BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

una barzelletta dal Trentino…

15 Febbraio 2017 Giornalando, Provincia di Belluno Elettiva autonomia, belluno-autonoma, giornalando, trentino-alto-adige

Sulla prima pagina del Trentino Quotidiano di due giorni fa questo titolo:

Hotel, quanti milioni in fumo

Tanti alberghi falliti nonostante i contributi della Provincia

Platealmente ridicola una frase nell’articolo online (neretto nostro), laddove si fa riferimento alle casse della Provincia oggi tartassate da Roma: se so’ scordati d’aver munto l’italica vaccona per decenni. E anche ora nessun indizio sul fatto che godano, rispetto alle sorellastre ordinarie, di privilegi scandalosi (lo scandalo, sia chiaro, è che a goderne siano solo le speciali!).

Che triste destino, quello di essere tartassate dalle continue richieste di Roma (se solo penso alla blindatura che i furbastri, autonomisti col culo degli altri, avevano confezionato tra le pieghe della deforma costituzionale, mi viene uno s-ciopone…).

Una pioggia di soldi a fondo perduto. Negli anni scorsi le ricche casse della Provincia, che ancora non erano tartassate dalle continue richieste di Roma di partecipare al risanamento finanziario, hanno contribuito non poco a costruire, ristrutturare e ampliare le strutture alberghiere della Provincia.

Chi ha confezionato l’articolo deve aver avuto un attimo di pudore se è giunto a scrivere:

 Una pioggia di soldi che ha rischiato di alterare le leggi del mercato e della concorrenza e che, talvolta, è caduta anche su chi non aveva gli strumenti per reggere la sfida.

Non che pensasse a noi, area de-vasta-ta di Belluno, riferendosi all’alterazione delle leggi di mercato e della concorrenza, no, pensava al circo barnum trentino; ma almeno, pur pensando ai casi suoi, ha dimostrato di avere coscienza delle storture che quella (e tante altre) pioggia di soldi porta con sé.

Una amara barzelletta e poco più (amara per tutti i bellunesi, amarissima per i nostri albergatori: ma ce ne sono ancora?).

 

che c’azzecca la Torre dei Scarperi con malga Nemes?

14 Febbraio 2017 Curiosando, Giornalando curiosando, giornalando, scripta-manent

LaStampaMontagna, avventurandosi in liete descrizioni di mete turistiche, offre spesso pagine con perle di acuto lirismo. Per dire, eccone una piccina tratta da un articolo apparso ieri riguardante Sesto (neretto nostro, anche in seguito):

…tra mondo germanofono e italiofono, tra il Cadore e la Val Pusteria.

Basta e avanza italofono. Nello stesso articolo ce n’è un’altra, un po’ più grossa:

L’economia di sussistenza dei contadini locali non è cambiata molto, nonostante oggi la voce più importante dell’economia locale è il turismo, da quel lontano 965 in cui compare per la prima volta il toponimo Sexta, […]

Lasciamo anche perdere il congiuntivo (“sia” al posto di “è”: a me sembrasse che suonasse meglio “nonostante oggi la voce più importante dell’economia locale sia il turismo”; vi paresse anche a voi?), e concentriamoci sull’economia di sussistenza e su quel lontano 965, dal quale ci distanziano più di mille anni. Ora, il Treccani ci dice che “l’economia di sussistenza”…

In partic.: a. Nel linguaggio econ., economia di s., quella che caratterizza le società primitive, fondate sulla proprietà comune dei mezzi naturali di produzione, in cui si produce, senza variazioni quantitative o qualitative, ciò che è sufficiente alla riproduzione della società stessa.

Provate, se vi aggrada, a recarvi oggi dal villico pusterese a vedere con i vostri occhi se “l’economia di sussistenza non è cambiata molto” (da quel lontano 965, ma anche da dieci anni a questa parte). 

Ma LaStampaMontagna offre anche perle iconografiche; sempre ieri, tema “Con le ciaspole alla Malga Nemes”: che c’azzecca la Torre dei Scarperi  – che è a “soli” 11 km di distanza in linea d’aria e comunque non visibile – messa in bella mostra proprio sotto il titolo??

 

Calabria la sera sui Cadini di Misurina…

13 Febbraio 2017 Curiosando auronzando

Più o meno come Quasimodo, quella volta.

O il correttore automatico, o una sorta di autocompletamento (ambedue in presenza di riflessi molto sopiti) o più semplicemente ebbrezza (vitivinicola) da Carnevale.

(come già sottolineato, ci sarebbe anche, remota, la possibilità di una genuina vena poetica)  

(nelle intenzioni era “cala la sera”, una foto tipo così (o così), ma senza il sole e con più neve…)

 

Cadore: bilancio demografico gen.-set. 2016 a – 6,1 per mille (-6,7 Centro Cadore, -11,3 Comelico, -1,4 Val Boite)

5 Febbraio 2017 Cadore - Dolomiti cadoriadi, demografia

Nel periodo gennaio-settembre 2016 (ultimi dati Istat disponibili) tocca al Comelico portare la croce più pesante del declino demografico 11,3 per mille (‰) (-7,8‰ nel 2015); l’anno scorso era toccato al Centro Cadore (con -14,2‰) che a questa tornata presenta un -6,7‰; la Val Boite presenta un -1,4‰ (-5,5 ‰ nel 2015). Il Cadore (con Cortina) segna nel periodo considerato un complessivo -6,1‰ (-9,9‰ nel 2015).

