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trasparenza o non-trasparenza, questo è il dilemma

27 Luglio 2009 Informa-Lozzo libera-informazione, non-trasparenza, pubblicazione-delibere

Trasparenza o non-trasparenza? Questo è il dilemma.
Trasparenza o non-trasparenza? Questo è il dilemma.

Ieri, mentre stavo facendo alcune foto nei pressi della chiesa di Loreto, ho incontrato il vice-sindaco. In relazione alla vicenda della pubblicazione delle delibere di giunta e consiglio su internet, mi ha manifestato il suo chiaro risentimento, oltre che amarezza, per l’utilizzo che ho fatto negli articoli della parola non-trasparenza.

Egli ritiene che l’affissione delle delibere all’albo (che, ripetiamolo, è un obbligo di legge) è già di per sé un elemento che qualifica l’Amministrazione come trasparente: ecco perché sarebbe scorretto, da parte mia, evidenziare la non-pubblicazione su internet degli atti amministrativi come non-trasparente.

Evidentemente il vice-sindaco percepisce come una “macchia” ciò che la parola non-trasparenza può evocare nel lettore, e che in questo caso non ha ragione d’esistere in quanto l’informazione sarebbe comunque garantita dalla pubblicazione degli atti all’albo. Tale pubblicazione sarebbe, semmai, sempre secondo il vice-sindaco, una comodità che si offrirebbe al cittadino.

Io non ne vorrei fare solo una questione “semantica” (attribuire il corretto significato a trasparenza o non-trasparenza), vorrei rimanere ai fatti. Ed i fatti dicono che le delibere NON SONO PUBBLICATE SU INTERNET.

OK. Diamo pure per scontato che un’amministrazione sia trasparente per il solo fatto che, ancorché sia un obbligo di legge, pubblica le proprie delibere all’albo.

Siccome tutti gli 8000 e più comuni d’Italia assolvono a questo compito, dobbiamo ritenere che ognuno di essi sia trasparente.  E allora come si spiegherebbero tutte le indagini e le condanne che colpiscono in tutt’Italia la categoria degli amministratori locali. Come mai la magistratura è continuamente al lavoro per arginare abusi, truffe e più in generale il malaffare fra le mura dei municipi?

Semplice. Perché non c’è necessariamente una relazione diretta tra dichiararsi trasparente e comportarsi onestamente nella gestione della cosa pubblica. Vi potranno quindi essere amministrazioni che pubblicano tutto su internet ma che poi nella pratica “sguazzano”, e amministrazioni che non pubblicano niente su internet e che sono pure come una verginella.

Il problema non verte quindi su trasparenza e non-trasparenza, ma sulla qualità dell’informazione.

Favorito in ciò dalle soluzioni tecnologiche che abbiamo a disposizione, il cittadino oggi deve essere cosciente, nel confrontarsi con la propria Amministrazione, di avere il sacrosanto diritto a:

  • la miglior qualità dell’informazione possibile;
  • la massima facilità di accesso alla medesima (che oggi significa Internet).

Anche alla luce di queste due ultime considerazioni, oggi che stiamo vivendo i primi anni del terzo millenio, utilizzando un linguaggio “giornalistico”, chiunque definirebbe la non pubblicazione degli atti amministrativi su internet (tra l’altro a costo zero per il contribuente) come una pratica amministrativa non-trasparente, perché con essa, negando la massima facilità d’accesso (internet), di fatto si nega al cittadino il diritto fondamentale alla miglior informazione possibile.

Mi ripeto. In questo contesto: non-trasparenza = negare al cittadino il diritto fondamentale alla miglior informazione possibile.

Possiamo poi chiamarla come ci pare: opaca trasparenza, trasparenza apparente, trasparenza di legge, trasparenza e basta. La pubblicazione su internet degli atti amministrativi è uno dei tanti modi per avvicinare maggiormente il cittadino alle istituzioni. All’Amministrazione non costa nulla, al cittadino nemmeno. Se lo ritiene opportuno si collega al sito e si informa, diversamente ne fa a meno. Non costa nulla a nessuno, niente, zero.

Ma non si fa. Perché? Io un’idea ce l’ho. Come ho avuto già modo di scrivere su un commento, per un amministratore dovrebbe essere motivo di orgoglio poter dire: “Seguiteci su internet“. Tuttavia, a  chi segue i corsi di “strategia politica”, ancor oggi, una delle prime cose che insegnano, per cercare di mantenere il “predominio”, sempre in senso politico, è: “Non dare mai più informazioni di quelle che tu non sia costretto a dare”.

Foto: danielomx (modificata)

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