BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

Selvaggia munge la Moretti, capra del PD

7 Novembre 2014 Criticarium Itaglia capre-e-caproni-del-PD, politicanti, psico-dramma, quelli-del-PD

Siccome della capra del PD ci toccherà sentire ancora a lungo i belati strazianti… . Prima le ha legato i piedi, oops, le zampe, come si conviene con le capre riottose. E poi l’ha munta. Uno spettacolo pirotecnico.

Selvaggia Lucarelli e il kamasutra di Alessandra Moretti: pur di fare carriera nel Pd, cambia tutte le posizioni

A me piace molto Alessandra Moretti. No, forse no, non mi piace affatto. Cioè, non è male. Anzi, è pessima. È indubbiamente una fine statista. In fin dei conti è una cialtrona. Perdonate la confusione, ma ho appena finito di passare al setaccio la carriera politica di Alessandra Moretti e non sono più certa neppure della mia identità sessuale. Sento che contagiata dalla sua coerenza potrei dichiararmi etero a pranzo e transgender entro sera. Anche ermafrodita volendo, ma solo per il bene del partito, sia chiaro. Perché la Moretti è così. Lei cambia idea con la frequenza con cui la Pellegrini cambia allenatore, ma lo fa mica per incoerenza o ambizioni personali, no, lei lo fa per il bene del partito. O dei partiti, visto che la pupilla di Renzi, la Carol Bouquet del pd, appena sette anni fa, candidata alle elezioni per il consiglio provinciale di Vicenza, appoggiò, per il bene del partito, la candidatura di un uomo di Forza Italia, Giorgio Carollo. Lui inseguiva il sogno di un nuovo centrodestra, lei di una poltrona su cui sedere.

La lista si chiamava «Under 35», nome che era un profetico omaggio alle 35 posizioni politiche che la Moretti avrebbe assunto nei sette anni a venire. E in effetti poi la Moretti di Vicenza, la sua città, divenne vicesindaco. Ovviamente per il bene del partito, solo che questa volta il partito era il Pd. Non è da escludere che tra qualche anno diventi sindaco di Vicenza con il Movimento 5 stelle, riceva le chiavi della città da Vendola e acquisti il Vicenza calcio in una cordata con Angelino Alfano, Beppe Civati, Matteo Salvini, Jerry Scotti, Fedez e la gallina Rosita. Interessante poi il suo rapporto di grande affetto con Bersani, di cui nel 2012 divenne portavoce. «È bello come Cary Grant», disse di lui. «È ‘mbriaca come Lindsay Lohan» pensarono tutti. Del resto aveva anche detto di D’Alema «è intelligentissimo e simpatico», che voglio dire, dare del simpatico a D’Alema è come dare dell’emaciato a Joe Maska.

Nel 2013, dopo la sconfitta, molla Bersani, tenta la carta Renzi ma le dice male e allora va con Cuperlo, affermando: «Non ho abbandonato Bersani perché sconfitto, mi sono emancipata», che è come dire che Buffon s’è emancipato dalla Seredova. Di Cuperlo dice: «Gianni è più in sintonia con la mia idea di sinistra». Ci tiene però anche a far sapere che Beppe Civati è un uomo coraggioso, che il lettiano Sanna è uno degli uomini più intelligenti che conosce e già che c’è che stima tanto Matteo Renzi. Ci manca solo «Delrio mi fa sangue» e più o meno se l’è allisciati tutti. La parte divertente della faccenda però è che per il bene del partito, quando era ancora la portavoce di Cary Grant, a Renzi aveva dedicato qualche tweet che non trasudava esattamente la stima espressa a posteriori. Lo definiva «Misogino, costruito a tavolino, uguale a Berlusconi, uno con la corte di donne e maschilista». Per giunta, tutte queste cose le affermava rispondendo a un fake di Matteo Renzi che l’aveva paragonata a Belen Rodriguez senza accorgersi che era, appunto, un fake. Per intenderci, è come se l’addetto alla comunicazione di Papa Francesco si mettesse a twittare con @Iddio pensando che sia quello vero.

