Quando ho letto sul Trentino “Renzi in regione per una vacanza sugli sci” non ho avuto dubbi che fosse in Alto Adige. Comunque è scimunito (un titolo come “Renzi scimunito in Alto Adige” suonerebbe meglio, ma era per rimanere aderenti al titolo dell’Alto Adige).
(ah, lo sapete no, che il Jobs Act non si applica alla PA, pubblica amministrazione? Tutti in AA scimuniti per un bel giro?)
Dopo la presentazione del libro di Roberto Tabacchi e la pubblicazione dell’Introduzione, ecco alcune immagini dal fornitissimno corredo fotografico dell’opera. Iniziamo con due foto relative al primo capitolo, cui seguiranno via via quelle degli altri sei capitoli nei quali è suddivisa la narrazione.
(qui le foto del Capitolo I: 1866-1914. Le premesse, la costruzione e il primo anno di esercizio)
Capitolo II
1915-1918. La Grande Guerra
Ottobre 1915. Piano di carico e scarico nella stazione di Calalzo (coll. G. Teza)
Nei pressi della stazione di Perarolo originava la teleferica per Peaio, destinata a rifornire le truppe operanti in Valle del Boite (coll. S. Marinello)
Inizio dei lavori per la riedificazione del ponte sull’Ardo (p.g.c. Casa editrice Bohmann-Verlag Vienna.
Come sappiamo i sodomitici della Sfondazione Unesco sono riusciti a far installare due tabelloni (almeno) poro-mozionali con immagine e nome non correlati (sbagliati, insomma, l’uno rispetto all’altro):
Ci sembra di poter affermare che una possibile ricostruzione di come siano andate le cose possa essere la seguente (neretto e enfasi nostra). A suo tempo segretario della Sfondazione e dirigente della Provincia di Belluno ASSICURAVANO:
I tabelloni promozionali Dolomiti Unesco saranno installati entro il mese di agosto. Ad assicurarlo sono il segretario generale della Fondazione Unesco Marcella Morandini e il dirigente della Provincia di Belluno Gabriella Faoro. «I tabelloni sono in fase di stampa», spiegano, «mancano ancora un paio di modifiche e saranno pronti». […]
«Caratteristiche e grafica, ovviamente, sono uniformi con le altre Province Unesco», sottolinea la Faoro. Ogni tabellone è costituito da una grande immagine a tutto campo del bene in questione, corredata dal nome, i loghi della Provincia e della Regione. In alto quelli dell’Unesco e della Fondazione con la scritta “Dolomites Unesco World Heritage”. Anche le dimensioni sono standard: 180 per 270 centimetri.
Quindi crediamo, fortissimamente crediamo, che quel paio di modifiche altro non siano state che… quelle che hanno portato al risultato che abbiamo oggidì sotto gli occhi.
Dubbio atroce. E se all’inizio le combinazioni fossero state quelle giuste?
Consoliamoci: l’arrivo degli ispettori Unesco è previsto per il 2016. Possiamo goderci altri due anni di grasse risate, a partire dal MEGAFLOP del documentario badaloniano trasmesso dalla Rai con share da particella di sodio (ma di questo parleremo in una prossima puntata de: I Sodomitici!)
Che uno parte dal Christmas Truce del 1914, la tregua di Natale durante la prima guerra mondiale…
e poi scopre che è un fake, perché sì tratta sì di Natale, ma dell’anno dopo e, soprattutto, la partita a calcio è fra inglesi a Salonicco, in Grecia (per fortuna che c’è chi fa debunking).
E così scopro che anche Paul McCartney s’è ispirato al Christmas Truce per scrivere Pipes Of Peace…
http://youtu.be/J7ErrZ-ipoE
e che anche quelli di Sainsbury’s si sono affidati alla rievocazione (bellissima, commovente, quasi strappalacrime) di quel momento per strappare qualche acquisto natalizio (e non)…
E così, sempre correndo lungo il filo di quella tregua di Natale, incorro nella storia di Stille Nacht che, scritta da padre Mohr in Austria, nel 1818 venne musicata dal maestro di cappella Franz Xaver Gruber. Il canto fece poi lentamente il giro del mondo e nel 1937 il sacerdote bergamasco Angelo Meli dette vita ad Astro del ciel, la sua versione in italiano.
Scopro allora che Stille Nacht è stata tradotta in più di 200 lingue tra le quali il maori, lo swahili, lo zulu, il cheyenne. E mi chiedo, piombando come un falco dal globale al locale, se una sua traduzione in ladino lozzese sia mai stata fatta (in Comelico, da qualche parte, mi sembra ci sia). Così non fosse mi chiedo ancora: chi mai potrebbe cimentarsi in questa deliziosa impresa?
E così, dal profondo del cuore, mi sgorgano queste vaporose parole (in parte inedite):
Fatti (di Lozzo) non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza
(e poi, non so ancora il perché, in questa rincorsa ad una “cosa che tira l’altra”, mi si concatena luminosa e prepotente l’immagine di Jo Squillo! mah, misteri gloriosi)
Con una Provincia così – l’area pesta a guida sindacale – i dogi veneziani ci vanno a nozze (te lo mettono nel culo prima ancora che tu abbia aperto gli occhi). Figuriamoci con un pezzo di quella provincia che vale un cazzo in termini di voti (già la Provincia nel suo insieme vale il 4% ed ha tre consiglieri su 60, figuriamoci il Cadore, immaginatevi il Centro Cadore) e vale ancora meno in termini di rappresentatività degli eletti (i sindaci).
Dispiace che anche sul profilo formale la Regione si dimentichi così barbaramente dei suoi poveri figli (a meno di una eventuale rettifica dei lagunari, che al momento non c’è, che chiarisca i termini della questione). Insomma, i sindaci sembrano così tanto alla particella di sodio (quella famosa).
[…] Ieri mattina, su incarico dei sindaci cadorini, il tecnico idraulico che ha contribuito allo studio sul lago, l’ingegnere Giovanni Maria Susin dell’università di Padova, accompagnato da Renato Paludetti, si è recato a Venezia per partecipare all’incontro. Purtroppo senza che nessuno avesse avvisato i sindaci cadorini, la riunione era stata spostata a data da destinarsi, forse il 7 o l’8 gennaio. Ai due tecnici non è rimasto altro che prendere atto e rientrare alle loro abitazioni: Susin a Padova, Paludetti a Pieve di Cadore. «Non posso accettare un comportamento di questo tipo», afferma l’ingegnere. «È una ulteriore dimostrazione che il Cadore, i suoi abitanti e la sua economia, per la Regione non contano nulla».