BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

l’Italia (e la Grecia) è il solo paese a non avere ancora ‘raggiunto’ il PIL reale che aveva nel 2000

28 Ottobre 2015 Ecco Nomia classifiche-italia

Immersi nella gioia dei piddoni che compulsivamente sghignazzano di una ripresa che non c’è, vale la pena ricordarci dove siamo. L’Italia, insieme alla Grecia, è il solo paese nel quale il PIL reale è ancora sotto al valore che aveva nel 2000 (fonte Eurostat).

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Mauro (xy), il direttore de ‘il Cadore’ (a sua insaputa) ci ha messi vicini-vicini

27 Ottobre 2015 Cultura, Turismo e dintorni

Caro Mauro, non che questa sia una tua colpa, come invece è stata quella di parlare a sproposito della rete sentieristica della “montagna di Lozzo” senza conoscerla (a proposito, non è mica finita eh!: ma tu, dove cavolo ti sei ficcato, in Tasmania in culo a qualche diavolo o a drizzare banane in Africa?), ma la cosa è perlomeno curiosa.

Pensa: il direttore de Il Cadore ti ha dato spazio e, a sua insaputa, ci ha messi “vicini-vicini”. Il tuo farneticante scritto è infatti abbellito da una foto del paesotto scattata nientepopodimeno che dal sottoscritto, “rapinata” online dalla “magnifica testata” che però si è dimenticata (ma va perdonata) di citare la fonte. Lo scatto è del 2002 (ah, quante foto abbiamo scattato io e la S-70), postato su Panoramio nel 2007.

Niente di che, Mauro, ma, non trovi che per uno come te cui “piacerebbe conoscere chi si è permesso di fare tutto questo“, sia perlomeno curioso avere come foto a complemento uno scatto proprio di “colui che si è permesso di fare tutto questo”?

Chiamale coincidenze!

(fatti vivo: il massimo che ti può capitare, sempre che tu riconosca di aver fatto i gattini ciechi (per la fretta), è di diventare “sentierista per un giorno“, qui sui sentieri di Lozzo che, indubbiamente, hanno bisogno di una “rinfrescatina”, rigorosamente alla united colours of Maurotton)

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crescere a deficit, la ‘nuova’ frontiera dello strenzi

27 Ottobre 2015 Criticarium Itaglia repubblica-bananiera, strenzi, verso-il-default

Niente di nuovo. Fra tante voci autorevoli scelgo questo editoriale dell’Istituto Bruno Leoni perché è l’ultima che mi è capitata tra le mani. Solo perché, della strenzata, ne resti traccia qui sul BLOZ.

Prorogare misure teoricamente limitate nel tempo serve, più che a tenere a bada i conti, a tenere a bada gli elettori

L’aumento dell’Iva, la riforma delle province, le detrazioni energetiche… Con sempre maggior frequenza il governo assume decisioni sospese fino a un certo periodo o limitate entro un certo periodo, a seconda della convenienza di ritardare l’effetto di provvedimenti impopolari o al contrario di stringere il consenso intorno ad altri difficili da attuare ma apprezzati dagli elettori.

Prendiamo ad esempio le ormai famose clausole di salvaguardia. Dei 23,7 miliardi di riduzione fiscale vantati nella bozza della legge di stabilità, ben 18,8 sono rappresentati dal rinvio dell’aumento di Iva e accise al 2017. Rinvio che era sua volta minacciato da una clausola di salvaguardia dello scorso anno. Il tempo è denaro, e viceversa: il «pagherete» si è trasformato in «non vi faremo pagare» – non oggi, ma il prossimo anno – solo perché, prima che scadesse, la cambiale è stata spostata avanti di un altro anno ancora. Chi vivrà, vedrà.

Le clausole di salvaguardia sono l’esempio migliore ma non certo l’unico. Le detrazioni sul risparmio energetico vengono rinnovate di anno in anno, quelle sui contributi per nuove assunzioni dovevano valere per il 2015, ma la legge di stabilità dovrebbe contenere (il condizionale è d’obbligo) una prima proroga a importi ridotti anche per l’anno nuovo.

Poco dopo l’approvazione del nuovo regime dei minimi, il precedente è stato prorogato di un anno; la prima web tax non ha fatto in tempo ad entrare in vigore che è stata sospesa e poi cancellata.

