BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

Museo della Latteria: la delibera “crauti e nutella” (video-chiacchierata)

25 Novembre 2009 Museo della Latteria, Soldi: dove finiscono? lavoro-occupazione, museo-latteria, professionisti

Il titolo prende spunto da una delibera che dovrebbe in qualche modo descrivere l’utilizzo dei 160.000 € destinati al nuovo allestimento del Museo della Latteria. Lascio al video la spiegazione del perché la affianco ai crauti ed alla nutella. Solo un accenno: c’è una singola voce nella delibera in cui sono evidenziati 40.000 € che verrebbero spesi, senza alcuna distinzione, per Opere di falegnameria e, badate bene, stampa fotografica. La decenza ha voluto che non arrivassero a proporre una voce del tipo, per esempio: demolizioni e stampa fotografica. Ma credo che sia un solo puro caso, particolarmente fortunato.

Nel video, per evitare di “sforare” i 10 minuti concessi da YouTube, ho tralasciato di parlare di altre somme relative ai seguenti lavori:

opere edili, demolizioni, rifacimento bagno disabili.......€ 28.600,00
impianto idrotermosanitario................................€ 18.430,00
impianto elettrico e corpi illuminanti.....................€  8.950,00
per un totale di...........................................€ 55.980,00

Non trovo la forza di commentare. Io che ho un’idea delle “demolizioni” previste, mi trovo sinceramente imbarazzato. Se me lo dicevano le demolizioni le avrei fatte io, a mano, con la mazza (gratis, c’è bisogno di dirlo?), così almeno avrei convertito lo sdegno in qualcosa di produttivo.

A tutto ciò vanno poi aggiunte le voci “spese tecniche per progettazione definitiva-esecutiva” per € 10.000 e “spese tecniche per direzione lavori e contabilità opere edili” per €. 7.000.

Sono costernato invece dalla somma destinata al progetto museologico, solo 2000 €. Se, come credo, questa è la somma che prenderà la curatrice dell’allestimento per la parte chiamiamola “etnografica” (se non viene pagata in qualche altro modo), devo dire che l’unica persona che dovrà per forza metterci un po’ di cuore, l’unica persona della quale potrete trovare un alito d’anima nel nuovo allestimento, beh, si prende poco più di una “pipa di tabacco”. Se così fosse, ne sarei sinceramente dispiaciuto.

Aggiungo un’ultima considerazione. La delibera prevede 5.566 € per “spese per imprevisti”. Il portone d’entrata (previsti 3.000 €) non si può mica fare con questa cifra? O vi sono già stati degli imprevisti non previsti che hanno azzerato la somma?

[link diretto al video su YouTube]

Le professioni del turismo. Una riflessione sul tema di Gianfranco Valagussa

24 Novembre 2009 Attualità, Turismo e dintorni fare-turismo, lavoro-occupazione, promozione-turistica

Il problema dell’occupazione in Cadore è, o dovrebbe essere, il primo dei problemi, dipendendo da esso buona parte del nostro futuro. La chiarezza sulle tematiche legate alle professioni del turismo, è innanzitutto un presupposto essenziale per fornire una corretta informazione ai giovani che si affacciano o si affacceranno al mondo del lavoro; è poi utile per definire lo stato delle cose (in questo preciso momento), per valutarne conseguenze e possibili direttrici di sviluppo per il domani (un domani che deve essere proprio domani mattina … altrimenti sarà troppo tardi). Ecco perché dò volentieri spazio a questo contributo proposto da Gianfranco Valagussa.


di Gianfranco Valagussa – Guida AIGAE

Un gruppo di persone su itinerario invernaleHo partecipato alla presentazione delle Dolomiti UNESCO a Pieve. Durante l’esposizione i relatori hanno sottolineato l’importanza del progetto per lo sviluppo turistico, per l’economia del territorio. E’ stata riportata all’interno della discussione, da parte di alcuni partecipanti l’esigenza di sviluppare una figura di accompagnatore del territorio. Da tempo questa esigenza rimbalza da una riunione all’altra e, se mi hanno riferito bene, è stata di recente oggetto di una pubblica assemblea a Lozzo (incontro del 13 novembre scorso: “Guida Alpina, professione del futuro” ndr). Su questa cosa credo occorra spiegarsi, prima di tutto per non sprecare energie e/o creare aspettative che andranno disattese.

