BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

se le Olimpiadi invernali del 2026 si faranno in Italia, sarebbe una straordinaria opportunità

22 Giugno 2019 Cadore - Dolomiti, Curiosando, Turismo e dintorni cortinando, curiosando, dolomitando, turismo-cadorino, turisticando

La menata delle Olimpiadi 2026 non poteva non avere il suo bel account twitter. Oggi non ne puoi fare a meno. Appena apparso sulla scena, il primo tweet è del 29 marzo 2019, l’ho subito seguito. 

Da quell’account ho visto susseguirsi semplici note di servizio, disarmanti ovvietà presentate come fossero principi fondamentali e gustosissime puttanate da pop corn, oscillanti tra il genere semi-intellettualoide e quello nazional-popolareccio con estemporanee incursioni in territorio psico-motivazionale. Alle tre tipologie ricorrenti si sono sommati poi i tweet d’incitamento fatti recitare a gasati testimonial-pupazzetti pescati dal background agonistico sportivo delle discipline olimpiche: daje.

L’account per sognare le Olimpiadi in terra lombardo-veneta era, qualche giorno fa, zoppicante sotto i 1.000 followers, tanto che uno spiritato Zaia e un macilento Fontana, seguiti anche da qualche bolso della scuderia piddina (Scalfarotto e Gori, per dire) si sono spesi per “diffondere” l’hashtag #milanocortina2026 e #wedreamtogether.

Nonostante l’impegno di questi pezzi da 90 con tutta la cavalleria al seguito, i followers non sono al momento che 1.260, segno che il twittarolo di provincia se ne sbatte altamente delle Olimpiadi; non sotterriamo comunque le speranze per un inaspettato brulichio dei follower, soprattutto se agli appelli di queste mummie si dovessero affiancare quelli -solo per fare un esempio d’attualità- di Valentina Nappi.

Nei giorni a venire, indipendentemente dall’esito del voto/verdetto del CIO del prossimo 24 giugno, potrebbe valere la pena mettere in mostra alcune delle gustosità sopra ricordate.

Nel frattempo segnaliamo una straordinaria opportunità legata alle Olimpiadi invernali del 2026. Si dovessero fare in Italia, saressero una straordinaria opportunità, oltre che per promuovere le nostre montagne, per rinfrescare un attimino la grammatica.

Dolomiti-Unesco: la mia mamma mi ha detto che dal 2009 le presenze turistiche sono aumentate del 10%

21 Giugno 2019 Cadore - Dolomiti, Giornalando, Turismo e dintorni dolomitando, dolomiti, giornalando, turismo-alpino, turismo-cadorino, turisticando, unesco

Abbiamo già fatto notare che lo strombazzato 10% di “boom per il turismo”, ammesso e non concesso che sia veritiero, non rappresenterebbe che un modesto aumento dell’1% all’anno (visto che di anni , dal 2009, inizio del matrimonio Dolomiti-Unesco, ne sono passati dieci). Lo capisce anche un paracarro, se gli fai notare che (+o-) nello stesso periodo l’Italia è cresciuta del 13,4%, il Trentino-Alto Adige del 15,9% e il Veneto del 14,5%. Se poi al paracarro fai notare che le presenze in Ue-28 sono aumentate del 37,4%… non c’è più storia.

Ma chi è che ha indicato quel 10% di presenze turistiche strombazzato poi dai giornalai, nel caso specifico abbiamo visto la corriera delle alpi, con titoli come “Dolomiti a marchio Unesco – E’ stato boom per il turismo”? Ma la direttora della Fondazione Dolomiti-Unesco, tale Morandini! Ecco il passaggio riportato dall’Ansa:

“Tutti gli operatori turistici che abbiamo sentito – ha spiegato Marcella Morandini, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco – ci hanno detto che le presenza turistiche dopo il 2009 sono aumentate almeno del 10%. Merito della iscrizione a Patrimonio dell’Umanità, che ha fatto conoscere la bellezza dei nostri monti in tutto il mondo. Ma in alcune località l’incremento è arrivato al 90%”.

Par di capire che la direttora della fondazione, per produrre le proprie statistiche, non si sia appoggiata a quelle ufficiali, validate dagli enti preposti, ma le abbia confezionate “in casa”, un tanto al chilo, ricorrendo a fantomatici “operatori turistici che abbiamo sentito” i quali, badate, “ci hanno detto che…”.

