BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

andamento stagione turistica Cortina-Auronzo Dolomiti: dati ad aprile 2014 (bis)

30 Giugno 2014 Turismo e dintorni andamento-tur-cadore

L’appuntamento mensile (più o meno) con l’andamento della stagione turistica dolomitica si arricchisce di alcuni dati.  Ho allargato il “monitor” ai borghi dolomitici che, oltre a Cortina ed Auronzo, ridenti punteggiano il Cadore (geografico). In questa espansione mi sono limitato ai borghi (S. Vito, Sappada, Borca, Comelico Sup.) che in termini di presenze, nel loro insieme, giungono al 90% delle medesime.

Per quanto riguarda il “Cadore Turistico”, cioè i comuni che popolano il Centro Cadore, Comelico-Sappada e la Val Boite senza l’apporto di Cortina d’Ampezzo, la quota di rappresentatività sul totale giunge al 77% delle presenze (in termini statistici l’andamento delle presenze di Pieve, S. Stefano, Calalzo, Vigo ecc. – cioè il restante 23% – segue sostanzialemente a ruota quello dei comuni più importanti).

Dulcis in fundo m’è parso d’obbligo aggiungere un confronto con l’Alto Adige e l’Alta Pusteria. Il post precedente, con i dati di sintesi, lo trovate qui.

pres-april-totali

Piccoli, Cima Vallona e la consegna del silenzio

30 Giugno 2014 Politica nostrana belluniadi, peones, quelli-del-PDL

Piccoli di Farsa Italia sulla mancanza della rappresentanza altoatesina alla commemorazione per Cima Vallona:

“Ancora una volta a Cima Vallona è mancata una rappresentanza altoatesina, un’occasione perduta per fare pace con la storia e aprire una vera fase di dialogo che possa vedere Bellunese e Alto Adige collaborare alla pari”.

Consiglio non richiesto: se veramente intende fare in modo che l’Alto Adige apra una vera fase di dialogo, consiglio al peones forzista di provare, su questi argomenti, a tener chiusa la bocca. Ne trarremo beneficio in tanti e le probabilità di dialogo con l’Alto Adige subiranno un’impennata asintotica.

 

la flessibilità ‘europea’ della scimmia ammaestrata del governo

30 Giugno 2014 Criticarium Itaglia renzie, repubblica-bananiera, verso-il-default

La scimmia ammaestrata del governo, tale Delrio, ha detto al Corriere della Sera che l’Italia non chiederà di toccare il 3% ma che la flessibilità “allenta di fatto il patto di stabilità” per circa 10 miliardi di euro:

[…] Di fatto si allenta il patto di Stabilità. Può essere fatto per il cofinanziamento, cioè i soldi che l’Italia è obbligata a spendere per utilizzare i fondi europei. Parliamo di una cifra intorno ai 7 miliardi di euro l’anno. Ma c’è anche la clausola degli investimenti, che consentirebbe di lasciare fuori dal calcolo spese ad alto impatto sociale, come la messa in sicurezza delle scuole o del territorio. Parliamo di una somma intorno ai 3 miliardi di euro. In tutto la flessibilità potrebbe valere 10 miliardi l’anno anche se non è scontato che queste due voci possano essere sommate»dice al Corriere che l’Italia non chiederà di toccare il 3%, ma la flessibilità “allenta di fatto il patto di stabilità” per circa 10 miliardi di euro.

Che dice invece il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, della richiesta di maggiore flessibilità per la crescita economica?

“In Europa, non ho sentito questa richiesta, né dal primo ministro italiano né da nessun altro”

Che dite, crediamo all’alemanno o alla scimmia ammaestrata del governo?

 

l’accoglienza turistica è un problema culturale (o della sbarra alle Spesse)

29 Giugno 2014 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni cronache-lozzesi, curiosando, fare-turismo, meditazioni

Oggi, dicevo, va così.