Il peggior calo (rapportato alla popolazione residente) si registra a S. Nicolò di Comelico con -27,1‰, seguito da Lozzo di Cadore con -26,0‰, Calalzo con -22,1‰ e S. Stefano con -20,3‰. A presentare un saldo positivo è Cibiana di Cadore con +33,1‰ (ma nel 2015 aveva un -36,8‰), Borca  con +29,4‰ e Vodo con +15,2‰. In Centro Cadore Lorenzago presenta un +10,9‰ e Pieve un +1,6‰. Nella tabella i dati assoluti e relativi comune per comune suddivisi per saldo naturale, migratorio e totale; ci si sente a giugno per i dati definitivi.

 

‘il Cadore’: in Comelico Superiore +30 persone (ma non è vero)

2 Febbraio 2017 Cadore - Dolomiti, Giornalando demografia, giornalando, il-cadore-in-calore

A proposito di informazione un tanto al chilo. Oltre a deporre dati come tante uova (facendole apparire tutte uguali), corretti in sé ma slegati tra loro, per esempio omettendo di darne rappresentazione percentuale (l’abbiamo visto ieri), può capitare che il Cadore dia letteralmente i numeri.

Infatti, nell’articolo che abbiamo avuto il piacere di commentare ieri (Gennaio 2017, Qualità della vita e spopolamento, p. 2), centrato sullo spopolamento della Cadorinia, il Cadore scrive anche: “Contemporaneamente è doveroso registrare che in qualche comune, sempre nei primi sei mesi del 2016, la popolazione è aumentata. A Comelico Superiore, ad esempio, è cresciuta di 30 unità, …”.

Sono sì 30 le unità, ma non di crescita bensì di decrescita (il divario quindi tra vero e dichiarato è di 60). 

Per avere 30 persone in più in Comelico Superiore le ipotesi sul campo potrebbero essere: una deportazione di massa, tutti i parti plurigemellari (sono 9 i nati nei primi sei mesi; diamo per scontato che i parti siano stati semplici), la piscina delle terme di Valgrande custodisce bozzoli di Antarea e i vecchietti comeliani, ancorché di straforo, vi ci si buttano quotidianamente fermando la senescenza (o un mix delle tre). Noi saremmo propensi a quest’ultima ipotesi, che ricalca le vicende raccontate in Cocoon: tra le tre ci sembrerebbe la più plausibile.

Dottó, so’ 60 in più. Che faccio? Lascio?

(Capita eh! E’ un attimo prendere quei -30, scritti magari in fretta su un notes qualche giorno prima, e considerarli +30. Ma lo facciamo sapere anche ai lettori?)

(A me risulta poi che il Cadore (i 22 comuni), nei sei mesi considerati ne abbia persi 155 e non 172 come scritto; rettifichiamo anche questo, previa verifica, o… lasciamo?)

 

 

demografia (e informazioni) un tanto al chilo (e percèntali, no, ‘sti dati!)

1 Febbraio 2017 Cadore - Dolomiti, Giornalando demografia, il-cadore-in-calore

A quelli de “il Cadore” glielo avevamo già fatto notare, con molto garbo, che il percento l’avranno pure inventato per qualcosa, no! (in quel caso il posto di Pieve, che per il Cadore in calore era il primo, diventò l’undicesimo!!!).

Scrive ora il Cadore (p.2, gennaio 2017) che “Nei primi sei mesi del 2016, i bellunesi residenti, sono diminuiti di quasi 800 unità”. Ok. Ma chemmmerappresenta ammè? Perché ti sia utile, tu lettore devi perlomeno sapere che la popolazione provinciale è di circa 200.000 persone; ma poi ti devi fare il calcoletto ammente, o trovare un foglio di carta, una penna (che non scriverà) e… computare.

E percèntali o permìllali no, ‘sti dati. Così uno si orienta e inizia a capire.

(E’ come il tonno pinna gialla Rio Mare. Se vuoi te lo puoi comprare anche dal pescivendolo, ma poi lo devi pulire, gli devi togliere tutte le lische -tutte-, e preparare e cucinare. Noi te lo diamo già in scatola, pronto)

Continua il Cadore: “Il Cadore ne ha persi… 33 a Calalzo di Cadore, 32 a Lozzo di Cadore e 19 ad Auronzo di Cadore”. Di nuovo: ma chemmmerappresenta ammè? I 33 di Calalzo sono il 15,8 per mille della popolazione (tutti i permille si riferiscono alla popolazione a fine 2015), i 32 di Lozzo il 23,1 per mille (si vede già da qui che valori assoluti sostanzialmente uguali – 33 e 32 – danno luogo a percentuali ben diverse). I 19 di Auronzo sono invece il 5,7 per mille. Ma anche i 48 di Cortina, per dire, valgono l’8,1 per mille rapportati alla popolazione.

Cosicché, per fare un esempio, il commento de il Cadore “Da tener conto che neppure Cortina è rimasta indenne dall’emorragia perdendo 48 abitanti.” assume, percentato o permillizzato, il giusto peso (e oltre che giusto, immediatamente confrontabile con gli altri).

Direttore, Magnifica: ve lo paghiamo il doppio, ma dateci la gioia – ogni tanto eh! – di avere qualche dato rapportato a 100.

(bonus: ogni tanto varrebbe anche la pena segnalare il comportamento degli altri, tipo: noi Cadore siamo qui, la provincia di Belluno qui, Veneto e Italia qui (le province di Trento e Bolzano qua…). Un sano confronto, insomma!)

(chiedere che venga distinto il saldo naturale da quello migratorio, no, ci rendiamo conto che sarebbe “gravosamente” troppo)

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