Nel 2013 la Moretti diventa deputato. Nel 2014 il maschilista Renzi le propone di essere capolista alle europee. Lei è ancora un po’ arrabbiata per cui non dice «Renzi è bello come Ryan Gosling» ma accetta per il bene del partito. Diventa eurodeputato con 230.000 preferenze, mica cotica. Anzi, mica lampredotto. Lascia Roma e fa avanti e indietro in aereo con Bruxelles. Neanche il tempo di diventare cliente Freccia alata, che ora annuncia la candidatura a governatore del Veneto. Dopo averla smentita con fermezza giorni prima. Per il bene del partito, chiaro. Afferma: «Sento il dovere di assumermi questa responsabilità, non mi sono mai tirata indietro». Ecco, che non si fosse mai tirata indietro ce ne eravamo accorti. Provinciali, comunali, politiche, europee, regionali, in sette anni la Moretti s’è candidata a tutte le cariche possibili. Le mancano solo la candidatura a Miss Grand Prix, a rappresentante di classe della terza b del Liceo Giulio Cesare e a capocantiere dei lavori per l’Expo.

Si è perfino candidata a fidanzata di Giletti. E per il bene del (buon) partito, ovvio. Naturalmente, qualche mese prima aveva elogiato la bellezza del ritrovarsi single a 40 anni dopo una separazione, ma l’abbiamo capito, la coerenza è la sua cifra. Del resto, come diceva qualcuno, «solo gli stupidi non cambiano mai idea». Ma solo la Moretti lo fa per il bene del partito.

di Selvaggia Lucarelli

il villano e i meteogrammi in tempo reale

6 Novembre 2014 Cadore - Dolomiti, Curiosando cadore, curiosando

Discussione più o meno rustica con un villano locale sulla quantità di pioggia caduta nella giornata di ieri. Strumento di misura una carriola rimasta sotto l’acqua. Si accettano scommesse. Abbiamo sbagliato del doppio (calcolo dei volumi e delle aree eseguito con spirito avventuroso): nella giornata di ieri ne son caduti 74, di millimetri di pioggia (a Domegge).

Ma il bello è venuto quando gli ho detto … andiamo su a controllare. «Perché», fa lui, «c’è qualcuno che conta i millimetri di pioggia caduti?». Qualcuno o qualcosa, in tempo reale (quasi), sì, c’è. E vale anche per le temperature e altro. E mica da ieri. Mio nonno diceva che con la chimica e la fisica… ti avrebbero fatto credere a qualsiasi cosa. E lui, il villano: «ma quanto ci costa, a noi, sta cosa? Ma soprattutto: serve?».

A me mi piace!

meteogrammadomegge

(si parte da qui per il quadro regionale; qui per Domegge; ci sono anche i dati degli ultimi due mesi…;  non sapete che cos’è la temperatura di rugiada? cavoli vostri! potete anche meteoassociarvi (e magari entrare in una meteorete); oppure vi potete comprare una stazione meteo wifi con software ecc. ecc., ve la cavate a partire da 100 euri; oppure la potete mettere in cantina, come ho fatto io: però, finché è durato, è stato un amore coinvolgente).

LOZZO – UNA FIGURA DI IMPRENDITORE DI SUCCESSO. SUE DIATRIBE CON IL COMUNE.

5 Novembre 2014 Cultura giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi, storia-di-Lozzo

di Giuseppe Zanella

Chiamulera Francesco fu Baldassarre, originario di Valle ma cittadino di elezione di Lozzo, fu imprenditore di grande rilievo agli inizi del secolo scorso, una figura eclettica ed eminente anche se, sotto certi aspetti, invero alquanto controversa. I lozzesi dell’epoca furono infatti, per la stragrande maggioranza, entusiasti estimatori di questo illustre personaggio per lo sviluppo socio-economico che egli seppe imprimere al paese ed all’intero comprensorio nei primi anni del 1900 con la creazione di una miriade di attività produttive le quali trasformarono il nostro piccolo borgo in una ’fucina a cielo aperto’, dando così lavoro all’intera popolazione attiva ed importando manodopera dai paesi contermini e non solo.

