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incendio “a” Cortina: bestiario giornalistico. La più bella? “…frazione Zuoghi”

2 Luglio 2019 Cadore - Dolomiti, Giornalando della-confutazione, giornalando, scripta-manent

Dacci oggi la nostra “ansa” quotidiana, ma anche no! Oltre alle “anse” un tanto al quintale, che tendono a rendere “tossico” l’ambiente dell’informazione, le redazioni dei giornalai si esercitano in quella che si può definire pornografia della notizia. Se si può concedere al titolo una qualche forma di contenuto “strillato”, nel testo si dovrebbe trovare un minimo di racconto riequilibratore: ma così non è.

Partiamo con il primo elemento del bestiario, ancora un’Ansa, di poco successiva alla prima, quella in cui si determinava il luogo dell’incendio “sul Col Rosà, 600 metri sopra Ospitale di Cadore”: l’altitudine, sul pianeta Terra, e senza essere un fisico bestiale, si misura convenzionalmente dal livello del mare. Poi c’è l’altezza, che va definita rispetto a qualcosa che viene assunto come riferimento. Come fa a svilupparsi un incendio “a circa 600 metri d’altitudine sopra Cortina” se Cortina ha un’altitudine media di 1200 m? Mistero. Per il “sopra Cortina” vedi avanti in altra bestialità.

  

Veniamo al sedicente “Viagginews” che trascina con sé i falsi sia del Col Rosà che di Ospitale di Cadore. Ma va notato che nella notizia ci mette un pochino del suo: infatti, definisce Ospitale di Cadore “piccolo paese in provincia di Belluno”. Segnalo anche una sorta di doppia negazione: “le cause dell’incendio non sono ancora ignote” (ma lo diventeranno presto!). Segnalo inoltre lo spirito didattico che anima il coinvolgente redattore che scrive, riguardo alle cause dell’incendio, “Scopriamo cosa è successo“.

E veniamo al Gazzettino che, come altri, definisce incendio di vaste proporzioni un’area di bosco di 4-5.000 metri quadrati (equivalenti all’area di un quadrato di 70 m di lato: su ‘ste cose, per dire, di solito si va a ettari): e allora, cos’è stato l’incendio nella Val di San Lucano, una catastrofe biblica di proporzioni orrende? Stupenda, ancorché virgolettata, quella “terra di nessuno” (cosa avranno voluto dire?). Per quel “sui monti sopra Cortina” si veda oltre. La Croda de r’Ancona si è trasformata in “Ru’ Ancona” (un omaggio idrografico, suppongo). Assolutamente insuperabile, ne dovete convenire, la collocazione dell’incendio tra la “Croda de Ru’ Ancona e la frazione di Zuoghi, poco lontano da passo Cimabanche”. Una delizia.  

Anche TgCom24: vasto, sopra Cortina, a 600 metri:

Anche gli svizzeri di tvsvizzera.it e swissinfo.ch (devono essere parenti) si bevono la storia della “frazione Zuoghi” (diversamente dal Gazzettino ci mettono però una altitudine di 600 m):

Stesso discorso per Lettera43, che si beve la “frazione di Zuoghi”, titola “Incendio a Cortina…” e fa riferimento a due ordigni bellici (chiamarli residuati bellici era meno coinvolgente), facendo colpire dalle fiamme “l’area del Rifugio Ospitale”.

Anche per l’Adnkronos “due esplosioni a Cortina”

Poteva mancare una “fantanotizia”? Da ilsussidiario.net (che si definisce “il quotidiano approfondito”) un “Caos Olimpiadi“… “potrebbero esploderne altri”. Non ci facciamo mancare niente: niente!

