BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

Dolomiti-Unesco: abbiamo (quasi) logo e segretario generale, ci manca ora solo la sede

29 Agosto 2010 Cadore - Dolomiti dolomiti, unesco

La Banda del Bando qualche risultato l’ha prodotto. E’ notizia di ieri che anche per il  logo del nuovo carrozzone dolomitico siamo quasi alla fine del tunnel. Perlomeno sappiamo che le proposte sono state tantissime (oltre 270). Ma poi, ne abbiamo coscienza, solo uno su mille ce la fa.

Ma non è detto. Sono i chiari criteri con cui la commissione esaminerà i vari elaborati a preoccupare. Sentite qua cosa dicono dagli uffici di competenza della Provincia di Belluno:

«Il logo che verrà scelto dovrà poter essere coerentemente legato al marchio di Patrimonio mondiale dell’Unesco, ed allo stesso marchio Unesco, tramite affiancamento»

«Il nuovo logo dovrà poter essere utilizzato in modo congiunto con gli stemmi istituzionali – specificano dalla commissione esaminatrice – nonché con i marchi territoriali e turistici dei soci fondatori della Fondazione».

Questa rivoluzione interpretativa potrebbe porre un problema di estrema gravità, che potrebbe sfociare in un conflitto decisionale che solo una scelta penta-loghica potrebbe dirimere. Sì, avete capito bene, vi è il concreto pericolo che alla fine la scelta possa cadere su un logo generale (condiviso), affiancato da altri cinque loghi da usarsi territorialmente. Una figata, in termini di specificità.

Rimane la questione spinosissima della sede. L’assessore provinciale al turismo e Unesco Vettoretto, alla domanda “Ma la sede operativa sta lavorando?” posta in un’intervista, ha risposto: «No. Finché non ci sarà la nomina del Segretario generale è tutto fermo». Ma anche la questione del segretario è in via di soluzione con l’utilizzo di un bando.

Per risolvere la situazione della sede propongo un altro bando. Aperto a tutte le province. Prefiguro la soluzione: per i tre anni convenuti, la sede bellunese della Fondazione è stata finalmente assegnata a Bolzano.

Bossi, ieri a Domegge presso il tendone di Vallesella, ha detto assolutamente serio: perché la sede della Fondazione non la fate qui sotto il tendone? I supporter ci stanno già lavorando. Matteo Toscani è stato sorpreso con le lacrime agli occhi, pronto ad infliggersi qualche punizione corporale per non averci pensato prima.

una volpe rabbiosa fa la sua comparsa all’entrata di Lozzo di Cadore

26 Agosto 2010 Ambiente rabbia-silvestre


Sembrerebbe proprio di sì a sentire il racconto di un mio conoscente che, allertato da un amico, lunedì scorso (23 agosto) verso le 10.30 del mattino si è recato appena fuori paese in località Fies, dove una volpe aveva attratto la curiosità di alcuni ciclisti in transito.

Curiosità accesa ed alimentata proprio dallo strano comportamento messo in atto dall’animale, oltre alla evidente scomparsa del timore per l’uomo.

Al mio conoscente (cacciatore) non sono passate inosservate le bave alle fauci del piccolo ma bell’esemplare. Dopo un breve show la volpe si è diretta per una quindicina di metri sulla strada in direzione di Filuoi, per poi deviare a sinistra e scomparire fra il fogliame che copre il ripido pendio che scende verso il Rio Rin. La polizia provinciale è stata allertata ed ha condotto un sopralluogo di verifica.

La stagione è scivolata via senza coinvolgere ignari turisti in “operazioni salvifiche” mosse nei confronti di animali selvatici incrociati per caso il cui comportamento, se non si è a conoscenza del problema ad alto rischio della rabbia, può talvolta indurre in atteggiamenti confidenziali potenzialmente pericolosi.

Il 3 agosto scorso la Regione ha decretato il termine delle limitazioni alla circolazione dei cani in Veneto in seguito all’emergenza da rabbia silvestre. Per approfondimenti si può consultare il sito dell‘Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie.

Foto:Urban_Fox

Prolungamento A27, assemblea pubblica a Polpet

25 Agosto 2010 Ambiente, Cadore - Dolomiti, Viabilità sviluppo-montagna, turismo-cadorino, Viabilità

Il PAS (Per Altre Strade), comitato interregionale Carnia Cadore, ha indetto un’ASSEMBLEA PUBBLICA a Polpet di Ponte nelle Alpi per questa sera, mercoledì 25 agosto 2010 ore 20,30.

