BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

Inaugurazione del balcone Dolomiti-Unesco del M. Rite (io speriamo che me la cavo)

10 Settembre 2019 Cadore - Dolomiti, Curiosando, Turismo e dintorni scripta-manent, turismo-cadorino, turisticando, unesco

Sabato 21 settembre sarebbe dunque in programma sul M. Rite l’inaugurazione del balcone panoramico Unesco. Mi raccomando, in quel di Cibiana, vigilate affinché Giovanni sia chiamato Giovanni e non Asdrubale: di altri orrori errori come quelli del balcone di M. Agudo non se ne sente il bisogno (ehi, oltre al post d’apertura c’è stato il bis, ma manca ancora il ter…). Certo: comunque vada a finire, la Terra continuerà a girare, la fame nel mondo resterà tale e quale e l’Amazzonia continuerà a bruciare. 

Riguardo al balcone del Rite c’è però un potenziale problema: si tratta della Sfondazione Dolomiti Unesco. Nel leggere il trafiletto sembrerebbe che il balcone del Rite sia stato proprio “realizzato dalla Fondazione”. E quella, non credo di dirvi niente di nuovo, non ha mai avuto fortuna negli accoppiamenti topo…fotografici: ve li ricordate gli Spalti di Toro fatti passare per Marmarole e il Cridola fatto passare per Popera? 

Insomma, io speriamo che me la cavo.

ritaglio prima pagina del Corriere delle Alpi del 10-09-2019

M. Agudo: il balcone panoramico Dolomiti-Unesco è zeppo di errori (bis)

8 Settembre 2019 Cadore - Dolomiti, Curiosando, Turismo e dintorni auronzando, scripta-manent, turismo-cadorino, turisticando, unesco

Continuiamo l’esposizione degli errori presenti nel balcone panoramico della rete Hot Spot Dolomiti UNESCO di M. Agudo. Nel post introduttivo la sezione errori è relativa alla Croda dei Toni, mentre qui prendiamo in considerazione lo scorcio comeliano sulle Crode dei Longerin –ooops- sul M. San Daniele, perché le Crode dei Longerin non si vedono proprio.

  1. No Cima Palombino ma Monte Vancomun
  2. No Crode dei Longerin ma Monte San Daniele

Nel riquadro più in basso, accanto al profilo in acciaio della bussola panoramica, ciò che si vede dal M. Agudo; nel riquadro in alto ciò che si vede dal sentiero 271 nei pressi di Col Burgion. Non c’è trucco, non c’è inganno: quelle indicate nella bussola come Crode dei Longerin rappresentano in realtà il profilo del Monte San Daniele. Da Agudo, a dirla tutta, dei Longerin non si vede neanche la forcella (che prospetticamente viene ben prima delle Crode). 

E il Palombino, lo volete vedere il Palombino? E’ a sinistra delle Crode di Longerin, certamente. Ma vedete (foto in basso, dal Col Burgion o Burgiou) quanto più tozzo è il suo profilo rispetto al supposto Palombino indicato nella bussola (cioè il M. Vancomun)? Neanche un dubbio che faccia scattare un approfondimento?  

Balcone panoramico Dolomiti-Unesco di Monte Agudo: sezione errori Crode dei Longerin (14-07-2019)

Auronzo di Cadore dal Col Burgion: sullo sfondo da sinistra Cima Vallona, Cima Palombino e Crode dei Longerin (verso destra la massa rocciosa triangolare del Peralba)

Anamnesi della vita di un giovane montanaro (libro)

6 Settembre 2019 Attualità, Cultura giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

(tratto dalle note biografiche del libro di Giuseppe Zanella: Anamnesi della vita di un giovane montanaro – Retaggio di irrimediabili errori giovanili, ovvero: “Io e te, tre metri sopra il Cielo”, Pieve di Cadore, Tipografia Tiziano, Luglio 2019)

[…] Quest’anno l’autore ha inteso cimentarsi nella ‘narrativa’ ed ha dato alle stampe questo nuovo, piccolo lavoro dal titolo “Anamnesi della vita di un giovane montanaro”. E’ questa la narrazione della vicenda umana di un immaginario giovane dimorante nelle nostre montagne, la cui vita è intrisa di difficoltà di varia natura: difficoltà esistenziali, difficoltà relative ad una salute cagionevole, difficoltà di ordine famigliare con la perdita degli affetti più cari. A tutto ciò devesi aggiungere una situazione sentimentale bella ma sofferta, intricata e contrastata, che segnerà in modo indelebile l’esistenza del protagonista ed anche quella della co-protagonista.