Le professioni turistiche sono regolamentate da una legge regionale in applicazione di una legge nazionale, a sua volta la Regione ha trasferito le competenze amministrative alle provincie, ciò per favorire le specificità dei singoli territori (montagna, pianura, laghi, mare, terme, fiumi, ecc.). Lo stato riconosce le professioni sulla base di caratteristiche che qualificano le prestazioni e chi vuole svolgere attività professionali deve essere iscritto ad un album (professionale) gestito dagli enti che consentono di praticare la professione. Tutto questo per garantire la qualità e la sicurezza di un prodotto.

Le professioni (di accompagnamento) turistiche sono: Accompagnatore Turistico, Guida Turistica, Guida Ambientale Naturalistica. Ognuna di queste attività prevede delle mansioni specifiche che ogni candidato deve dimostrare di essere capace di svolgere attraverso il superamento di un’esame. Si noterà, per quel che ci riguarda la mancanza di Maestri di sci e Guide alpine o Maestri di alpinismo come ha stabilito la legge assegnando loro una specifica mansione, l’insegnamento delle pratiche alpinistiche. Le professioni turistiche non prevedono nessun insegnamento ma comunicazioni che ampliano la conoscenza e catturano l’interesse. Un turista che non distingue le otto specie di larici presenti in Cadore non rischia nulla, ma se non impara ad usare la corda o a sciare con sicurezza sicuramente si. Una differenza che ha posizionato (credo per scelta loro) le Guide alpine e i Maestri di sci nel Settore Sport. Oggi chi vuole svolgere l’attività di insegnamento delle pratiche alpine deve fare un corso presso Guide e Maestri, i corsi sono organizzati e gestiti da loro.

Per quanto riguarda invece le professioni turistiche non esistono corsi ma un esame che occorre superare, l’ammissione agli esami prevede il possesso di una Scuola Media Superiore e la conoscenza di una lingua straniera parlata. E questo è lo stato delle cose, ma il problema reale, a mio avviso è un altro. Partiamo da due considerazioni. La prima: il declino della produzione industriale ha impoverito complessivamente la nazione e, particolarmente il Cadore che ha basato solo sulla produzione dell’occhiale la propria economia. La seconda: il turismo è visto come possibilità di sviluppo economico. Ma se sulla prima resta poco da dire, sulla seconda c’è molto da dire e tutti, sottovalutando l’argomento, si sentono autorizzati ad intervenire, ma il conoscere e sapere ha due strade: lo studio o l’esperienza.

Oggi in Cadore esistono alcuni operatori che, simpatici o no, di destra o di sinistra, conoscono il mercato turistico per esperienza diretta, per la frequentazione delle Fiere del turismo, per la posizione di rappresentanza associativa di categoria, loro e chi si è preparato scolasticamente con studi appropriati (Scienze della comunicazione, Marketing, Liceo Turistico, ecc.) sono i soggetti qualificati per affrontare l’argomento. Questo significa escludere il territorio, gli abitanti e le persone che ai vari livelli partecipano alla applicazione dell’ospitalità? Solo un pazzo farebbe una simile affermazione. Il sistema dell’ospitalità coinvolge chiunque agisca nel territorio, specialmente chi ha un rapporto diretto di servizio con l’ospite.

