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Lozzo di Cadore: Sì 33,3% – No 66,6%

5 Dicembre 2016 Politica nostrana cronache-lozzesi, iovotoNO

Votanti in provincia di BL 71,47%, a Lozzo 64,8%. Nel paesello, un terzo dei votanti per il Sì (33,3%), due terzi per il No (66,6%). 

(nonostante i fogli interni riportino la dicitura “risultati provvisori”, il file scaricato dal sito della Prefettura di BL ha il nome “scrutini definitivi” ed è anche indicato come “definitivo”) 

Scrutini definitivi referendum 4 dic 2016: comuni della provincia di Belluno from BLOZ

se fatte coi piedi NO, NO, NO (la Corriera…)

4 Dicembre 2016 Criticarium Itaglia, Giornalando giornalando, iovotoNO, la-corriera

La Corriera di oggi titola:

“Referendum: Sì o No alle riforme”

(e qui, naturalmente, la parola riforme  è volutamente usata come sinonimo populista di “migliorativa”)

Riformare vuol dire solo dare nuova forma. Non c’è niente nella parola riforma che garantisca un risultato migliore a quanto si mette mano. E quando è un piddino a metterci le mani, la nuova forma è generalmente peggiore della precedente: na chiavica, solitamente.

Riforme?

Come quella sulle popolari appena stoppata dal Consiglio di Stato? Come quella “Madia” della pubblica amministrazione cui la Corte Costituzionale ha segato le gambe qualche giorno fa? Come quella della bona squola per la quale a dicembre ci sono ancora istituti senza insegnati? C0me questa revisione costituzionale portata avanti dal governo (non dal parlamento) in trincea e che sta portando il Paese a spaccarsi a metà? 

NO, NO, NO (di thatcheriana memoria)

No, in particolare nel merito ma anche nel metodo. No a sudditanze di ogni tipo.

 

 

 

 

 

 

 

NO

 

riforma popolari: stop a… (la Corriera)

3 Dicembre 2016 Giornalando giornalando, la-corriera, scripta-manent

La Corriera delle Alpi ha oggi in prima pagina la notizia dello “stop” che il Consiglio di Stato ha imposto alla riforma delle banche popolari, rinviata all’esame della Corte Costituzionali:

“Popolari riforma sospesa – stop a Bankitalia”

Cara Corriera, lo stop è stato dato a Bankitalia in quanto organo tecnico che ha emanato la circolare “impugnata”. Oltre a quello  stop, il Consiglio di Stato ne ha dato contestualmente un altro: ha  dato uno STOP, alla riforma delle popolari in sé. Riforma che, mi dicono, sia stata fatta da questo governo (ma ssssshhh! non ditelo a voce troppo alta), che pure se ne sta vantando (per ora è stop, poi vedremo).

Riforma fatta, in diversi punti, coi piedi, comme d’habitude. Dagli stessi che, sempre coi piedi, hanno vomitato la deforma costituzionale che ci apprestiamo a referendare.

(a proposito di referendum: non c’è quorum, cioè questa volta non potete “votare standovene a casa”)

(cara Corriera, prendi nota e, alla prossima fermata!)

 

Un no secco alla riforma costituzionale (dal capezzale della Provincia di Belluno)

2 Dicembre 2016 Autonomia, Provincia di Belluno Elettiva autonomia, belluno-autonoma, iovotoNO

(anch’io, per quel poco che conta, ho sempre preso le difese dell’autonomia di Trento e Bolzano quando i “nostri” politici bellunesi non trovavano di meglio che proporre la cancellazione dei “privilegi” di quelle province, piuttosto che dare battaglia e creare alleanze per ottenere per Belluno le stesse prerogative. Ma, davvero, qui siamo di fronte a una follia istituzionale allo stato puro, che oltrepassa il noto “io so’ io e voi non siete un cazzo”. Pubblico quindi volentieri queste riflessioni di Tomaso Pettazzi riguardanti  la morte di Belluno qualora questa scriteriata riforma dovesse passare)   

di Tomaso Pettazzi

Alcuni motivi che porteranno alla morte di Belluno se passerà, in particolare, la riforma del Senato.