Sempre feisbuc, pescando nello stesso stagno. Non ha alcuna importanza chi l’abbia postato, è un’opinione postabile da chiunque. Non ha importanza chi abbia risposto, sono commenti che chiunque potrebbe scrivere. Il problema di fondo è l’ignoranza che ne vien fuori, che trapela. Che non è un peccato originale, l’abbiamo detto altre volte, ma pesa sui destini degli uomini: perché se non si sdogana, l’ignoranza, continua ad appannare la verità autoperpetuandosi (se non proprio la verità assoluta, almeno quello che ci sembra essere più vicino ad essa).

sbarra2

Prima considerazione: non ho alcun elemento per stabilire se chi si è seduto sulle panchine del rif. Ciareido (rifugio del CAI) sia un socio CAI (la qualifica di socio vale a livello nazionale), ma se lo fosse ha tutto il diritto, secondo quanto previsto dal regolamento rifugi del CAI, di consumare viveri propri senza dovere alcunché al gestore del rifugio.

Seconda considerazione: se non fosse socio CAI, sempre da regolamento, può consumare viveri propri pagando il corrispettivo fissato dal tariffario ed esposto in buona evidenza in ogni rifugio:

Esclusivamente i non Soci che consumano, anche parzialmente, viveri propri, restano soggetti al pagamento di un corrispettivo, fissato dal Tariffario, per l’uso del posto a tavola, quale contributo per il servizio di riassetto e smaltimento rifiuti.

Non ho elementi per stabilire se le persone ritratte nella foto, nell’ipotesi che non siano soci CAI, abbiano pagato il corrispettivo, ma da regolamento tanto loro possono sedersi e consumare tanto il gestore può pretendere il corrispettivo (ma anche no).

Terza considerazione: nell’ipotesi che siano soci CAI, ma anche in quella che non lo siano, il protocollo dell’accoglienza nelle strutture ricettive definite “rifugi” (se sono del CAI) è assolutamente rispettato (al netto del fatto che non sappiamo se queste persone abbiano o meno pagato il corrispettivo nel caso non fossero soci CAI, ma questo sposta evidentemente il problema su un altro piano).

Quarta considerazione: quella della sbarra alle Spesse è, evidentemente, una battuta “di sfogo”, visto che non c’è alcuna correlazione tra il passare alle Spesse e l’andare a mangiare al rif. Ciareido (e chi arriva a piedi e fa l’oltraggio – che abbiamo visto essere invece pratica d’accoglienza protocollata – di consumare viveri propri seduti sulle panchine, come lo “puniamo”? e chi va a funghi? e chi fa caccia fotografica? e chi fa legna? e chi fa Parco della Memoria? e il cacciator cortese?).

Quinta considerazione: le persone ritratte nella foto rappresentano un capitale “immenso”, perché non le devi convincere a venire, che è lo sforzo più grande per chiunque, sono già qui, davanti a te. Questo non dà loro il diritto di fare quello che vogliono (ma lo stanno facendo?), ma non deve dare a te l’occasione per pensare che siano “dei parassiti” a cui dare (in qualche modo) “una lezione”, solo perché stanno usando le tole del rifugio. La gentilezza di oggi è l’arrosto di domani. Con una “giusta” strategia d’accoglienza devi sviluppare la loro capacità di fare amicizia, non la loro diffidenza.

Sesta e ultima considerazione: l’accoglienza è un problema culturale (quindi si può risolvere; con fatica ma si può risolvere).

 

ceteris paribus, erga omnes (dei deficit comunicativi dolomitici all’ombra di Revis)

29 Giugno 2014 Botanico Palazzo, Cadore - Dolomiti, Criticarium cronache-lozzesi, dolomitando, fare-turismo, scripta-manent

Oggi va così.

La domenica, una cappatina in giro per feisbuc è istruttiva. Per esempio ho trovato lincato in offerta speciale questo file pdf Programma manifestazioni Lozzo 2014. E’ vero, l’ho trovato sul gruppo Lozzo di Cadore (loze), e questo potrebbe giustificare la veste spartana con la quale è presentato: nel senso che chi l’ha fatto può aver ritenuto che tale bonus fosse ad uso e consumo locale, all’interno del pollaio, dove tutti si conoscono e certe smancerie non interessano.

Ma il gruppo è un balcone aperto sul mondo e se si vuole promuovere il proprio territorio, anche limitandosi a lincare un failetto col programma delle manifestazioni, sarebbe cosa buona metterci, oltre all’elenco delle medesime, due tre cosette di contorno che qualificano il locus amoenus cui siamo tutti affezzionati.

