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Gazzettino: Comelico, quinta notte senza luce: «Evidentemente non siamo Cortina»

31 Dicembre 2013 Cadore - Dolomiti, Politica nostrana belluniadi, blackout-cadore, cadoriadi, sindakos

Dal Gazzettino 31 dicembre 2013 (tweet ore 12:08). Il fatto che non ci sia il sindaco – dato per assente in quanto in ferie in Lombardia – non significa che la macchina comunale sia ferma (non del tutto, perlomeno). Resta l’amarezza della gente:

[…] Ho scelto di restare qui, ma di fronte a quanto sta accadendo hanno ragione i giovani ad andarsene. Qui si salvano solo i carabinieri e i vigili del fuoco»

Comelico, quinta notte senza luce:«Evidentemente non siamo Cortina»

La rabbia degli abitanti della valle, che soffrono ancora per il black-out: «Tutti si disinteressano e nessuno ci aiuta. E adesso chi ci rimborserà?»

di Yvonne Toscani

COMELICO SUPERIORE – Altro che energia elettrica dalle 19 di domenica, come recitava il comunicato dell’Enel. Nel tardo pomeriggio di ieri i cittadini di ampie aree di Comelico Superiore, per esempio metà Candide e Casamazzagno, si sono preparati alla quinta sera e nottata al lume di candela e al freddo. E la rabbia sale, ora dopo ora, tanto da assediare il municipio, dove però il sindaco Mario Zandonella Necca è assente, perché in ferie in Lombardia, e da chiamare i carabinieri, che pattugliano il territorio e controllano la situazione.

«Tutti si disinteressano e nessuno ci aiuta. – afferma Maurizio De Lorenzo -. Siamo lasciati soli, fuori dal mondo, di fronte ad un’ingiustizia che ci pone su un piano diverso rispetto a Cortina. È una vergogna e ci sentiamo dire che non esistono responsabilità. E chi ci rimborserà di tutto questo?». «Siamo troppo buoni. – continua il cittadino di Comelico Superiore – Ma non può finire così. Ho scelto di restare qui, ma di fronte a quanto sta accadendo hanno ragione i giovani ad andarsene. Qui si salvano solo i carabinieri e i vigili del fuoco».

Reolon e il black out in Cadore: ‘ricordati che devi normare’

31 Dicembre 2013 Cadore - Dolomiti, Politica nostrana belluniadi, blackout-cadore, cadoriadi, della-confutazione, peones, regione-veneto, scripta-manent

Tra la fauna politica che galleggia a queste latitudini, oltre ai peones parlamentari già tirati in ballo, vi sono i tre moschettieri che siedono alla corte regionale (talvolta chiamati pidocchieri). Tra essi quello piddimenoellino, tale Reolon, ha nuovamente perso l’occasione per starsene zitto. In relazione agli eventi legati alla tempesta di Natale, infatti, il consigliere ha affermato:

“Verificherò in Regione la possibilità di rinnovamento e prevenzione che passa attraverso la pulizia del territorio di pertinenza delle delle reti di distribuzione locale – afferma Sergio Reolon, consigliere regionale del Pd – bisognerà verificare il taglio degli alberi che sia stato fatto in modo che le piante non possano cadere sui cavi elettrici, com’è successo in questo caso.   […]

Diciamola tutta: la frase da “Verificherò” a “distribuzione locale” – in italiano corrente – non significa una mazza. La seconda parte è invece comprensibile in sé, anche se sintatticamente zoppicante. Ad ogni modo dobbiamo ringraziare De Nart di Bellunopress che ha tradotto il testo mistico condensandolo nel titolo Reolon: “Verificherò in Regione la possibilità di normare la messa in sicurezza delle reti di distribuzione”, rendendo comprensibile ai più ciò che Reolon, presumibilmente, intendeva dire.

Ed è qui che mi è venuto in mente quel passo del film con Troisi – Non ci resta che piangere –, nel quale il monaco, con calcata enfasi, gli si rivolge dicendogli “Ricordati che devi morire“, e che, con lieve parodia, è diventato parte del titolo di questo post “ricordati che devi normare“.

Vi pare plausibile che la progettazione, realizzazione, monitoraggio e manutenzione di linee elettriche aeree a 380 kv (380.000 v), 220 kv, 120 kv, …, 20 kv non siano già convenientemente normate e tutto ciò ab illo tempore? O è più credibile che ognuno, in questo campo, faccia un po’ quel che vuole?

