BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

gli uneschi si mediapartnerizzano con AIT (la ‘peruzola’ delle Dolomiti)

1 Maggio 2015 Cadore - Dolomiti AIT, dolomitando, unesco

Se il buongiorno si vede dal mattino (partenrship), tanti auguri. Vero che a scrivere è la Sfondazione e non il mediapartner, ma è di quest’ultimo che bisognerebbe preoccuparsi. Speriamo che abbia sostituito sui balconi di casa le piante di erba cipollina con quelle di geranio.

Fu infatti l’erba cipollina, con ogni evidenza, ad indurre nel mediapartner scritti onirici di questo tipo. Che poi il mediapartner confindustrio-dolomitizzante s’aggrappa all’Ansa: che già di suo spara cazzate galattiche: qui, quo e qua. Insomma, da qui al 31 ottobre, giorno in cui il camuffamento dell’espó avrà mediaticamente fine, ne vedremo di pesci volare (in compagnia della peruzola delle Dolomiti).

accordo

L’ARCANO DILEMMA: MA ORA IL PICCOLO CAUDILLO TOSCANO E’ PIU’ FORTE O PIU’ DEBOLE?

30 Aprile 2015 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

I fatti significativi di questi ultimi giorni.

di Giuseppe Zanella

La decisione di porre la fiducia sulla lg elettorale viene dal grande decisionista di Palazzo Chigi giustificata con la esigenza di chiudere celermente una “querelle”, a suo modo di dire, durata anche troppo a lungo. Due soltanto i precedenti storici: la Legge Acerbo del 1924 e la legge Scelba del 1953, allora definita ‘legge Truffa’. Due normative di diversa caratura e dalle conseguenze non univoche: la lg Acerbo portò al listone Nazionale ed alla ventennale dittatura; la Lg Scelba prevedeva un premio di maggioranza alla lista che avesse raggiunto il 50,1% (quindi all’acqua di rose rispetto a quanto ora in itinere) e il risultato non fu raggiunto alle successive elezioni e quindi tale mancato requisito rese la medesima legge del tutto ininfluente. Improprio pertanto chiamarla ancor oggi ‘legge Truffa’, definizione che, semmai, più si addice all’attuale progetto in fase di attuazione.

In quanto poi a coerenza dell’ampolloso premier, è da porre in risalto che, fino a qualche settimana addietro, egli affermava che la normativa elettorale e la ‘riforma’ costituzionale dovevano essere approvate con il più ampio consenso possibile essendo assodato che le regole del gioco riguardano tutte le parti politiche e pertanto la condivisione deve, giocoforza, essere plebiscitaria o, comunque, a grande maggioranza. Con queste premesse, egli cercò l’accordo con il Grande Pregiudicato (Patto del Nazareno). Sappiamo tutti l’esito che ebbe tale patto a seguito delle modalità di elezione e della conseguente scelta dell’inquilino del Colle. Auspice la minoranza interna al PD, varie modifiche migliorative erano comunque già state apportate al testo del Nazareno, poi regolarmente votate anche dal noto tycoon di Arcore, che ora quel voto ha sconfessato per vendicare l’affronto relativo alla elezione di Mattarella.

Sta di fatto che, giunti all’ultima votazione alla Camera dei deputati, il piccolo caudillo si è ritrovato con tutte le Opposizioni fieramente avverse alla legge in approvazione; ma non solo le Opposizioni, perfino la minoranza interna la quale ci teneva, in particolare, a modificare la norma sui capilista bloccati ed altro ancora, al fine di rendere la legge degna di un paese democratico e civile. Ma il premier dal cipiglio autoritario (non certo autorevole), al fine di troncare ogni velleità di nuovi emendamenti, ha posto la questione di fiducia, metodo -come già detto- anomalo per quanto concerne l’approvazione delle normative sulle regole del gioco democratico.