In paese, tuttavia, ci furono non pochi soggetti cui l’uomo venuto dalla Val Boite ispirava un misto di distacco e di antipatia per il suo straordinario dinamismo non scevro da prese di posizione ad alto tasso decisionista, tali da fargli assumere atteggiamenti ritenuti sovente autoritari (ancorché autorevoli), se non proprio arroganti. Che queste divergenti valutazioni fossero state originate da ammirazione per il successo dell’uomo e quindi da ossequioso e servile atteggiamento, magari volto ad ingraziarsene i favori, oppure fossero state determinate da invidia e gelosia per le non comuni qualità manageriali dell’imprenditore fattosi da sé, e magari dal timore che la azione del Chiamulera ingenerasse, a lungo andare, nocumento alla Comunità ed alle sue Istituzioni (delle diatribe giudiziarie, che videro in nostro, ora nelle vesti di attore, ora in quelle di convenuto, parleremo più avanti), è e resta cosa tutta a verificare.

Di questa disamina resta, comunque, un punto fermo: Lozzo non conobbe mai, né prima né dopo di lui, una figura di così elevata caratura imprenditoriale ed il paese non visse mai una frenesia industriale pari a quella vissuta negli anni che vanno dall’immediato periodo pre-bellico agli anni dell’immane conflitto ed a quelli immediatamente successivi.

Chiamulera era giunto a Lozzo in qualità di contabile della ditta Del Favero Giuseppe China. Uomo brillante, dinamico, di buone letture, intraprendente e sagace, egli seppe entrare in breve tempo nel ruolo di vero dominus e factotum della fiorente intrapresa Del Favero, che gestiva un emporio all’ingrosso ed al minuto di generi alimentari, chincaglierie, ferramenta ed ogni altro genere di articoli per la casa; inoltre la Del Favero operava pure nel commercio di vini e liquori e risultava perfino titolare di una distilleria per liquori tipici di montagna. Nel 1911 il titolare, Giuseppe Del Favero, ed anche la di lui moglie (1912) decedettero nel breve volgere di qualche mese, lasciando orfani in tenera età una schiatta di figli: Giovanni, Apollonio, Placido, Valentino, Angelo, Caterina ed Eugenia.

Tutore degli orfani venne allora nominato il Chiamulera a cui il tribunale dette anche la facoltà della gestione straordinaria della intrapresa. Le voci sui risultati di tale gestione sembrano essere state, all’epoca,assai controverse: c’è stato chi affermava che il complesso imprenditoriale si era andato via via consolidando, mentre c’era stato anche chi affermava che l’attività stesse languendo, dibattuta in una crisi di liquidità. Sta di fatto che, ad un certo punto, la gestione passò nelle mani dei figli del de-cujus, Giovanni ed Apollonio, divenuti maggiorenni, i quali, nel breve volgere di qualche anno, raggiunsero risultati lusinghieri consolidando i due settori operativi, commercio e fabbrica liquori, portandoli su posizioni di assoluta tranquillità in regime di quasi monopolio per l’intera area centro e nord-est cadorina.

Chiamulera allora uscì dalla azienda e si mise in proprio quale imprenditore del legno e quale impresario edile. In questa ultima veste egli assumerà alcuni importanti appalti e sub-appalti per i lavori impellenti di costruzione di infrastrutture, strade (di rilievo gli stralci per la carrozzabile Lozzo-Col Vidal) ed opere di difesa e logistiche nella zona di Pian dei Buoi, opere commissionate dalla Regia Amm.one Militare e rientranti nel progetto per la realizzazione della linea di difesa Cadore/Maé. Nel breve volgere di pochi mesi, la estesa area di Campopian, posta sulla sinistra orografica del Piave, già di proprietà della sig.ra Del Favero Maria ‘Pici’, prozia di chi scrive, venne acquisita dal novello imprenditore, che subito vi costruì enormi opifici, segherie, falegnamerie, magazzini legnami, depositi edili ect. ed ivi tosto impiegò centinaia di maestranze.