Riporto dalla documentazione giuntami (il neretto è mio):

In relazione al comunicato sotto riportato e alle correlate e ravvicinate scadenze procedurali è indetta, per mercoledì 25 agosto alle ore 20,30 presso la sala Cooperativa di Polpet (dietro la piazza di Polpet, Comune di Ponte nelle Alpi), un’assemblea aperta di Comitati, Associazioni, Soggetti che intendono condividere, in tempi utili, opportune osservazioni ed iniziative di contrasto verso un’opera dai risvolti oscuri e dalle “minacciose” implicazioni per la nostra provincia.

SUL SITO “www.peraltrestrade.it” TROVERETE UN’AMPIO ESTRATTO DELLA PROPOSTA DI PROJECT FINANCING avanzata da  GRANDI LAVORI FINCOSIT – ADRIA INFTASTRUTTURE – ING. E. MANTOVANI  COSTRUZIONI che include “IL PROGETTO PRELIMINARE” e lo “STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE” relativi al “PASSANTE ALPE-ADRIA BELLUNO – CADORE”

Di positivo c’è che alcuni Sindaci del Cadore (Pieve in testa) e il Vicepresidente del Consiglio Regionale Veneto (il cadorino Matteo Toscani) stiano affrontando di petto il tema del prolungamento dell’A27. Meglio tardi che mai.

Di negativo c’è che la maggioranza dei Sindaci non lo abbia ancora fatto, subendo forse direttive calate dall’alto, e allo stesso tempo mostrando uno scarso senso di responsabilità nei confronti delle comunità di cui sono amministratori pro-tempore. E saremmo curiosi di sapere quanti tra loro si siano letti il Progetto di Fattibilità e lo Studio di Impatto Ambientale resi pubblici il 15 luglio scorso a Longarone.

Perché, non scordiamocelo, stiamo parlando dell’opera più impattante che abbia mai interessato la Provincia di Belluno, opera che punta a trasformarla in un corridoio supertrafficato di traffico internazionale, presupposto senza il quale non sta  in piedi neanche sotto l’aspetto economico-finanziario (al punto di pretendere che la SS51 venga preclusa al traffico non locale, attraverso dei sistemi fantasiosi tutti da inventare – vedi sito www.peraltrestrade.it).

Un’opera senza sbocco – perché a nord e a est non la vogliono – che condizionerebbe, in peggio, lo sviluppo di un’area che va da Cortina a Sappada, senza risolvere i problemi di viabilità e di mobilità sul tappeto, che potrebbero venire meglio affrontati da una serie di più modeste circonvallazioni.  A partire da quella di Longarone-Castellavazzo, che, chissà perché, non è mai stata caldeggiata dai rispettivi amministratori, i più ferventi promotori e sostenitori del prolungamento autostradale, amministratori che “mai”, ma proprio mai, si sono posti il problema delle conseguenze “a monte” del loro agire.

Il 10 settembre scadrà il termine dei 60 giorni “per le osservazioni” al progetto preliminare, poi sarà la volta della commissione regionale  VIA (Valutazione Impatto Ambientale), del CIPE (Comitato Interminesteriale per la Programmazione Economica), infine il bando e l’assegnazione dei lavori. Invitiamo chi ha qualcosa da obiettare a farlo quanto prima, perché dopo sarà tutto più difficile.

E’ inoltre disponibile un estratto di rassegna stampa nazionale riguardante l’argomento. Il titolo, “A pensar male si fa peccato, però …” è già un programma. Per chi vuole informarsi.

l’illuminazione di Loreto e l’equinozio d’autunno

24 Agosto 2010 Parco di Loreto acqua, arredo-ambientale, bolpar, loreto, spazi-pubblici, verde-pubblico

Già sul numero primaverile (pasquale) del bolpar, la rubrica “dal comune” riportava la notizia che:

“a breve riprenderanno i lavori, già in fase avanzata, davanti alla chiesa di Loreto. I servizi forestali dovrebbero terminare i lavori prima dell’estate, l’area recuperata a parco sarà ….”.

Nell’articolo i sette nani ed il parco di Loreto a Lozzo di Cadore, direttamente ispirato dalla notizia apparsa sul bolpar, sollevavo alcune perplessità:

I lavori, che dichiara essere (per fortuna) in fase avanzata (è davvero così?), dovrebbero, il condizionale anche qui è d’obbligo, “dovrebbero terminare prima dell’estate“.
Secondo il calendario in uso, l’estate inizia il 21 giugno. I lavori sono già in fase avanzata. Che cosa dovranno poi fare, se si insinua il dubbio che per terminare i lavori non bastino i mesi di aprile, maggio e buona parte di giugno? Se poi si considera che il cantiere è stato ri-aperto a metà marzo (giorno più giorno meno), la cosa lascia quantomeno perplessi.
Che manchi l’ausilio di Biancaneve?

