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Cadore: solo il 63% dei comuni (12 su 19) ha una biblioteca di pubblica lettura (84% in provincia, 91% in regione)

25 Gennaio 2014 Cadore - Dolomiti, Cultura attività-culturali, biblioteca, politiche-culturali, regione-veneto

In Veneto il 91% dei comuni è dotato di biblioteca di pubblica lettura mentre in provincia di Belluno i comuni che hanno una biblioteca di questo tipo sono l’84%. In Cadore, sommando le biblioteche dei tre comprensori – Centro Cadore, Comelico-Sappada e Val Boite – corrispondenti alle tre Comunità montane o Unione dei comuni montani che dir si voglia, i comuni dotati di biblioteca risultano 12 su un totale di 19, ossia il 63%, 21 punti in meno del dato provinciale, quasi 30 in meno di quello regionale. E già questo non è un dato esattamente confortante ma …

(ma salta fuori il diavoletto …)

V’è da dire, però, che i comuni in grigio hanno sì la biblioteca, ma non hanno comunicato i dati alla Regione con i quali la Direzione dei beni culturali ha approntato le varie statistiche sull’argomento (vedi pubblicazione della Regione Veneto lincata): a mio parere, se una biblioteca non trova neanche il tempo per comunicare i dati richiesti in Regione … non mi dà l’idea di essere un ente veramente funzionante o, quantomeno, se funziona, zoppica parecchio.

Ammettendo che questa ipotesi sia prossima alla realtà, considerando quindi i comuni “grigi” funzionalmente “senza biblioteca” (lo so, è diabolico…), il Centro Cadore su 8 comuni ne avrebbe 3 con biblioteca funzionante, Comelico-Sappada su 6 comuni ne avrebbe 3, la Val Boite su 6 comuni ne avrebbe solamente uno: nell’insieme – in questa dichiarata ipotesi – su 19 comuni quelli con biblioteca funzionante sarebbero solo 7, ossia il 37% del totale (in questa ipotesi, cioè considerando i comuni “grigi” senza biblioteca, il dato provinciale dei comuni dotati di biblioteca scenderebbe a 40 cioè il 58%, quello regionale scenderebbe a 440 ossia il 76%).

In ogni caso c’è di che riflettere!

(la seconda immagine è ingrandibile cliccandoci sopra)

diffusione e indice di impatto delle biblioteche di pubblica lettura - Veneto anno 2012 - particolare prov. di Belluno

diffusione e indice di impatto delle biblioteche di pubblica lettura - Veneto anno 2012

Centro Cadore, Comelico-Sappada, Val Boite: differenze annuali delle presenze rispetto al 2000 per comprensorio /2

25 Gennaio 2014 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni cadore-diff-2000-2012, cadore-ft-2000-2012, turismo-cadorino, turismo-cadorino-analisi

Dopo le differenze annuali delle presenze turistiche totali rispetto al 2000 in Centro Cadore, Comelico-Sappada, Val Boite (CC+CO+VB), vale la pena valutare l’andamento differenziato delle presenze italiane e straniere. Il Centro Cadore a fine 2012 si è lasciato scappare il 43% delle presenze italiane rispetto al 2000, compensate solo in parte dall’arrivo di presenze straniere per il 132% (vedremo in un grafico successivo il peso della componente straniera sul totale delle presenze); in Comelico-Sappada la perdita di presenze italiane è più contenuta (-32,5%) ma è gravata dalla contemporanea perdita di presenze straniere (-42,4%); in Val Boite la componente italiana registra la minor perdita (-28,1%), pur sempre drammatica, compensata in buona parte dall’aumento della quota di presenze straniere (+34,3%). Nell’insieme il comprensorio CC+CO+VB registra una perdita del -32,7% delle presenze italiane a fronte di un aumento del 38,7% di quelle straniere.

