BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

il mestruo book del Veneto in ginocchio

10 Dicembre 2018 Ambiente, Cadore - Dolomiti, Criticarium Itaglia regional-politik, regione-veneto, tempesta-vento

Lui lo chiama instant book, che fa più figo, ma c’è voluto un mese per mettere insieme una sequela di foto (120 pagine, si scarica qui) che illustrano i danni del passaggio di Vaia, il ciclone mediterraneo (o extratropicale) che si è abbattuto su Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige e che nella notte del 29 ottobre ha raso al suolo intere porzioni nei boschi delle regioni colpite.

Enne foto, come quelle del matrimonio, nessun dato se non quelli “pseudo riassuntivi” buttati lì in apertura (la catastrofe in cifre). In un mese si può fare la ricognizione della superficie dei pianeti del sistema solare; in un mese una Regione organizzata dovrebbe saperci dire quanti peli sul culo ha ognuno di noi.

Il governatore infine esclama:

L’emergenza non è finita, ma il Veneto non molla!
Dritti verso l’obiettivo, pancia a terra!

Solita nenia, solito copione. Chissà, forse crede di essere in guerra… Ogni tanto si toglie l’elmetto e si mette a giocare con i lego: vuole fare il carosello tra Cortina, Arabba e il Civetta. Poi si rimette l’elmetto e… pancia a terra di nuovo. 

Due cose, lì per lì, non mi tornano. La provincia di Bolzano ha dichiarato in 5.000 ettari la superficie di bosco abbattuta dalle raffiche di vento (l’1,5% dell’intera superficie boschiva dell’Alto Adige); il mestruo book parla di 100.000 ettari di bosco coinvolti, 20 volte tanto (è vero, non si sa che cazvolo possa significare la parola “bosco coinvolto”: potremmo giocare con i gradi di coinvolgimento…!). Ma proviamo ad ammettere che siano veritieri. La stessa provincia di Bolzano, una settimana fa, stimava i danni complessivi dell’ondata di maltempo in 250 milioni di euro (in crescita). Il mestruo book arriva a un miliardo, e c’è dentro tutta la bassa che non è proprio stata accarezzata dall’evento. Inoltre, se per l’Alto Adige si sono stimati 1,5 milioni di metri cubi di legname abbattuto, per il Veneto le stime oscillavano da un minimo di 6 a un massimo di 10 milioni. Insomma, il confronto tra i dati dell’Alto Adige e quelli del mestruo book fanno nascere più di qualche perplessità.

Niente paura: pancia a terra e i dati (prima o poi) compariranno (tra un carosello sciistico e l’altro).

 

4 novembre 1918 e la Grande Guerra finì anche da noi

8 Dicembre 2018 Pian dei Buoi, Turismo e dintorni cai-lozzo, cronache-lozzesi, parco-della-memoria

Segnalo gli orari nei quali Telebelluno trasmetterà uno speciale sugli ultimi giorni della Grande Guerra in Cadore, con immagini rare, filmati e testimonianze dal titolo:

4 novembre 1918 e la Grande Guerra finì anche da noi

di Giovanni De Donà e Corrado De Martin.

ORARI MESSA IN ONDA SU TELEBELLUNO (LCN 10):

  • Domenica 09/12/2018 alle ore 15.00 c. e alle ore 20.30 c.
  • Lunedì 10/12/2018 alle ore 11.35 c.
  • Martedì 11/12/2018 alle ore 16.10 c.

 

(a  margine di questo post di servizio, penso a quanto dichiarato dalla sezione del CAI di Lozzo nel bollettino parrocchiale pasquale del 2015:

[…] Sarebbe opportuno inoltre, approfittando della ricorrenza del centenario della prima Guerra mondiale far conoscere e valorizzare le fortificazioni di Col Vidal portate alla luce negli anni scorsi dai volontari con la collaborazione del CAI, coinvolgendo nella prosecuzione di questo ambizioso progetto anche altre associazioni e realtà locali.

Nel migliore dei casi buoni propositi, nel peggiore bale del nono! Risultato a quattro anni di distanza: nulla, nada de nada. Tralascio qui le considerazioni che feci allora su una qual forma di incauto autolesionismo da parte del Cai. 

Qualcosa di nuovo da parte mia? Il Parco della Memoria di Pian dei Buoi è ora su OpenStreetMap e un video sul Parco della Memoria. C’è poi il “vecchio” sito del PdM: qui la mappa del medesimo.)

