Pian dei Buoi in mountain bike su Sentres (con disperata discesa via Dumele)
Io mi eccito sempre quando mi capita di collegarmi a Sentres (perché il sito è ben fatto ma anche perché sono malato cronico di sentierite). M’era però sfuggito che fra le proposte in “Alto Adige” c’avessero messo anche una biciclata a Pian dei Buoi (me ne sono accorto guglando “pian dei buoi” per vedere com’è posizionato lozzodicadore.eu, il sito del paesello).
Il testo che descrive il percorso (tratto da un libro) è, diciamo, un tantino approssimaticcio:
minuscole/maiuscole a caso; “confina con le Marmarole”: sono lunghe 13 chilometri, le Marmarole, un po’ più di precisione no eh?; lassù non si è mai sparato un colpo (a parte la cupola corazzata fatta saltare dagli austriaci in ritirata), non c’è mai stata una linea del fronte a Pian dei Buoi; l’Antelao è, se vogliamo, maestoso, ma il Ciastelin proprio no, con tutta la buona volontà; e le Tre Cime, lungo il percorso, col cavolo che le vedi.
E la foto: faccio una certa fatica a collocarla lungo la strada del Genio (anche sottosopra, non riesco a ficcarla in nessun luogo conosciuto). E anche sul “Dove dormire” ho qualche velata perplessità: Vitalpina Genießer Hotel Kreuzbergpass (capisco tuttavia la scelta “di parte” e, va detto, è il più vicino albergo altoatesino per chi dovesse terminare la biciclata proposta).
All’altopiano Pian dei Buoi – Itinerario
Un nome che mantiene ciò che promette. l’altopiano Pian dei buoi si estende a ca. 1800 s. l. m.; a ovest confina con il gruppo delle marmarole, a est con il col Vidàl. Neppure questa zona è stata risparmiata dalla grande guerra. Nel Parco della memoria ancor oggi le fortificazioni mostrano dove correva la linea del fronte. Nella scelta di questo tour comunque è determinante la bellezza paesaggistica dell’altopiano, con i suoi lariceti, i pascoli e la vista sull’antelao, le marmarole con il maestoso monte ciastelin e le tre cime.
Descrizione percorso
Centro di ➊ lozzo di cadore (760 m); lungo la Via Vidal seguiamo la segnaletica per il Pian dei buoi, percorriamo 14 km sulla stretta, prevalentemente asfaltata strada di montagna che porta fino al ➋ Pian dei buoi (1775 m) e, sulla strada forestale, raggiungiamo il grande ➌ incrocio (1800 m). Dopo ca 2,7 km di discesa e una breve controsalita (100 m disl.) raggiungiamo il ➍ rif. bajon (1828 m, punto di ristoro). Dal rifugio percorriamo il single trail, segnavia n. 264, fino alla forestale che, con tratti anche assai ripidi, porta a Dumelle; da qui proseguiamo in direzione di Domegge (segnavia n. 265) fino alla località di ➎ Deppo (890 m). A ➏ Domegge (820 m) seguiamo a sinistra l’indicazione ”traversata del cadore“; sotto la ➐ cappella madonna della neve (830 m) seguiamo poi la segnaletica per lozzo di cadore
Pian dei Buoi: per piccino che tu sia, pensa sempre ai cazzi tuoi (scusate, ma non avevo un’altra rima disponibile)
L’ho verificato ora (magari è solo un colpo di culo). Be’ dai, sono soddisfazioni (ho fatto la ricerca anche scollegato dal mio account google, da altro computer, e il risultato non è cambiato: forse, dico forse, sono davvero… primoooooo).
Per essere un cane rognoso e livoroso, sono davvero soddisfazioni. E sono almeno 5 anni che – di là, sul sito del paesello – non scrivo una mazza (pur avendo una tonnellata di materiale). Vuol dire che quelli che stanno dietro sono ancor più cazzari. Insomma, sono in bella compagnia. Che poi, non ho mica obblighi io, con nessuno.
(però qualche giorno fa il signor Google mi ha chiamato per dirmi che non sono “mobile friendly” e che, se non faccio subito qualcosa, mi penalizzerà nelle ricerche: è questo il modo di trattare una persona per bene che si è fatta in quattro per promuovere il proprio territorio solo per soddisfare la fregola di quelli che hanno lo smartphone? Google, gran figlio di puttana. E vale anche per il BLOZ: sono tre anni che quel cazzone che ha fatto il tema che uso dice che la versione responsiva è pronta, ma non ho ancora visto niente di niente. E’ forse colpa mia?).