C’è da supporre che il gran decisionista abbia tagliato corto così drasticamente per ottenere un risultato tangibile da spendere verso l’opinione pubblica interna ed internazionale e per raggiungere questo obiettivo era necessario evitare un nuovo passaggio in Senato (con i rischi connessi). Ma poi, perché tanta urgenza se la legislatura “deve” (avrebbe dovuto) durare fino al 2018? Viene il fondato sospetto che il baldo giovane sia ormai conscio di aver fallito, soprattutto in tema economico e sociale, e voglia avere in mano l’arma del ricatto di nuove elezioni da sbandierare soprattutto sotto il naso di quei parlamentari di prima nomina che ancora non hanno maturato il diritto al vitalizio e che, temendo di non essere più ricandidati, hanno il sacro terrore dello scioglimento anticipato dell’assemblea. Ed il nostro, con una tal legge approvata, ha (avrebbe) in mano lo strumento giusto per farsi eleggere alla grande, tanto più adottando la giustificazione che i suoi fallimenti sono da ricondurre al fatto che non lo avrebbero lasciato lavorare con tranquillità.

Una attenta analisi politica ed un esame di merito ci portano al nocciolo della questione: che tipo di legge ci sta propinando l’esimio premier? Sull’urgenza della adozione di un tale provvedimento (a scapito di ben più urgenti e pregnanti provvedimenti su cui si sta divagando colposamente) e sul risultato che il Renzi si prefigge, già abbiamo succintamente detto. La legge, anche dopo le modifiche indispensabili approvate, rimane pessima. Senza addentrarci in particolari disquisizione tecniche, la sola scelta dei capilista bloccati ci regalerà un parlamento, in larga prevalenza, di nominati, un partito pigliatutto, con una serie di cespugli tutto intorno (diritto di tribuna) del tutto inefficaci dal punto di vista di una seria opposizione avente caratteristiche di controllo, pungolo e stimolo propositivo.

Insomma, a parere di molti (veri) esperti, questa legge segnerà la morte del bipolarismo, senza neanche probabilmente creare il bipartitismo, segnando invece la nascita del Partito della Nazione (corsi e ricorsi della Storia, lg Acerbo ndr) con un uomo solo al comando. Per inciso, va opportunamente sottolineato che tale scelta, con le annesse prevedibili conseguenze, stride ampiamente con la lg elettorale a suo tempo emanata sotto l’egida dell’attuale PdR ( il così detto Mattarellum, ndr). Ribadiamo poi che, a parere di molti, l’adozione dell’anomalo voto di fiducia su tale materia costituisce lo strumento essenziale per il raggiungimento dello scopo recondito (e luciferinamente ricattatorio), ossia quello di mettere i parlamentari di nuova nomina di fronte al dilemma: restare e godere delle prebende od andare a casa senza ‘pecunia’ (vitalizi).

A voler essere andreottinianamente maliziosi, questa potrebbe essere una delle ragioni della spaccatura intervenuta all’interno della minoranza, che ha visto i big uscire dall’aula al momento del voto (38 parlamentari), mentre una cinquantina di deputati hanno votato sì a denti stretti, contemporaneamente avanzando nobili motivazioni circa la tutela del superiore interesse della Nazione, non disgiunte però dal ribadire riserve di metodo e di comportamento da parte del premier e dei suoi adepti. A me sembra proprio che l’uomo di Rignano abbia capito perfettamente che la sua gestione e le sue promesse siano del tutto irrealizzabili e pertanto, utilizzando una lg fatta su sua misura, voglia realizzare il progetto caro ad un tale di nome Lucio Gelli, progetto che il Pregiudicato di Arcore non è stato in grado di realizzare.

Ma per restare al titolo del presente scritto, mi corre l’obbligo di segnalare che alcuni incontestabili segnali denotano ormai che il consenso e l’appoggio di centri di potere di primo livello stia venendo meno al piccolo caudillo fiorentino. Questi i fatti richiamati dai media che contano:

  1. Il nuovo corso in Vaticano impresso dal pontificato di Papa Francesco e dalla nuova gerarchia che ha il vero potere nelle mani, non dimostrerebbe soverchio entusiasmo per il Giovin Signore e la sua politica (leggi mancati provvedimenti per la famiglia, per il sociale, per gli immigrati). Non deve aver suscitato molti entusiasmi l’acquiescenza dimostrata dal Renzi verso l’Europa in tema di accoglienza ai profughi dell’Africa e del Medio Oriente (mentre il nostro faceva e fa il gradasso in casa minacciando sfracelli);

  2. Sulla scia di quanto sopra, certo mondo cattolico sembra non apprezzare la politica degli annunci a ripetizione a cui non seguono fatti concreti, ad esempio in materia di welfare, pensioni ed occupazione (è di oggi la notizia che la disoccupazione giovanile (e non) segna un ulteriore aumento a Marzo; altro che inversione di tendenza!);