Vita quindi, quella del giovane personaggio, alquanto complicata e sofferta, un giovane vissuto nella nostra Terra, del quale vengono descritti i sentimenti più intimi, le prime esperienza sentimentali, i primi palpiti d’amore per una bella giovane del luogo. I protagonisti della vicenda, Franco e Letizia, legati da un rapporto affettivo-sentimentale tenero e romantico, vivranno la loro dolce ed esaltante vicenda, come sopra evidenziato, tra molte difficoltà e condizionamenti di ogni genere, tanto di natura ‘esogena’ (famigliare, ambientale, sociale) che ‘endogena’ (differenziazioni di natura caratteriale quali lo sfrenato orgoglio e la inesperienza dell’uno e la bontà, mitezza ed acquiescenza dell’altra).

Un “romanzo”, insomma, che, pur senza soverchie pretese, mette in luce una serie di analisi introspettive e di natura psicologica dei due protagonisti e del corollario di personaggi che ‘ruotano’ intorno alla loro storia e che, direttamente o indirettamente, ne condizioneranno l’esito. E non sarà un epilogo positivo e felice, ed il mancato coronamento dei sogni dei due giovani porterà ad uno struggente e doloroso addio che, come detto, segnerà in modo indelebile l’esistenza di Franco e, certamente, lascerà un segno ‘imperituro’ anche nella vita di Letizia.

Elegiaco appare dunque il finale che l’autore destina ai due giovani comprimari i quali, all’atto del loro definitivo abbandono, vivono un clima ed una atmosfera di rimpianti per quello che la loro relazione avrebbe potuto e dovuto significare e non è stata… […]

Anamnesi della vita di un giovane montanaro - Giuseppe Zanella (Copertina libro)

M. Agudo: il balcone panoramico Dolomiti-Unesco è zeppo di errori

3 Settembre 2019 Cadore - Dolomiti, Curiosando, Turismo e dintorni auronzando, scripta-manent, turismo-cadorino, turisticando, unesco

Farebbe parte della folta schiera di balconi della rete Hot Spot Dolomiti UNESCO, tre dei quali in provincia di Belluno (Monte Rite e Nevegal gli altri due). Sui balconcini eco-decostruibili partoriti dalla smisurata fantasia della Sfondazione DU abbiamo già speso due parole in “un balcone panoramico ad alto tasso spettacolare“, ruttino giornalistico de la Repubblica. 

Più che monte un colle, Col Agudo, il colle del pianto. Perché vien da piangere a fiotti a vedere la spessa bussolona in acciaio inossidabile incastonata nel telaio ferrugginoso zavorrato con detriti. Non tanto per le ardite geometrie del manufatto elaborate dall’ottavo nano e il sapiente uso dei materiali, ovviamente rispettosi della “sensibilità dei luoghi alpini”, quanto per il florilegio di errori nell’attribuire i nomi dei monti ai loro profili, immortalati per l’eternità nella bussolona inossidabile.

Del resto, che cacchio cavolo di utilità può avere un balcone panoramico siffatto, che non ti aiuta ‘na sega per niente ad osservare il panorama, ché è già sotto i tuoi occhi anche senza bisogno di tutto l’ambaradan progettato dall’ottavo nano, se non quella di illustrarti i nomi dei monti che si susseguono al tuo ammirato sguardo?

Non so chi abbia assunto la regia dell’impresa e quindi il derivato ruolo di clown di turno, se il Comune di Auronzo, la Provincia, la Sfondazione DU, la Regione o la signora Maria; per quanto riguarda il finanziamento, leggo che a sganciare i soldi per i tre balconi dovrebbe essere la Regione Veneto e la Provincia con, rispettivamente, 125 mila e 60 mila euro.

Diamo quindi avvio alle danze con gli errori della sezione Croda dei Toni, ai quali seguiranno nei prossimi giorni quelli delle altre sezioni:

  1. No Monte Paterno ma Croda Passaporto
  2. No Monte Cengia ma Monte Paterno
  3. No Croda dei Toni ma Piccola Croda dei Toni

La piccola gobba a destra della Cima d’Auronzo è la Croda dei Toni (cioè la cima principale o Cima Nord; la Cima Sud e la Croda Berti, alla quota di M. Agudo, sono prospetticamente nascoste dalla Cima d’Auronzo).