L’operatività riguardava dunque le opere urgenti di natura militare ma anche lavori per grossi complessi nazionali ed esteri. Importante, in quegli anni, fu la registrazione di un brevetto nel campo delle costruzioni, con l’approntamento di pannelli, fatti con un amalgama di legno e cemento, atti ad edificare manufatti e moduli abitativi di pregio con contenimento dei costi ed una maggiore versatilità sotto i profili ecologico e di risparmio energetico. Sistema di costruzione antesignano, che verrà ripreso giusto dalla recente tecnologia edilizia.

A questo punto, però, corre l’obbligo di fare cenno alle diatribe giudiziarie che videro contrapporsi il nostro all’Amministrazione Comunale di Lozzo in riferimento proprio ai lavori propedeutici alle opere in fase di realizzazione sul nostro pianoro per conto della Regia Amm.one Militare. La querelle si protrasse, tra alterne vicende, corsi e controricorsi, per diversi anni, esattamente dal 1913 al 1921 e la contesa (o ‘singolar tenzone’ che dir si voglia) riguardava la pretesa del Comune di essere indennizzato per i danni provocati dalle asserite usurpazioni, da parte dell’impresa del Chiamulera, in assenza di domanda autorizzativa da parte del ‘convenuto’, dei terreni prativi e boschivi dal medesimo Chiamulera utilizzati per la realizzazione delle opere commissionate dal Comando militare.

L’accusa mossa dal Comune riguardava l’allargamento abusivo di sentieri e mulattiere, sbancamenti e scavi per l’apertura di cave per approvvigionamento di pietrame, ghiaia e sabbia. Altra pretesa dell’Ente era quella volta al ristoro per la mancata fienagione e per “l’indebito arricchimento ottenuto dal convenuto a spese dello stesso Comune”. In sintesi, le ostilità vennero aperte dal sindaco pro-tempore Barnaba De Meio con l’ingiunzione al pagamento di ben Lit 431,38 (danni effettivi Lit 343,38 + Lit 88 per perizie ed altre spese). Il Chiamulera allora citò in giudizio il Sindaco ed il tesoriere Fabbiani Salvatore, avanti il pretore di Auronzo, affinché –come si legge nella memoria dell’avv.to patrocinatore Alessandro Vecellio- dovesse “sospendersi il procedimento coattivo iniziato con l’ingiunzione del 5.3.1913 ed accogliersi l’opposizione del ricorrente al pagamento delle spese pretese dallo stesso Comune”.

E da qui ebbe inizio un palleggio di ricorsi e controricorsi, provvedimenti della Pretura di Auronzo e del Tribunale di Belluno, perizie e controperizie di parte, perizie asseverate ordinate dalla Pretura e poi contestate nel merito per asserite anomalie ed omissioni. Per farla breve, nella memoria difensiva di parte attrice (Chiamulera) si asserisce che lo stesso imprenditore “dovette occupare qualche terreno di proprietà del Comune causando lievi danni ammontanti a Lit 50”, ciò secondo una perizia del geom. Gaspare Giacobbi. Ed il ricorrente si era subito detto disponibile a versare detto importo nelle casse comunali. Seguiva diniego del Comune e decisione del Pretore di nominare un nuovo perito nella persona del sig. Pio Monti, tecnico di Auronzo, la cui valutazione del danno veniva fatta ascendere a Lit 58,33. Il Comune decise allora di impugnare tale perizia ricorrendo al Tribunale di Belluno.