Dietro la tendenza ad aumentare le tasse sì ma solo fra 24 mesi, contrabbandato anche in questa manovra finanziaria come una riduzione di carico fiscale, c’è un ovvio tentativo di una dissimulazione. Prorogare misure di favore teoricamente limitate nel tempo, come le detrazioni, serve, più che a tenere a bada i conti, a tenere a bada gli elettori. C’è, infine, la fretta, che porta a varare riforme prima di rifletterci, come nel caso della improvvida web tax del 2013 o del regime dei minimi del 2015, definito dallo stesso presidente del Consiglio Renzi un autogol.

Tutti motivi che denotano scarso rispetto dei cittadini: un governo che si nasconde dietro il futuro, o si pavoneggia di misure facili a singhiozzo, o – peggio ancora – che non sa quel che fa non è altro che un governo irresponsabile e sordo alla più semplice delle esigenze delle persone: quel minimo di stabilità delle regole e dell’indirizzo politico necessario a poter agire e decidere.

Mauro, un consumatore abusivo di ‘vuove de dugo’ /8 (united colours of Maurotton)

25 Ottobre 2015 Cultura, Turismo e dintorni cai, cronache-lozzesi, sentieri

Caro Mauro (xy),
è venuto il momento di svelarti il perché dei colori utilizzati a Lozzo nei segnavia della nostra rete sentieristica.

Prima di dare avvio al primo piano sentieri (1985-1990), con il quale ci proponevamo di salvare dall’abbandono i sentieri non-alpini del territorio di Lozzo (quelli alpini avevano già consolidato il segnavia di colore bianco/rosso), chiesi lumi sul colore da adottare al Cai regionale, che mi mise in contatto con la Commissione veneta sentieri (il ruolo della Commissione non era ancora ben delineato ma faceva le funzioni di…). Esposi il problema al compianto Vittorio Corà che individuò, allora, anche per i sentieri non-alpini, il colore bianco/rosso come più adatto alla bisogna.

Noi del Cai di Lozzo, per quanto vedessimo più di buon grado un colore “alternativo”, adottammo questa scelta ed iniziammo ad usare il bianco/rosso anche per i sentieri non-alpini. Finito nel 1990 il primo piano sentieri, continuammo negli anni le nostre ricerche sul campo riguardanti sia gli antichi sentieri (quelli non aperti durante il primo piano) che i segni della Grande Guerra.

La rete sentieristica, fino al 2002, ebbe i segnavia di colore bianco/rosso sia per i sentieri alpini che per quelli non-alpini (e fino ad allora la rete trovò descrizione puntuale nella Carta sentieri del 1990).

Intanto m’era sorta l’idea di creare un prodotto turistico specifico per l’escursinista, da connotare in maniera particolare: iniziò così a farsi avanti l’idea degli “Anelli e Vie di Lozzo di Cadore”, un insieme di 15 percorsi escursionistici, 13 dei quali ad anello. Nel frattempo avevo personalmente maturato l’idea che i segnavia di questi percorsi dovessero avere un colore diverso da quelli bianco/rossi, principalmente per evitare fraintendimenti tra i fruitori dei sentieri del nostro territorio.

Da bravo ragazzo quale ero, prima di prendere una decisione definitiva (eravamo nel 2002) chiesi comunque nuovi lumi alla Commissione veneta sentieri del Cai. Parlai ancora con Vittorio Corà, che continuava graniticamente a pensare che il bianco/rosso fosse in ogni caso la scelta più idonea, il quale però mi mise in contatto con il “responsabile di zona” per il Centro Cadore, tale Roberto Tabacchi (quello che citi nel tuo “farneticante delirio” su Il Cadore), con il quale – mi disse – avrei potuto approfondire l’argomento.

E fu proprio Roberto ad abbattere ogni mio indugio (in realtà stava sfondando una porta aperta…) sulla necessità di adottare segnavia con una diversa colorazione. Il sentiero è un sentiero alpino? Allora va segnato in bianco/rosso (per definizione). Il sentiero non è un sentiero alpino? Allora va segnato con un colore diverso.

E così fu. E così è ancor oggi (e sono passati 13 anni).

Agli “Anelli e Vie di Lozzo di Cadore”, in quanto prodotto turistico specifico (realizzati tra il 2002 e il 2004), toccò d’essere contraddistinti dal bianco/verde; per tutti gli altri sentieri, una miriade, denominati “Sentieri Minori”, venne adottato l’accoppiamento giallo/azzurro.

Ecco qua, Mauro (xy).