Non sarebbe male eliminare dall’elenco ciò che è vecchio e puzza di stantio (se proprio proprio ci fosse il bisogno di far sapere cosa è già stato fatto, considerate l’idea di metterlo alla fine, ma toglietelo dall’inizio). Nell’intestazione conferirei a Lozzo l’appartenenza al Cadore scrivendoci Lozzo di Cadore. Sarebbe buona cosa aggiungerci anche Dolomiti, così: Lozzo di Cadore – Dolomiti.

Non mi dimenticherei neanche, a parte la citazione di Dolomiti di seguito al nome del comune, di rammentare la storiella del patrimonio dell’umanità Unesco, anche per celebrare il quinto anno della patacca (nevvero?). Se poi vogliamo fare gli sboroni, potremmo anche caratterizzare il paese con più precisione “Il paese dei Mulini e degli Antichi Sentieri“. E’ vero, i caprones alla guida delle passate amministrazioni comunali (finora neanche quelli che compongono l’attuale) non hanno mai chiarito ufficialmente che lo slogan escogitato dal sindaco Sandro Da Pra debba essere utilizzato nella promozione turistica.

Forse, il fatto che per più anni il sottoscritto lo abbia fatto, abbia cioè utilizzato lo slogan Il paese dei Mulini e degli Antichi Sentieri a supporto delle “campagne promo-pubblicitarie” (invero l’ho visto fare anche dalla Pro loco recentemente), deve aver trattenuto i caprones di cui sopra dal configurarlo come slogan ufficiale. Bisognerebbe approfondire la questione nelle sedi opportune.

Ah, me ne stavo dimenticando: si capisce che la Pro loco Marmarole c’entra qualcosa (per forza, l’ha fatto lei), ma mettere indirizzo e numero di telefono, anche solo il telefono, e magari l’email, non dovrebbe costituire sforzo titanico. E rimandare al sito web della Pro Loco dove la lista, si ha qui l’ardire di ritenere, sia costantemente aggiornata con eventuali aggiunte o cancellazioni d’eventi, anche, non parrebbe mission impossible.

Non entro in considerazioni di veste grafica, non è il mio campo (dico solo che, senza mettersi a fare fuochi d’artificio, un pochino d’ordine, che faciliti la lettura, non starebbe male).

Anche per il nome del file, nel caso specifico 2222222.pdf, sceglierei qualcosa di più criptico tipo “Manifestazioni-Lozzo-2014.pdf”. Conferire suspence anche al nome è tattica comunicativa di grande efficacia.

Il titolo in latinorum di questo post, va spiegato. Appena prima d’incappare nel pdf di cui stiamo parlando ho letto un articolo di economia nel quale si citavano le parole ceteris paribus, erga omnes, locus amoenus, deficit e mi sono detto: ci faccio un articolo. Tutto qua (il latino mi ha sempre affascinato ma la capretta mi ha mangiato i libri …).

A parità di altre condizioni/circostanze (ceteris paribus) lo scopo principe dovrebbe essere quello di rendere il più incisivo possibile il messaggio indirizzato idealmente a tutti (erga omnes), altrimenti si innescano deficit comunicativi che, col tempo, potrebbero, dico potrebbero, appannare la qualità della comunicazione rendendo meno incisivo, per l’appunto, lo sforzo di nobilitare turisticamente le nostre favelas.

(per caprones intendo riferirmi – allegoricamente – alle modalità con cui questo gruppo di animali è abitualmente dedito alla pratica del pascolo, ritenendo che tali modalità siano tipicamente attribuibili – nello svolgimento dell’attività amministrativa– a chi è stato “Lozzo Fifa” prima e, con buone probabilità, a chi è oggi “Lozzo per il pene comune” (sempre che i tosate – Los Niños – non tirino fuori i coglioni, ma dubito che sappiano dove cercare): la strada è lunga ma tante altre cose andranno peggio prima di andare meglio)

 

gli uneschi si sono allargati: e ora chi glielo dice ai pallidi sodomitici dolomitici?