Questa la sintesi della memoria dell’avv.to Augusto De Bettin: “…Il Comune sostiene doversi riformare in ogni sua parte la appellata sentenza 25.9.14 e rinviare la causa al 1° giudice annullando la perizia pretorile ed ammettendo l’assunzione di prove testimoniali…”. Citati quali testi i sigg. Zanetti Pio, Marta Giuseppe, Baldovin Melchiorre, Zanella Luigi Moma. Di contro, ovviamente, l’avv.to Vecellio ed il domiciliatario avv.to Giovanni Bianco sostennero l’operato del perito Pio Monti e la non ammissibilità dei testi. Il Tribunale però accolse le richieste del Comune basandosi sull’assunto che il perito Monti non avesse tenuto nel debito conto i danni patiti dall’Ente e non avesse valutato l’indebito vantaggio trattone dal Chiamulera; ciò in virtù del principio giuridico “del lucro cessante e del danno emergente”.

Infine, il Tribunale sostenne doversi esaminare tutta la questione della rimessa in pristino, per quanto possibile, dei terreni usurpati. Il Pretore pertanto, investito del nuovo dibattimento, cancellò con un tratto di penna la perizia Monti ed ammise le prove testimoniali su input del Comune e su quesiti posti dal patrocinatore di quest’ultimo.

Querelle infinita. La vicenda dovrà poi vedere in campo azioni defatiganti protrattesi fino al 1921 con esiti alterni. L’archivio Comunale, salvo errori, non sembra contenere l’esito della sentenza definitiva. De relato (la voce di alcuni vecchi del paese), lo scrivente ‘riporta’ che la vicenda sembra essere stata chiusa con la vittoria ai punti dell’imprenditore. Va però precisato che le somme reclamate dal Comune, anche fossero state, in ipotesi, integralmente ‘ristorate’, sarebbero state comunque da considerarsi soltanto una piccola parte degli oneri sostenuti per spese legali, spese di giudizio, perizie, onorari e parcelle di avvocati e tecnici, rimborsi agli amministratori e quant’altro. Questo a sostegno del detto che “vale di più una onorevole transazione extragiudiziaria che incaponirsi nell’adire le vie legali con testarda volontà di prevalere ad ogni costo”.

Chiudo però con una chiosa storicamente interessante. Chiamulera, pur essendo in lite con l’Ente, da ‘eminenza grigia’ e personalità eminente quale era, non disdegnò di accompagnare gli amministratori a Sottopiana in un momento tragico per la Comunità, quello di ricevere gli invasori e contribuire così, con la sua forte ed indiscussa autorità e per quanto umanamente possibile, a cercare di attenuare il fardello delle inevitabili vessazioni da parte dell’occupante sulla stremata popolazione. E l’invito a partecipare a quella non entusiastica accoglienza, gli fu rivolto dal sindaco dell’epoca (uno dei tre menzionati negli atti di causa), il Sig. Zanella Giobatta Valis.

Strano il destino di entrambi questi personaggi: il pubblico amministratore, accusato da alcuni lozzesi di collaborazionismo con il nemico (vedasi profilo redatto nel passato su queste stesse colonne [trattasi de “Il Cadore”, ndr]), ingiustamente incarcerato, però mai processato; l’altro, l’imprenditore, oggetto di malevoli insinuazioni dello stesso tipo, pure mai, sembra, effettivamente provate.

L’azienda Chiamulera chiuse i battenti in seguito a dissesto, che, allora si disse, in parte essere stato dovuto a certe infedeltà di alcuni collaboratori. In viaggio di nozze ad Alessandria d’Egitto, visitando il porto della città, il nostro scoprì intere navi cariche di tavolame recante la provenienza dalle segherie di Campopian… La signorile magione dalla originale linea architettonica, già dimora del Chiamulera e sede degli uffici aziendali, venduta all’asta, venne acquistata dal sig. Giovanni Da Pra, il noto ‘Marco Polo’ nostrano, sul conto del quale venne pure tracciato, tempo addietro, un profilo su questo giornale [trattasi de “Il Cadore”, ndr].

dime furlàn, dime sasìn, ma no sta dime Padoan

5 Novembre 2014 Criticarium Itaglia della-confutazione, renzie, verso-il-default

Finché si trattava della Moretti, una capra in ambito economico (piddina, tanto per cambiare), ci si poteva anche divertire a prenderla in giro. Ma con Padoan il sentiment diventa un mix tra l’angoscioso e il pericoloso.