(clown è l’ente pubblico che non ha provveduto alla validazione del prodotto finale non chi, certamente sbagliando, ha provato a dare un nome e cognome al profilo dei monti)

Balcone panoramico Dolomiti-Unesco di Monte Agudo: sezione errori Croda dei Toni (14-07-2019)

Balcone panoramico Dolomiti-Unesco di Monte Agudo (9-06-2019)

Balcone panoramico Dolomiti-Unesco di Monte Agudo (01-09-2019)

LA ESECRABILE POLITICA DEI GIORNI NOSTRI

1 Settembre 2019 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

Viviamo in un’epoca di forte arretramento sociale, civile, culturale e, soprattutto, politico; un’epoca cruciale, di passaggio ed in un tale contesto una domanda sorge spontanea: al termine di questo oscuro e lungo intermezzo storico che cosa ci attenderà? Molti fra gli ottimisti sostengono ed auspicano l’avvento di un nuovo Rinascimento che ci faccia uscire dalle secche di un lugubre periodo, con una risalita dal fondo dell’enorme baratro in cui siamo caduti. Altri, i più pessimisti, ritengono che il volo nel baratro non ci abbia ancora fatto toccare il fondo e che, anzi, il pozzo abbia profondità insondabili ed infinite. A tutti i livelli, la società universale (globale) come quella a noi più vicina (locale, provinciale, regionale, statale) evidenziano istituzioni e classi dirigenti sempre più raccogliticce, impresentabili, degradate, formate per lo più da soggetti aggrappati a concezioni personalistiche, privi di elevate visioni circa la missione di servizio che dovrebbe sempre presiedere alla gestione del Bene Comune ed alla conduzione della Cosa Pubblica.

Individualismo, egoismo, grettezza , impreparazione, pressappochismo, se non proprio corruzione e concussione, sono ormai sotto gli occhi di tutti e creano insicurezza, disincanto, sfiducia nell’operato dei reggitori delle Istituzioni a qualsiasi grado e ‘latitudine’. Fatte queste ovvie e scontate premesse, non certo abbisognevoli di alcuna verifica data la constatazione che ciascuno di noi, dotato di un minimo di perspicacia e spirito di osservazione, può fare, passerei ad analizzare due situazioni paradigmatiche che, pur su scale e dimensioni diverse, dimostrano quanto fin qui premesso e sostenuto: parlo dello stato dell’arte della ‘politica’ nazionale e di quella locale del nostro piccolo borgo.

In entrambi i casi, le analogie comportamentali, pur con le dovute differenziazioni, presentano caratteristiche comuni proprio sul piano del degrado e del venir meno del senso delle Istituzioni e della scadente qualità di chi è preposto (o si propone) ad essere (o divenire) “Classe dirigente”. Mi permetto quindi di svolgere alcune considerazioni a partire dalla situazione politica “romana” di questi giorni ed alle invereconde passerelle mediatiche ed alle risibili argomentazioni che i nostri politici di tutte le estrazioni hanno saputo (purtroppo) mettere in campo. Per ragioni di spazio, mi limiterò in questa sede a parlare del contesto nazionale, facendo riserva di intrattenere i lettori sul contesto locale in altra, prossima occasione.

——————————–

Il governo dei 14 mesi, al di là della inconcludenza, verbosità e continua litigiosità da parte dei due ‘dioscuri’, ragazzini capricciosi ‘gonfiati’ oltre misura da una sfrenata ambizione atta ad obnubilare la crassa ignoranza, impreparazione, mancanza di equilibrio, moderazione e senso dello Stato, alla fine ha dimostrato la sua inadeguatezza e la salviniana cupidigia di potere ha portato alla crisi conclamata.

Ritenendosi ormai quasi un dio (onnisciente ed onnipotente), il ‘bauscia’ milanese, ottenebrato da un calcolo machiavellico, spinto dai favorevoli sondaggi e convinto dalla ineluttabilità che i nodi politici stavano giungendo al pettine (finanziaria lacrime e sangue, con corollario di dilatazione del debito, atta a scongiurare in primis l’aumento dell’Iva), il nostro ha deciso di rovesciare il tavolo contando su elezioni anticipate a distanza ravvicinata. Calcolo forse precipitoso (anche se non ancora del tutto esorcizzato) stante il tentativo ora in corso di dar vita ad una nuova, difficile maggioranza. Alla fine, se il tentativo di dar corso ad un nuovo governo espressione di una diversa maggioranza avrà successo, il suddetto “bauscia” potrà verificare la validità del vecchio assunto “chi troppo vuole nulla stringe”.

Ma veniamo ora a parlare della totale mancanza di coerenza, in ambito politico, messa in luce in questi giorni un po’ da tutte le forze politiche. E’ noto che la Politica è sempre stata considerata l’arte del possibile e come essa molto si basi sulla capacità di adottare i dovuti compromessi, soprattutto in occasione del varo di maggioranze composite, magari basate su intese fra forze disomogenee e, storicamente, in lotta fra loro. Ma compromesso non significa spingersi fino alla snaturamento delle proprie basi culturali ed al venir meno dei propri valori.

