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Finozzi: progetto di (termo)valorizzazione del sito Dolomiti UNESCO (il cerino ve lo do io)

8 Gennaio 2015 Cadore - Dolomiti, Politica nostrana, Turismo e dintorni cadore, promozione-turistica, regione-veneto, turismo-cadorino, unesco

Ve lo do io il cerino per termovalorizzare. Ma se proprio volete ancora cimentarvi sulla stretta via, quella difficile e tortuosissima dei tabelloni informativi, dite a quelli della Fondazione Sodomiti UNESCO che mi offro di fare da correttore delle bozze (visto che su 18 pannelli ne avete sbagliato 4). Per quanto riguarda la parte “in stretta collaborazione con l’amministrazione provinciale di Belluno“, spero che la collaborazione sia da intendersi “con i dipendenti” della ex provincia, e non con la Provinciazza (cioè coi sindakos); diversamente dio ce ne scampi.

(io l’ho tagliato un po’, resta un comunicato dimmerda: per esempio, che cazzo vuol dire “organicamente finalizzate”? e “iniziative progettuali”? che differenza c’è fra iniziative “strutturali” e “infrastrutturali”? se questa differenza ci fosse, c’è qualcuno che può capirla in questo contesto?; la parte sugli hot spot è puro vomito liofilizzato; vaffangà!)

Sulla base della programmazione regionale delle attività che verranno promosse in occasione dell’Esposizione Universale EXPO 2015, la giunta veneta su proposta dell’assessore al turismo Marino Finozzi ha approvato una serie di iniziative a carattere strutturale ed infrastrutturale per la valorizzazione del Sito Dolomiti Unesco. Con queste finalità è stato impegnato un importo di 125.000 euro. […]

Con il provvedimento adottato vengono sostenute quindi alcune iniziative progettuali, in stretta collaborazione con l’amministrazione provinciale di Belluno, organicamente finalizzate a comunicare e a valorizzare il Bene Unesco nei confronti di turisti e studiosi, indirizzando il progetto su due linee d’azione: integrazione della rete di segnalazione del Sito Dolomiti Unesco; realizzazione di iniziative-pilota per la messa in opera del Progetto Dolomiti Unesco “Hot Spot”

Per quanto concerne la prima azione “Integrazione della rete di segnalazione del Sito Dolomiti Unesco” la Provincia di Belluno ha già provveduto alla posa in opera di 18 pannelli, ma si punta ora ad estendere il sistema di segnalazione del Sito su altri 8-10 siti in modo da costituire un sistema di segnalazione del sito Dolomiti Unesco adeguato alle esigenze informative dei flussi turistici attesi durante e successivamente a EXPO 2015 e alla conseguente valorizzazione del Sito.

Per quanto riguarda invece la seconda azione “Realizzazione di iniziative-pilota per la messa in opera del progetto Dolomiti Unesco “Hot Spot”, si prevede l’individuazione e la localizzazione di alcune tipologie di luoghi di interesse: i “Grandi itinerari dolomitici”, i “balconi” panoramici, altri sentieri e punti panoramici, centri visitatori/punti informativi/musei, geositi, punti panoramici/di osservazione posti lungo le strade aperte al traffico motorizzato, punti di osservazione “remoti” rispetto ai siti tutelati. In occasione di EXPO 2015 saranno perciò avviate a cura della Provincia di Belluno iniziative-pilota in provincia di Belluno, ponendo in essere alcune installazioni su “hot spot” che potranno interessare sia i balconi panoramici, sia le altre tipologie.

“Le iniziative proposte, a carattere strutturale e infrastrutturale, si integrano sotto il profilo funzionale – conclude Finozzi – essendo finalizzate a migliorare la fruibilità turistica del Sito Dolomiti Unesco, in piena coerenza con le linee di pianificazione e gestione del sito definite nell’ambito della Fondazione Dolomiti Unesco, e coinvolgendo in maniera armonica i principali soggetti pubblici interessati alla valorizzazione delle Dolomiti Unesco sotto il profilo turistico, ovvero la Regione Veneto, la Provincia di Belluno e i suoi Comuni e la Fondazione Dolomiti Unesco”.

il sindaco di Lozzo di Cadore e l’ufficio anagrafe h24 (mobilitati contro la denatalità)

8 Gennaio 2015 Botanico Palazzo cronache-lozzesi

A Lozzo non si coita abbastanza e la prima classe delle elementari avrebbe meno bambini dei panda albini ospitati allo zoo di Berlino, tanto da rendere impossibile (pare) il suo approntamento: insomma, con quattro bambini su un minimo di 10 (sarebbero 15 ma 10 è la deroga concessa ai comuni i cui abitanti appartengono a minoranze linguistiche) non si può mettere in piedi una classe.