Ma se questo è vero perché non iniziamo ad affrontare l’argomento accompagnamento senza preconcetti corporativi, mettendo insieme attorno ad un tavolo “rotondo” (senza capotavola) i rappresentanti di: Guide naturalistiche, Guide alpine, Accompagnatori turistici, Guide turistiche, Maestri di sci, con Il Consorzio Dolomiti, l’ASCOM, L’Assoalbergatori, le Proloco, con l’obiettivo di fare sistema da un lato e provvedere alla definizione dell’offerta di accompagnamento magari cercando una soluzione condivisa. Io resto convinto che se è una sola categoria ad affrontare la questione si risolveranno i soli problemi di quella categoria. Ciò sarebbe un grave danno al sistema turistico che ci auguriamo si sviluppi nel breve tempo.

Ma capiamoci meglio, se il problema è che non c’è lavoro per i professionisti presenti in tutta la provincia, i corsi per (diciamolo chiaramente) Accompagnatore del territorio o Guida di Media montagna (modelli lombardo e trentino) daranno lavoro alle sole Guide alpine che faranno i corsi, e gli altri? Avranno le stesse competenze delle Guide Naturalistiche di cui solo 4 o 5 oggi riescono a mantenersi con questo lavoro. E le Guide alpine ed i Maestri di sci non mi risulta riescano a vivere del solo accompagnamento di clienti. Quindi? O si fa sistema organizzando le competenze per sviluppare l’offerta del territorio attraverso la qualità o i cugini trentini e friulani ci lasceranno le briciole.

Foto: Giuseppe Baldovin


Articoli collegati: la crisi occupazionale in Cadore “risolta” mettendo in mostra le professioni

Autonomia del territorio bellunese …

23 Novembre 2009 Autonomia referendum-autonomia

Nel precedente articolo, Provincia Autonoma di Belluno Dolomiti – primo incontro, ho ripreso l’argomento dell’autonomia finanziaria e legislativa senza la quale la nostra provincia è destinata a morire (anche se da punto di vista sociometrico si può già quasi dare per morta).  E’ uscito un articolo per il Gazzettino, firmato da Roberta De Salvador, che dà un breve resoconto delle risultanze dell’incontro di venerdì scorso (20 novembre). Ve lo riporto per intero, per comodità di lettura:

«Nei numeri c’è qualcosa da migliorare ma questo esperimento sociale è servito per orientarci le prossime volte». Con queste parole di Moreno Broccon, fondatore del gruppo Facebook “Provincia autonoma di Belluno”, ha aperto venerdì sera il primo incontro reale del movimento nato su internet. I partecipanti annunciati erano oltre 80, su oltre 2100 iscritti ma al Centro Giovanni XXIII se ne sono presentati solo una trentina. La serata è durata oltre 3 ore, tra presentazioni storiche, sociologiche e dibattiti.
Presenti alcuni esponenti Pd come Marco Perale, il consigliere regionale Guido Trento e il consigliere comunale Diego Cason. Subito una precisazione: il gruppo nasce e vuole continuare ad essere apartitico o, meglio, prevede di coinvolgere nel suo movimento tutte le forze politiche provinciali per creare un’autonomia condivisa. Non è mancato, però un appello da parte di Trento: «La Provincia ha 60 giorni per rispondere alle 200 firme che chiedono una consultazione al Governo per unirci a Trento e Bolzano. Perché non risponde? Non si può tenere ferma una priorità del genere».
La via individuata è quella dell’articolo 132 della Costituzione: serve un referendum popolare per passare al Trentino Aldo Adige, coinvolgendo il 51% della popolazione. Ecco perché cercare l’unione.
E proprio sul Veneto gli animi del pubblico sono insorti: «Vengo appositamente da Mogliano Veneto – ha detto uno dei presenti – perché sono affezionato a queste montagne e soffro anch’io quando si parla della questione bellunese ma sono tanti i territori che si sentono traditi dalla Regione Veneto».
E’ stato portato l’esempio della legislazione sugli esercizi commerciali: nella cittadina trevigiana con 28.000 abitanti ci sono 5 ipermercati, 3 gli alimentari spariti nel giro di 18 mesi dall’apertura dei mega centri. «C’è stato un periodo nel quale eravamo orgogliosi di essere veneti ma ora non lo siamo più. Vogliamo decidere del nostro territorio» ha ricordato il giovane intervenuto mentre una signora ricorda: «La Serenissima era molto più onesta della Regione attuale».
Ma esiste un’identità bellunese? Per lo storico Perale: «La parte alta del bellunese si sente un bolzanino mancato, la parte bassa un trevigiano mancato. Tra 50 anni ci chiederanno perché non siete stati voi stessi?».
La popolazione sta calando e se non si fa in fretta si rischia la sopravvivenza. Bisogna agire: non da soli ma guardandoci attorno a 360° prima che sia troppo tardi, come è successo in Carnia, dove lo spopolamento non ha permesso di raggiungere i numeri per l’autonomia.

