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Malga Pian dei Buoi: altri quadrupedi al lavoro (esoterismi turistici) /1

16 Luglio 2015 Cadore - Dolomiti, Criticarium, Curiosando, Turismo e dintorni dolomitando, marketing-turistico, provinciazza, turismo-cadorino, turisticando

Dopo i “quadrupedi” (cioè i non dipedi) osservati al lavoro al soldo della Magnifica (Mefitica?) Comunità di Cadore, lavoro riguardante i musei cadorini in gol (qui, quo e qua più dedica a Brontolot), segnalo altro campione di esoterismi turistici: il sito infodolomiti.it, emanazione nientepopodimeno che della Provinciazza (la Provincia di Belluno in versione “smart”).

Dunque, si parla di malghe: Malga Pian dei Buoi.

Innanzitutto “Malga Pian dei Buoi” è un’invenzione: non esiste “Malga Pian dei Buoi”. Esiste “una malga a Pian dei Buoi”. Siccome il riferimento “toponomastico” è cesellato nella sezione “Dormire e mangiare” (e non alla malga in quanto ecosistema uomo-vacca-pascolo), tenendo pur conto che si sta sponsorizzando il termine malga con tutto “l’evocativo turistico” associato, sarebbe cosa buona e giusta far seguire a Malga il nome proprio della medesima, che in ladino è Casera de le Vace o in italiano Casera delle Armente.

Detto diversamente: se qualcuno avesse intrapreso un agriturismo dandogli il nome “Malga Pian dei Buoi” (o Malga Col delle Foglie o Malga Sovergna), OK. Negli altri casi andrebbe rispettata la secolare tradizione toponomastica dei luoghi; tradizione che, evidentemente, è sfuggita alla sensibilità dei quadrupedi.

Digressione fotoromantica:

Chiusa al pubblico e attorniata da verdi distese prative (no, a Pian dei Buoi le distese prative non sono verdi, sono fucsia; millenni di isolamento hanno comportato la selezione-evoluzione di una clorofilla fucsia), viene utilizzata principalmente (in rari week-end vi si allestisce un palco per concerti rock) per il pascolo del bestiame: nei pressi della struttura vi si possono infatti trovare (però per “trovare”, è giusto che lo sappiate, bisogna scavare a fondo) vacche, cavalli e capre (anche foche e trichechi, ma prima che partano per svernare alle Svalbard).

Domani facciamo i seri: altro articolo con focus sulla rubrica “Colcazzo che” (è incredibile come, seppur quadrupedi, i nostri abbiano inanellato una così fitta serie di “colcazzo che”). Intanto, se volete esercitarvi da soli, ecco il minestrone (per una completa goduria cliccare – sulla pagina online – anche su “Attività e itinerari”):

malgapiandeibuoi

Cortina, Giovanardi, Pigi e il bullismo da montagna

16 Luglio 2015 Curiosando, Giornalando cortinando, giornalando, scripta-manent

(piccole noterelle per la rubrica “cortinando“)

Pigi Battista sul Corriere si lancia, à la Voltaire (ma lui, Voltaire, mai lo disse), in sostegno di Giovanardi, cui era stata negata (in un primo momento) la possibilità di presentare all’universo mondo un suo libro. Il senso generale dell’articolo è senz’altro condivisibile. Il modo con cui il Pigi conduce il lettore alla sua conclusiva sentenza molto meno (no!).

Chissà se i vacanzieri cortinesi riusciranno mai a capire quanto sia ridicolo il loro ostracismo nei confronti di Carlo Giovanardi.

(cortinesi? andrebbe messo perlomeno tra virgolette; questi non sono cortinesi, semmai “soggiornano a Cortina”)

(vacanzieri? si vuol qui dare il senso di “molti” quando, all’atto pratico, si tratta di qualche cliente del Majestic, senza dubbio facoltoso, ma “qualche”, da contarsi sulle dita di una mano)

Dovevano dare prova del bullismo da montagna, e ci sono riusciti.

(bullismo da montagna?: è noto che il bullismo è particolarmente radicato in montagna, a Cortina in particolare… e Pigi ne deve aver subito l’influenza, a ben vedere)

Ma per gli intolleranti vecchi e nuovi, con i pantaloni alla zuava, è difficilissimo, impossibile da capire.