Ma l’articolo giunge ad un’inconsapevole (?) soglia di comicità allorquando il giornalista fa dire al sindaco che:

«Questa sera (ieri, ndr) mi incontrerò con il responsabile dell’ufficio anagrafe», spiega il sindaco Mario Manfreda, che sta prendendo di petto il problema, «per valutare la situazione».

Sempre che il ruolo di responsabile dell’ufficio anagrafe non sia più della di lui moglie, la cosa mi ha fatto sbellicare dalle risate e al momento non riesco a vedere quello che sto scrivendo in forza delle copiose lacrime che mi stanno lavando il viso. Stupenda la “tensione emotiva” introdotta dal “Questa sera mi incontrerò…“.

Diciamocelo: è una comodità straordinaria quella di potersi portare, quando serve, … il lavoro a casa. Chi è che ha la fortuna di poter disporre di una responsabile dell’ufficio anagrafe h24!!

Infine, una nota di rilievo: il borgomastro sta “prendendo di petto il problema”. A torso nudo?

 

@AstroSamantha: dal Trentino al mar Ligure passando per Cortina d’Ampezzo e Auronzo di Cadore

7 Gennaio 2015 Curiosando curiosando

Lei, @AstroSamantha, per questioni affettive vede prima il Trentino, poi l’Alto Adige. Nell’onorare il Trentino, questa volta l’Alto Adige non l’ha proprio menzionato. Ma noi la perdoniamo. Dunque, dall’Alto Adige al mar Ligure. Di lato, però, c’è anche la provincia non-autonoma di Belluno. E da qualche parte c’è anche il Cadore e l’Ampezzano: Cortina, Pieve e Auronzo (dunque la stiamo perdonando una seconda volta: chissà se in futuro, per premiare la nostra indulgenza, AstroSamantha vorrà regalarci una strisciata tutta per noi …).

(la terza foto è ruotata di 180° perché il mar Ligure”sottosopra” mi dava la nausea; cliccare per ingrandire)

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p.s. la posizione di Belluno andrebbe spostata leggermente a sinistra sulla prima foto (e a destra sulla seconda)

Charb: «Preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio»

7 Gennaio 2015 Attualità, Lo penso anch'io libera-informazione, meditazioni

Stéphane Charbonnier, noto come Charb, era il direttore del settimanale satirico francese Charlie Hebdo… (da il Post):

«Non ho paura delle rappresaglie. Non ho figli, non ho una moglie, non ho un’auto, non ho debiti. Forse potrà suonare un po’ pomposo, ma preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio»

Zaia affonda la montagna sommersa

7 Gennaio 2015 Autonomia, Politica nostrana autonomia, belluniadi, belluno-autonoma, regional-politik, regione-veneto

zaiaaffonda
Dai, non prendiamoci in giro. La nostra montagna, la montagna bellunese, era (ed è) già sotto. E non sott’acqua: c’è bisogno che vi indichi a cosa siamo sotto? No vero?

Veramente, in termini autonomistici, c’arrivava fino al collo. Poi il PD ha tolto l’elezione diretta della Provincia – che ora è organo zoppo di secondo grado – lasciandolo deliberatamente senza risorse finanziarie e consegnando il personale “dipendente” ad un terrorismo della riassegnazione che, se non priverà le persone del posto di lavoro, non produrrà alcunché di positivo dal lato dei servizi che o spariranno o verranno gestiti alla terzo mondo (per mancanza di risorse e di coordinamento del personale riassegnato e non).

Quando il PD ha consegnato in mano ai sindaci quel che restava della Provincia dopo la deforma di quell’ignorantone di Delrio, imponendo che questa congrega debba reggere un’agenzia di servizi a disposizione dei comuni – questa è la funzione assegnata dal governo dei vandali pidioti alle ex Province – la merda ci ha sommerso e, direi, travolto.

Io, piuttosto, volgerei lo sguardo a quanto si sta facendo a Roma nella revisione del titolo V della parte II della Costituzione, perché per noi “montagna bellunese”, davvero, par di capire che sia altra nuova merda che cola.

Poi, ok, sono d’accordo: se le 100 lire (sono affezzionato alle lire, allora?) che la Regione Veneto ci dà suo tramite per comprarci la molletta con cui tapparci il naso ce le dovessero dare “direttamente”, la molletta ce la potremmo comprare senza suo tramite, facendo finta (tanta finta) che tutto ciò si possa definire Autonomia.

