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là fuori c’è uno di Forza Italia che dice che … siamo pronti a nuove forme di autonomia /3

14 Febbraio 2014 Autonomia, Politica nostrana belluno-autonoma, fusioni, peones, quelli-del-PDL, referendum-comunali, referendum-secessionisti

Dopo il primo ed il secondo episodio della saga “siamo pronti a nuove forme di autonomia”, continua la dedicazione all’acutezza dell’analisi politica a seguito del recente risultato referendario fusionista offertaci dal senatore-peones del PDL, ora Forza Italia, Giovanni Piccoli:

“Io sono convinto che questo territorio sia pronto ad assumersi maggiori responsabilità. I cittadini lo stanno dimostrando recandosi alle urne più che altrove, come si vede anche per i cosiddetti referendum “secessionisti”. C’è voglia di partecipare e di contare e questa è la base per un autogoverno responsabile e realmente a favore dei territori. Il Governo mediti e cambi passo nei confronti della nostra montagna”.

Costui ritiene quindi che “questo territorio sia pronto ad assumersi maggiori responsabilità” e che tutto ciò sia dimostrato dai cittadini che si sono recati “alle urne più che altrove”.

Ancora una volta – col rischio d’annoiare – va ricordato che a Longarone i sì al referendum sulla fusione con Castellavazzo sono stati solo il 35% del corpo elettorale, con un’affluenza – escludendo gli iscritti all’Aire – del 40%, non proprio – per usare un eufemismo – entusiasmante. Con questi dati il nostro ha già tentato – con faceta euforia – di teleconvincere (convincere a distanza) il ministro Delrio che siamo pronti a “nuove forme di autonomia” (vedi primo e secondo episodio). Da parte nostra abbiamo ampiamente fatto capire che ben altre sono le prove di voglia d’Autonomia che come bellunesi abbiamo messo in campo.

Per verificare che l’affermazione messa in campo dal senatore è cosa priva di fondamento, quale caso di scuola migliore che il confronto tra i referendum di Longarone-Castellavazzo e quello di Civitanova Polesine (dove ha peraltro vinto il no)?

stesso giorno, stesse condizioni climatiche, stesso – ma proprio identico – argomento: la fusione (vuoi tu XY prendere in sposa la qui presente …)

Vediamo allora.

Nella seguente tabella elaborata con dati del Comune di Longarone e del Resto del Carlino si vede chiaramente, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’affermazione di tal Piccoli è una clamorosa svista o errore o sbaglio che dir si voglia. I dati si riferiscono al corpo elettorale totale perché non avevo a disposizione i dati senza AIRE per i comuni di Civitanova Polesine (che salirebbero ovviamente rispetto ai dati presentati). Ad ogni modo l’errore proferito resta tale anche non tenendo conto degli iscritti all’AIRE per i comuni di Longarone e Castellavazzo che avrebbero un’affluenza, in queste condizioni, pari a – rispettivamente – 40% e 57%, per un’affluenza totale del 45%.

affluenza alle urne per i referendum sulla fusione di Longarone-Castellavazzo (BL) e di Civitanova Polesine (RO) del 9 febbraio 2014

Chissà cosa aveva in mente tal Piccoli nel dire “I cittadini lo stanno dimostrando recandosi alle urne più che altrove“.

Va dato atto che il senatore, bontà sua, si è sforzato di citare – anche – i risultati conseguiti in passato nei “cosiddetti referendum secessionisti” (nei quali la partecipazione – senza gli iscritti all’Aire – ha superato negli ultimi referendum la soglia del 50% in 6 casi su 9). Da parte nostra ricordiamo solo che anche nel referendum fusionista pordenonese di Arzene, Valvasone e San Martino (dove ha vinto il no) l’affluenza è stata largamente migliore di quella dimostrata nei pari tipi bellunesi, così come nel referendum di San Polo – Ormelle nel trevigiano (anche qui ha prevalso il no).

Ne concludiamo che il lungo permanere nel PDL può obnubilare le menti (fatelo responsabilmente).

C’è tuttavia un tarlo che ancora ci rode.

Perché, vedete, indipendentemente dai confronti, se uno con il 27% di affluenza (40% senza Aire) giunge a dire che “C’è voglia di partecipare e di contare e questa è la base per un autogoverno responsabile e realmente a favore dei territori“, se solo, a questo tale, dicessimo che ci sono stati casi e momenti – di cui peraltro, riferendosi ai referendum secessionisti, pare abbia un vago sentore –  in cui la gente ha raggiunto e superato il 90% di partecipazione al voto, be’, cristo santo, gli si potrebbe chiedere di porsi senza indugio alla guida della rivoluzione per la conquista dell’Autonomia della provincia di Belluno.

E sarebbe davvero la rivoluzione dei peones!!

 

il circolo del PD dell’Oltrardo ed il lontanissimo ululato dalla Siberia e daje! (Zaia e la compulsione da 21 mld di tasse)

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