(con i pantaloni alla zuava?: eh sì, i montanari, ancorché “d’importazione e a scadenza”, non possono che portare i pantaloni alla zuava, segno d’arretratezza culturale, ché il pantalone “normale” arriverà molti anni dopo contenendo in sé i Pigi dal pensiero liberal-conservatore)

(di buono è che si parla di Cortina e, in particolare di questi tempi, ne vale sempre la pena)

 

ai musei cadorini in gol mancano gli orari di quello della latteria (tacconate, please…)

15 Luglio 2015 Museo della Latteria cronache-lozzesi, magnifica-comunità, marketing-turistico, museo-latteria

Relativamente al Museo della Latteria di Lozzo di Cadore, la mia cara signora m’invitava ad essere più costruttivo (se non altro meno polemico). Aderisco alla richiesta col cuore colmo di gioia. Segnalo: o quelli del museo della latteria si sono dimenticati di informare quelli dei musei in gol, o questi ultimi erano indaffarati a farsi fuori una porzione di ciappi (quando hanno scritto la “presentazione” al museo deve essere successa cosa analoga).

Fatto si è che nel sito web dei musei in gol, nella pagina dedicata a quello della latteria, gli orari d’apertura del museo non sono riportati.

Siccome, se non erro (non erro!), gli orari sono “fissi” da alcuni anni almeno per il periodo estivo – dal 1° luglio al 31 agosto, tutti i giorni tranne il lunedì, dalle ore 17 alle 19 – non mi capacito di questa mancanza, pur non essendo essa determinante per il futuro della nostra comunità.

Mi dimenticavo (sempre costruttivamente): col cazzo che è “solo su prenotazione“; a Natale, Capodanno, Ferragosto e all’Anniversario delle Pippe, magari, ma non ora!

(su, da bravi: a chiunque sia imputabile questa leggera manchevolezza… tacconate – non è una parolaccia eh -, che stiamo entrando nel “vivo della stagione turistica”;

nel produrre lo sforzo consiglierei, sempre nell’ottica costruttiva che mi è stata suggerita, di aggiungere anche le visite guidate del sabato mattina alla Roggia dei Mulini, oltre che al Museo della Latteria, visto che sono condotte dalla “guida museale” del medesimo).

orari

Muraro, il figliol profugo

14 Luglio 2015 Politica nostrana curiosando, politicanti

(legaioli comaTosi con ritorno di fiamma)

muraro

 

ecco di chi sono i cosiddetti soldi europei tanto sbandierati

14 Luglio 2015 Criticarium Itaglia, Indipendenza del Veneto classifiche-italia, europatia, federalismo, federalismo-fiscale, residuo-fiscale

(astenersi piddini, piddioti, piddoni e, soprattutto, piddeuristi; questi ultimi sono piddoni al cubo; i piddoni sono piddini coglioni; i piddioti sono piddini col ruolo di utili idioti; i piddini e basta sono brava gente anestetizzata e sprofondata in letargo da cui non possono – non vogliono – uscire)

Non è la prima volta che la CGIA sfodera i dati di bilancio dei vari paesi UE a dimostrazione (ad uso e consumo dei bifolchi di casa nostra) che l’Italia è contributore netto, cioè dà più soldi alla UE di quanti ne riceva. Del resto, noi che siamo affezzionati dell’Eurosauro come chiunque lo sarebbe al mal di pancia, ‘sta cosa la sappiamo da “prima di nascere” (basta collegarsi al sito della UE o all’Eurostat eh, non è che sono cattivi e non te lo dicono…) .

Per questo ogni tanto qui sul BLOZ ricordiamo che, quando in giro scrivono o parlano di “soldi europei“, tali sono solo perché dal calderone europeo provengono, ma sono soldi che grondano il sangue della rapina fiscale operata a danno degli italiani (per la precisione, quegli italiani che vivono nelle regioni che, a loro volta, sono contributrici nette nel merdaio italico: segnatamente, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna).

Basta saperlo. Vaffanculo “soldi europei”. Sono soldi italiani. Anzi, come detto, sono soldi estorti primariamente a Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

PAGHIAMO MOLTO ALL’UE MA CONTIAMO POCO

Secondo un’elaborazione dell’Ufficio studi della CGIA su dati della Commissione europea, tra il 2007 e il 2013 l’Italia ha registrato un saldo negativo di 37,9 miliardi di euro nei confronti dell’Ue. A fronte di 109,7 miliardi di euro versati dagli italiani in questo settennato, Bruxelles ci ha “restituito” 71,8 miliardi di euro.

Dopo la Germania, il Regno Unito e la Francia, siamo il quarto contributore netto a garantire l’azione dell’Unione europea. Se, invece, prendiamo come parametro di riferimento il dato pro-capite, sono i paesi nordici a guidare la classifica, mentre l’Italia scivola all’undicesimo posto, con uno sforzo economico per residente che nel periodo considerato è stato pari a 623 euro. […] (leggi tutto su CGIAMestre)
tabellacgiamestre

 

PD: ma se neanche riuscite a tirare la catenina del cesso…

13 Luglio 2015 Criticarium Itaglia psico-dramma, quelli-del-PD

Era una giornata di marmellata, ma poi è giunto un raglio del PD a renderla radiosa (ce ne saranno altri, uuuuh quanti ce ne saranno):

seneancheriuscite

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