BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

chiedilo a Tarcisio…

27 Aprile 2014 Curiosando chiesa-vaticano, curiosando, prova-a-ridere

e altre gustose amenità sullo spinoziano “Schianto subito“:

[…]

Il cardinal Bertone abiterà in un attico di 700 mq. La crisi colpisce proprio tutti.

Il cardinal Bertone abiterà in un attico di 700 mq. Con il tuo 8 per mille alla Chiesa cattolica puoi fare molto.

“Chiedilo a Tarcisio, che dopo aver rogitato un attico di 700 mq ha ritrovato il sorriso”.

L’appartamento di Bertone si trova all’ultimo piano di un palazzo del Vaticano. Da lassù potrà distribuire meglio le brioches.

Aveva insospettito l’ultima omelia di Bertone: “Dio non vende sogni ma solide realtà”.

Il lussuoso attico di Bertone si trova proprio a fianco della modesta residenza di Papa Francesco. Per fargli capire chi comanda.

Diffuse le prime immagini dell’attico di Bertone. Il portone è a forma di cruna.

ingorghi santificatori

27 Aprile 2014 Criticarium blozzando, chiesa-vaticano

Vado di fretta, come in occasione della beatificazione operaia, ma due parole – anzi, una – la devo spendere. Le prendo a prestito da un articolo di quei giorni pubblicato su Orizzonte degli Eventi:

Santodeché

Tanto per ribadire.

(comunque, anche frugando a sinistra…)

(che poi, con l’arrivo della reliquia, da queste parti tira tutta un’altra aria)

 

le sette balle sull’uscita dall’Euro (smontate da Claudio Borghi)

26 Aprile 2014 Criticarium Itaglia, Ecco Nomia europatia, no-euro, pude

Tratto da Scenari economici (era in frigo da tempo):

Claudio Borghi a “La Gabbia” cerca di sfatare 7 luoghi comuni sull’uscita dall’Euro:

1) Uscire dall’Euro è impossibile

2) La Crisi non è colpa dell’Euro, ma di Debito e Spesa

3) Saremo costretti a comprare il caffè con una carriola di soldi

4) I nostri risparmi non varranno più nulla

5) Mutui e debito pubblico andranno alle stelle

6) Non potremo più comprare le materie prime

7) Non si può fare un referendum per uscira dall’Euro

Fondazione Unesco e sfalcio dei prati dolomitici (soliloquio laseniano /2)

25 Aprile 2014 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni scripta-manent, sviluppo-montagna, turismo-alpino, unesco

Dopo essere stato, suo malgrado, latore di importanti news riguardanti  i prossimi destini del traffico sui trapassi dolomitici, lo studioso feltrino – Cesare Lasen – si avventura nella seconda parte del soliloquio, sempre a nome e per conto degli uneschi della fondazione, su di un terreno a lui meno ostico.

Il nostro non ha dubbio alcuno: “bisogna pagare il montanaro perché sfalci il territorio“. Che detta così, papale papale, suona come una gigantesca cavolata . Non c’è nessuno al mondo, eccettuata Las Vegas, che pagherebbe qualcun altro per sfalciare i prati (intendo in senso sistematico). Quel che si sa è che se non c’è un’agricoltura di montagna ben piantata, funzionante, col cavolo che risolvi il problema dello sfalcio dei prati.

L’agricoltura di montagna valutata a prezzi di mercato lavora sostanzialmente in perdita (quasi tutti i settori), ed è per questo che viene sussidiata (come gli impianti fotovoltaici: se non li sussidiassero chi è che ne installerebbe uno?). Che poi il torrentello dei sussidi lo si faccia provenire dalla roggia della fiscalità generale piuttosto che da quella del turismo alberghiero, che dai prati di smeraldo trova giovamento, ha poca importanza. Naturalmente Lasen questo lo sa, ma va detto chiaramente.

Non va pagato il montanaro, insomma, va pagata l’agricoltura di montagna, cosa assai, assai diversa. A forza di pedate nel culo il montanaro lo stani e lo porti anche in mezzo al prato, ma è l’agricoltura di montagna che non nasce appiccicando un’etichetta sulla carta intestata o esponendo un’insegna agroturistica dove fino a ieri c’era l’abbandono.