Centro Cadore, Comelico-Sappada, Val Boite: andamento della differenza delle presenze turistiche italiane per ogni anno rispetto al 2000 peso come base

Centro Cadore, Comelico-Sappada, Val Boite: andamento della differenza delle presenze turistiche straniere per ogni anno rispetto al 2000 peso come base

NuovoCadore: sì a natura incontaminata, no a impianti troppo invasivi e potenzialmente inquinanti

24 Gennaio 2014 Cadore - Dolomiti, Politica nostrana, Turismo e dintorni cadoriadi, della-confutazione, fare-turismo, scripta-manent, turismo-cadorino

Nella discussione fra “giganti” riguardante il futuro della montagna bellunese, da una parte Cappellaro con Confindustria e dall’altra Mountain Wilderness e Acqua Bene Comune, si è inserito prima Per Altre Strade e da ultimo (per ora) NuovoCadore che si dichiara d’accordo con gli ultimi tre: MW, ABC, PAS.

In particolare NuovoCadore scolpisce il seguente ovvio e banale quanto trito e ritrito “postulato” (grassetto colorato mio):

NuovoCadore ritene che la vera ricchezza del Cadore e tutta l’aerea dolomitica risieda nella sua natura quasi incontaminata. Per preservare questo patrimonio vanno incentivate forme di business alternative che non intacchino la natura. Escursionismo, ciaspole, risalite con gli sci, mountain bike, gite con le slitte e tutto ciò che non comporta la costruzione di impianti troppo invasivi e potenzialmente inquinanti sono la strada da percorrere per garantire un futuro a queste zone e per consentire alla natura di essere ammirata anche dalle generazioni future.

Colgo l’occasione di quanto detto da NC, ma pari risultato si poteva ottenere da un tema in classe di terza media o da un discorso di un sindaco a caso, e di fronte a cotanto ardito pensare replico con un’osservazione di pari banalità ma … altrettanto doverosa, calandomi per un momento nella cruda – o cotta che sia – realtà.

Partendo da quanto sostenuto da NC dobbiamo quindi ritenere che le piste e gli impianti di risalita di Auronzo e Misurina sono contaminanti (invasivi e potenzialmente inquinanti) e che ciò che vi è attorno sia quindi, da un punto di vista naturalistico e paesaggistico, contaminato? Ma forse la contenuta lunghezza delle piste citate non è così “invasiva e potenzialmente inquinante“. OK. Spostiamoci allora a Cortina d’Ampezzo.

Dobbiamo quindi ritenere che le piste e gli impianti di risalita della Regina delle Dolomiti sono contaminanti e che ciò che vi è attorno sia quindi, da un punto di vista naturalistico e paesaggistico, contaminato?

Ma forse, anche in questo caso, le piste ampezzane non sono quell’intreccio infernale così “invasivo e potenzialmente inquinante” che ci si aspetterebbe. OK. Spostiamoci allora nel comprensorio di Arabba. Spostiamoci allora nel comprensorio Alta Badia … in Alta Pusteria, a Plan de Corones.  Spostiamoci allora … il gioco l’avete già capito e quindi mi fermo qua.

Se tutto ciò che abbiamo visto – dando magari un’occhiata alle mappe dei comprensori ed all’offerta turistica-impiantistica ivi descritta – è da considerarsi contaminato, contaminante, invasivo e potenzialmente inquinante, allora dobbiamo dedurre, forse, dico forse, che al turista è questo tripudio di impianti e piste che interessa quando viene ad Auronzo-Misurina, Cortina d’Ampezzo, Arabba, Alta Badia, Alta Pusteria, Plan de Corones (altrimenti, per esempio, il turista andrebbe a farsi grattare la pancia sdraiato sotto una palma verso i tropici). Anche perché le citate località d’estate sono frequentate da turisti che non sembrano per niente schifati, ma la mia è solo un’inferenza, dalla costruzione di quegli impianti che invece, probabilmente, usano in parte anche durante questa stagione (forse eh!!).

Se, dunque, la “vera ricchezza del Cadore e tutta l’area dolomitica risiede nella sua natura quasi incontaminata“, come si pone, per NuovoCadore, Cortina d’Ampezzo con tutti gli “orpelli” che conosciamo e che si raccolgono sotto l’etichetta generale di “un tipo di offerta turistica”?

