il caso Franceschi e la lobby autogarantista dei sindaci bellunesi
Certa parte della magistratura è una delle piaghe più infette d’Italia, è vera e propria feccia! Essa si caratterizza anche e quindi come la più infida Casta, superando in privilegi e poteri quella “dei politici” che assumono, nei confornti di essa, lo status di “dilettanti allo sbaraglio”.
Tutto ciò detto, pur lapidariamente, per sgombrare la strada a possibili fraintendimenti, mi pare che l’iniziativa dei 28 sindaci di formulare un sostegno a Franceschi, sostegno che non è più quindi di carattere personale ma assume valenza istituzionale, è cosa se non vergognosa perlomeno riprovevole, al di là di tutti i distinguo che i sindaci si saranno premurati di evidenziare e che in questi casi sono formalmente d’obbligo.
Sappiamo tutti che la magistratura si comporta talvolta come una primadonna smaniosa di visibilità mediatica. Ma non mi sembra che i sindaci, certi sindaci più di altri, si tirino indietro quando hanno una telecamera davanti agli occhi. Né del resto era nascosto e sconosciuto ai loro occhi, quando hanno deciso di candidarsi, il rischio a cui si espone chi desidera amministrare: è nella natura di queste cose.
Così come è altrettanto vero che, tranne casi isolati, i sindaci inseguiti e puniti dalla legge sono veramente pochissimi, tanto pochi da sollevare più di qualche dubbio. Cane non mangia cane e lo Stato non punisce i propri servi se non quando hanno superato platealmente “la misura”.
E’ comunque una bella speranza quella di vedere questa “lobby dei sindaci”, che in questi anni tanto ha blaterato e pochissimo ha prodotto per l’autonomia del territorio da “essa” amministrato, cimentarsi e cementarsi in questa prova di autodifesa dai metodi – giammai dai meriti – della forse un po’ troppo spavalda (nei confronti di Franceschi) magistratura bellunese.
Chissà che non torni utile più avanti quando, per garantire la vivibilità in questa parte del mondo, bisognerà andare oltre le semplici dichiarazioni e gli ordinetti del giorno approvati da sonnolenti sindaci e da letargici consiglieri. Per intanto rileviamo che almeno una parte dei sindakos, sotto la patina di fedeli e grigi servitori dello stato centralistico, sono in realtà pervasi da un autentico spirito autonomista -financo autogarantista- che, finora, era inspiegabilmente rimasto in ombra.
Lo so, è stato difficile evitare di mettere il dito nella piaga del Bim-Gsp, ma questi sindaci non se lo meritano, non se lo meritano proprio :-).
5 Maggio 2013 @ 19:27
Anche se umanamente e costituzionalmente chiunque può manifestare il proprio pensiero, nel caso specifico è doveroso rimarcare alcune cose.
Se è vero che ha condizionato una procedura d’appalto è altrettanto vero, almeno credo, che abbia “fatto la pipì fuori del vaso”.
Se è vero, come ritengo possa essere veritiera la cosa riferita, che abbia ordinato alla sua polizia locale di fare o non fare determinati servizi in funzione delle scadenze elettorali, merita la giusta punizione.
Mica è che se uno viene eletto sindaco può fare o disfare quello che più gli garba.
Sono passati gli anni in cui Berta filava.
Sono passati gli anni in cui i cittadini erano ignoranti e succubi.
Fra le tante vicende c’è stata la rivoluzione francese, la caduta del fascismo e la trasparenza della gestione della cosa pubblica.
QUESTA ULTIMA QUESTIONE DOVREBBE ESSERE LA PREGHIERA MATTUTINA, DI MEZZOGIORNO E SERALE PER TUTTI I PUBBLICI AMMINISTRATORI, A PARTIRE DA QUELLI DEI COMUNI, DELLE PROVINCE, DELLE REGIONI E DELLO STATO.
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