1) Il Veneto avrà 7 Senatori (da 27 attuali !); la città metropolitana di Venezia di diritto uno. Gli altri sei verranno scelti nelle altre “aree vaste”. Bene che vada ne avremo uno, su due che normalmente eleggevamo. Una decurtazione del 50%! E forse ce lo spartiremo a turno con Rovigo.

2) Il Trentino Alto Adige/Südtirol ne avrà 4 di diritto già concordati (da 7 attuali). Se confrontiamo la popolazione del Veneto (4.900.000) e della vicina Regione autonoma (1.056.000), abbiamo una rappresentatività enormemente sbilanciata a loro favore.

3) Il Presidente della Repubblica potrà eleggere 5 senatori a suo insindacabile giudizio, non in base al nuovo spirito del Senato (Camera della Regioni e delle Autonomie) ma in base ad altri criteri, pur rispettabilissimi, quali eccellenza nelle arti o professioni e altri titoli nobilissimi, ma che nulla avranno a vedere col nuovo Senato.

4) Poiché da sempre (da Pertini a Cossiga, passando per Ciampi, Napolitano e Mattarella) tutti i Presidenti hanno avuto un occhio di riguardo, per non dire altro, nei confronti di Trento e Bolzano/Bozen, Belluno si troverà con un senatore, forse, contro 9, perché altro non si potrà sperare dal partito del Presidente (non vedo come altro chiamarlo). Presidente che una volta giunto al termine del suo mandato diverrà senatore a vita e quindi aumenterà la lobby a favore del Trentino Alto Adige/Südtirol. I senatori in tal caso potranno divenire più di 100.

5) Dico “contro” perché Belluno deve confrontarsi soprattutto con Tr e Bz, specie in campo turistico, non certo, ad esempio, con Rovigo o Venezia, per evidenti motivi territoriali.

6) Su 100 Senatori, quindi, Tr e Bz potranno avere dalla loro parte subito il 9% degli eletti. Inoltre, poiché da sempre Tr e Bz appoggiano il Governo e con questo hanno voto di scambio (vedasi i frequenti viaggi colà di questi ultimi mesi di esponenti del governo Renzi, per non parlare di Mattarella), è facile intuire l’appoggio che esse avranno dai partiti di governo anche nella Camera dei Deputati in campo turistico, commerciale ed industriale.

7) Inoltre tutte le grandi opere che verranno realizzate nella zona montana dolomitica vedranno verosimilmente la prevalenza di interessi di Tr e Bz, piuttosto che di quelli Bellunesi.

A scanso di equivoci, sono sempre stato a favore della loro Autonomia, aspirando alla nostra, ma quando essa diventa deleteria nei ns. confronti, la combatto aspramente.

Belluno, 20 novembre 2016

 

per un autonomista il NO è d’obbligo

2 Dicembre 2016 Autonomia, Criticarium Itaglia autonomia, belluno-autonoma, iovotoNO

Se non ve ne siete accorti, stanno pian piano togliendoci l’uso della democrazia. Hanno iniziato con le province, dove ora siedono sindaci scelti da spartizioni operate dai partiti. Era l’ente più vicino ai cittadini, di gran lunga il più efficiente fra i vari apparati statali. Ma era troppo vicino ai cittadini, e poteva diventarlo sempre più. Via (e con esso anche le “velleità” autonomiste che proprio sul terreno provinciale potevano trovare alimento).

Adesso tocca al Senato. Il Bomba, senza alcun ritegno, ha recentemente sbandierato un’ipotetica scheda elettorale nella quale il cittadino voterebbe sia per il consigliere regionale che per il senatore, operazione smaccatamente anticostituzionale, qualora questa riforma fosse approvata. I senatori sono scelti dal consiglio regionale, punto e basta.

