Tagli alla sanità ed al sociale in Cadore
di Giuseppe Zanella
Trovo interessante riportare qui di seguito l’intervento di un Parroco Cadorino pubblicato lo scorso 18 Gennaio su “Il Gazzettino.it”. Lo scritto del sacerdote è in perfetta sintonia con quanto da me sostenuto nell’articolo “L’ennesima vacanza estiva nel mio derelitto Cadore”, recentemente pubblicato su questo Bloz . Riporto l’intervento del sacerdote cui seguirà un mio commento.
Assistiamo impotenti, in Cadore, alla chiusura della Casa di Riposo di Calalzo. Al di là del problema occupazionale che si pone per gli addetti all’assistenza, la cosa, più che perplessi, lascia preoccupati e increduli: come può essere che nella zona con più anziani della più denatale Provincia d’Italia, si chiuda un servizio così importante per i singoli e per le famiglie?
L’oggettivo problema economico ne ha a monte uno politico. La manovra economica ha tagliato in modo consistente i fondi trasferiti alle regioni, tanto che la Regione Veneto, in tre anni, ha azzerato molte delle voci relative alle spese sociali. Non si metteranno (forse) “le mani nelle tasche degli italiani”, ma si mette il cappio al collo di Comuni e famiglie.
Non basta fare i bravi montanari che guardano, brontolano e mandano giù. Occorre tenere alta la vigilanza e far sentire la propria voce affinché tutte le persone anziane e più fragili siano rispettate nella loro dignità e non vengano trattate come spazzatura. In fin dei conti, loro sono già quel che anche noi, se Dio vorrà, saremo!
don Francesco Silvestri
parroco di Perarolo di Cadore
Che dire del grido di allarme lanciato dal parroco di Perarolo? Si tratta di una denuncia accorata, per me una amara condivisione delle mie argomentazioni sui mali che affliggono la nostra Terra, mali che molti considerano ormai inarrestabili.
Stiamo scivolando in basso, stiamo diventando sempre più poveri e con una peggior qualità della vita. Il segno del nostro lento morire, l’emblema del nostro degrado, economico prima ed ora anche civile e sociale, si sta, ahinoi!, materializzando e la chiusura della Casa di Riposo “Dorotea Vascellari” di Calalzo ne è la plastica raffigurazione. Già c’erano state avvisaglie precise, campanelli d’allarme che segnalavano l’abbandono in cui le Istituzioni pubbliche regionali e nazionali ci avrebbero lasciato. Ricordate la vicenda dell’ospedale di Auronzo? Ricordate il continuo ridimensionamento di servizi, strutture ed organici dell’ospedale di Pieve?
Adesso si chiudono anche le strutture per anziani, e questo proprio in una zona caratterizzata da un triste primato in fatto di denatalità ed invecchiamento della popolazione! Qui non si tratta di contestare il principio, genericamente condivisibile, della esigenza dell’accentramento dei servizi essenziali in aree centrali al fine di realizzare economie, qui si tratta di valutare l’oggettiva difficoltà, sotto ogni profilo, della vita in montagna. E non si venga a dire che la nuova struttura per anziani di Pieve potrà assolvere alle esigenze dell’intero Cadore. Accentrare servizi sanitari a Belluno non può essere contrabbandato con il contentino che, tanto, c’è l’elisoccorso e ci sono le ‘diagnosi telematiche’…
Le amare considerazioni di Don Silvestri e la sua spietata denuncia sono sacrosante. Ma è poi veramente ineluttabile che tutto ciò accada in questo modo da noi?
La scorsa Epifania, proprio a Calalzo, c’è stata la riunione conviviale di certa élite politica nazionale. La più o meno pantagruelica cena ha avuto il suo clou nel degustare e ‘spolpare’, con presumibile, emblematica avidità, gli ‘ossi di mas-cio”. L’allegoria di quella cena sta proprio nel possibile confronto asimmetrico fra quei succulenti ossi da spolpare da parte dei nostri politici e gli ossi spolpati rappresentati da tutti noi cadorini a cui, piano piano, viene tolto un po’ tutto.
Mi chiedo se l’albergatore-anfitrione-consigliere provinciale abbia trovato il tempo di informare, tra una portata e l’altra, i suoi ospiti sulla situazione di degrado in cui versiamo.
Io penso che molto dipenda dai tagli lineari (e non selettivi) che molto hanno cooperato a creare situazioni di precarietà in tutti i settori della vita della Comunità nazionale, in particolare in zone periferiche come la nostra. Si va dai tagli all’istruzione ed alla ricerca, a quelli alla Giustizia ed ai trasporti, ma soprattutto vanno segnalati i drastici ridimensionamenti alla sanità ed al sociale. Ed è qui che casca l’asino giacché gli Enti locali, se vorranno mantenere un simulacro di servizi essenziali, dovranno giocoforza usare la leva fiscale. Con buona pace del nostro superministro conterraneo, pure lui ospite alla famosa cena degli ossi.