 

 

GIORGIO NAPOLITANO: UN ADDIO SENZA RIMPIANTO

7 Gennaio 2015 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

Scrivo queste note senza alcuna acrimonia verso il vegliardo che si appresta a lasciare il Quirinale dopo circa nove anni di permanenza e due elezioni (caso unico nella storia repubblicana). Dicevo ‘senza acrimonia’ ma limitandomi a citare alcuni fatti che hanno indelebilmente segnato, a mio parere in modo negativo, la presenza al vertice istituzionale di un presidente che la storia giudicherà presto in modo certamente non elogiativo. All’atto della prima elezione io nutrivo molta stima e simpatia per l’ex migliorista del PCI, pur non dimenticando i suoi passi falsi del passato (ad esempio, l’appoggio dato dal nostro all’invasione sovietica dell’Ungheria, nel 1956, con tutto ciò che l’operazione allora comportò).

A partire dagli anni ’60 e ‘70, Napolitano seppe però ‘aggiustare’ via via le proprie posizioni all’interno del partito tanto che il sosia di Umberto II° di Savoia (veramente sorprendente la sua rassomiglianza con il “Re di Maggio”) assunse posizioni sempre più marcatamente moderate e poté poi, con l’intervenuto disgelo politico conseguente alla caduta del muro di Berlino, fruire di importanti incarichi istituzionali (Presidente della Camera, ministro degli interni, europarlamentare membro di importanti commissioni). Eletto presidente della Repubblica su input prodiano e con i soli voti del centro sinistra, l’uomo suscitò presto molte simpatie negli italiani per la sua discrezione, moderazione e senso dello stato con cui affrontò i primi nodi della vita politica.

Il mio apprezzamento di allora non riuscì però mai a trasformarsi in entusiasmo: l’uomo aveva le sue caratteristiche di serietà e saggezza ma non aveva mai avuto, a mio modo di vedere, le caratteristiche di un vero statista, un emulo, ad esempio, di Pertini o di Einaudi. Le prime vere riserve su di lui incominciai ad averle allorquando lo vidi firmare molte ‘leggi-porcata’, in particolare la Lg sul ‘Legittimo Impedimento’ ed il così detto Lodo Alfano; e per quest’ultimo ‘lodo’, se ben ricordo, il Presidente giunse al punto di affermare “di non aver riscontrato particolari profili di incostituzionalità”. Già allora la pensavo in modo diverso e la Suprema Corte smentì l’assunto quirinalizio bocciando entrambe le leggi. Per inciso ed a riprova della squallida azione berlusconiana, altro esito negativo si ebbe con la bocciatura, attraverso il referendum abrogativo, che spazzò via l’allucinante progetto di riforme costituzionali del duo BB (Bossi- Berlusconi), ma in questo caso -se non erro- la controfirma fu del predecessore, (ricordate il lavoro taglia-cuci della nostra Costituzione, imbastito nella baita di Lorenzago, tra uno stornello ed una libagione, dai così detti esperti del centro destra?).

Ancor maggiori riserve nei confronti dell’inquilino attuale del Colle ebbi allorquando potei constatare la sua politica “dei due pesi e due misure”. E mi spiego meglio. Se le reprimende dell’uomo nei confronti del governo ‘Prodi 2’ per l’eccesso di decretazioni d’urgenza e per il ricorso a troppi voti di fiducia potevano apparire giuste, anche se la precarietà della maggioranza al Senato poteva giustificare, almeno in parte, tale condotta, altrettanto il Presidente si astenne ‘ignominiosamente’ dal fare quando i successivi governi del Berlusca quelle stesse anomalie le ‘praticarono’ in misura ben maggiore. Per non dire dei governi Monti, Letta e dell’attuale governo Renzi (i così detti governi del Presidente) i quali legiferarono (e legiferano, si fa per dire!) soltanto attraverso, giustappunto, decreti e ricorsi ai voti di fiducia. Ormai le anomalie sono diventate prassi nel totale silenzio del Colle. Perché? Ricordo poi la crisi del secondo governo Prodi e la pressione del Colle al fine di costringere il PdC ad evitare un voto di fiducia al Senato, dopo i pronunciamenti dei vari Mastella, Dini, Turigliatto, De Gregorio (quest’ultimo ora ammette di essere stato ‘comprato’ dal gran Pregiudicato).

Molti allora pensarono che l’insistenza quirinalizia fosse dettata dal fatto che il disegno sottile del presidente fosse quello di evitare un possibile reincarico al politico emiliano: un conto, infatti, era una crisi extraparlamentare (screditante), altro conto era, magari, una bocciatura per un voto nella sede parlamentare , con relativa assunzione di responsabilità, secondo il dettato costituzionale. Ma quello che trovai veramente intollerabile fu quanto appresi leggendo in proposito una sintesi dei diari con il pensiero dell’ex ministro dell’Economia di quel governo, il defunto Padoa-Schioppa. Per Padoa- Schioppa il comportamento di Napolitano non era soltanto impostato sulla ‘moral-suasion’ ma eccedeva di molto tale atteggiamento travalicando e debordando dai compiti istituzionali ed invadendo prerogative non proprie di un Presidente. Era ed è una accusa grave che il defunto ex ministro espresse senza esitazioni. E di interventi preventivi di Napolitano su decreti e su emendamenti negli iter parlamentari ce ne furono parecchi, una specie di filtro a maglia più fine di quello stabilito nella Costituzione; si trattò insomma, in molti casi, di valutazioni e responsabilità di natura squisitamente politica, escluse dalle competenze quirinalizie.