Sarebbe come se a fronte di una serie di furti di una banda di ladri, il nostro si fosse messo in testa di verificare se vi siano o meno norme atte ad evitare che tutto ciò possa accadere. E per fortuna che, a quanto pare, l’interessamento del piddimenoellino sembrerebbe limitarsi alle norme di carattere tecnico: immaginate cosa potrebbe accadere se, pensando alle conseguenze delle perturbazioni del campo magnetico, estendesse lo spazio d’indagine all’area sociologica e psicologica (nell’ultima delle quali egli, nei panni di presidente della Provincia, ricorderete, ha accumulato una solida esperienza, come ben sottolineato dalla Corte dei Conti).

Altra cosa è verificare che le norme siano rispettate, altra ancora imporre che lo siano. Ma per questo aspettiamo che si faccia avanti Bond, altro moschettiere regionale dalla fervida immaginazione.

Zaia, il commissario e il black out nel Cadore

30 Dicembre 2013 Cadore - Dolomiti, Politica nostrana belluniadi, blackout-cadore, cadoriadi, regione-veneto

Gli unici commissari che digerisco sono quelli “tecnici” della nazionale di calcio. Attenti, dunque, che con il commissario – straordinario, va da sé – il 380kv Lienz-Cordignano non passi come “altalena per bimbi”. C’è anche il rischio che, al solo scopo preventivo di evitare un altro black out, ci troviamo in casa – senza neanche accorgercene – il prolungamento dell’A27 (è vero che non c’è una correlazione diretta di causalità, ma se ci danno dentro al bellunese riesci a far credere anche che l mus giola). In poche parole, il gioco potrebbe farsi torbido. Andrebbe tenuta nella giusta considerazione il detto “Diseade che scherzeade, ma n tanto me l avé fracou su pi de medo”.

black out in Cadore: cari sindaci, ve lo scrivo io l’esposto in procura (voi incatenatevi nudi in prefettura)

30 Dicembre 2013 Cadore - Dolomiti, Criticarium, Politica nostrana belluniadi, blackout-cadore, cadoriadi, scripta-manent, sindakos, tra-le-righe

I sindaci Luca De Carlo e Mario Manfreda, a nome di tutti i sindaci del Cadore, tuonano e si sbracciano sul Corriere delle Alpi e

… minacciano di ricorrere alle vie legali. Aspetteremo che finisca l’emergenza, poi lunedì ci troveremo attorno a un tavolo per promuovere una class action e per preparare un esposto alla procura.

Cari sindaci, ve lo scrivo io l’esposto in procura. L’esposto in procura non si nega a nessuno, te lo insegnano anche al corso per Giovani Marmotte. E’ come scrivere una lettera ad un quotidiano, né più né meno, solo che arriva in procura. Il senso è che qualcuno ventila l’ipotesi che qualcun altro, sotto certe condizioni, non abbia fatto tutto quello che, per dovere, avrebbe dovuto fare. Poi la procura decide se e con che grado approfondire, verificare, indagare la questione. Un esposto in procura non impegna, può dare al massimo qualche piccolo fastidio.

Lo ripeto: ve lo scrivo io. Ho qui una miracolistica scorta di tequila che mi può aiutare a comporre un capolavoro di esposto. Fidatevi.

Anche la class action è una bella cosa, ideale per problemi sì vastamente coinvolgenti come gli accadimenti legati alla ormai celeberrima “tempesta di Natale”, ottima anche per tutti gli struzzi che così possono tirar fuori la testa e battersi forte il petto manifestando inaspettato coraggio. Ma è davvero una bella cosa: sarebbe stupendo se i sindaci ne confezionassero una propria. Inizia da oggi, qui, in questo istante, il solenne conteggio del tempo necessario a veder varata la minacciata class action dei sindaci cadorini: ad ora, un giorno trascorso.

Mentre io vi scrivo l’esposto (ma posso anche interessarmi alla class action) voi, sindaci cadorini, dovreste decidere di dar vita ad una protesta non simbolica – come sarebbe l’esposto – ma vera e dirompente. Dovreste a turno denudarvi ed incatenarvi davanti alla prefettura per una notte ed un dì: vi preparo io il “rancio dei sindaci tuonanti” e mi offro di imboccarvi.

Dimostrato al mondo che tempra di sindaci abbiamo (sono certo che i primi cittadini mutandati farebbero il giro del globo in men che non si dica, con la CNN a far da apripista alla diretta non-stop), stessa sorte dovrebbe toccare ai capi delle varie associazioni (artigiani, commercianti, industriali) seguiti dalle rappresentanze sindacali per giungere, a colpi di 10, alla gente comune. Orsù, sindaci, non fa poi così freddo.

