addio monti
In relazione al passaggio di consegne da monti a Letta. Senza alcun rimpianto, ma proprio neanche uno.
In relazione al passaggio di consegne da monti a Letta. Senza alcun rimpianto, ma proprio neanche uno.
Nei giorni scorsi monti, il più noto ragioniere d’Italia, ha rinunciato ad incarichi nel partito ed ha fatto togliere il proprio nome dal simbolo del medesimo. Il nome della nota marca, all’atto del battesimo Scelta Civica, diventata subito per buona parte degli italiani Scelta Cinica con FalliMonti, si sta avviando verso il più conveniente Sciolta Civica. Vedrete che, se si danno da fare come sanno, potremmo assistere anche ad una loro scissione.
Pierferdy lo zombi ha già lanciato il sasso. Gli elettori lo hanno fatto diventare una piccola scheggia, pustolosa, ma il canuto democristiano pensa davvero di poter ricomporre il Centro. La soluzione finale, quella che ci ha permesso di toglierci di torno fetecchie del calibro di Di Pietro e Fini, non ce l’ha fatta a buttare Casini nella pattumiera ed eccolo riprovare con il “riciclo” (sarà solo concime, non dubitate). Ma vedrete che anche i giovani puledri della scuderia inizieranno presto a scalciare ed a sollevare polvere fra loro.
Intanto la creatura è crollata nei sondaggi precipitando -per ora- ad un miserrimo 7%. Miserrimo per ciò che le Truppe Ciniche si aspettavano: quel 15% che apriva le porte al sogno del 20% e che, nella realtà, si è poi fermato al 10% (al senato neanche raggiunto). Però NO, monti non si è fatto veramente da parte, continuerà a romperci i coglioni dal basso della sua esperienza, ma lo farà da senatore a vita. Ma che ce ne facciamo dei senatori a vita?
(Foto: zonadifrontiera.org)
Scelta Cinica c’è anche in Friuli Venezia Giulia, ovviamente. Anzi no: c’era. Meglio: c’è ancora ma il candidato montiano alle prossime elezioni regionali per la presidenza della regione FVG non corre più.
UDINE. Il colpo di scena arriva a poche ore dall’investitura dell’avvocato triestino Alfredo Antonini a candidato presidente di “Scelta civica” alle Regionali. Matura in ambiente romano tra venerdì sera e ieri mattina per essere poi comunicato ad Antonini dal Presidente del consiglio,
Mario Monti, in persona: Scelta civica si ritira dalla corsa elettorale. Non parteciperà alle Regionali del prossimo 21 aprile. I motivi? «Le difficoltà del quadro nazionale, ….
Io ve l’avevo detto. Ve l’avevo già detto. Ma, andiamo avanti, va:
[…] Questa la spiegazione ufficiale. Quella ufficiosa è invece che Mario Monti si sia alleato con il Pd per assicurarsi la presidenza al Senato. L’elezione della seconda carica dello Stato è fissata infatti per venerdì prossimo e in vista di quell’appuntamento, nella capitale si starebbero tessendo tele finalizzate ad assicurare al Presidente del consiglio i necessari appoggi.
Il Partito Democratico avrebbe chiesto a Monti un disimpegno politico e a far da agnello sacrificale, quale dimostrazione di un primo passo indietro, sarebbe proprio la partecipazione dei montiani alle Regionali in Fvg. Ciononostante Scelta civica si fosse già abbondantemente esposta in vista del voto del 21 aprile avendo annunciato, di fresco, il nome del candidato presidente, rimasto in carica per sole 48 ore, e avendo quasi avuto ragione anche delle liste, alle quali non mancava, ieri mattina, che una candidata di genere femminile a Gorizia per chiudere le 5 “formazioni”.
Io ve l’avevo già detto. Ve l’avevo detto sì o no che …
(oddio, proprio lenticchie non sono, trattandosi della seconda carica dello stato da cui provare poi a saltare sul colle più alto, ma intanto … preparatevi perché prima o poi arriverà anche l’inculata dolomitica oops, sodomitica)
Dopo la vergognosa prova data alle ultime elezioni dove – chi più chi meno – hanno tutte toppato, le case sondaggistiche rimettono i piedi (e la faccia) all’aperto. Per prima lo ha fatto Lorien dandomi una breve ma intensa soddisfazione: il ciarpame di Monti e ghenga avrebbe preso la china dell’estinzione, passando da un 13,4% pre-elezioni (rivelatosi alle urne complessivamente camera+senato 9,5%) ad un 5,6% post-elezioni (vedere primo riquadro rosso). Anche Ipsos e Piepoli danno in calo il minestrone di centro, il centrino.
La mia sarebbe felicità naturale nel vedere il peggior presidente del consiglio che ci sia capitato di vedere, sprofondare così in basso ma, realisticamente, che cavolo di autorevolezza puoi dare a questi sondaggi (e alle case/istituti che li elaborano) che davano il M5S a 14,8% (Lorien), 15,8% (Ipsos) e 13% (Piepoli) per trovarceli ad urne aperte al 25,6% ?
(grafici tratti da scenaripolitici.com vedi sopra per link specifici)
No, non ci sto! Sono solo rumors, ma non posso pensare che Renzi si presti a sostenere Monti e la ghenga del non so chi mi tenga, pur col miraggio del premierato. La politica è l’arte dell’impossibile ma non si possono calpestare così i sogni della gente. La risposta che mi sembra più appropriata è questa:
Twitter è da tempo il social più di moda. Durante la campagna elettorale tutti si sono aperti un cosiddetto profilo (per alcuni di essi avevo preparato la pagina “porci con le ali“). Anche Monti e Scelta Cinica. Solo che non cinguettano più: dal 27 febbraio il primo, dal 25 febbraio il secondo (trascurando i retuit che comunque si fermano anch’essi al 27). Non si fa così, caro ragioniere. Noi contavamo di essere informati quotidianamente dalla di lei essenza. Non si lascia nella palude informativa chi l’ha seguita con ardore e l’ha votata col cuore. Twitta Mario, twitta, dì qualcosa.
Il patapumf elettorale toccato al centrino non dev’essere stato ben digerito, pur essendo chiaro (solo agli analisti politici) che questo silenzio è tattico (il ragioniere non sa che cazzo fare). Doveva essere l’ago della bilancia ma i numeri conseguiti gli hanno sottratto questa chance. Siamo entrati nel marasma post-elettorale ma è ben difficile che – pensando ad un possibile governo tecnico che ci porti fuori dalle secche – Napisan possa nuovamente rivolgersi a cotanta misura di fessità (che accompagna colui che è fesso, ovvero colui che commette imperdonabili sciocchezze). Ascoltiano, per ora, questo silenzio tattico, in attesa del “verbo”.