Le successive vicende hanno poi visto anche un interessamento diretto del sindaco, descritto nell’articolo i sette nani di Loreto, nonostante l’aiuto del sindaco, non ce l’hanno fatta a finire i lavori per l’estate, nel vano tentativo di dare una sferzata ai lavori che stavano languendo.

Sul bolpar estivo mi sarei aspettato, quindi, una nuova puntata sull’avanzamento dei lavori al parco di Loreto. E invece niente. Si vede che per il comune i lavori sono terminati. Oppure i tempi necessari alla realizzazione delle ultime opere, che dovrebbero suggellare la riqualificazione del sito, non sono facilmente calcolabili.

Si tratta dell’installazione dei lampioni (ma non solo) che dovrebbero rischiarare la via d’accesso al santuario. E’ vero: i lavori finora svolti non erano ad alta intensità tecnologica; qui invece si tratta di lampioni, e la cosa appare subito più complessa.

C’è chi ha avanzato l’ipotesi che in giunta non vi fosse unanimità di intenti riguardo al modello di lampione da installare; altri invece sostengono che l’idea primigenia sia stata accantonata perché la giunta vuole che ogni lampione sia autosufficiente: in poche parole si vuole che ogni punto luce sia autoalimentato da un pannello solare. Una soluzione lungimirante.

Che per l’equinozio d’autunno, che quest’anno cade il 23 settembre, si possa avere il vialetto illuminato? Dio ci aiuta a far luce nella nostra anima, ma non possiamo sperare che illumini anche il vialetto di Loreto. Manca mai che qualche pellegrino si attardi in preghiera.

a proposito di Bol-Par e di Loreto …

21 Agosto 2010 Parco di Loreto aree-gioco, bolpar, cagliostro, la-parola-ai-lozzesi, lavori-pubblici, spazi-pubblici

di Cagliostro

Il modo di dare le notizie sulla rubrica “Informazioni Civiche” da parte del Bollettino Parrocchiale non finisce mai di stupire.

Nella edizione testé data alle stampe si può leggere un articolo di autore anonimo (pertanto solitamente e normalmente attribuibile a fonte autorevole, secondo le consuetudini e le regole in vigore per quanto concerne la “Carta stampata”) e dallo stringato titolo “ABETI DI LORETO“.

Questa volta il pezzo, invero di buon taglio politico-diplomatico, appare tutto teso ad un “afflato” giustificatorio, ma non riesce ad evitare l’infarcitura con molta ipocrisia e non poco sfoggio di pseudo erudizione e cultura in fatto, cito testualmente, di “conoscenze ed osservazioni sperimentali sull’importanza ecologica dei boschi“. L’attacco è tipicamente “demo-cristiano” (inteso nel senso farisaico del termine), in quanto l’ignoto estensore ammette i motivi di “dissenso e discussione da parte di molti cittadini” e parla di “sentimenti egoistici derivanti dalla eliminazione della bellissima abetaia che ha tolto la visione panoramica boschiva agli amanti della natura…forestale” (sic!).

E l’esperto di riassetto territoriale giunge al punto di ammettere che si tratta di “sentimenti di tutto rispetto“. Poi però l’autore aggiunge che occorre tener presente non solo i vantaggi ma anche gli svantaggi che (con il mancato taglio, ndr) si sarebbero potuti riscontrare. E qui parte l‘impeto assolutorio, la spiegazione (invero molto soggettiva) del perché di questo generalizzato taglio raso, di questo (secondo molti lozzesi e non solo) autentico scempio. La spiegazione riesce però molto male, nel senso che l’intendimento di dare un supporto pseudo scientifico alla lezioncina ecologico-forestale impartita ai poveri lettori appalesa la vacuità di considerazioni che mettono in luce soltanto la contradditorietà ed insincerità dei ragionamenti messi in campo dall’incauto scrittore.

Dalla lettura del testo si arguisce chiaramente che lo sforzo profuso per convincere i non pochi dissenzienti sulla validità e bontà dell'”opera”, ha prodotto un effetto controproducente, nel senso che due bugie messe volutamente in fila non fanno una verità…

Se è vero infatti che l’area di rispetto del sacro edificio andava salvaguardata e preservata, mediante idoneo disboscamento, da due pericoli incombenti da esorcizzare: a) l’incolumità fisica del sito da eventuali trombe d’aria che avrebbero potuto far sradicare le piante sovrastanti la chiesa; b) il degrado della struttura dovuto alla umidità del terreno prossimo al manufatto, è altrettanto vero che ciò non giustifica affatto il taglio generalizzato della intera abetaia insistente sul bel pianoro antistante, area che risultava oggettivamente molto più bella prima, luogo paradisiaco che invogliava mente e spirito ad elevati pensieri, mentre la squallida landa deserta che attualmente si para davanti ai nostri increduli occhi non eleva certo l’anima alle Cose del Trascendente.