  3. Il cambio di natura del PD dove sembra siano accolti tanti politici di ben altra estrazione ‘ideologica’ e dove si dice stiano per approdare Bondi e Repetto (la coppia che ha già votato la fiducia a Renzi); infine non va molto a genio alla minoranza neppure il ventilato, possibile ingresso di un pluri indagato come Verdini (amico di Renzi) ed i suoi sodali. Ed il disagio dei fondatori del Partito appare evidente, posto che gli eventi sembrano indirizzati proprio verso la nascita del PdN (ricettacolo di ogni contorsionismo di destra alla ricerca spasmodica di un posto al sole);

  4. L’uscita dal letargo di uomini come Prodi e Letta che attraverso i loro due libri hanno lanciato moniti e precisi rilievi all’operato del giovin Signore da Rignano. Definire “metadone”, da parte di Letta, la politica renziana non è un “complimento” da poco. Il metadone viene somministrato a chi fa uso di eroina e, fuor di metafora, la ‘cura’ può apparire ricca di controindicazioni rispetto al fine che si propone, quello cioè di uscire dalla assuefazione ed alla dimestichezza con la micidiale droga. Sempre fuor di metafora, sarebbe quella del premier una politica senza costrutto, basata sugli annunci e sulla percezione di una realtà molto diversa dalla realtà vera, dal vero stato delle cose…

Avendo fatto ricorso all’azione di forza in funzione del raggiungimento di scopi inconfessabili e per mettere in risalto un decisionismo di infausta memoria, a me sembra che un tale modo di operare nasconda una intrinseca debolezza le cui conseguenze non tarderanno a manifestarsi. Noto che oggi il Dr De Bortoli, prendendo congedo dalla Direzione del Corriere della Sera, parla del Matteo Nazionale come di un “maleducato di talento” ed auspica che il Presidente Mattarella non firmi una così pessima e pericolosa Legge.

Concludo con una breve considerazione. Un vecchio adagio nostrano dice che, “di solito il diavolo insegna a fare le pentole ma non i coperchi”; non vorrei che l’essere troppo furbo, porti alla lunga il Matteo Toscano a dover presto capire che il suo marchingegno potrebbe segnare anche la sua rovina. Pensiamo solo al fatto di un possibile ballottaggio con controparte un soggetto come Beppe Grillo, oppure un tale come Matteo Salvini!! Come andrebbero a finire le cose? Povere Istituzioni, in che mani stanno finendo!! Tra un emulo del gran Pregiudicato e gli altri due, non si sa bene che infausto destino ci riservi il futuro…

regionali in Veneto: guida al voto DOLiWOOD

30 Aprile 2015 Curiosando curiosando, elezioni-reg., prova-a-ridere

Fate la vostra scelta, ma no ste ridare massa 😉

Tre Cime Trek: ma dove vai se l’accento (giusto) non ce l’hai (bis)

30 Aprile 2015 Cadore - Dolomiti, Curiosando, Turismo e dintorni curiosando, noi-ladini, promozione-turistica, sentieri, turismo-cadorino

Ehi, accentatore di Tre Cime Trek, perché non accenti anche, per dire, Ansiei, Pomauria, Cridola, che pur appaiono nello scritto?

Cridola, che è parola sdrucciola (come tavolo: tà-vo-lo), sarebbe un’ottima candidata. Crìdola, per evitare che possa essere pronunciata Cridòla o Cridóla; se fosse Cridolà l’accento sarebbe dovuto, pena l’esilio. E gli Spalti di Toro: è Tòro o Tóro? E il Ciareido: è Ciarèido o Ciaréido (o Ciareìdo, o Ciàreido)?

Consiglio? Assa perde!

(o consulta il consulente)

Altro consiglio:

Per colpa di un accento

Per colpa di un accento
un tale di Santhià
credeva d’essere alla meta
ed era appena a metà.

Per analogo errore
un contadino a Rho
tentava invano di cogliere
le pere da un però.

Non parliamo del dolore
di un signore di Corfù
quando, senza più accento,
il suo cucu non cantò più.

(Gianni Rodari)

Se son capide, no?

agudoaccento

(Soluzione: Grazióso, Poórse, Valdacéne)

(pista ciclopedonale, non diamole troppa importanza: Pista Ciclopedonale (manco fosse un toponimo); la vuoi isolare dal contesto dandole importanza? usa le virgolette, usa il corsivo; lo fanno anche gli Zulu (o Zulù?))