28 Giugno 2014 Cadore - Dolomiti dolomitando, dolomiti, unesco

E con questo, in Italia, siamo arrivati a 50 siti. Gli uneschi, quelli dei patrimoni dell’umanità, si sono allargati:

Le colline delle Langhe, Roero e Monferrato, i paesaggi vitivinicoli del Piemonte, sono entrate a far parte del Patrimonio Mondiale UNESCO.  A deciderlo è stato il comitato che si è riunito lo scorso 15 giugno in Qatar che ha ammesso per la prima volta all’UNESCO una regione rilevante per la cultura dedicata al vino, oltre ad altri 10 siti tra cui Shahr-e Sukhteh in Iran, l’Abbazia di Corvey in Germania e la Via della seta asiatica.[…]

E adesso chi glielo dice, ai pallidi sodomitici dolomitici pataccari, che d’ora in poi dovranno concorrere e competere – nell’accaparrarsi le orde di musi gialli che prima o poi si riverseranno a catinelle lungo lo stivale a caccia di unescherie, attratti come le mosche sulla marmellata – anche con i paesaggi vitivinicoli del Piemonte?

Che poi, l’anno scorso è toccato all’Etna sputafuoco entrare nel club delle unescherie (e farci concorrenza):

Dall’altra parte dell’unità d’Italia, in Sicilia, gli isolani aggiungeranno presto un’altra patacca Unesco alle cinque che già avevano collezionato: il prossimo giugno l’Etna sarà proclamato patrimonio naturale dell’umanità bla bla bla. Che uno pensa alla Sicilia -una sventola di regione da 5 milioni di abitanti- come ad un concentrato di sole, mare e profumi di vacanza e, quindi, di industria turistica. E invece ti fanno 4 milioni di arrivi e poco meno di 14 milioni di presenze (dati 2008 ma quelli del 2012 sono forse peggio), quando il Veneto – per dire – se ne macina 65 (milioni di presenze). Per fortuna che da quelle parti ci sono gli agrumi, le insuperabili arance rosse di Sicilia. Ma adesso con l’Etna pataccato patrimonio dell’umanità, che erutti la propria rabbia o meno, le sorti del turismo siculo ed etneo in particolare potrebbero radicalmente cambiare. Come, per l’appunto, è successo qui sulle Dolomiti, né più né meno.

Va peraltro ricordato che spinto dal tepore primaverile anche Vietina, dimentico della patacca appena riconosciuta dall’Unesco al vulcano etneo (di cui sopra), si era posto un drammatica domanda – rivolta ad altro e parimenti famoso vulcano, il nipponico Fuji – alla quale, presumo, non sia a tuttoggi riuscito a dare adeguata risposta:

Sulla pagina “dolomitichannel su Youtube” Stefano Vietina ha postato, immagino con spirito provocatorio, l’immagine del Monte Fuji accompagnandola con il seguente quesito (il neretto è mio):

Il Monte Fuji, in Giappone, è candidato a entrare nella lista dei siti Unesco. Farà concorrenza alle Dolomiti?

E’ pur vero che i giapponesi sono religiosamente predisposti a credere “al mus che giola”, così come è altrettanto vero che per le griffe italianeggianti vanno letteralmente fuori di testa. A quanto dice lo stesso Vietina, tra l’altro, essi devono aver fatto la ola alle nostre Dolomiti serbando nel loro cuore, per esse, un ricordo indelebile (che le abbiano viste dal vero o meno non fa differenza, la spiritualità dei giapponesi giunge a vette a noi sconosciute e quindi incomprensibili).

Insomma, la vita a queste latitudini è sempre più difficile. Non ci tocca che sperare che l’abenomics apra ancor più le porte del turismo ai viaggiatori del Sol Levante (ma pari speranza, se non superiore, va riposta nel dinamico spirito della Terra di Mezzo, la Cina…) affinché il Bel Paese sia la scelta prediletta.  Poi quando sono qui su suolo italico, in qualche modo li si trascina sulle Dolomiti per un giro, anche notturno, anche a velocità relativistiche, ma tanto da porre un germoglio nel loro cuore affinché non si scordino di noi e delle “montagne più belle del mondo” [diavoletto modalità on] ma va a cagare [diavoletto modalità off].

Ma c’è in giro un’intervista vitivinicola che potrebbe sovvertire l’ordine naturale delle cose e proporre le Dolomiti per un innesto “bacchiano”: concetti doloviticoli o dolovinicoli (ma per questo dovrete aspettare un prossimo post).

langhe

(foto: Zinagarate.com)

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