Un conto è insomma l’area di rispetto della chiesa, altro conto è l’intero tratto che poteva, anzi DOVEVA, rimanere tale e quale (semmai con un leggero diradamento e sfoltimento). L’altra contraddizione che si può cogliere nello scritto del nostro esperto è quella di aver voluto mettere insieme il taglio raso del ripido pendio che scende sulla statale (Col Campion e paraggi) con l’operazione portata a termine sul pianoro che dalla casa “Noni” porta alla chiesetta.

La scarpata, del resto, non faceva parte del progetto del così detto “Parco Benedetto XVI°” e non si capisce proprio il perché dell’indebito accostamento delle due cose, che sono nettamente distinte e distanti. L’una di competenza della Regione attraverso i Servizi Forestali e del Comune (che ha dato l’input all’iniziativa), l’altra di pertinenza dell’Anas o di Veneto Strade.

Quando poi si asserisce che il taglio raso ha “assecondato la crescita di nuova vegetazione di latifoglie rivestendo l’area” e che “negli anni gli aghi di abete avevano formato uno strato impermeabile superficiale tale da favorire, in caso di pioggia, lo slavinamento naturale del sottobosco” ci si riferisce chiaramente alla scarpata, che nulla ha da spartire con l’opera sovrastante. In tal modo si dicono poi cose oggettivamente e genericamente ovvie, ma non propriamente in linea ed attinenti alla idea progettuale del parco su menzionato. La zona, a memoria d’uomo, è sempre stata una pecceta ed i nostri vecchi avevano sempre provveduto a sfoltire la vizza per un adeguato riciclo del bosco. La “prolusione” dell’autore a sostegno delle sue tesi giunge al punto di insegnarci come verrà formata, dopo il taglio raso, una superficie fertile atta ad una vegetazione ed all’insediamento di nuovi alberi d’alto fusto. Il tutto appare alquanto anacronistico ed ancora contradditorio. Anacronistico perché ci vorranno decenni perché ciò possa ipoteticamente avvenire; va anche tenuto presente che sulla scarpata cresceranno prevalentemente siepi di nocciolo, non certo consone ad evitare pericoli sulla sottostante sede stradale. Per il pianoro infine, senza nuove rimpiantagioni, una nuova abetaia la vedranno forse i nostri pronipoti.

Ma l’Amministrazione Comunale non aveva parlato di posa in loco di piante a foglia larga?

Sono adatte tali piante alle nostre latitudini? Quanto costerà l’ipotetica operazione? E questo non stride alquanto con lo spirito della lectio-magistralis dell’esperto estensore sul Bol-Par?

Meno male che almeno la tesi giustificatoria per lo scempio attuato non si è basata anche su quanto affermato da un assessore circa il fatto che le piante tagliate erano tutte ammalate (bostrico?)!! Le ceppaie ancora in loco smentiscono questa squallida bugia assolutoria!

Conclusione: quando si vuol avere ragione a tutti i costi ci si arrampica sugli specchi pur di giustificare l’ingiustificabile. Si è trattato e si tratta di uno scempio e di uno spreco di denaro pubblico, il tutto per supportare una autentica mania boriosa: quella di aggiungere l’ennesima opera inutile e dannosa all’elenco, già nutrito, di vaniloquio inconcludente. Ed il Bol-Par si è, anche questa volta, fatto strumento (involontario?) di questa infausta politica. Non una targa a ricordo delle due visite papali, ma un parco-landa desertificato….

il cardinale Bagnasco e la frittura (mista) dell’aria

21 Agosto 2010 Criticarium blozzando, federalismo

E’ di ieri questa limpida pensata del cardinale Bagnasco:

Il federalismo può essere «una ricchezza» solo se «costruisce l’unità». Se invece «disgrega» o «allontana» allora è sicuramente «un disvalore».

Immaginatevi ora l’Italia come un paese dal radicato passato federalista (un modello qualsiasi di quelli a disposizione, partendo magari dalla Svizzera), ed immaginatevi anche che serpeggi nella società una qualche forza centripeta (che porta al centro). Bagnasco avrebbe potuto dire:

Il centralismo può essere «una ricchezza» solo se «costruisce l’unità». Se invece «disgrega» o «allontana» allora è sicuramente «un disvalore».

Pura aria fritta! Benedetta, ma aria fritta.

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