Prima domanda: ma quanti sarebbero questi “Tutti gli operatori che abbiano sentito“? Tutti-tutti o una parte di quel tutti-tutti? E, di grazia, la categoria rappresentata da questi “operatori turistici” che avete sentito, può essere descritta da un nome?

(fruttivendoli, parcheggiatori, gelatai, zoccole di montagna…)

Non è che per distillare quel dichiarato aumento di presenze del 10% si siano interpellati, chessò, così, per puro caso, i rifugisti?

Diteci, dunque: quell’aumento del 10% è riconducibile al solo turismo “apicale”, quello che passerebbe per i rifugi, o si deve intendere come turismo vallivo? Sapendolo, i giornalai avrebbero potuto perlomeno chiarire di quale tipologia di boom le Dolomiti siano state protagoniste in questi esaltanti 10 anni.

Per carità di patria trascuriamo di valutare l’affermazione secondo la quale questo aumento sarebbe “Merito della iscrizione a Patrimonio dell’Umanità“, ché statisticamente è già un’impresa ipotizzare l’esistenza di una correlazione tra aumento e iscrizione del bene, figuriamoci una qualche forma di causalità.

Ad maiora!

quei vandali e lazzaroni sono qui tra noi, su qualsiasi sentiero, non solo al lago del Sorapiss

20 Giugno 2019 Cadore - Dolomiti, Criticarium curiosando, regione-veneto

Dopo la lunga parentesi in preparazione delle amministrative durante la quale il governatore del Veneto si è speso per dare adeguato sostegno ai candidati della Lega, il nostro è tornato a cinguettare (anche) su temi in stile harmony. Qualche giorno fa eccolo bacchettare vandali, lazzaroni e turisti in infradito e, in particolare, chi crede di poter fare balneazione ad alta quota (lago del Sorapiss) non tenendo conto dell’ecosistema fragile e così spero sia di voi.

Un NO deciso, quello del nostro, del tutto ovvio (a parte quello rivolto ai turisti in infradito che, pur essendo una categoria naïf, non vedo che danno possano arrecare in condizioni normali). Accanto a quella ovvietà se ne dovrebbe però affiancare un’altra, una precisazione di carattere generale: quei vandali e lazzaroni sono qui tra noi, adesso e in ogni luogo, su qualsiasi sentiero. Al lago del Sorapiss, per la processione indotta dalla particolarità del luogo, si ha solo la ventura di vederne le gesta concentrate. 

screenshot tweet Luca Zaia su lago del Sorapiss 13 giugno 2019

decennale Dolomiti-Unesco: boom per il turismo +10% (cazzata del giorno)

19 Giugno 2019 Cadore - Dolomiti, Giornalando, Turismo e dintorni dolomitando, dolomiti, giornalando, turismo-alpino, turismo-cadorino, turisticando, unesco

Il decennale Dolomiti-Unesco è dietro l’angolo e come di consueto, quando si materializzano queste circostanze, i giornalai (non riesco proprio a definirli giornali e giornalisti) iniziano a caricare i cannoni con cui spareranno le stronzate notizie del caso con enormi, gigantesche, colossali cazzate. Seguiti ed aiutati, in questo improbo lavoro, ovviamente, dai sodomitici d’ordinanza.

Hanno già iniziato a spararle grosse e nei prossimi giorni, ma anche dopo l’avvento del decennale, continueranno a sputarci addosso le loro minchiate come se piovesse. Vale, in questa particolare circostanza, il detto secondo il quale “ogni mattina un giornalaio si alza e sa che dovrà inventarsi una cazzata più grande di quella scritta il giorno prima”: un compito davvero estenuante.

Apro le danze con la corriera delle alpi, ma la frittatona è ovviamente stata fatta rimbalzare prima ancora dall‘Ansa. Titola la corriera: “Dolomiti a marchio Unesco – E’ stato boom per il turismo” con sottotitolo “Bilancio al decennale: visitatori cresciuti in media del 10% con punte del 90“.

Ora, trascurando quelle immaginifiche “punte del 90” delle quali neanche il giornalaio dei peggiori bar di Caracas riuscirebbe a interessarsi, proviamo a dare una risposta a questa semplice domanda: assumendo che il 10% sia veritiero (ma non lo è, perlomeno per le Dolomiti bellunesi, e i dati che vi farò vedere… mi cosano) e assumendo poi che la crescita sia imputabile all’iscrizione del bene a Patrimonio dell’Umanità (che è però affermazione statisticamente insostenibile)  come cavolo fai a parlare di “boom per il turismo”

se in dieci anni dieci sei cresciuto in media del 10%?