 

Tre Cime Trek: ma dove vai se l’accento (giusto) non ce l’hai

30 Aprile 2015 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni curiosando, noi-ladini, promozione-turistica, sentieri, turismo-cadorino

(anche in quel di Lozzo è già successo, ma quelli girano in pedalò, là ad Auronzo si solcano i mari della promozione turistica con la corazzata Potëmkin, sicché…)

Scrivendo si sbaglia, questo è poco ma sicuro. Però gli accenti, porca di quella troia, metteteli solo se dis-ambiguano. Se li usate per far fare confusione alla gente allora siete malati di accentite. Si capisce che ‘sti qua del Tre Cime Trek han  voluto accentare Popena e Rondoni perché ardentemente volevano che la “e” di Popena fosse pronunciata chiusa, così come la “o” di Rondoni.

Ma l’accento ha le sue regole. E’ come la tua mano sinistra e la tua mano destra. Non puoi chiamare “destra” la sinistra (e viceserva). L’ovest è a ovest. Dunque: Popéna (non Popèna); Rondóni (non Rondòni). E ficcatevelo bene in … tèsta, non in  tésta (tanto meno in testà).

Poi: “uno luogo”, “i cui nome”, “altopiano erbosa” (il controllo testi l’avete fatto fare a una capra?).

Inoltre: “in alcune ore è possibile visitare l’intera sommità del Monte” (in alcune ore? quali, di grazia?). Suonerebbe meglio “l’intera sommità del Monte è visitabile in alcune ore”, perdurando tuttavia l’incertezza su “quali (ore)?”; proviamo a metterci “poche”, “due o tre”, “una manciata”?? ecc. . Poi, sulle altitudini, metteteci i metri (m, senza il punto mi raccomando): cosa sono, quelli (2.205), sospiri d’amore? Ok, qui stiamo “sottilettizzando”. Ma sapete com’è: le piccole trascuratezze alla fine dilagano nella sciatteria. Non “sciattate”.

(le didascalie sulle foto: rompono, lo so, ma vanno messe: vanno messe!!! Ogni coglione, oggi, riesce a scattare una foto e postarla in qualche cavolo di angolo del web. Qui però c’è un obbligo di firma. Ostia! Lo sfondo ricorda quello di Radio Club 103, però vestito da funerale. Se ci mettete in sottofondo anche l’introduzione del Requiem di Mozart il quadro funereo è compiuto. Avendo altri esempi davanti agli occhi già ben collaudati, m’aspettavo di più. Col tempo ficcateci qualche foto sferica o, perlomeno, qualche panoramica a 36o° piana navigabile; la gallery: fatela!! )

valpopenapiana

Bim Gsp: è sempre un bordello, ma ora con le porte aperte

30 Aprile 2015 Politica nostrana belluniadi, bim-gsp-buco-dell-acqua

Sulla vicenda del risarcimento di 200mila euri che la baldracca Bim Gsp ha dovuto scucire all’ex direttore Belli, Alessia Forzin chiude l’articolo con una rasoiata. Come quelle che ogni tanto uscivano dalla penna di Irene Aliprandi, altra firma del Corriere delle Alpi (ogni tanto hanno l’ora d’aria e li lasciano liberi di dare la loro zampata: ed è lì che li puoi apprezzare, prima che si eclissino nella cronachetta). Scrive la Forzin:

Sembra di assistere a un film già visto, con la differenza che da qualche tempo i sindaci ammettono la stampa alle assemblee. Passi avanti.

 

Noi ce li ricordiamo, infatti, i bifolkos, i sindakos, nella merda fino al collo, che chiudevano le porte delle assemblee del loro letamaio galattico.

Pensavano che tutta quella merda, che tracimava, non si sarebbe vista e non si sarebbe propagata. Ma da chilometri di distanza, quando sentivi quell’orrendo fetore, non avevamo dubbi: “ci dev’essere un’assemblea dei sindakos del Bim Gsp in corso”. E non sbagliavamo, a chilometri di distanza.

 

Passi avanti

 

Guardate che in queste due parole c’è un rilevante condensato di satira, sottile da percepire, ma devastante, visto il luogo in cui appare.

 

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