Il ragazzino di Pomigliano d’Arco, dopo aver dimostrato di essersi seduto su varie poltrone e di voler rimanervi attaccato con il vinavil, dopo aver ampiamente dato prova di essere stato succube del ‘bauscia’ fino a far cambiare pelle al suo Movimento del quale si dice “capo”, ora vuole intestarsi una politica di radicale cambio di registro pur non sconfessando il discutibile, recente passato, e comunque mantenendo i suoi molteplici incarichi nell’esecutivo, e ciò in barba alla ‘discontinuità’ più volte invocata dal buon Zingaretti. Incoerenza, arroganza, mancanza di realismo e visione politica vanno di pari passo nella testa del giovane napoletano. Vedremo come andrà a finire.

E veniamo ora al Prof. Conte. Personalmente condivido l’opinione del prof. Monti sull’uomo politico venuto dal Gargano: esistono ben tre governi Conte. Il Conte 1 della acquiescenza, durato 14 mesi con la copertura sollecita di ogni esecrabile provvedimento (vedi autodenuncia sui casi delle navi delle ONG); è esistito poi il Conte 2, quello che è durato soltanto un giorno e che ha visto il duro discorso contro Salvini. Discorso apprezzabile finché si vuole ma alquanto tardivo nel tentativo di ricrearsi una verginità politica con una immagine decisionista che però appare fuori tempo massimo. Ed ora esiste il possibile Conte 3, sponsorizzato dalle cancellerie occidentali, dalla UE e perfino dal presidente USA. Conte 3 che, anche nell’ipotesi di fallimento dell’accordo M5S-PD, gestirà, come governo minoritario, il prevedibile passaggio elettorale. Per me, si tratta di una figura incolore, spinta da soverchie ambizioni da ‘statista’, tutte comunque ancora da dimostrare.

E veniamo ora al PD. Il buon ‘Zinga’ si è trovato e si trova in una scomoda posizione: detiene la maggioranza nel Partito ma non nei gruppi parlamentari (in mano al redivivo bullo di Rignano). Zinga era partito con l’invocare le elezioni. Poi è stato bruciato sul tempo dall’ex rottamatore (poi rottamato). Infine ha invocato “discontinuità” per poi dover adattarsi ad accettare il Conte 3. Ora invoca l’esclusione dalla vice-presidenza per l’imberbe Di Maio… Come andrà a finire? Cederà ancora, memore anche del fatto che la presidenza della repubblica, nel 2022, potrebbe finire nelle mani di una destra che più destra non si può?

Il PD, formalmente, appare unanime in superficie, ma chi può fidarsi del Rignanese e dei suoi astrusi disegni e cambi subitanei di linea politica in funzione dei propri personali interessi? Siamo ad un bivio molto importante e l’auspicio è che, oltre alle incoerenze ed i giochi personali di certi politici di dubbia levatura, il Presidente Mattarella, con la sua saggezza e la sua preparazione giuridico-istituzionale, sappia esercitare il suo ruolo consueto di moderatore e di sommo regolatore, capace di scelte atte a preservare l’Italia da rischi e conseguenze nefaste sotto i più disparati profili: civili, sociali, politici ed economici. E che il buon Dio ce la mandi buona.

Monte Piana, al confine tra Veneto, TAA, FVG e Belize

31 Agosto 2019 Cadore - Dolomiti, Giornalando auronzando, giornalando, scripta-manent, turisticando

E poi ci sono i travel blogger: girano in giro, beccano qua, beccano là, e poi fanno l’ovo. Emozioni sul Monte Piana:

Proprio qui, nel Cadore, tra le Dolomiti Bellunesi, ad Auronzo, paese del versante sud delle Dolomiti di Sesto, al confine tra Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, si trova il Monte Piana (2305 mt) così definito per la sua particolare conformazione. Dalla sommità del Monte si può godere di uno spettacolare e suggestivo panorama a 360 gradi verso le più belle montagne di Auronzo di Cadore e di Cortina d’Ampezzo.

(un nuovo caso di triplice frontiera interna o de noantri?; 2305 non è quota che sul Piana abbia un significato: 2205 è la quota del rifugio Bosi, 2324 quella della sommità; ancora con ‘sto mt: no dai, è provincialotto; “sommità del Monte”: perché maiuscolo?; se il panorama è a 360 gradi non si vedono forse anche le più belle montagne di Braies, Dobbiaco e Sesto? (perché castrare del 50% queste superbe emozioni?); il marito di Monte Piana, Monte Piano, neanche un telegrafico cenno?;

e così spero sia di voi;

Mandi)

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