedì scorso ho telefonato a quel numero per prendere un appuntamento e per tutta risposta ho sentito il classico “il numero selezionato è inesistente”. Capite che se scrivo “il governatore del Veteno” il refuso è chiaro; anche se scrivo 2+2=5 il refuso non è criptico. Ma se scrivo un numero di telefono e lo sbaglio, quello giusto non è immediatamente desumibile per via logica.

Nel solco dell’orgogliosa dichiarazione con la quale il governatore del Veneto si riempie ogni tanto la bocca – “Questi sono i veneti” – , verrebbe da dire “Questa è la Regione del Veneto“. Ma un refuso (ancorché ingannevole) si può perdonare.

Ciò che importa invece, l’abbiamo già detto, è che “il presidio operativo avanzato” non si riveli una supercazzola prematurata con scappellamento a destra. Per capirlo non ci vorrà molto.

 

Lozzo: postsidio operativo arretrato pre maltempo

24 Febbraio 2019 Botanico Palazzo, Cadore - Dolomiti cronache-lozzesi, regional-politik, sindakos, tempesta-vento

Al suono di mille trombette è stato aperto il “secondo presidio operativo avanzato post maltempo“. A distanza di soli quattro mesi-luce dal 29 ottobre, la regione più lesta del mondo è giunta a fare ciò che ai più sembrava impossibile (dovevamo salvare quell’anfora ma… alla fine ce l’abbiamo fatta: con l’amaro in bocca, ma ce l’abbiamo fatta). Capite che anche Flash (intendo il bradipo) è rimasto interdetto da tale furia organizzativa. 

La dicitura di “presidio operativo avanzato post maltempo” con la quale è stato etichettato questo colpo di fulmine, non dà tuttavia alcuna garanzia che il presidio non sia “del cazzo”, intendendo con ciò che non si può escludere del tutto che le emanazioni del medesimo possano essere fatte anche alla cazzo di cane (per i più istruiti ad mentula canis). Il divenire ce ne darà o meno conferma.

La felicità del momento sprizza da tutti i pori degli astanti (non mancano ovviamente i sindakos) ritratti nella foto d’ordinanza: andando a un vero funerale le facce sarebbero meno contrite. Evidentemente le auctoritas sentono il peso di una situazione che, diciamocelo, non sanno da che cavolo di parte prendere. L’inarrivabile Flaiano avrebbe detto di tutto ciò “la situazione è grave ma non è seria”.

Noi confidiamo, con tutto il cuore confidiamo, che il neo presidio si manifesti in una concreta utilità, ché di puttanate ne abbiano già viste abbastanza. Per dirla con quelli di Amici miei, non vorremmo che questo presidio fosse talmente avanzato da diventare, per ciò stesso, una supercazzola prematurata con scappellamento a destra. No perché, in questo caso, bisognerebbe ricorrere immediatamente a una terapia tapiòco come fosse antani e, lo capite bene, la cosa potrebbe rivelarsi scribai con cofandina.

Ma noi, inguaribili ottimisti, continuiamo a pensare che il presidio avrà una sua ragion d’essere: un’ultima cosa sentiamo ancora il dovere di sottolineare: per favore, sappiatelo da subito, che l’acqua fredda, quella tiepida e financo quella calda… le abbiamo già scoperte.

Lozzo di Cadore, mappa GeoLab Firenze aree danneggiate da Vaia: tra lo 0,8 e lo 0,9%

9 Febbraio 2019 Botanico Palazzo, Cadore - Dolomiti cronache-lozzesi, tempesta-vento

Il GeoLab – Laboratory of forest geomatics dell’Università di Firenze ha prodotto una mappa a livello comunale dell’intensità del danneggiamento delle aree forestali dovuto alla tempesta Vaia rispetto alla superficie forestale totale. A quanto si può vedere a Lozzo di Cadore è stato attribuito un danneggiamento tra lo 0,8 e lo 0,9%, meglio che da altre parti ma non proprio “insignificante” (cliccare sulla mappa per ingrandire).

Di seguito due grafici, sempre del Geolab di Firenze, relativi il primo agli ettari di foreste distrutte per regione e il secondo ai m3 di legname abbattuti.

(riguardo agli ettari “veneti”, vi ricordate il nostro governatore “pappomollo” (pappomollo è riferito all’uso che fa dei social: “avete visto com’è romantica la schiusa delle tartarughine…”) che è passato dai nientepopodimeno 100.000 ettari iniziali a 28.000… e ora se ne vede attribuiti “solo” 12.000? No eh! Io sì.)

Mappa Geolab Firenze delle aree forestali danneggiate dalla tempesta Vaia

Foreste distrutte dalla tempesta Vaia (ettari) - Geolab Università di Firenze

Legname delle foreste distrutte dalla tempesta Vaia (metri cubi) - Geolab Università di Firenze

Zaia e le sturmtruppen: “Qvesti zono i Veneten”

8 Febbraio 2019 Cadore - Dolomiti, Criticarium regional-politik, regione-veneto, supercazzole, tempesta-vento

Nuovo episodio della deriva romantico-sentimentale che Zaia ha inforcato da mo’ per ammiccare alle sterminate praterie di semi-idiotes che costituiscono le periferie dei social. Alle pillole mielose riguardanti le tartarughine o le stelle cadenti, perlomeno quelle autunnali (ché quelle invernali se l’era dimenticate), il nostro dispensa sapientemente quelle a sfondo regional-patriottico al grido di “Questi sono i Veneti!”.