 

Finiamo la carrellata con la storia dei “monti sopra Cortina”, dove il sopra è riportato pressoché nella totalità delle notizie. Quando si parla di “sopra” lo si intende, solitamente, in rapporto alla verticalità. Per esempio, dire che il rifugio Faloria è situato sopra Cortina ha un senso (si può essere più precisi, ma la frase ha senso). Nel caso dell’incendio in esame, il luogo in cui è divampato si trova, in linea d’aria, a circa otto chilometri (otto chilometri!) da Cortina. E’ evidente quindi che il sopra, in questa circostanza, non può che essere riferito alla latitudine geografica: il luogo dell’incendio si trova otto chilometri a nord di Cortina (del resto, anche ai Vigili del fuoco  è sfuggito un “incendio boschivo sopra Cortina”).

In altre parole, dire che l’incendio sui Śuoghe è divampato sopra Cortina equivale a dire che un incendio a Conegliano divampa sopra Venezia. Basta saperlo (ma un incendio a otto chilometri da Cortina su “terra di nessuno” non desta l’interesse… di nessuno). E così spero sia di voi.

incendio sul Col Rosà (sopra Ospitale di Cadore): ennesima Ansa del cazvolo

1 Luglio 2019 Cadore - Dolomiti, Giornalando della-confutazione, giornalando, scripta-manent

Non che ce ne fosse bisogno, ma ecco l’ennesima prova delle “anse” del cazvolo (l’Ansa è cliente fisso del BLOZ da mo). L’incendio, sviluppatosi sul Col Rosà, sarebbe stato segnalato da alcune persone che, dal Col Rosà (medesimo), “avevano sentito provenire un forte boato…”. E già qui si manifesta una qual forma di confusione.

Confusione che diventa disorientamento, se non totale smarrimento, quando l’incendio viene collocato, badate bene, 600 metri sopra Ospitale di Cadore, “tra la Croda de R’Ancona e Zuoghi”: un classico pot-pourri dell’Ansa tra realtà e fantasia.

Realtà: verosimilmente, alcune persone che si trovavano sul Col Rosà, dal medesimo, quindi dal Col Rosà, hanno sentito dapprima uno scoppio e successivamente hanno visto alzarsi del fumo da una zona sopra Ospitale (Ospitale sì ma non di Cadore, il quale si trova a 35 km circa dal luogo dell’incendio: l’Ospitale di questa circostanza è quel luogo lungo la S.S. 51, tra Cimabanche e Podestagno, dove sorge l’albergo/ristorante Rifugio Ospitale), zona che si trova effettivamente tra la Croda de r’Ancona (ra Ciadenes sarebbe ancora meglio) e i Śuoghe (Zuoghe-Zuoghi).

(ci sarebbe poi la mai risolta questione storico-geografica della “dicotomia” Cadore-Ampezzo, ma non son cose da Ansa)

screen shot notizia Ansa 30-06-2019 relativa a incendio sul Col Rosà

 

un balcone panoramico ad alto tasso spettacolare

28 Giugno 2019 Cadore - Dolomiti, Giornalando dolomitando, dolomiti, giornalando, unesco

E’ uno dei regali di maggior spessore culturale (questa è ironica, mi raccomando) che la Sfondazione Dolomiti Unesco ci ha offerto nel corso della sua governance. Un balcone panoramico, diciamocelo, non si nega a nessuno ed è cosa buona e giusta. Ne hanno inaugurato un altro, dopo l’apprezzato apripista del 2015 posato sul M. Specie. Ecco le gesta dei nostri paladini cantate da Repubblica:

Un balcone panoramico. E vedi le Dolomiti al loro meglio

Inaugurato sopra Santa Cristina di Val Gardena. A oltre 2mila metri, ma facile da raggiungere anche per i non trekker, si propone come un teatro a semicerchio capace di offrire una panoramica ad alto tasso spettacolare. Ne verranno creati altri nell’area Unesco dei Monti Pallidi

Lo possono facilmente raggiungere anche i non trekker. Certo, così come questo articolo poteva essere scritto da un non giornalista. Forse che “non escursionista”, per quanto resti forma orrenda, sarebbe parso troppo provincialotto? Bastava dire “facilmente raggiungibile da chiunque”. Ed è chiaro che sia così, visto che a quel “oltre 2mila metri” ci si arriva (anche) con l’impianto di risalita (lo dice poi nel testo).