A giudizio dell’ex ministro, Napolitano ha sempre detestato il bipolarismo, la sua visione è sempre stata quella di perseguire un ben altro disegno politico: quello delle larghe intese al fine di eliminare dal quadro politico lo stesso concetto di alternanza, ripristinando così il potere assoluto dei partiti in ordine alla scelta di chi doveva e deve governare. E ciò con la pratica esclusione degli elettori dalle effettive scelte sia del Potere Legislativo (vedi legge sui nominati con liste bloccate) che dell’Esecutivo (scelto a posteriori dai partiti). E la malintesa forma di garanzia presidenziale nei confronti delle Opposizioni con la ossessiva ricerca di una ‘pacificazione’ altro non sarebbe, secondo Padoa-Schioppa, che un retaggio culturale dell’ex comunista, che non avrebbe mai dimenticato il diritto di veto della minoranza sulle scelte della maggioranza (vedi ‘epopea’ togliattiana, lotta e presa del potere negli stati satelliti, episodio Masaryk ecc.).

Per di più, nell’analisi, va messa nel conto ‘una ansia di popolarità’, sull’esempio delle figure di Pertini e Ciampi. Ed il suo picco di consenso l’uomo lo ebbe, forse, all’atto delle dimissioni del grande Pregiudicato. Ma Ciampi e Pertini (soprattutto quest’ultimo) erano popolari fra la gente. Napolitano ha invece cercato soprattutto il consenso fra i partiti, da vero professionista della politica. Non va dimenticato, lo ripeto, che egli firmò tutte le ‘leggi-porcata’ salvo poi vedersi bocciare alcune dalla Corte Costituzionale (capitolo a parte merita l’esito del referendum, attuato nell’anno di avvio del primo settennato, che pure avrebbe dovuto significare qualche cosa alla sottile mente giuridica del nostro…).

Emblematici di una certa mentalità furono anche alcuni suoi interventi nella vicenda che vide contrapposto il generale della G.F. Speciale all’Esecutivo. Il comportamento di questo comandante fu di sprezzo e dileggio delle Istituzioni, tanto che Padoa-Schioppa non esitò a definire tale comportamento ‘golpistico’. Ebbene, Napolitano nella querelle che vide in campo la posizione contraddittoria di un generale destituito, poi reintegrato dal Tar ed infine dimissionario da un incarico già revocato dall’Esecutivo, ebbe ad esprimersi in termini elogiativi nei confronti dell’insubordinato dicendosi convinto che costui fosse “animato da spirito di servizio verso le Istituzioni” e mettendo così in grave imbarazzo l’Esecutivo, che aveva riscontrato nell’alto ufficiale un atteggiamento di sfida.

Ed in questa diversa valutazione, un certo ruolo lo avrà magari giocato la volontà di non scontentare il Berlusca nelle cui file il generale si apprestava ad entrare. Con il suo intervento a gamba tesa, Napolitano riuscì a mettere il governo in una posizione che rasentò il ridicolo. L’Esecutivo fu infatti costretto a prendere atto che “il gen. Speciale rinunciava ad essere reintegrato” (dunque non era più in carica) ma poi il medesimo Esecutivo dovette aggiungere che “il generale poteva tranquillamente dimettersi” (da una carica che più non deteneva…).

Nel merito delle scelte opinabili fatte dall’Uomo (pur nel rispetto delle proprie prerogative) non va dimenticato l’escamotage sul rinvio di un mese sul voto di fiducia in occasione della uscita di Fini dalla maggioranza, cosa che ha consentito al Pregiudicato di rimanere in sella e vivacchiare ancora per circa un anno, fino alla nascita del governo Monti. Ed anche qui, molti italiani pensano tuttora che le elezioni sarebbero state scelta più rispondente allo spirito ed alla lettera della nostra Costituzione.

In conclusione, debbo ammettere tutto il mio disagio per una presidenza e per un uomo un tempo da me stimato ma al quale rimprovero scelte soggettive sbagliate o, quanto meno, opinabili. Scelte che hanno segnato e segneranno per anni il faticoso cammino della nostra Comunità Nazionale. Presidente Napolitano, buon pensionamento, senza alcun rimpianto ma con la consapevolezza di essermi dovuto ricredere in negativo su molti degli atti che hanno caratterizzato i suoi due mandati.

 

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