‘RIFORMA’ DELLA GIUSTIZIA O SUA DEFORMAZIONE?
di Giuseppe Zanella
L’ineffabile ministro Orlando afferma che l’approvazione alla Camera del ddl sulla Giustizia è “un giorno storico”. Il presidente della ANM, Rodolfo Sabelli, integra l’affermazione ministeriale affermando: “giorno storico sì, ma in senso negativo”. Chi ha ragione? In un tempo di dilagante corruzione, anziché preoccuparsi di varare norme veramente stringenti sul controllo di legalità quali, ad esempio, una riforma vera sui reati di corruzione e sulle modalità applicative della prescrizione (assolutamente da rivedere dopo gli scempi berlusconiani di questo ‘istituto’, addomesticato “prodomo-sua”), ecco che lo scienziato di Rignano d’Arno pensa solo ad intimidire i magistrati ed a ridimensionare il loro ruolo e le loro funzioni.
Il nuovo ddl prevede infatti una ben più ampia possibilità di ricorso da parte del cittadino indagato/imputato contro il magistrato che lo giudica, l’innalzamento della soglia economica di rivalsa nei confronti del medesimo giudice (metà dello stipendio rispetto al precedente limite di un terzo) e, soprattutto, il superamento del filtro di ammissibilità dei ricorsi, con l’obbligo di azione in caso di negligenza grave e/o travisamento del fatto e delle prove addotte.
Quali le conseguenze degli atti di questi improbabili legulei? Esse sono molteplici e tutte gravi e ben prevedibili. Ne elenchiamo soltanto un paio. Quale giudice sarà, da ora in poi, tanto sereno e tranquillo nel pronunciare una sentenza sapendo che ha davanti a sé un reo al quale è data la assoluta discrezionalità di adire la Giustizia civile contro il magistrato che ha avuto l’ardire di giudicarlo? Non è forse questa una forma di intimidazione, addirittura ex-ante? Ed un giudice che tiene famiglia non sarà magari portato ad applicare ed interpretare la legge in forme, diciamo così, alquanto blande?
E poi, tra le parti in giudizio, non ci sarà forse una ‘patente’ sperequazione? La parte economicamente soverchiante non potrà forse agire con una specie di 4° grado di giudizio, mentre la parte economicamente più debole non si troverà forse a dover subire gli effetti di questo nuovo strumento che altera l’intera struttura delle regole del giudizio? Il filtro di ammissibilità sui ricorsi, fin qui operante ed ora inopinatamente cancellato, aveva proprio la funzione di evitare azioni infondate e strumentali; ora, purtroppo, l’opzione al ricorso è completamente lasciata alla discrezionalità di chi dispone di mezzi e vuole stravolgere verità ed oggettività di un giudizio serio e ponderato.
Ma poi, il caro ministro Orlando, depositario di un ruolo che va, forse, oltre le proprie attitudini, perché si esprime con un giudizio così categorico mentre, subito dopo, lascia intendere che, a collaudo semestrale della nuova normativa, nulla vieterà di apportare modifiche qualora se ne ravviserà il bisogno? A me sembra che questa sia la manifestazione più chiara e lampante di un pressappochismo di fondo e, quanto meno, di un dubbio circa l’efficacia e la validità di quanto appena normato. Certo, devono aver lasciato il segno le corali, feroci critiche giunte da più parti, tanto che nel subconscio del ministro spezzino ha fatto capolino questa specie di riserva (non tanto mentale…).
Sembra un gioco di parole (ma non lo è) quello di un magistrato d’alto rango che oggi così si è espresso: “il pericolo è l’inversione del ruolo: chi è chiamato a giudicare diventerà il soggetto sottoposto a giudizio da parte di chi dovrebbe essere giudicato”… A mio modesto avviso, si tratta di un potenziamento, oltre ogni immaginabile limite, del già operante ‘istituto’ della ricusazione, così ben noto e praticato dai vari Ghedini e Longo… L’ex presidente della Camera, Luciano Violante (pure ex magistrato) dice che nel ddl “manca una norma equilibratrice che punisca l’azione temeraria” di chi ricorre ad un magistrato per intimidire il proprio giudice. Ora, più che mai, avremo una Giustizia sperequata, timorosa del potente e meno attenta ai diritti dei deboli…
Consorteria Bim: pagliacci bellunioti al voto /17
Un sindakos è uno che se gli metti in mano questo disegno il lunedì, il sabato dopo sta ancora cercando di fermarli.
(immagine: condividiquesto.com)
«motonomia, tempo scaduto». Penultimatum alla Regione da Provinciazza e categorie economiche
Ok, nel Corriere alpino brucano vacche piddine e pidiote. Non è certamente un foglio ‘autonomista’ né tantomeno indipendentista. Ma, cazzo, dove trovano il coraggio di chiamarla Autonomia, quella cosa lì che chiamano, per l’appunto, autonomia.
E poi, sulle tempistiche. Avete mai letto su Repubblica, il papà etilista di tutti i fogli provinciali filiali, delle “settimane decisive“. Noi la prendiamo in giro riferendoci, per esempio, alla “ventiduesima settimana decisiva per…” e basta aggiungerci una stronzata qualsiasi (legge elettorale, JobsAct, liberalizzazioni…).
Dunque sarà un “ultimatum“, scrivono. De che? E’ sempre un penultimatum, credimi a me.