Questo affare, il balcone panoramico, si proporrebbe (che indole volitiva!) come un “teatro a semicerchio” (un architetto mancato!). “Capace di offrire” (ancor più volitivo di quanto non apparisse inizialmente!) una “panoramica ad alto tasso spettacolare“. Se vuoi dire che una panoramica è spettacolare basta scrivere “panoramica spettacolare”; se però scomodi un tasso, ma vuoi mantenere spettacolare la panoramica (e non il tasso), allora dovresti scrivere “ad alto tasso di spettacolarità”.

L’articolo continua con venature poeticheggianti (il vento che sale dalla valle…, il sole che si nasconde…) sottolineando la natura eco del balcone (finalmente è stato detto no ai balconi in polipropilene alta densità e, soprattutto, a quelli in uranio impoverito):

“A fronte della sensibilità dei luoghi alpini abbiamo creato strutture di acciaio e di pietre locali che possano anche essere decostruite”, spiegano Verena e David Messner, i due architetti che hanno progettato il balcone.

Oh là! Un po’ di acciaio riempito da materiale locale e colmato con gradevole pietrame, sempre rigorosamente locale (a km zero!). L’ideona, però, è stata quella di fare la struttura in modo che sia decostruibile, come i mattoncini Lego (“smontabile” non appariva sufficientemente elegante e “facilmente demolibile” evocava un che di cruento).

Ma ecco un altro passo della tagliente descrizione:

Un semicerchio metallico posto in orizzontale racconta le montagne intorno, riproponendo in bassorilievo il paesaggio e indicando i nomi delle creste.

Un incanto. Commovente. Non c’è parola che non stupefaccia. Sublime, per esempio, “racconta le montagne intorno”. Il bassorilievo è in realtà un altorilievo, ma è un pelo nell’uovo. E “paesaggio”, ho sempre creduto fosse tutt’altra cosa: mi dovrò ricredere!

C’è anche una bella notizia per la nostra fetta di patrimonio: un balcone panoramico ad alto tasso spettacolare è in fase di realizzazione al Monte Agudo.

Oltre ai due balconi altoatesini, sono stati già realizzati altri punti panoramici […]. In Veneto sono in fase di realizzazione tre balconi sul Monte Rite a Cibiana di Cadore, sul Monte Agudo nel comune di Auronzo, e a Faverghera (Nevegal) nel circondario di Belluno.

Eh lo so, lo so! Se lo so…

balcone panoramico al M. Specie - agosto 2016

decennale Dolomiti Unesco: quel 10% di turismo in più? Animali d’alta quota!

27 Giugno 2019 Cadore - Dolomiti, Curiosando, Turismo e dintorni dolomitando, dolomiti, giornalando, turismo-alpino, turismo-cadorino, turisticando, unesco

Non so cosa abbia veramente detto tale Morandini, direttora della fondazione Dolomiti-Unesco, alla conferenza stampa per il decennale del Patrimonio, ma, come visto (qui e quo), l’Ansa, e di conseguenza i vari giornalai, hanno dato la notizia secondo la quale vi è stata per le Dolomiti, nel decennio trascorso, cioè da quando le Dolomiti stesse sono diventate un bene Unesco, una crescita del turismo del 10%.

Parlare di crescita del turismo non vuol dire un bel niente se non si fa riferimento a cosa sia cresciuto. Nel caso di specie la direttora ha parlato di “presenze”, cioè notti trascorse negli esercizi d’accoglienza. Il passo successivo, ovviamente, è individuare quale sia la tipologia di esercizio cui si attribuisce l’aumento delle presenze. Potrebbero essere “tutte le tipologie di accoglienza” (alberghiere ed extra-alberghiere), nel qual caso si sarebbe autorizzati a dire che il turismo (detto in senso lato) delle Dolomiti, ossia le presenze in tale contesto, sono aumentate del 10%.

