BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

musei cadorini in gol: di portale ce n’è uno…

25 Luglio 2015 Giornalando cadoriadi, giornalando, internet

Come anticipato nell’articolo precedente, ecco l’episodio che mette a fuoco “il portale”. Sul Corriere della Alpi si parla dei musei cadorini in gol e della loro “consultazione in rete”. Pensate: ‘staffare, museicadoredolomiti.it, con tutto quello che si trova a questo indirizzo, è dichiarato essere nientepopodimeno che “portale“.

A scalare, quindi, utilizzando la medesima logica, la paginetta (perché altro non è) che descrive il singolo museo è dichiarata nientepopodimeno che “sito“.

Da qualche giorno è possibile consultare in rete il portale dedicato alla rete museale del Cadore […] Ad ogni museo il portale dedica un sito che consente di conoscere in modo facile e particolareggiato le strutture museali e i loro tesori.

Cala Trinchetto, cala!

E’ mia modesta opinione che, facendo riferimento alle caratteristiche strutturali finora manifestate, il sito museicadoredolomiti.it stia a un portale come il retto sta a tutto l’intestino (qualcuno mi suggerisce altre proporzionalità con meno cinconvoluzioni: proboscide-elefante, per esempio…).

 

Addio Postalmarket

25 Luglio 2015 Curiosando curiosando

Quelle “facilitate” da Le Ore erano, diciamolo, bestiali. In pratica non c’erano preliminari. La bestia che era in te si affannava, brutalmente rapita da quelle crude immagini carnali, nel trovare immediato appagamento. Una foga incontenibile che si spegneva con un fragore soffocato, come quello di un ferro rovente gettato in un secchio d’acqua. E di questa cosa, un po’ me ne vergognavo.

Con Postalmarket, invece, era una lenta seduzione. La mia fantasia, resa vivida da quei caldi momenti di intimità chiuso in bagno in compagnia del “catalogo”, costruiva intensi rapporti affettivi con ognuna delle modelle d’intimo: le amavo davvero. Le accarezzavo, le abbracciavo, le stringevo con affettuosa fermezza. Ovviamente, ad un certo punto, non mi potevo sottrarre all’epilogo (anche se per una parte della mia vita, desistendo dopo breve esperienza, ho seguito i dettami yoga che facevano perno sulla “ritenzione del seme umano”).

Postalmarket partiva avvantaggiato, è vero, perché non c’era bisogno di nasconderlo, cosa che diventava assolutamente necessaria per Le Ore. Ma della chiusura di quest’ultimo non m’importerebbe nulla (esiste ancora?). Ma quando ho letto della chiusura di Postalmarket, be’, ho sentito un groppo in gola e sono tornato mesto ai ricordi di quei tempi favolosi.

Faccio mio, oltre al titolo, l’epitaffio che chiude l’articolo su Libernazione dal quale ho appreso la triste notizia:

Addio Postalmarket. Grazie di tutto.

 

Lozzanapa: associazione lozzese coltivatori di canapa

24 Luglio 2015 Botanico Palazzo cronache-lozzesi

L’articolo canapeico pubblicato su Strade piacerà di sicuro ad Attilio che, previa lettura, potrà indi crogiolarsi soddisfatto. Si torna al 2009, a Lozzo Fifa & Fuffa. Ammetto che l’argomento fosse un po’ troppo “avanti” anche per quelli di Per la Gente di Lozzo all’opposizione. Ma Attilio me lo ricordo bene, quando s’illuminava parlando della canapa, di quanto buona sarebbe stata per sostenere le sorti di questa landa del cazzo che è il Cadore.

Inutile dire che la canapa cadorina, specialmente quella lozzese, sarebbe stata tra le migliori (vista anche la secolare tradizione ladina del canego, con l’accento sulla a).

Ma ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: se ‘sti qua di Lozzo Fifa & Fuffa ti guardano inebetiti (vedi anche qui) quando parliamo di Albergo diffuso, se gli parliamo degli svariati utilizzi della canapa ci mettono la camicia di forza. E così (colpevolmente) non se ne fece nulla.

(Attilio, lo so, ti starai piegando sulle ginocchia dalle risate… Però, dai, quella lungimiranza presa con regolarità ti ha portato davvero a guardare lungi da te…)

La cannabis è un buon investimento ecologico-economico. È una pianta resistente, facile da coltivare e con ottimi rendimenti, e non comporta l’uso di pesticidi e diserbanti inquinanti. Combatte l’erosione del terreno, grazie a un apparato radicale molto sviluppato, ed è utilissima nelle operazioni di bonifica, per la capacità di estrazione di metalli pesanti da terreni contaminati. Inoltre è un prodotto estremamente versatile, per le sue molteplici applicazioni: nel tessile, nell’alimentare, nella cosmetica, nella farmaceutica, nell’industria delle costruzioni e in quella della plastica e dei carburanti.

Fino agli anni ’40 del secolo scorso l’Italia era il secondo produttore di canapa al mondo per quantità, dopo la Russia, e il primo per la qualità. La canapa ha perso terreno in passato non solo per la concorrenza delle fibre sintetiche, ma soprattutto per effetto della “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” sottoscritta dal governo italiano nel 1961 (e seguita dalle Convenzioni del 1971 e del 1988), che di fatto ha comportato la fine anche della coltivazione e dell’utilizzo industriale della cannabis. Oggi la canapa può tornare protagonista di un’economia più sostenibile, riprendendo il posto che il proibizionismo le aveva sottratto. […]

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(foto Wikipedia)

musei cadorini in gol: sei perseo? trentaseo! (o del posizionamento in rete)

24 Luglio 2015 Giornalando cadoriadi, giornalando, internet

Sul Corriere della Alpi si parla dei musei cadorini in gol (di alcuni musei) e della loro “consultazione in rete”. C’è un apposito sito web che, bada ben, “è stato posizionato sulle prime pagine dei motori di ricerca“.