Come in tutte le cose che nascono in modo “spontaneo”, ed è bene che sia così, all’inizio si creano banchi di nebbia che impediscono una lettura chiara non tanto dell’argomento Autonomia, sulla cui necessità vitale credo che nessuno dubiti, ma delle modalità per giungere ad essa. Bisogna fare in modo che la nebbia si alzi. Nei prossimi articoli cercherò di dare il mio contributo.

Provincia Autonoma di Belluno Dolomiti: un primo incontro.

22 Novembre 2009 Autonomia referendum-autonomia

ritaglio di una schermata del gruppo facebook "Provincia Autonoma di Belluno Dolomiti"
Facebook può essere pensato come uno strumento che permette vari tipi di aggregazioni a carattere sociale. Uno di questi è il cosiddetto “gruppo”. Fra i vari gruppi che compongono il costellato panorama di Facebook ve n’è uno che si chiama “Provincia Autonoma di Belluno Dolomiti“, composto da circa 2200 persone. Io ne faccio parte.

Venerdì scorso, a Belluno, al Centro Giovanni XXIII, si è tenuta una riunione in cui il “gruppo facebook” si doveva de-virtualizzare o, se volete, si doveva materializzare (ben inteso che le discussioni sui social-network sono comunque fatte da persone, non da robot). Io ho confermato da subito la mia presenza, salvo poi mandare due righe di scuse per problemi personali che mi sono sopraggiunti e che mi hanno impedito di essere presente all’incontro.

Leggo da Bellunopress che la “piazza vera” era costituita da poco più di 20 persone (un distillato del gruppo virtuale di 2200 persone). Non vedo dov’è il problema. Se con una bacchetta magica riuscissimo a fare in modo che domani ci si potesse recare alle urne per votare il referendum sull’autonomia della nostra provincia, la gente bellunese, senza essere indottrinata da partiti e comizi relativi, non potrebbe che votare per la propria libertà, confermando con forza la volontà di essere finalmente autonomi, di camminare con le proprie gambe, di affrontare il futuro (difficile) senza avere ai piedi (ormai siamo diventati dei carcerati istituzionalizzati) le palle di uno statalismo (e conseguente regionalismo) che ci ha ormai quasi asfissiato.

L’unica possibilità di rompere l’asfissia, di trovare ossigeno per farci rinascere, è l’ottenimento dell’autonomia finanziaria e legislativa. Senza di essa la montagna non potrà vivere dignitosamente. Potremmo essere “assistiti” dallo Stato, aspettare che giungano i sussidi come si fa per i terremotati, ma allora dovremmo accettare di essere dei derelitti. Chi sta per morire, infatti, si accontenta di poco, pur di sopravvivere.

Ma è anche chiaro che la bacchetta magica non c’è. Non conosco le conclusioni che sono sortite dalla riunione, chiederò informazioni al fondatore del gruppo Moreno Broccon e ve ne darò conto. E’ chiaro anche che questa mia “fiducia” nel buon senso della gente bellunese, non esclude che della nostra Autonomia se ne debba parlare. Anzi. Dobbiamo trovare il modo di parlarne in tutte le occasioni possibili, ma non tanto per convincere la gente sulla necessità vitale del conseguimento dell’autonomia, quanto per poter creare le condizioni affinché la gente si possa davvero esprimere col voto referendario.