Il Cadore ed i suoi migrantes (libro)

5 Dicembre 2018 Cadore - Dolomiti, Cultura attività-culturali, giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

(tratto dalla premessa del libro di Giuseppe Zanella: Il Cadore ed i suoi migrantes – “L’avventura del vivere e dell’amare intensamente”, Pieve di Cadore, Tipografia Tiziano, 2018)

Anche quest’anno ho inteso continuare il colloquio con i miei 25 lettori di manzoniana memoria proponendo alla loro attenzione il presente volumetto da considerarsi nella sua duplice caratterizzazione: da un lato, quella di modesto romanzo storico “miniaturizzato”, dall’altro lato, quella di narrazione di un fenomeno, tuttora di grande attualità, quale è stata, ed è, la tematica dell’emigrazione. Nella stesura di questo mio modesto lavoro mi sono riproposto di percorrere a ritroso, in una specie di flash-back, le esperienze vissute da un gruppo famigliare tipo della nostra piccola comunità, nel periodo tra la fine del 1800 e gli inizi del secolo scorso, mettendo nel giusto risalto i patimenti, le sofferenze dei giovani protagonisti, le vicissitudini inenarrabili da loro vissute con stoicismo umile e schivo ma reale e schietto, le fatiche, i drammi, i sentimenti, gli amori, la lontananza ed il forzato distacco dagli affetti più cari, le preoccupazioni e le angosce di dover andare per il mondo alla ricerca di quel pane divenuto assai gramo in patria. Il mio intendimento è stato quello di stabilire una certa qual analogia (seppur con le opportune differenziazioni che verranno qui di seguito elencate) fra il fenomeno migratorio del passato e quello odierno: entrambi risultano fenomeni dalle dimensioni epocali, che hanno segnato nel passato – e viepiù segnano nell’attualità dell’oggi – un discrimine, un radicale mutamento sotto i profili civile, sociale, economico, culturale, demografico ecc.. Flussi migratori, insomma, dettati dalle più disparate ragioni e motivazioni, eventi che sono sempre esistiti sulla faccia della Terra e che hanno spesso determinato autentici stravolgimenti, creando inediti ‘miscugli’ di culture, tradizioni, costumi e modi di vivere. […]

Tuttavia, il contenuto dell’opera, magari sotto traccia, fa intuire nei fatti anche una basilare differenziazione fra le migrazioni di un tempo e quelle attuali, cosa che appare, in tutta la sua oggettività, originata da cause sia “esogene” che “endogene”. I protagonisti dell’opera sono indotti a lasciare il borgo natio per approdare in terre straniere, spinti da ferma determinazione e volontà di riscatto, caratteristiche che consentiranno una loro perfetta integrazione ed il conseguimento di ambìti traguardi sotto il profilo sociale e della tranquillità economica. Tutt’altro quadro si presenta ai nostri occhi nella realtà odierna: masse di derelitti sono spinte verso il nord del pianeta nella illusione di trovare ivi l’Eldorado, mentre invece queste stesse masse umane sono destinate ad imbattersi in un contesto nel quale viene riscontrata amaramente la mancanza di valide e reali prospettive di inserimento, a cagione vuoi della mancanza di generale sensibilità politica e di egoismo di taluni Stati all’immane problema, vuoi della crisi economica ed occupazionale che incombe anche oggi giorno, e ciò crea, ovviamente, disincanto e demotivazione. Riallacciandomi alle caratteristiche dell’esodo migratorio del passato ed alle opportunità che esse offrivano, va sottolineato come la storia qui narrata riguardi, giustappunto, il coraggio, la ferma volontà dei protagonisti di riuscire ad integrarsi  nella realtà sociale della nazione ospitante e di raggiungere un certo grado di benessere economico per loro stessi e per i loro cari. […]