(cioè, semplificando, se ogni anno sei cresciuto dell’1% -uno per cento!!- rispetto al 2009)

Ma facciamo qualche confronto. Tra il 2009 e il 2017 (per il 2018 i dati non sono ancora disponibili) l’Italia ha visto crescere le proprie presenze del 13,4%; tra il 2009 e il 2018 le presenze nella regione Trentino Alto Adige sono cresciute del 15,9% mentre quelle della regione del Veneto del 14,5%. Come possiamo definire ‘sta roba: boom-boom o magari boombone?

Tra il 2009 e il 2017 le presenze turistiche nell’UE-28 sono cresciute del 37,8%: ‘sta roba la definiamo boom-agli-steroidi o magari super-boom?

(Suvvia, giornalai, non è poi così difficile…)

DEL DIRITTO DI PRELAZIONE PRIMA MISCONOSCIUTO E POI AMMESSO: ALCUNE DOMANDE ALLA AMMINISTRAZIONE TESTE’ SCADUTA

16 Giugno 2019 Botanico Palazzo cronache-lozzesi, la-parola-ai-lozzesi

di “Un cittadino che si documenta…”

Sulla annosa vicenda della concessione dei pascoli e della casera delle armente di Pian dei Buoi vorrei richiamare l’attenzione dei lettori del Bloz (che ritengo per lo più cittadini di Lozzo) con alcune brevi considerazioni e ponendo alcune domande a coloro che, fino allo scorso 26 Maggio, sono stati gli amministratori della Cosa Pubblica del nostro Paese. Per ovvie ragioni di correntezza, mi limito a descrivere il contenuto della delibera commissariale n. 25 dello scorso 4.6.2019 avente per oggetto: “concessione in affitto dei terreni pascolivi in loc. Ciastelin-Ciareido alla ditta Lucio Del Favero”, precisando che il richiamo della medesima deliberazione (soprattutto delle premesse esplicative) è inteso puramente ad evidenziare gli antefatti oggetto della presente disamina, senza peraltro che nulla possa essere interpretato come critica a colui che da pochi giorni, su mandato prefettizio, agisce con gli stessi poteri di una Giunta e di un Consiglio Comunale.

Va però preliminarmente precisato che l’Amministrazione comunale aveva, per diversi anni, dato in concessione alla ditta Taferner Josef di Dobbiaco sia la casera che vasti terreni prativi-pascolivi; mentre altri terreni, di ben minore entità ed estensione, erano stati assegnati in concessione alla ditta Lucio Del Favero di Lozzo per il pascolo di ovini. Dalla richiamata deliberazione commissariale si evince che:

  •  la Giunta comunale con deliberazione n. 27 del 14.3.2018 e con determinazione dell’area tacnica n. 40 in data 27.3.2018 aveva indetto asta pubblica per la concessione in affitto della struttura rurale di proprietà comunale denominata ….;
  •  con determinazione del responsabile dell’area tecnica in data 14.5.2018 era stato approvato verbale di gara ed aggiudicata la concessione a favore della ditta Az. Agricola Cimenti Tiziano di Lauco (Ud), “subordinatamente al mancato esercizio da parte del conduttore uscente Taferner Josef del diritto di prelazione”;
  •  Taferner Josef esercitava infatti tale diritto di prelazione con note a prot. N. 2051 del 26.4.2018 e n. 2097 del 30.4.2018.

Il Comune aveva dovuto quindi dare seguito al diritto vantato dal precedente concessionario non considerando attuabile la concessione alla ditta Cimenti Tiziano. Va infine precisato che la ditta Lucio Del Favero era esclusa de-facto dalla partecipazione al bando e mai nominata in quanto la gara d’appalto era impostata sul divieto di “pascoli per ovini”…

Sta di fatto che il Del Favero, visti pregiudicati i suoi diritti e conscio di poter vantare pure lui un diritto di prelazione, minacciò di adire le vie legali ed in seguito si determinò a seguire quanto richiamato nella precitata delibera commissariale, facendo pervenire al Comune domanda di conciliazione, ‘a sensi del d.lgl 150/2011, avanti l’Agenzia veneta per i pagamenti in Agricoltura (A.VE.P.A.) di Belluno, alla presenza delle parti e dei patrocinatori. Nel formulare la domanda, l’istante chiedeva di ottenere un contratto di affittanza sul terreno in loc. Ciareido per la monticazione degli ovini, così come fruito per il passato in base a precedenti concessioni; l’istante faceva riserva di chiedere inoltre l’eventuale risarcimento, in sede civile, per i danni della mancata monticazione nell’anno 2018.