Da uno che ti dice, riferendosi alle proprietà taumaturgiche della legge di Stabilità, che la medesima prevede un «consistente taglio strutturale delle tasse per sostenere il processo di riforma e restituire al Paese la spinta propulsiva necessaria per agganciare la ripresa e stimolare stabilmente crescita, occupazione e investimenti», e che per sostenere un’affermazione del genere snocciola i numeri che seguono:

Con la legge di Stabilità, la pressione fiscale «mostra una riduzione contenuta nel 2015, passando dal 43,3% del 2014 al 43,2%, e si stabilizza al 43,6% in ciascuno degli anni 2016 e 2017». Lo ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in audizione alla Camera (Ansa, 4 novembre 2014)

ti puoi solo aspettare che dalla farsa, perché di farsa si tratta, si passi alla tragedia, quella vera, feroce, dolorosa, dalla quale non sai se ti potrai mai riprendere. Questo il succo concentrato: per i dettagli, con il relativo carico di patos elargibile in momenti come questi, si legga l’ottimo articolo di Seminerio (ancora lucido nonostante Padoan) su Phastidio.

 

(riguardo al titolo: liberamente tratto dal seguente proverbio ladino:

furlàn agg. (pl. furlàne, f. furlàna) friulano. Prov. dime furlàn, dìme sasìn, ma no sta dìme kadorìn chiamami friulano, chiamami anche assassino, ma non chiamarmi cadorino (detto di Ampezzo dove, secondo la tradizione, si accetta qualsiasi appellativo pur di non esser detti cadorini); prov. doi furlàne fa n kadorìn, doi kadorìn fa n diau per fare un cadorino ci vogliono due friulani, per fare due cadorini ci vuole un diavolo (proverbio cadorino diffuso anche fuori del Cadore)).

 

 

Juncker: frullato di strenzi sperso col ventilatore

4 Novembre 2014 Criticarium Itaglia quelli-del-PD, renzie, supercazzole, verso-il-default

Junker ha semplicemente acceso il ventilatore; il resto lo ha fatto lo strenzi. Per fortuna che il semestre talian sta per finire.

l’inguaribile ottimismo dell’Istat

3 Novembre 2014 Criticarium Itaglia, Ecco Nomia della-confutazione, itaglia, verso-il-default

Oggi l’Istat ha pubblicato le prospettive per l’economia italiana nel triennio 2014-2016. A parte il 2014, che non possono proprio prevederlo positivo, per il 2015 e 2016 le previsioni sono di un rosa acceso, diciamo.

Oggi, in questi momenti, abbiamo la certezza – proprio oltre ogni ragionevole dubbio – che la zolla tettonica euroasiatica si sta muovendo più velocemente della macchina economica italiana; anzi, a dirla tutta, la macchina sta regredendo peggio di quella guidata dalle simpatiche canaglie in un esilarante episodio della famosa serie.

Ma un anno fa l’Istat, sempre lui, cosa ti prevedeva?

Ma la ripresa dei consumi e degli investimenti, naturalmente.

Detto in altre parole, il modello macroeconometrico sviluppato dall’Istat è un tantino ottimistico; detto con altre parole ancora, il modello è – evidentemente – “del cazzo“. E’ del cazzo anche tenuto conto delle fottute variabili esogene che, senza alcun dubbio, possono provocare derive consistenti al baraccone previsionale (basta pensare alle dinamiche di crescita dei paesi emergenti e all’andamento del cambio euro-dollaro, per esempio).

Ma è tutto quello che abbiamo. Ed è “sbagliato” (ma noi lo sappiamo). Che lo sappiano anche i poteri forti? E la speculazione?

 

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