Dice lo studioso che “Anche il Veneto, come l’Alto Adige, dovrà arrivare allo stanziamento di fondi per lo sfalcio“: chi è che glielo va a dire al bimbominkia Renzi e al suo scudiero ignorantone Delrio che di quegli 80 euri (senza coperture) promessi al volgo ce ne dovremmo trattenere almeno 5 per finanziare l’impresa dello sfalcio? O mandiamo qualcuno a modificare le modalità di erogazione della cassa integrazione in deroga? Mettiamo le mani in tasca agli incapienti (visto che il bimbominkia si è scordato di loro… diamogli il colpo di grazia)? Chiamiamo Zanonato come consulente ed emettiamo obbligazioni pro-sfalcio (come quelle che voleva introdurre per spalmare su più anni a venire gli incentivi al fotovoltaico finora incautamente elargiti)?

O vorrebbe, lo studioso, aprire allo scopo il capitolo del residuo fiscale del Veneto? Non siamo ancora riusciti a scucire un boro alla fogna italica, chissà, magari evocando la necessità dello sfalcio …!!

Da sottolineare che anche Lasen se n’è accorto e denuncia “l’assenza della Provincia”; dubita, ma non può che avere fiducia, del nuovo ente provinciale (quello non elettivo, il consorzio di sindaci, inventato dal bimbominkia di cui sopra e dal suo sodale ignorantone). Ultima noterella: non sembra proprio che l’aria che tira alla Fondazione Unesco faccia un granché bene, eh!

Ma questa non è l’unica preoccupazione che si pone la Fondazione. E che si porrà nei giorni dell’approfondimento, prima a Cortina e poi a Santa Giustina. Ci sono documenti predisposti che pongono a tema altri provvedimenti, come quello dello sfalcio dei prati (e non solo) in quota. Quest’estate, in val Badia, si svolgerà il primo festival delle Dolomiti sulla fienagione. Un’attività, si badi, che nel Bellunese è andata persa. Non ha dubbi, in proposito, Lasen: bisogna pagare il montanaro perché sfalci il territorio. «Io ho dei prati vicino a casa», racconta, «e ogni anno spendo ben 1300 euro per segarli a dovere e trasportare a destinazione l’erba».

Anche il Veneto, come l’Alto Adige, dovrà arrivare allo stanziamento di fondi per lo sfalcio, «se vogliamo presentare un ambiente davvero accogliente, e non abbandonato a se stesso, come da troppi anni vediamo».

Ma la cura dei prati e dei pascoli è indispensabile, secondo Lasen, anche per assicurare la biodiversità, un patrimonio prezioso che altrimenti si perde. Ecco, dunque, il problema delle indennità compensative. E a proposito di questo problema, come di altri, Lasen denuncia «l’assenza della Provincia. Non c’è un’autorità a cui appellarci per questo ed altri temi di stretta emergenza ambientale. Vedremo se il nuovo ente di cui si parla sarà sufficiente a darci le garanzie che cerchiamo. Ho qualche dubbio. Non possiamo, però, che avere fiducia».

 

quindi titoli di stato non sono ‘ricchezza finanziaria’, ministro?

25 Aprile 2014 Criticarium Itaglia, Ecco Nomia itaglia, renzie, repubblica-bananiera, scripta-manent, supercazzole, verso-il-default

“Immenso” Mario Seminerio, anche al netto di un Padoan pirlone (se non altro in questa circostanza). Che poi ‘sti espertoni vengono in rete a giocare con le bombe a mano e si ritrovano invariabilmente con i monconi.

seminerio

(via @Phastidio)

Fondazione Unesco e trapassi dolomitici (soliloquio laseniano /1)

24 Aprile 2014 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni scripta-manent, sviluppo-montagna, turismo-alpino, unesco

Lo studioso – Cesare Lasen – non parla volentieri, «perché non sarei titolato a farlo… ci sono ben altri esponenti più autorevoli», ma alla fine parla lo stesso. Un soliloquio, si direbbe. L’argomento, in effetti, non lo vede primeggiare: trattasi di traffico dolomitico. Fatto sta che, avendo “molta voce in capitolo”, alla fine il nostro “ammette che sulle montagne protette dall’Unesco c’è troppo traffico“.