Sia il Comune che la ditta Taferner, nel verbale di conciliazione avanti A.VE.P.A. riconoscevano il diritto di prelazione a favore del ricorrente-istante sui terreni già condotti e catastalmente identificati al fg 8 mapp 2 del C.T. del comune di Lozzo ed il Comune si impegnava alla stipula di un nuovo contratto avente vigore dal 15.5.2019 al 15.12.2025 (sei stagioni monticatorie al canone annuo di Euro 500). Per inciso, sembra che il bando contemplasse una originaria durata quindicinale…

CONSIDERAZIONI: Tutta la vicenda presenta caratteri di una conduzione impostata in modo quanto meno discutibile, soprattutto avuto riguardo al precipuo interesse dell’Ente Comune ed alla esigenza di non esporre l’Ente medesimo ad azioni defatiganti, onerose e penalizzanti…

DOMANDE: Perché, a conoscenza del diritto di prelazione, non si è contattata la ditta Taferner per un accordo-rinnovo, magari su nuove basi maggiormente convenienti, evitando così l’emissione di un bando (avente magari il solo scopo di “movimentare” il canone)? Perché si è voluto escludere dalla concessione la possibilità di pascolo per i pochi ovini della ditta Del Favero, consci che, comunque, lo stesso avrebbe potuto rivendicare, a sua volta, la stessa prelazione fruita dal Taferner? A quanto ammonterà la parcella dell’avvocato Viel a tutela delle supposte ragioni dell’Ente? Ed a quanto potrà ammontare la eventuale richiesta danni da parte del vecchio-nuovo concessionario Lucio Del Favero, stante anche il ritardo nella comunicazione della avvenuta stesura del nuovo contratto? Ed a proposito di contratto, siamo a metà Giugno ed ancora, sembra, che nessuna comunicazione sia stata fatta all’interessato!! Un contratto, poi, dovrebbe essere steso, presumibilmente, in accordo con il concessionario-contraente… L’auspicio è che non ci siano magari clausole talmente “stringenti” da essere considerate quanto meno inappropriate (visto che si tratta di soli 22 capi di ovini per i quali, sembra, si voglia inserire l’obbligo della presenza costante di un responsabile).

Demografia a Lozzo di Cadore: lo straniero resta quello di 16 anni fa, l’italiano cala ancora

10 Giugno 2019 Botanico Palazzo, Cadore - Dolomiti cronache-lozzesi, demografia

A suo tempo (autunno 2018) mi sono dimenticato di aggiornare il consueto riepilogo della “demografia a Lozzo di Cadore” in relazione alla componente italiana e straniera: provvedo ora. Nel riepilogo precedente titolavo “lo straniero torna al livello di 15 anni fa”; nell’attuale riepilogo, guardando ai numeri assoluti, la componente straniera, che perde una persona, resta quindi “ancorata” al livello del 2002 preso come riferimento, mentre la componente italiana cala ancora di 6 unità. In termini relativi le due componenti sono uguali al periodo precedente: 9,1% quella straniera e 90,9% quella italiana.

Schema riepilogativo con dati al 1° gennaio 2018 su popolazione italiana e straniera a Lozzo di Cadore (di seguito quelli del 2014, del 2015, del 2016 e del 2017). In termini relativi, ponendo a zero la popolazione del 2002, nel 2018 si registra da allora un calo del 18,4% della componente italiana (passata da 1.488 a 1.214), un calo del 3,2% di quella straniera (passata da 125 a 121) che determinano una diminuzione del 17,2% di quella totale (passata da 1.613 a 1.335). Rispetto al 2017, gli italiani “persi” sono 6, gli stranieri uno, per un totale di -7 persone corrispondenti al valore di -5,2 per mille (l’anno precedente fu un tracollo: -29,2 per mille).

Andamento demografico 2002-2018 a Lozzo di Cadore: in valore assoluto posto a zero l'anno 2002

Popolazione totale, italiana e straniera residente a Lozo di Cadore tra il 2002 e il 2018 (al 1° gennaio)

Popolazione a Lozzo di Cadore tra il 2002 e il 2018 suddivisa in italiani, stranieri e totale

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