Ma, nella realtà fattuale, qual è dunque la tipologia di accoglienza alla quale faceva riferimento la direttora? Noi, in uno dei post citati, avevamo avanzato un dubbio:

Non è che per distillare quel dichiarato aumento di presenze del 10% si siano interpellati, chessò, così, per puro caso, i rifugisti?

Ora, sull’Amico del Popolo n. 25 del 20 giugno 2019 è riportata un’intervista condotta dal settimanale nella quale la direttora afferma che:

E non c’è gestore di rifugio con cui io parli che non affermi con assoluta tranquillità che da quando le Dolomiti sono state inserite nel Patrimonio Unesco si sta registrando una crescita a due cifre, quindi superiore al 10%. Con turisti che provengono da tutto il mondo, con punte anche del 90% di presenze straniere. 

Ecco quindi che la crescita del 10% strombazzata come “boom per il turismo” sulle “Dolomiti a marchio Unesco” (peraltro, come sottolineato, anche supponendo che sia veritiero, un boom del 10% in 10 anni è un boom…ettino se non un boom-ettuccolo) non è altro che una stima un tanto al chilo (più probabilmente al quintale) delle presenze nei rifugi di montagna effettuata col metodo Peoceto (ciò Bepi, senti qua, cossa te me sa dir de…).

Perché nel decennale del bene Unesco patrimonio dell’umanità (e così spero sia di voi) la Sfondazione Fondazione non ricorre alle statistiche ufficiali delle presenze registrate nell’areale popolato dalle genti dolomitiche, preferendo fare riferimento a stime un tanto al chilo relative ad un solo segmento, quello dei rifugi di montagna, della ben più articolata offerta turistica disponibile tra le Dolomiti?

(noi una vaga idea ce l’abbiamo…)

Rifugio Ciareido, autunno 2006

Olimpiadi Cortina: «Oltre la conferenza stampa, il nulla» (amarcord piddone)

26 Giugno 2019 Cadore - Dolomiti, Criticarium Itaglia cortinando, quelli-del-PD, regional-politik, regione-veneto

A quel tempo le pre-candidature italiane a sede delle olimpiadi invernali del 2026 erano uniche (la scelta del Coni doveva cadere su una delle tre): Torino, Milano, Cortina. Poi il Coni si dev’essere reso conto che nessuna delle tre, da sole, sarebbe mai passata e Malagò tentò di giocare la carta della candidatura unitaria (cioè nessuna città capofila e sedi competitive “sparse”).

Avuto l’ok “straordinario” da parte del Cio, con la possibilità di avere un riscontro di pari dignità da parte delle tre città, il Coni propose (31-07-2018) dunque la candidatura unitaria di Torino, Milano e Cortina. A tale candidatura unitaria aderirono subito Lombardia-Milano e Veneto-Cortina mentre Piemonte-Torino presero tempo e alla fine si defilarono (in realtà la regione Piemonte era più che possibilista, fu la sindaca di Torino, Appendino, a smarcarsi). Alla fine, quindi, la candidatura fu MilanoCortina-2026.

La candidatura unitaria, disse Malagò, era quella che costava meno e si era ottenuta cercando di “prendere il meglio da ogni singolo dossier“.  E’ commovente, oggi, a distanza di un anno esatto dalla pubblicazione (26-06-2018), rileggere ciò che i piddoni veneti scrissero sull’argomento, in particolare sulla qualità del dossier “veneto” (che di lì a un mese confluì nella candidatura unitaria a tre e poi in quella definitiva, MilanoCortina-2026):

I deputati veneti del Pd, Rotta e De Menech attaccano il presidente Zaia: «Troppo leggero e superficiale»

«Credo che il dossier preparato da Zaia per la candidatura di Cortina alle Olimpiadi non andasse oltre la cartellina stampa». È caustica la deputata veneta del Partito democratico Alessia Rotta, ma i risultati o, meglio, il buco fatto dalla Regione Veneto in questa vicenda «dimostrano la pochezza e la superficialità con cui spesso affrontiamo appuntamenti importanti».