Ed un tale modo di intendere e vivere i rapporti sentimentali, non certo incline a ‘smancerie’ e ‘sdolcinature’ ma concreto, pudico, tutto teso al bene della persona amata, non escludeva però, di certo, le manifestazioni di spiccata affettuosità, di grande tenerezza amorosa, di attenzioni e premure (indice di accentuata sensibilità e coinvolgimento emotivo) e di effusioni di dolcezza infinita. Il tutto è posto bene in evidenza già al tempo dell’esperienza vissuta in terra magiara da Giuseppe e Lorenzo con le innamorate Magda ed Helga; ma il maggior risalto circa il modo di vivere i rapporti sentimentali intesi come legame serio, basato su stima reciproca e su di un solido concetto di unione di anime e di scambio vicendevole sotto i più disparati profili, lo si potrà verificare nella descrizione delle solide e felici esperienze matrimoniali che faranno, in particolare, Mario, Giuseppe e Lorenzo. I giudiziosi ed assennati giovani avevano acquisito dai genitori una educazione semplice ma informata ad una sana concretezza, educazione che si basava molto sui primordi di una fede cristallina e schietta, che sapeva guardare alla essenza delle cose e sapeva altresì cogliere nel prossimo l’aspetto più propriamente umano, da tenere nella più alta considerazione alla luce del Vangelo. I rapporti interni alla famiglia di origine e quelli esterni erano tutti improntati alla massima apertura ed alla più viva cordialità. Non meraviglia pertanto scoprire che, nelle scelte essenziali dell’esistenza, i figli sapessero operare con ponderatezza, facendo le più opportune e corrette valutazioni. Ed anche nelle scelte matrimoniali essi seppero operare con avvedutezza opzioni azzeccate circa le ragazze prescelte, le quali dovevano avere con loro un “idem sentire”, ovvero le stesse “affinità elettive”, ed inoltre dovevano essere  in perfetta sintonia in fatto di solidità etico-morale, sensibilità e concretezza e possedere infine una visione comune sulla natura del vincolo matrimoniale e sul modo di educare i figli.

ricognizione schianti da vento: come georeferenziarli con semplicità

1 Dicembre 2018 Ambiente, Cadore - Dolomiti cai, cai-lozzo, cronache-lozzesi, sentieri, tempesta-vento

Tra le diverse possibilità, oltre a quella già illustrata a suo tempo qui, c’è quella… fotografica illustrata qui. 

 

the sea of Venice (il litorale veneto, le sue bellezze e ricchezze)

30 Novembre 2018 Curiosando, Turismo e dintorni promozione-turistica, turismo-veneto, turisticando

Una fantasmagorica pizza di 4 minuti (che metà bastavano), lucida e brillante come una Ferrari al motor show, non trovi un filo di foschia (quella densa cappa grigio azzurrastra che toglie una intera dimensione al mondo facendolo diventare più piatto di Flatlandia) neanche a pagarlo… E dalle una botta a ‘sta Ferrari no!, che sembra uscita da una camera asettica. 

Detto questo, i luoghi celebrati nel promo – Bibione, Caorle, Eraclea, Jesolo, Cavallino Treporti, Rosolina, Porto Tolle e Porto Viro (Porto Viro: chi è costui?)- le perle turistiche del litorale veneto, si pappano da soli 25 milioni di presenze turistiche delle 69 (sempre in milioni) che il Veneto intero reclama: nientepopodimeno che un bel 36% del totale presenze. Bibione, Jesolo e Cavallino, da soli, fanno il 25% delle presenze, con Caorle si oltrepassa il 31%.

Ciò Bepi, senti qua (solo per avere un’idea delle dimensioni dei vari palloncini in gioco): Cavallino Treporti fa 6.310.000 presenze, il 9.12% di quelle totali. La provincia di Belluno di presenze ne ha fatte 3.807.000, il 5,5% di quelle totali. Cavallino e Chioggia assieme fanno più del doppio delle presenze della provincia di Belluno (per inciso, il STL Dolomiti ha una quota di presenze del 4,8%). Fortuna che il buon Dio ha dato loro solo una stagione da sfruttare, altrimenti tra le Dolomiti mangeremmo puina co na man sola. 

 

Cortina d’Ampezzo, 45° comune italiano per numero di presenze turistiche

28 Novembre 2018 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni cortinando, turismo-cadorino, turismo-italico

Cortina d’Ampezzo se l’è disputata con Arzachena (provincia di Sassari, ex Olbia-Tempio), la 45a posizione tra i comuni italiani per numero di presenze negli esercizi ricettivi. Prima ci sono le corazzate delle città d’arte (Roma, Venezia, Firenze: a Milano c’è il polo fieristico), poi le rosticcerie da spiaggia; la montagna si fa vedere in 33a posizione con Castelrotto/Kastelruth (Alpe di Siusi) in provincia di Bolzano, seguita dalla 40a di Selva di Val Gardena/Wolkenstein in Groden (sempre BZ) e quindi dalla 45a di Cortina con 1.149.349 presenze nel 2017 (uno 0,3% delle presenze nazionali).

Primi cinquanta comuni italiani per numero di presenza negli esercizi ricettivi, anno 2017

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