[…] La prima fase del progetto ha portato alla realizzazione di un apposito sito web che è stato posizionato sulle prime pagine dei motori di ricerca.

Avere dei geni della SEO (Search Engine Optimization) così vicini-vicini e non saperlo. Mi sembra di vederli, quelli del sito, mentre nel furore dello streaming di rete, con calma siderale, si apprestano a “posizionare” la creatura. Immagino che si dicano, uno all’altro: “un po’ più in su, un po’ più in via… ecco, ecco: lì va bene, è perfetto!”.

Che a dire il vero la cosa non è neanche tanto strana: “prime pagine“, infatti, è talmente indeterminato che non vuol dire una mazza. Per avere un senso bisognerebbe puntare perlomeno “alla prima pagina“, se non proprio alle prime due-tre righe sputate dal motore di ricerca (chi è che va oltre la prima pagina di un qualsiasi motore di ricerca?).

Ma poi, posizionato per “quali parole chiave?“. Capite che, per dire, posizionare il museo “Algudnei” nelle prime righe per la parola chiave “Algudnei” è una cosa che sa fare anche il macaco (diciamo che viene da sola), mentre posizionarlo per la sola parola chiave “museo” (lo so, sono perfido) sono cazzi.

(comunque, l’ambito geografico cadorino è così angusto che se a “museo” ci sbatti lì una parola come Cadore, che non è Alaska, o Comelico, che non è Tasmania, o Lozzo, che non è Toronto, rischi di finire – per quelle parole – in cima alle SERP dei motori di ricerca: na faticaccia!)

Ma con i musei cadorini in gol… non è mica finita eh (spoiler: c’abbiamo il portale!).

 

vedi mo’ (fenomenologie del trapasso)

24 Luglio 2015 Curiosando, Giornalando cai, curiosando, giornalando

E venne il settimo giorno e Dio disse “tu potrai essere o uomo o socio CAI, starà a te decidere”. La Corrierona delle Alpi, il tempo inclemente (colpi di sole + colpi di calore), una delle tragedie che, immancabili, giungono a tingere di nero le cronache estive dolomitiche.

(per favore: astenersi “quelli che sulle morti non si scherza…”. Non è quello che sto facendo.)

sociocai

la faglia di sant’Antelao (non ci sono più le ‘normali’ di una volta)

22 Luglio 2015 Cadore - Dolomiti, Curiosando curiosando, dolomitando, dolomiti, scripta-manent

Tu che ogni tanto guardi l’immensità dell’Universo non puoi che sorprenderti del fatto che “cazzo, la luce di questa stella ci giunge dopo 13 miliardi di anni”. E col tempo hai sviluppato una qual certa dimestichezza con le rappresentazioni dell’immensamente grande e immensamente piccolo. Insomma, sai cosa vuol dire “tempo geologico”: di fronte all’universo la deriva di un continente è il battito di un’ala, la velocità di uno starnuto.

Sicché queste bizze dell’Antelao ti viene quasi da misurarle, su quella scala, in femtosecondi. Sembra che il Re delle Dolomiti abbia deciso di cambiare volto alla via di salita normale, che gli stava sui coglioni da tempo, facendola diventare, da percorso strutturalmente solidissimo, qual era fino all’anno scorso, un rosario di frane, cedimenti, sfaldamenti, crolli.

Insomma, un colossale macereto.

(che dolomia del cazzo! oddio, in verità la pastafrolla di cui si parla è dovuta ai cugini “calcari”, che da forcella Piccola salgono fin verso la vetta: fottuti bastardi!)

E si è messo di buzzo buono eh, l’Antelao, perché ‘sto sgretolamento non lo ha fatto un po’ qui e un po’ lì, no, l’ha fatto su tutta la linea di salita. Cazzo, avrà detto, se dobbiamo fare un lavoro di tal natura, facciamolo coi controcoglioni e, soprattutto, a valere “per sempre”. A tutto ciò si unisca la brillante prosa attribuita al sindaco di S. Vito, tale De Bon, che con precisione chirurgica ci allerta:

«I soccorritori hanno notato la presenza di significativi crolli e di materiale anche di grossa pezzatura lungo la Normale che genera continui, autonomi cedimenti che, qualora associati anche al passaggio di persone, possono essere anche di notevole portata e di volumi assolutamente instabili che insistono sulla verticale di salita. […]

Siamo rincuorati dal fatto che i cedimenti siano autonomi, perché alla storia dello spirito cufoleto che col crick fa rotolare i massi a valle non avremmo creduto; è poi straordinario che, sempre tali cedimenti, “qualora associati anche al passaggio di persone”, possano “essere anche di notevole portata e di volumi assolutamente instabili che insistono…”. Altroché se insistono. Non c’è verso di farli smettere.

Niente sarà più come prima. E da oggi tutti col naso all’insù, in attesa del Big One de noantri, un big one d’altura.

antelao

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