«Mi auguro che il Veneto riesca a far sentire il proprio peso politico a Roma e a invertire una decisione che ormai sembra presa, anche se solo per motivi esclusivamente di consenso elettorale». È amareggiato il coordinatore dei deputati veneti del Pd, Roger De Menech per l’esclusione di Cortina dalle candidature italiane per l’organizzazione delle Olimpiadi invernali del 2026. «Purtroppo scontiamo da un lato l’impreparazione della giunta regionale veneta a gestire file complessi e dall’altro la voracità del Movimento 5 Stelle i cui esponenti sono alla perenne ricerca di dimostrare il loro peso in un governo trainato dalla Lega, una forza che ha raccolto quasi la metà dei loro voti».

Purtroppo ci siamo abituati, afferma la deputata, «il presidente del Veneto riesce sempre a fare un gran baccano e a esporre la sua figura personale sui media, ma non è in grado di costruire relazioni e alleanze che permetterebbero di raggiungere un obiettivo così ambizioso come le Olimpiadi. Mi viene da chiedere se ci abbia mai creduto. Per Zaia tutto il lavoro si è risolto in un incontro con i giornalisti e una foto opportunity con il presidente del Trentino. Addirittura, nel momento topico della scelta della località ospitante è riuscito a litigare con il Coni, insomma un genio. Quanto conti davvero lui e pure il Veneto a livello nazionale lo si è capito in questi giorni in cui il governo sta decidendo di candidare Torino per mere ragioni di bottega, la sindaco di Torino è del M5S».

«Il Veneto avrebbe potuto competere se avesse fatto ‘i compiti a casa’», conclude Rotta, «presentando un dossier articolato e facendo il lavoro diplomatico di cui con ogni evidenza Zaia è incapace. È proprio il caso di dire: oltre la conferenza stampa, il nulla».

Il Movimento 5 Stelle sta facendo l’impossibile per portare le Olimpiadi a Torino, dove governa la città, «sfruttando l’attuale irrilevanza politica e l’isolamento del Veneto», nota De Menech. «Però davvero spero che qualcosa cambi e che nei prossimi giorni. Ci sono tre ministri veneti e raramente la nostra regione è stata tanto rappresentata in una compagine di governo. Nella scorsa legislatura avevamo solo un sottosegretario, eppure siamo riusciti a portare i Mondiali di sci a Cortina nel 2021, una serie di infrastrutture che vanno dalla banda larga all’alta velocità ferroviaria e risorse economiche per il programma Industria 4.0 e per lo sviluppo della montagna e delle aree marginali».

Milano Cortina vs Stockholm Are (del destino dell’universo)

24 Giugno 2019 Cadore - Dolomiti, Curiosando cortinando, curiosando, dolomitando, turismo-cadorino, turisticando

Oggi, tra qualche ora, si deciderà il destino del nostro universo: MilanoCortina vs StockholmAre (ma dov’è che si sono svolte le ultime olimpiadi invernali? Provate a rispondere senza documentarvi…). Da qualche giorno si è aperta la corsa al tifo, che ovviamente non può alterare alcuna decisione del Cio, ma che è utile a creare feeling politicheggiante, comunque vada a finire il minestrone.

Dei cinque, Zaia è quello più francamente sorridente. Fontana abbozza un sorrisino ma sembra dire al suo pari “non così aperto, il sorriso, trattieniti…”. Poi c’è Malagò che, rivolto ai primi due, sembra pensare “Cazzo hanno da ridere ‘sti qua”. Sala sembra invece voler dire “io sono qua, ma neanche ci volevo venire…”. Infine Ghedina, il sindaco ampezzano, in trance agonistica con lo sguardo da samurai.

(è giunto anche il convinto sostegno di FI – FI chi? ma Forza Italia no! -: ordunque, meglio toccarsi il sacchetto scrotale)

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