Naturalmente, non è che facendo quello che abbiamo fatto “abbiamo per forza ragione”. Noi non crediamo di avere la ragione “in tasca”; noi ci siamo trovati con un problema “territoriale”, ci siamo interrogati, abbiamo riflettuto, abbiamo cercato il coinvolgimento di chi – per tradizione e competenza – ci poteva proporre una soluzione e, stabilite le regole, le abbiamo seguite.

Niente di misterioso, niente che assomigli a – come da te affermato – “un cattivissimo esempio della montagna di Lozzo”. A noi non pare, davvero non pare, che tutto ciò sia – ti cito nuovamente – “Un vero e proprio caos”.

psta-loghi

 

fusioni: De Menech e i sindaci conservatori di montagna

25 Ottobre 2015 Politica nostrana belluniadi, fusioni, peones, quelli-del-PD

Il peones piddino, parlando delle fusioni dei comuni, rigurgita:

«Spesso i sindaci vengono descritti come conservatori, soprattutto quelli montani, però ci si dimentica che le uniche iniziative per ridurre il numero di Comuni e renderli più efficienti sono proprio quelle degli amministratori locali».

A parte che se una legge statale (rinforzata da una spinta regionale) ti dice, sostanzialmente, che te lo ficca in culo d’autorità se non unisci i servizi o ti fondi fino a 3000 abitanti (5000 in pianura), non è che ti resta molta alternativa: magari temporeggi, chiedi una proroga dei termini, ma alla fine “quello devi fare”. No?

Ma oltre a ciò il piddino, probabilmente a sua insaputa, si produce in un’affermazione, diciamo, tragicomica: allorquando sostiene che i sindaci, soprattutto quelli montani, vengono descritti come conservatori…”

Conservatori?

Ma se hanno mandato a puttane il Bim-Gsp!!

che a quest’ora, se non ci fosse stato il “buon” Bottacin ad “immolarsi”, il buco avrebbe superato la soglia dei 100 milioni di euri.

Conservatori un cazzo!

(vi pare che gentaglia di tal fatta, che stava di fatto “coltivando” un cadavere in avanzatissimo stato di putrefazione, possa essere additata – anche solo per scherzo – come “esempio” di iniziative tese a “rendere i comuni più efficienti”? Ma dai!!!)

 

Mauro, un consumatore abusivo di ‘vuove de dugo’ /7 (noi ce l’abbiamo dal ’90)

22 Ottobre 2015 Cultura, Turismo e dintorni cai, cronache-lozzesi, sentieri

Ehilà Beppe, oops, Mauro, come ti butta?

Dunque, riprendiamo “il recupero” della tua smarrita anima (mi raccomando, piano coi funghi). Dicevamo della carta dei sentieri del 2010. Venti anni prima, venti, cioè nel 1990, noi qui a Lozzo c’eravamo già dotati di un buono strumento per conoscere/far conoscere il territorio. La Madre di tutte le Carte, la 10.000 dei sentieri di Lozzo.

L’abbiamo realizzata a coronamento del primo piano sentieri, quello che ci ha visto impegnati dal 1985 al 1990 nel recupero e salvataggio dei sentieri non-alpini. Naturalmente, visto che c’eravamo, c’abbiamo dato dentro anche con il recupero di quelli alpini, che al tempo non erano proprio un granché (per non infierire).

E non abbiamo realizzato “solo” la carta, ci siamo spesi anche nel portare a compimento una guida, la Guida all’altopiano di Pian dei Buoi e ai sentieri di Lozzo di Cadore.  La dedica del libro? “A tutti i vecchi del paese, perché i sentieri sono stati una parte della loro vita e sono ora una parte della nostra storia“.

Con l’avvento del secondo piano sentieri (2002-2004) la rete sentieristica è stata ampiamente ridisegnata per adattarla all’introduzione e realizzazione degli Anelli e Vie, quindi la precedente numerazione utilizzata nella guida non corrisponde alla nuova “architettura”. Ma, non foss’altro che come testimonianza dell’evoluzione storica della gestione della rete sentieristica, credo che il contenuto sia ancor oggi più che “attuale” per chiunque abbia a cuore il proprio territorio.

Ho messo online anche il testo della guida, senza le foto, disponibile in versione PDF e XHTML ai seguenti indirizzi:

Escursioni in Cadore – Guida all’altopiano di Pian dei Buoi e ai sentieri di Lozzo di Cadore (1990) [pdf: 1MB]

Escursioni in Cadore – Guida all’altopiano di Pian dei Buoi e ai sentieri di Lozzo di Cadore (1990) [xhtml: 0,7MB]

(salutami Cesira)

copertina-carta-topo-1990

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