Perché, seguitemi, se Cortina fosse “contaminata” (potrebbe essere lecito pensarlo) e noi del “resto del Cadore” volessimo rimanere illibati (non essendo più, tuttavia, Auronzo, S. Vito, Sappada e Padola propriamente vergini), dovremmo aspettarci nel futuro poco più delle briciole che raccogliamo ora – parlo di presenze turistiche – ancorché sia senza dubbio da incoraggiare ogni iniziativa a basso impatto ambientale.

Se invece Cortina è OK (cioè non fosse contaminata), allora dovremmo poter contaminare il resto del Cadore nello stesso modo – avendo voglia e risorse per farlo – senza che per questo il turismo ne avesse a risentire, anzi. Senza autonomia fiscale quelle risorse non arriveranno mai ma se il fondo Brancher iniziasse finalmente a scucirsi, oltre alle gettonatissime piste ciclabili panacea di tutti i mali, sarebbe veramente sacrilego ricorrere a qualche impianto di risalita lì dove può avere senso e utilità? O dobbiamo convintamente ritenerli sempre e comunque “impianti troppo invasivi e potenzialmente inquinanti”?.

Ampezzani ed auronzani (ma si affacciano alla finestra anche sanvitesi, sappadini …) si pongono in trepidante attesa di sapere, da NuovoCadore, se il loro territorio – sempre dal punto di vista naturalistico e paesaggistico – va considerato contaminato o meno e se, conseguentemente, i loro impianti sono “troppo invasivi e potenzialmente inquinanti” (se fossero giudicati “troppo”, sarebbe una goduria sapere “quanto troppo” lo siano, solo per prendere le misure del caso).

carta comprensorio sciistico di Auronzo-Misurina

Centro Cadore, Comelico-Sappada, Val Boite: differenze annuali delle presenze rispetto al 2000 per comprensorio

24 Gennaio 2014 Cadore - Dolomiti, Turismo e dintorni cadore-diff-2000-2012, cadore-ft-2000-2012, turismo-cadorino, turismo-cadorino-analisi

Dopo le differenze annuali delle presenze rispetto al 2000 in Centro Cadore, Comelico-Sappada, Val Boite (CC+CO+VB) per singolo comune, ecco le medesime differenze prospettate per singolo sotto-comprensorio o area turistica che dir si voglia. Il calo del comprensorio generale CC+CO+VB pari al -24,3%, è articolato nel calo del -32,7% del Centro Cadore, del -33,5% del Comelico-Sappada, del -18,9% del Val Boite. Si tenga presente che il peso relativo di ogni area turistica è il seguente: CC=22,4%, CO=11,7%, VB=65,9%. Ricordo che tutta la serie degli articoli riguardanti l’analisi delle differenze delle presenze rispetto al 2000 è raccolta sotto questo tag. A breve presenterò una pagina riassuntiva con i link a tutti i grafici e le tabelle presentate sull’argomento.

Andamento in Centro Cadore, Comelico-Sappada e Val boite della differenza delle presenze turistiche totali per ogni anno rispetto al 2000 preso come anno base

altra bocciatura della Corte dei conti della ‘deforma’ delle province nel ddl Delrio

23 Gennaio 2014 Autonomia, Criticarium Itaglia abolizione-province, belluno-autonoma

La Corte dei conti continua a sgretolare il ddl Delrio che ormai – l’hanno capito anche i piddini, anche se fanno finta di no, il ché è tutto dire – è da gran parte considerato una fetecchia. Purtroppo di risparmi non se ne vedranno, ma la deforma – perché di riforma non se ne vede neanche l’ombra – sembra un agnello sacrificale da darsi ad ogni costo in pasto al popolo suino. In sintesi:

Ciò nonostante, il governo pare non abbia alcuna intenzione di rimettere in discussione la riforma. Dunque, i richiami della Corte dovrebbero finire inascoltati: “Qualcuno, Governo o Parlamento – chiude l’Upi – dichiari apertamente che anche se la riforma delle Province porterà ad forte aumento della spesa pubblica e al caos, si porterà avanti perché è stata annunciata”.

Comunque, ecco di seguito l’articolo apparso su LeggiOggi che fa il punto sulla situazione “Ddl Delrio, nuova bocciatura dalla Corte dei Conti. Il testo“. A fine articolo la pagina “eccentrica” tratta dal parere espresso dalla Corte dei conti in cui si parla di “costi e risparmi attesi”.