Va detto che lo studioso non  fa solo il testimonial del troppismo ma “conferma anche che è in corso una ricognizione tecnico-scientifica per misurarlo in modo da prendere gli opportuni provvedimenti”. Chi mi conosce sa che potrei scrivere un libretto sulla fenomenologia dei troppisti, così anche degli speculari troppo pochisti.

Ma mi limiterò ad alcune considerazioni banali, diciamo.

Dunque, il problema è il troppo traffico. Mentre attendiamo con la bava alla bocca la fine della ricognizione tecnico-scientifica che lo misurerà – ci mancherebbe anche che il troppo traffico fosse determinato alla cazzo (ma al riguardo, mai dire mai), ci sorge spontanea qualche domanda (non sulle unità di misura, ma sulle futuribili metodologie di confronto):

  • Belen Rodriguez è troppo figa?
  • la sua farfallina, quella tatuata nei pressi dell’inguine, non è forse troppo piccola?
  • non ci sono forse troppi tulipani in Olanda?
  • la materia oscura nell’Universo, non vi sembra che ce ne sia davvero troppa?

Sapendo che i cugini di montagna altoatesini si sono da mo’ attivati sull’argomento, che ha anche qualche riflesso tafazzista visto che sono loro a proporre di chiudere a tempo i passi, è da ritenere che a qualsiasi risultato giunga la ricognizione … il traffico sarà sempre “troppo”: mettetevela via, vinceranno i troppisti!

Con la differenza che l’alemanno che si fermerà a giocare a carte in attesa di ripartire per oltrepassare il  Passo Dolomitico dirà:

  • “ke prafi zono cvi in Alto Atice” quando sarà di là;
  • “ke rotura di cazzo cvesti pellunesi” quando sarà di qua;

Differenti percezioni, si dirà. Certo che sì, indotte da una moltitudine di parametri … emozionali e non solo.

Un problema per tutti: quello della mobilità: «Se non cambiamo registro, se non facciamo qualcosa di concreto e di serio per disincentivare il traffico automobilistico attraverso le Dolomiti, rischiamo una severa infrazione», fa sintesi degli umori di preoccupazione del Comitato scientifico uno dei suoi componenti, Cesare Lasen, feltrino. […]

Lo studioso della biodiversità, fra i più accreditati in Italia, non parla volentieri («perché non sarei titolato a farlo, sono uno dei tanti componenti del comitato scientifico e, quindi, ci sono ben altri esponenti più autorevoli»). Lasen, però, ha molta voce in capitolo, e ammette che sulle montagne protette dall’Unesco c’è troppo traffico e conferma che è in corso una ricognizione tecnico-scientifica per misurarlo in modo da prendere gli opportuni provvedimenti. Tra questi ci sarà, già l’estate prossima, la chiusura dei grandi passi dolomitici? «Non lo so se ci arriveremo già nei prossimi mesi. So, però, che all’appuntamento con gli ispettori, fra due anni, dovremmo arrivare con misure già sperimentate, perché in materia abbiamo ricevuto chiari segnali di insoddisfazione, nel passato».

Lasen ritiene, dunque, che se non sarà quest’estate, il prossimo anno i passi non risulteranno percorribili come oggi avviene. «Non posso anticipare se verranno chiusi completamente al traffico. Ritengo di no, ma sicuramente in determinate ore del giorno, dall e 9 alle 16. E al riguardo», ecco dove sta uno dei problemi, «dovremmo organizzarci con i mezzi pubblici alternativi, le cosiddette navette, oltre che con i parcheggi a valle».

La Provincia di Bolzano sta studiando, appunto, anche la mappa del trasporto pubblico da parte di tutti i territori interessati, quindi pure il Bellunese. Non sono da escludersi pedaggi. Una forma, tuttavia, che Lasen ritiene più difficoltosa da applicare in quanto riguarda strade statali. […]

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