Era già successo in occasione di un po’ di terra franata da qualche parte e prontamente sgomberata (dove si mostrava la foto del prima e del dopo) e in occasione della sistemazione di un trattino di strada tra Misurina e Carbonin portato via dal maltempo di fine ottobre. In quella occasione, per carità di patria, mi sono solo fatto una grassa risata ma non ho segnalato ai posteri l’invettiva patriottica. Comunque, chi cavolo volete che si interessi di rifare una strada di Veneto Strade: lo Spirito Santo, suor Nausica con le altre suore del Monte Bergamone, la Società bocciofila di Porto Tolle?

Nella versione patriottica il nostro, da ultimo, al grido di “Questi sono i Veneti!”, ha pubblicato un tweet con allegato un filmato (sotto solo il fermoimmagine, qui il tweet originale):

“Sabato 2 febbraio, a Nebbiù di Pieve di Cadore, operai al lavoro sotto una pesantissima nevicata per ripristinare i boschi devastati dal maltempo!”

Ora, si dà il caso che il sottoscritto (io, me medesimo) ogni tanto faccia visita a un amico a Valle di Cadore. Ho il vezzo di salire a Nebbiù e scendere poi verso Valle passando proprio a lato della zona riportata nel video. Vi posso assicurare che lì di “veneto” non c’è proprio niente e nessuno (a parte i soliti curiosoni). Il camion che si vede nel video ha targa austriaca e anche le maestranze sono austriache (forse anche bosniache o di altre genìe balcaniche, ma certamente non venete).

Riguardo alla “pesantissima nevicata”, le immagini sono più che eloquenti: l’accumulo di neve in giro è banale, il camion è “pulito” e c’è qualche fiocchetto di neve (con una pesante nevicata il camion lo vedreste appena: credetemiammè). Caro governatore, vuole vedere lo spessore di alcune nevicate di un certo peso? Del resto cosa vuoi che facciano questi operai il sabato, lontano da casa, se non lavorare: l’alternativa, cui comunque prima o poi non si sottraggono di certo, è trastullarsi con malto di orzo e frumento (per i diversamente comprendenti: bere birra).

Gli operai (austro-ungarici) sono al lavoro per il semplice motivo che sono pagati per farlo. Se li pagassero per pisciare nel lago, quelli piscerebbero nel lago. Punto.

Se invece il motto “Questi sono i Veneti” fosse riferito alla capacità dei veneti di organizzare e spianare la strada a ditte austriache variamente specializzate, be’, speriamo che tutto ciò sia di buon auspicio per il futuro. Non dobbiamo infatti trascurare che è passato mezzo mese di novembre (la prima metà, dopo Vaia, lasciamola perdere perché le istituzioni ubriache si stavano orientando…), tutto il mese di dicembre e tutto gennaio – un periodo nel quale siamo stati graziati dal meteo con zero precipitazioni – nel quale abbiamo tuttavia assistito all’inerzia della tanto decantata “macchina da guerra dei veneti”, all’emergere di uno stuolo di ma-mi-mo-se-forse-però-dipende per giungere, verso la fine di gennaio, alla nomina d’imperio da parte della giunta veneta dei sindaci agordini quali soggetti attuatori per le operazioni di pulizia delle aree soggette a schianti.

Insomma, poche idee ma ben confuse. Suvvia, Governatore, diamoci una scrollatina: tra un po’ arriva il carnevale e noi vorremmo poter distinguere le cose serie dalle carnevalate.

schianti da vento della tempesta Vaia: mini analisi delle aree di Riva, Sorasale e Costa Mula con foto da Sentinel 2

7 Febbraio 2019 Botanico Palazzo, Cadore - Dolomiti cronache-lozzesi, sentieri, tempesta-vento

Alla risoluzione che ci è data, a parte qualche pennacchio di vulcano in eruzione e i variopinti estuari di qualche fiume, Sentinel 2 non mi ha regalato grandi orgasmi. Qui ho provato a confrontare foto del 25 ottobre (pre Vaia) con foto del 15 novembre per cercare di capire quale sia l’estensione delle aree schiantate a nord di Lozzo di Cadore, località Riva, Sorasale, Costa Mula.

Il sopraggiungere dell’autunno con il viraggio di molte aree al marroncino può essere un buon indicatore della presenza di schianti a terra. Ovviamente bisogna tener conto del fatto che le radure erbose diventano anch’esse marroncine; inoltre le latifoglie perdono le foglie e non aiutano la comprensione del fenomeno. Tuttavia, lì dove c’erano le aree verde cupo degli abeti, il contrasto risulta abbastanza netto e quindi si può stimare l’area degli schianti. Nella prima immagine ho cercato di evidenziare in violetto le aree schiantate, mentre la seconda riporta le due foto di partenza, quella del 25 ottobre e quella del 15 novembre.

Con ogni probabilità le immagini post nevicata (non quest’ultima, la precedente) potranno fornire migliori dettagli, ma questo lo vedremo in una prossima puntata

 

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