BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

fusioni: un meccanismo cannibalesco (non cannibalico). Ma sì, lo è!

12 Gennaio 2016 Criticarium Itaglia fusioni

Oltretutto le teste di cazzo governative hanno aumentato la carotona, per i comuni che si tufferanno nell’orgia fusionista, dal 20% al 40%  (che, come dicevo in questo commento dimostra, se mai ce ne fosse stato il bisogno, quanto di marmellata sia lo Stato che ci tocca subire.

Ma è proprio così: o ti fondi o ti faccio mordere i polpacci da chi si è fuso. Teste di cazzo, e nulla più.

[…] Il meccanismo degli incentivi è cannibalico; chi si fonderà riceverà risorse che verranno tolte ai comuni che non vorranno o potranno accedere al meccanismo premiale, prelevate dal fondo di solidarietà comunale. Le risorse sono sempre quelle e la coperta non si ingrandisce. (bellunopress)

 

(cannibalico)

fusioni: l’esempio (del cavolo) di Longarone

11 Gennaio 2016 Giornalando, Politica nostrana fusioni, il-cadore-in-calore

Si torna a parlare di quanto belle e buone siano le fusioni. Se ne incarica tale Padrin, sindaco di Longarone, con un articolo su il Cadore di gennaio 2016 (p. 6). Non entro nel merito delle mirabilie raccontate se non per evidenziare un nonnulla. In una parte di testo non virgolettato, quindi da non attribuire a tale Padrin (che però firma l’articolo: che sia scritto a 4 mani col direttore?), trovo scritto (grassetto nostro):

[…] Ad un anno di distanza da quel 9 febbraio 2014 quando il referendum popolare sancì con il 78% dei sì la nascita del nuovo comune i risultati possono definirsi lusinghieri.

Peccato che lo scrivente si sia dimenticato un particolare, diciamo, IRRILEVANTE (ma se si vuole fare informazione di qualità, certi particolari non si dovrebbero dimenticare):

il referendum è stato sì vinto dal 78% di sì, ma con un’affluenza al voto del 30,6%, il ché significa che i SI, rispetto agli aventi diritto, sono stati

 

il 24%

Che significato attribuire a quel 24% (neanche un elettore su 4; peraltro, se non avessero tolto il quorum da raggiungere, col cavolo che le fusioni si sarebbero fatte). Secondo me una buona dose di vattenafanculo verso le istituzioni così premurose. Ma sono aperto ad altre eventualità.

 

articolo funebre de ‘il Cadore’ sul declino demografico (e mettice er percento!)

10 Gennaio 2016 Cadore - Dolomiti, Giornalando demografia, il-cadore-in-calore

Su il Cadore nel numero di gennaio 2016 (a p. 3) c’è un articolo funebre sui morti che superano i nati. Ce sta ‘na bella tabella grande-grande, grossa-grossa, con le colonne larghe-larghe e “vuote-vuote”, che raccoglie i dati assoluti della popolazione tra il censimento del 2011 e il primo gennaio 2015 con le relative differenze.

E fame anche na colona cor per cento no? Che su ‘ste cose, se non mi metti un paletto “percentuale”, la gente non capisce una mazza.

Non devi neanche far fatica a trovare dati perché sono tutti lì, proprio tutti. Basterebbe solo rapportarli tra loro e il gioco sarebbe fatto. Così, di Auronzo, per esempio, si saprebbe che la riportata perdita di 65 persone è pari all’1,88% (18,8 per mille) della popolazione di partenza. Ma, udite udite, si saprebbe che lo stesso numero (65) di persone perse, questa volta da Lozzo, sono invece pari al 4,34% (43,4 per mille) della sua popolazione iniziale. La cosa assume, ovviamente, un altro profilo (18,8 è meno della metà di 43,4).

Ecco che l’affermazione riportata nell’articolo “il comune maggiormente colpito dallo spopolamento è Pieve che negli ultimi tre anni ha perso 124 abitanti. Seguono Domegge e Comelico Superiore” avrebbe senso (vagamente, molto vagamente) solo se alla frase citata si anteponessero le parole “in termini assoluti“.

Infatti, in termini percentuali (cioè confrontabili), pensate un po’, Pieve (che viene definito come maggiormente colpito) ha una perdita del 3,13% mentre Domegge (che era il secondo) ha una perdita del 3,38%: tatannnn! S’invertono le parti: il primo diventa secondo e il secondo diventa primo.

Ma non v’ho detto ancora niente su Comelico Superiore, che ha una perdita del 3,29%. Cioè? Cioè, con l’entrata in gioco di Comelico Superiore Pieve, da primo che era, passa terzo. Me cojoni!

Ma… Maché?