Tutto il resto è fuffa!

 

black out in Cadore: i peones interroganti

30 Dicembre 2013 Politica nostrana belluniadi, blackout-cadore, della-confutazione, peones, scripta-manent

Piuttosto che se lo (la) menino è meglio che scrivano interrogazioni. E’ toccato (quasi) ad ognuno di loro, i peones bellunesi, sentirsi toccati nell’anima dalla necessità di chiedere lumi al governo sugli accadimenti legati alla appena passata tempesta di Natale. E’ come se una cometa, la cometa della Christmas storm, si fosse levata alta e splendente nel cielo ad indicare loro la giusta via (Bellot, De Menech, Piccoli dice che la farà, D’Incà ancora non si sa).

E’ probabile che i 13.866 euri che i peones bellunesi si mettono mensilmente in tasca netti di tasse, a fronte del loro costo totale (a carico ovviamente del contribuente) che è pari a 31.140 euri, rappresentino adeguato compenso per il disagio che, dobbiamo supporre, verrà loro cagionato dal vergare le interrogazioni in parola (va detto che nel M5S il compenso è in parte decurtato).

A ben vedere l’effetto che hanno avuto tutte le interrogazioni parlamentari e al governo relative al terremoto de L’Aquila, solo per fare un esempio di arte interrogatoria, stiamo già assaporando la fine di tutte le ingiustizie che stanno martoriando questo angolo di mondo e, pensate un po’, per cancellarle dalla faccia della Terra bastava presentare un’interrogazione. A non averci pensato prima!

black out in Cadore: fa più rumore un albero che cade …

29 Dicembre 2013 Cadore - Dolomiti, Curiosando blackout-cadore, cadoriadi, curiosando

Vedo spuntare qua e là dal sottobosco internettiano varie foto degli alberi sradicati e caduti in seguito alla “tempesta di Natale“. Lo sconcerto non è tanto per le foto che sono quel che sono, nel senso che danno evidenza di ciò che è accaduto, ma per alcuni commenti assolutamente vuoti che danno conto dell’immensa ignoranza in cui vive ancora certa gente.

Quando nascevi in queste valli (una volta era così) eri sottoposto ad una sorta di imprinting territoriale che consisteva nel vedere come prima cosa (a parte le poppe di tua madre) un larice (laris), oppure un peccio (pezuó) o ancora un abete (avedì). Questo solitamente bastava per “darti una regolata” e sintonizzarti sulle frequenze “della montagna”.

Pochi giorni dopo qualcuno ti faceva capire che, soprattutto il peccio, albero “stupido” che gode di una diffusione immeritata, tende a schiantarsi a terra con uno starnuto a cagione del suo apparato radicale che, diversamente da quello del larice che cresce in profondità, si sviluppa solo superficialmente.

E di queste cose te ne rendevi conto quando, intorno ai 5-6 anni, facevi le tue prime incursioni nei boschi circostanti l’abitato e scoprivi che quelli che erano per te monumenti giganteschi erano sì giganti, ma con i piedi d’argilla, pronti ad accasciarsi a terra come birilli per “un po’ di vento” o per il peso della neve (un metro cubo di neve fradicia pesa perlomeno 800 kg, un metro cubo di neve farinosa non arriva a 250 kg).

La foto (cliccare per ingrandire) evidenzia semplicemente un tratto del percorso dell’elettrodotto proveniente da Auronzo e diretto a Calalzo in località Sotepiana sottoposto a manutenzione nell’autunno appena trascorso proprio per evitare l’interruzione delle linee in seguito a sradicamento di alberi d’alto fusto (per inciso taluni giudicano questa cosa come uno “scempio ambientale”).

E’ evidente che tutto ciò non è bastato, come è altrettanto evidente che non possono essere stati gli alberi qui abbattuti a creare il black out in Cadore. Non conosco quale sia il livello di manutenzione (abbattimento alberi) programmato e quello fin qui conseguito degli elettrodotti che ci interessano. Penso che sia una cosa del tipo… “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita.“: certe volte la va dreta, certe altre no. Questa volta sono cazzi amari.

 

taglio piante manutentivo presso Sotepiana lungo linea elettrica aerea da La Ruoiba (Lozzo di Cadore)

(p.s.: riproporrò questa foto a supporto di un altro articolo, di diverso tenore, che uno di questi giorni avrò l’ardire di pubblicare)

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