Ma per un autonomista bellunese la più odiosa presa in giro di questa schiforma è rappresentata dalla blindatura riservata alle regioni a statuto speciale che diventeranno uno Stato nello Stato. Che ragione c’è oggi come oggi di eleggere le modifiche statutarie dei contadinotti altoatesini e trentini – perché contadinotti erano a quel tempo, e con l’autonomia si sono affrancati – a rango costituzionale, cosicché nessuna modifica può essere imposta dallo Stato italiano se non dopo la loro espressa e vincolante approvazione?

Se l’autonomia è servita ai contadinotti altoatesini ad affrancarsi, e l’hanno fatto nel migliore dei modi, oggi quel privilegio – perché tale è – non ha più ragione d’essere. Invece la schiforma blinda vergognosamente questo privilegio.

(qui l’abbiamo sempre detto: l’autonomia del Trentino-Alto Adige è un privilegio non perché loro ce l’hanno, ma perché non ce l’hanno “gli altri”; e resterà tale fino al momento in cui loro potranno goderne a dispetto di ogni altro territorio che non può farlo; è un privilegio che andrebbe concesso a tutti i territori, in primis a quelli interamente montani com’è la provincia di Belluno, privilegio che a quel punto cadrebbe come tale: ognuno libero di crearsi il proprio futuro con le proprie risorse) 

Oltre a ciò, l’accentramento operato con la schiforma getterebbe il nostro territorio nel dimenticatoio; e i soldi che vedete promessi dalla propaganda in questi giorni, sono solo briciole. Un bellunese, anche tiepidamente autonomista, ha l’obbligo di votare NO.

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vi sembra lenta una legge approvata in 50 giorni?

1 Dicembre 2016 Criticarium Itaglia iovotoNO

Vanno dicendo che ci vuole la schiforma per fare leggi più veloci.

Anche il più pigro  dei trichechi (ma anche l’ultimo dei vermi) capisce che “veloce” non è attributo consono per valutare una legge. L’attributo principe con cui valutare una legge è “buona”: questa è una buona legge (ben scritta, ben interpretabile, utile…). Che cavolo di senso ha dire: questa è una legge “veloce”?

 

Ripetiamolo: di una legge, molto ma molto prima del “veloce”, abbiamo bisogno che sia buona. 

 

Ma sono poi così lente a “vedere la luce” queste leggi ? Vediamo.

Certo, ci sono leggi che nascono dopo un lungo travaglio (e ovviamente hanno le loro belle motivazioni “politiche”), ma quelle di iniziativa governativa sono partorite in media – udite, udite – dopo solo 172 giorni, neanche sei mesi (dati Openpolis riferiti alla XVII legislatura, quella in corso). Come dire: se c’è la volontà, anche con la Costituzione vigente (la più bella del mondo, ricordate?), le leggi si portano a casa praticamente in un batter d’occhio (vedi anche tabella seguente).

Suvvia! Il 30% dei provvedimenti sono decreti legislativi che, a Costituzione vigente, devono essere convertiti in legge dopo 60 giorni (se non l’avete letto bene: sessanta). Pensate, quegli stronzi di costituenti del dopoguerra avevano previsto una via preferenziale concessa all’esecutivo (il governo) per attuare provvedimenti d’urgenza (da far approvare dall’organo legislativo, il parlamento, dopo appunto 60 giorni). 

Riassunto:  in presenza di una chiara volontà politica esistono i mezzi e i modi per approvare velocemente le leggi. A sostegno del Sì, quindi, trovate una scusa migliore. 

(ci sono leggi approvate in 13 giorni: vedi Leggi lepre e leggi lumaca) 

Tratto da Openpolis:

Giorni per l’approvazione di alcuni dei principali provvedimenti della XVII legislatura

N PROVVEDIMENTO GIORNI PER L’APPROVAZIONE
1 Decreto del fare 49
2 Decreto fine finanziamento ai partiti 54
3 Decreto salva roma 54
4 Decreto pensioni 55
5 Decreto salva imprese 55
6 Decreto Irpef (80euro) 55
7 Stabilità 2016 58
8 Stabilità 2015 60
9 Ddl la buona scuola 103
10 Ddl unioni civili 218
11 Ddl svuota province 226
12 Jobs Act 244
13 Riforma Rai 246
14 Italicum 779
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