Ci siamo dimenticati di Lozzo. Lozzo (l’abbiamo visto sopra) ha una perdita del 4,34%. Quindi è Lozzo ad aggiudicarsi il primo posto, e gli altri scalano. Pieve è ora al quarto. Fiuuuuu! L’hanno scampata bella i pievesi.

Ma… Maché?

Ci siamo dimenticati per strada Cibiana. Cibiana ha una perdita del 3,55% (quindi Pieve passa al quinto: ueeeeeee!)

Ma… Maché?

Ci siamo dimenticati anche di Vodo (3,37%), di S. Pietro (3,85%), di Danta (4,86%), di Borca (6,11%), di Ospitale (9,51%), di Zoppé (14,72%).

Pieve, da primo che era (ricordate: il comune maggiormente colpito dallo spopolamento) ora è all’UNDICESIMO posto (ooooooooo!).

Ma il problema vero non è essere passati, con questo complesso algoritmo, dal primo all’undicesimo posto, ma esserlo con il 3,13%, perché, di perdita…

Ospitale ha un 9,51% e Zoppé un 14,72%

(cioè, diciamolo sottovoce: Ospitale ha tre volte le perdite di Pieve mentre Zoppé giunge ad avere quattro volte le perdite di Pieve)

 

Il percento l’avranno pure inventato per qualcosa, no?

(stesso ragionamento per la popolazione straniera: quanto incidono gli stranieri sul totale e quale variazione hanno avuto)

Poi me dovreste fa lo sforzo – me lo dovreste fa, davero – di dirci quanto il tracollo sia da imputare al saldo naturale (differenza tra nati e morti) e quanto al saldo migratorio (differenza tra chi arriva e chi va via dal paese).

E famola mejo ‘sta bella tabella, no!?

(se poi ci metteste dei paragoni, tipo la dinamica che coinvolge la popolazione su alfa Centauri, il lettore avrebbe anche un’idea di cosa succeda ai nostri “competitors”; basterebbe anche limitare la cosa alla sola Provincia di Belluno; volendo poi fare gli sboroni, si potrebbe estendere il confronto con Regione Veneto, Italia, Regione TAA, Provincie autonome di BZ e TN, Pusteria, Alta Pusteria…)

Ma così non sarebbe – per alcuni aspetti – il Cadore in calore che è ora.

 

io partorischio: 98 ospedali dove partorire è un rischio (Pieve di Cadore ha 100 parti)

9 Gennaio 2016 Cadore - Dolomiti, Politica nostrana sanita-bellunese, sviluppo-montagna

Articolo su La Stampa con una esaustiva infografica sui numeri dell’ambaradan. Il Veneto ha 38 punti nascita, tre sono stati chiusi, 7 sono da chiudere. Pieve di Cadore ha 100 parti. La sicurezza, dicono, è garantita da strutture con almeno 500 parti (la butto là di pancia: usare la numerosità dei parti normali come indicatore di sicurezza del parto mi sembra una colossale cazzata; se parliamo invece di economie di scala la cosa la capisco di più). Per quanto valga: la ghigliottina taglia di brutto punti-nascita anche dai cugini autonomi…

Veneto  (ospedale e numero di parti)

Osp. Pieve di Cadore 100
Ospedale di Asiago 98
Presidio ospedaliero di Portogruaro 406
Ospedale Civile di Venezia 392
Presidio Ospedaliero di Trecenta 347
Osp. Civile di Adria 402

 

numeri-punti-nascita

introduzione della ‘Storia di un tacchino che credeva d’essere un’aquila e si è svegliato nei panni del dugo’

9 Gennaio 2016 Cultura, Turismo e dintorni cai, cai-lozzo, cronache-lozzesi, sentieri, turismo-cadorino

Quella che segue è l’introduzione del libretto Mauro, un consumatore abusivo di “vuove de dugo” (divagazioni sentieristiche) che potete liberamente scaricare a questo indirizzo:

(devo ancora spedire una copia cartacea – ne ho fatte tre – al direttore de il Cadore, al sindaco e alla sezione Cai di Lozzo)

Nel numero di ottobre 2015 del foglio mensile “il Cadore”, nella rubrica “Lettere” a p. 15, viene pubblicato lo scritto che potete leggere nella sua interezza a p. 4 della presente raccolta. In tale scritto, titolato La giungla sentieristica sulla montagna di Lozzo, l’autore descrive la rete sentieristica del comune lozzese ritenendola, ovviamente secondo la propria opinione, “un cattivissimo esempio”. Ohibò, nientepopodimeno che “cattivissimo”! Un’aggettivazione che anche un poppante farebbe fatica ad usare in circostanze simili e in riferimento all’argomento esaminato (perfido, spietato, maligno, abietto, truce..?). Ma tant’è.

