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sindaci, il ‘ritreno del torno’ e lo sballo verso nord

2 Agosto 2014 Politica nostrana belluniadi, cadoriadi, politiche-cadorine, sindakos, sviluppo-montagna

Che a vederli così conglomerati, i sindaci, ti si rizzano tutti i peli del culo. Perché, lo abbiamo imparato in questi anni (non solo osservando il disastro del Bim-Gsp), quando fanno coa sono più letali del plutonio 239 (il nemico invisibile per eccellenza). Ma questa volta la circostanza ha semplicemente agevolato nei sindaci l’attivazione della modalità “geranio fiorito“, e così si son messi, con la fascetta tricolore d’ordinanza, in bella mostra al balconcino.

Meglio (detto con cupa rassegnazione), molto meglio così, in modalità “geranio fiorito”, piuttosto che in modalità Bim-Gsp.

L’occasione gliel’ha data l’arrivo del trenino (il ritreno del torno, “traslitterazione lisergica” del ritorno del treno, si capirà poi perché!) che dopo un certo numero di mesi di parcheggio forzato, in attesa del rinforzo della galleria Perarolo, è riuscito a riapparire a Calalzo di Cadore: allo scadere del centenario della tratta Belluno-Calalzo la medesima era chiusa, sì, ma in manutenzione a carattere temporaneo, per cui possiamo dire con forza che, perlomeno, la Belluno-Calalzo ha compiuto con onore un secolo di attività.

Al riguardo si ricorda qui, sommessamente, ciò che il presidente dell’unione montana Centro Cadore ebbe a dire in un momento di appassionata lucidità: “E’ auspicabile riavere la ferrovia aperta per l’estate perché è la stagione in cui viene utilizzata di più dai turisti“, affermazione che mi portò a questa conferma interiore: “E qui, nell’avere amministratori così perspicaci, uno si sente davvero in una botte di ferro“.

Ma ciò che più mi ha impressionato è la comunità d’intenti con la quale i sindakos si son messi d’accordo nel ritenere che lo sballo verso nord (oops, lo sbocco verso nord…) sia la soluzione da perseguire per blindare questo ramo secco che più secco non si può. E se ne ha contezza nel video, dove le cocorite hanno ripetuto la filastrocca, per l’appunto, dello “sballo verso nord“.

Credetemi, la questione ferroviaria su tratte di montagna è di enorme complessità; niente che non si possa studiare, valutare, progettare ed eventualmente realizzare. Ma è comunque paradossale che ieri, all’arrivo di quel treno (fermo da febbraio), che nel suo riapparire si è palesato – grottescamente – come la più feroce rappresentazione della precarizzazione e dissoluzione del collegamento verso sud, verso Venezia (vi ricordate il collegamento diretto degli anni ’80 con la città lagunare?), collegamento che infrastrutturalmente ha i suoi anni ma c’è ed è sfruttato in infima parte, le suddette cocorite abbiano ricorsivamente parlato dello sbocco (qualcuno addirittura di sfondamento…) verso nord, tutto da inventare (le novelle cronache di Narnia).

Infatti, con ogni evidenza, di altro non si è trattato che ” dello sballo verso nord” (e che sballo).

(sarebbe illuminante vedere quanto i sindakos ne sappiano della faccenda, dello sballo verso nord, in termini di analisi dello scenario e dei dati di progetto: ci sarebbe da divertirsi!)

l’Unità, liberaci dal male (amen) COME VOLEVASI DIMOSTRARE – LA ‘LUNGIMIRANZA’ DELLA CLASSE POLITICA LOCALE

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