Altri articoli del BLOZ sull’argomento:

  • Provincia Autonoma di Belluno Dolomiti
  • la democrazia diretta nella provincia autonoma di Bolzano

Altri articoli dal blog del Ladino Cadorino sull’argomento:

  • Provincia Autonoma di Belluno Dolomiti
  • Referendum per il passaggio al Trentino (della provincia di Belluno)
  • Autonomia per la provincia di Belluno

l’acqua e la fontana di Tamarì (la vendetta)

21 Novembre 2009 Ambiente, Pian dei Buoi acqua, arredo-ambientale, sviluppo-pian-dei-buoi

Lasciate stare il titolo dell’articolo, non è quello che penso veramente.

Se ho un compito, non è certo quello di mostrare le belle statuine prodotte, nell’eventualità, dall’attività dell’Amministrazione attualmente in carica. Sono in nove, con tutti i dipendenti a disposizione, qualcuno curerà anche i rapporti con il pubblico NO?

L’opposizione di governo mica va in giro ad incensare la maggioranza, fa quello che deve fare, cioè mette il dito nelle piaghe. Io poi, preciso, non sto facendo opposizione, pratico semplicemente una forma di cittadinanza attiva.

Tuttavia, non essendo insensibile alle cose fatte bene, ed avendo recentemente (8 novembre scorso) trattato del problema nell’articolo L’acqua e la fontana di Tamarì, cui rimando il lettore per inquadrare meglio tutta la materia in discussione, devo rilevare con grande soddisfazione il lavoro svolto in questi giorni proprio a Tamarì, di cui dò testimonianza nelle foto seguenti (ingrandibili).

Un “piccolo” intervento di grande valore simbolico. Un buon esempio di valorizzazione dell’ambiente,  di perpetuazione della memoria di un luogo, di dignitosa conservazione della memoria dell’acqua.

A qualsiasi titolo sia stato svolto questo lavoro (non sta a me stabilirlo), un mio sincero ringraziamento all’Amministrazione e all’assessore all’ambiente Cristian cui mi ero direttamente rivolto nell’articolo citato.

Senza tante smancerie, altrimenti si imbarazzano, estendo il mio ringraziamento anche ai Servizi Forestali che, al di là del fatto ovvio che siano remunerati, si vede che hanno svolto il lavoro con passione.

Fontana di Tamarì, lungo la Strada del Genio per l'altopiano di Pian dei Buoi
Fontana di Tamarì, lungo la Strada del Genio per l'altopiano di Pian dei Buoi (clicca la foto per ingrandire)
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Fontana di Tamarì, lungo la Strada del Genio per l'altopiano di Pian dei Buoi (clicca la foto per ingrandire)

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21 Novembre 2009 Senza categoria Segnalazioni

icone-email-rssSeguire gli aggiornamenti via RSS delle informazioni prodotte dai vari blog, dovrebbe essere il miglior metodo attualmente in uso in rete. Ho scoperto invece che molte persone sono ancora fedeli alla “vecchia” email e non gradiscono granché (veramente non sopportano) l’utilizzo di un lettore degli RSS .

Sulla sottoscrizione (o abbonamento) agli RSS del BLOZ, ed in generale di tutti i blog, ho scritto tempo fa un articolo che ne specifica le modalità d’utilizzo: consigli per la navigazione (e l’iscrizione agli RSS).

Tuttavia, raccogliendo le segnalazioni di vari miei lettori, mi sono dato da fare per proporre un’altra soluzione, chiamiamola classica, affinché tutti coloro a cui gli RSS non piacciono (non ancora), possano abbonarsi alle informazioni del BLOZ, se lo desiderano, utilizzando la tradizionale email. Tutte le volte che uscirà un nuovo articolo sul BLOZ, i sottoscrittori riceveranno una email contenente il collegamento al nuovo articolo.

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