Nuova sonora bocciatura della Corte dei conti sulla riforma delle province contenuta nel discusso ddl Delrio. A distanza di alcun mesi dal primo, negativo, pronunciamento sull’impatto della riforma, la Corte ha replicato in Senato le proprie, critiche osservazioni su un ddl che sembra proprio non avere i crismi della promessa “spending review”.

Si tratta di un parere che i rappresentanti della Corte hanno espresso in audizione alla Commissione Affari Costituzionali di palazzo Madama, lo scorso giovedì 16 gennaio, ora depositato agli atti relativi al ddl province, approvato alla Camera e diretto all’ok definitivo nell’arco di poche settimane.

La sostanza del nuovo intervento della magistratura contabile riprende, in gran parte, quella del parere precedente sulla proposta che dovrebbe svuotare le province delle proprie funzioni cardine. In sintesi, secondo la Corte dei conti la legge, se approvata definitivamente, non consentirebbe un reale risparmio. Addirittura, stavolta viene ipotizzato anche un possibile aumento dei costi.

Questa volta, però, la Corte ha puntato la propria attenzione verso le Città metropolitane, dopo i numerosi emendamenti piovuti a Montecitorio, che hanno investito proprio l’ambito giuridico di questi enti in divenire, destinati in molti casi a sostituire le Province stesse. 

La posizione ribadita dalla Corte dei conti, ha provocato una nuova raffica di interventi dei numerosi detrattori del ddl Delrio, in particolare dei rappresentanti delle Province in prima persona.

Nei giorni scorsi, il presidente dell’ente milanese Guido Podestà aveva guidato la protesta dei vertici territoriali, confermando che, in caso di ok alla legge, tutti i presidenti di Provincia d’Italia si sarebbero recati al Quirinale per riconsegnare la fascia.

Così, dopo il secondo parere negativo espresso dalla Corte dei Conti, interviene anche l’Upi, tramite il proprio presidente Antonio Saitta, a confermare che “la riforma Delrio sulle Province di sicuro non produrrà risparmi nell’immediato ed è talmente complessa che di certo porterà all’aumento dei costi.” 

Osservazioni che si sono susseguite all’intervento dei costituzionalisti a discredito della riforma, tra cui, alla Camera, anche il blogger di Leggioggi Pietro Ciarlo. “Chi altro ancora deve attestare che questa legge è costosa – prosegue Saitta – che produrrà caos, che genererà effetti devastanti sui territori e sul bilancio dello Stato, perché lo capiscano anche il Parlamento e il Governo. LEGGI IL PARERE DI CIARLO SUL DDL DELRIO

Ciò nonostante, il governo pare non abbia alcuna intenzione di rimettere in discussione la riforma. Dunque, i richiami della Corte dovrebbero finire inascoltati: “Qualcuno, Governo o Parlamento – chiude l’Upi – dichiari apertamente che anche se la riforma delle Province porterà ad forte aumento della spesa pubblica e al caos, si porterà avanti perché è stata annunciata”.

LEGGI IL TESTO DEL NUOVO PARERE DELLA CORTE DEI CONTI 

corteconti

 

monti: mia madre mi diceva sempre ‘alla larga dalla politica’

23 Gennaio 2014 Criticarium Itaglia monti

Trovatolo per caso, mi sono detto “scriviamo due righe di ricordo …”.

L’avesse detto oggi, lo si potrebbe anche “riabilitare”. Ma queste parole le ebbe a dire nel febbraio dell’anno scorso prima di iniziare l’avventura che lo portò poi nella polvere. “Caduto o salito”, diceva il ragioniere, “lo dirà il futuro”. E sappiamo che è caduto, anzi, si è polverizzato. Ho da poco visto un sondaggio in cui Sciolta Civica, in virtù dei pochissimi voti raccolti, è conteggiata nella categoria “Altri partiti”; altri sondaggi la tengono distinta con l’1,5%-1,8%. Per inciso al calo di SC corrisponde un lieve aumento della fetecchia UDC (danno collaterale inevitabile).

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