Il direttore del foglio cadorino, che evidentemente conosce il territorio di Lozzo e la sua rete sentieristica come una cozza di Malamocco conosce la Grande barriera corallina australiana, gli dà spazio e noi glie ne siamo grati. Del resto trattasi di opinione e ogni opinione ha diritto d’essere espressa, tanto più se ad aprire le porte alla fanfara è l’organo di propaganda dei sindaci cadorini. Io, che il Cadore lo leggo per trarre continui spunti per la rubrica “il Cadore in calore” – che appare ove sì ove no sul mio blog, il BLOZ – vengo subito attratto da quel titolo in stile “io Tarzan, tu Gein” (La giungla…).

Leggo il polpettone e sgrano gli occhi quando scopro che è firmato da tale Mauro Del Favero, che, in un primo momento, mi convinco essere un mio conpaesano. Ritenendomi il “padre putativo” del Parco sentieristico Terre Alte di Lozzo di Cadore (per il lavoro svolto in tutti questi anni allo scopo di salvare dall’abbandono i sentieri non appartenenti al catasto regionale: ne sono passati 30 dal primo piano sentieri del 1985), mi sento direttamente chiamato in causa ed elaboro, quindi, due righe di attonita sorpresa che getto nel BLOZ (vedi sempre a p. 4).

Ma il Mauro Del Favero di Lozzo, precisando d’essere del casato de chi de Fumol, ribatte nel volgere di qualche ora che, questa volta, ho preso una bella cantonata, trattandosi di omonimia. Quindi, concludo, c’è un altro Mauro Del Favero (sempre che abbia usato davvero le credenziali donate da papà e mamma al momento della sua comparsa), sprovveduto in campo sentieristico, che alberga in qualche altro loco cadorino (presumibilmente).

Fin dal principio ho connotato tale sprovveduto come “consumatore abusivo di vuove de dugo”. Nella parlata ladina il detto “Te ses propio n dugo!” equivale all’espressione italiana “Sei proprio un allocco!” (dugo sarebbe propriamente gufo, ma in ladino la parola qualifica anche l’allocco). Il detto trova fondamento nell’espressione vacua, finanche sciocca, che assume il dugo a cagione dei propri grandi occhi rotondi e fissi (si veda, a conferma, l’immagine di copertina). Similmente, l’espressione “Asto bevù vuove de dugo!?” qualifica la persona che, da uno stato naturale d’ingenuità, tende a perpetuare questa condizione alimentandosi, per l’appunto, con vuove de dugo.

Porte le mie dovute scuse a Mauro Fumol, denominato “Mauro(xy)” il nostro incognito sprovveduto, mi sono lasciato stuzzicare dall’idea di cogliere quest’occasione per un approfondimento della “questione sentieristica”, con la speranza che possa avere una valenza didattica, oltre che per lo sprovveduto, anche per una più vasta platea di lettori (compresa la cozza di Malamocco). In fondo, si tratta di un aspetto del nostro territorio e della nostra identità di non secondaria importanza.

Da ciò sono scaturiti 19 post pubblicati sul BLOZ che ho qui raccolto assieme per dare organicità all’argomento. Ho più volte esortato Mauro(xy) a farsi vivo per un confronto a tutto campo, ma, fino a questo momento, ha preferito crogiolarsi nella sua profonda quanto beata ignoranza.

 

turismo sulle Dolomiti: speriamo sia un anno ad alta tensione

9 Gennaio 2016 Curiosando, Giornalando, Turismo e dintorni curiosando, giornalando, scripta-manent

I coyotes di Federalberghi hanno trovato una correlazione tra tensioni all’estero e i “pieni” turistici che si sarebbero verificati in questo scorcio di stagione: sono tornati gli italopitechi.

In passato, chissà come, le tensioni all’estero non hanno influenzato granché positivamente i flussi turistici italioti, a maggior ragione qui ai piedi delle vette dolomitiche. E sì che, le tensioni all’estero, sono state anche vere e proprie botte da orbi. Anzi, si può dire di più. Fino al 2014 si può trovare una correlazione diretta tra diminuzione delle presenze sulle Dolomiti e aumento delle tensioni all’estero (del resto, credetemi, posso dimostrare che l’aumento del prezzo della pasta di arachidi è correlata alla diminuzione delle presenze turistiche dolomitiche).

Nell’assumere che quelli di Federalberghi (come molti altri coyotes) abbiano una chiara idea della differenza tra causalità e casualità, non ci resta che sperare che il 2016 sia pregno di tensioni all’estero (poi, se l’estero diventi tu, perché ti fanno scoppiare una bomba a Roma o a Venezia o a Firenze, vedi mo’ che nesso di causalità può davvero saltar fuori quando le camere ti restano vuote anche dell’aria che dovrebbero contenere).

Detto in altre parole, diamoci dentro finché la tensione è all’estero, che se arriva ad essere “domestica” saranno cazzi amarissimi.

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