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Commento a: ‘Si può criticare chi ci governa?’

22 Aprile 2011 Informa-Lozzo bolpar, cagliostro, la-parola-ai-lozzesi, libera-informazione

(Commento all’articolo “Si può criticare chi ci governa?” apparso sul bollettino parrocchiale Pasqua 2011 di Lozzo di Cadore nella rubrica “Informazioni civiche – Dal Comune”)

di Cagliostro

Sull’argomento ha ampiamente disquisito il redattore con considerazioni, a mio modo di vedere, corrette e puntuali e, pertanto, condivisibili.

Voglio comunque portare anch’io un modesto contributo di idee rispondendo alla domanda provocatoria e, ad un tempo, pleonastica ma per niente peregrina, posta dall’ignoto autore (presumibilmente, lo stesso sindaco, visto che, nello stesso contesto, formula gli auguri, anche a nome del Consiglio Comunale, di Buona Pasqua alla cittadinanza).

Prima però di addentrarmi nel commento richiamato nel titolo, desidero esprimere una mia sensazione in riferimento a quanto già detto di recente (vedi ultimo mio articolo “A proposito di esternazioni scritte al limite della bestemmia” e quanto precedentemente detto sull’uso – che considero strumentale – della rubrica ‘Informazioni civiche” e di quell’altra analoga “Dal Comune”). Nel Bollettino odierno la nota del Parroco, con i ricordati rilievi su esternazioni simil-bestemmia, appare fisicamente collocata nella medesima pagina inneggiante alla benefica attività promozionale per il nostro paese svolta e da svolgere tra le antiche mura dell’Auditorium. Per di più, l’intervento di Don Belli (la richiamata nota) appare sulla pagina accanto a quella scritta dall’autorità civile, ora oggetto delle mie considerazioni.

Tutto questo per dire che, aprendo il Bol-Par alle pagine dirimpettaie 10 e 11, si ha la plastica visione e sensazione della vicinanza delle due sponde del Tevere, metafora spadoliniana da me recentemente citata in uno dei miei numerosi interventi su questo Bloz (3/4/2011). Sembra quasi che potere religioso e potere civile si vogliano vicendevolmente sostenere mettendo in campo medesime tesi giustificatorie in fatto di possibili critiche provenienti da una parte dei cittadini. Insomma, qualche cosa che appare perfino concordato… E qui mi fermo per poter entrare in tema.

La domanda posta come esordio del probabile pensiero manfrediano, pur apparendo – lo ripeto – provocatoria e, paradossalmente, pleonastica, attiene e sottende un dilemma di grande rilievo ed attualità nella vita politica locale e non solo… L’autore si pone e ci pone infatti un quesito inerente elevati concetti di ‘filosofia della politica’, i quali richiederebbero però disquisizione di ben altra caratura rispetto a quello che si può cogliere leggendo le striminzite enunciazioni, tra l’altro con un periodare molto scorrelato, insite nel trattaterello.

Il filosofo della politica (o il politico della filosofia?) par di capire voglia rispondere affermativamente alla esiziale domanda; secondo lui, infatti, la critica è possibile a patto che sia COSTRUTTIVA, aggettivazione intesa come contributo, come segnalazione su temi e problematiche di pubblico interesse, che gli amministratori, evidentemente, non riescono a cogliere.

La critica costruttiva viene insomma considerata alla stregua di ausilio all’opera meritoria e riformatrice di Lor signori e non si capisce bene se l’aiuto atteso, auspicato e prestato sia soltanto funzionale allo sviluppo del bene comune o non sia piuttosto un modo strumentale al fine di perpetuare un potere che fin qui ha fatto poco e male (e su quanto di quel poco fin qui fatto e sul modo come è stato fatto la critica su questo Bloz è stata sempre stringente e puntuale).

Dice poi l’autore, quale novello Kant proveniente dalla Magna Grecia, che ove la critica fosse invece DISTRUTTIVA, essa mancherebbe di liceità e sarebbe cosa da condannare. Il moloch filosofico apparso sul Bol-Par a sostegno delle tesi sulla dicotomia della Critica (costruttiva? distruttiva?) impasta questa concezione con frasi alquanto melliflue e sibilline, quali, ad esempio, questa:

“Un giudizio concreto è indispensabile, a differenza del giudizio prevenuto che allontana dalla realtà creando solo confusione e offuscando la verità”, oppure quest’altra:

“La conoscenza delle molteplici procedure burocratiche, alquanto volubili (?) in questi ultimi tempi, non è cosa facilmente acquisibile, salvo per chi, per prerogativa (?), è convinto di conoscerle (le procedure?) in tutte le sue complessità. Tale arroganza (?) può essere generata da una critica distruttiva, nemica degli interessi comuni”.

Lascio ai lettori il giudizio su queste ‘sentenze’ inquisitorie, su chi creerebbe ‘confusione’ e ‘offuscherebbe la verità solo perché, magari con giuste motivazioni, si permette di dissentire dall’operato del filosofo della Magna Grecia e dei suoi sodali. Enfatica e davvero eclatante appare poi l’affermazione che chi pratica la critica (distruttiva, ndr) avrebbe la prerogativa di essere convinto di padroneggiare “procedure alquanto volubili (sic)” e dimostrerebbe di essere ‘arrogante e nemico dell’interesse comune’.

—————-

Tutto quanto fin qui esposto merita comunque una confutazione radicale le cui basi sono probabilmente sfuggite all’ineffabile autore della dotta disquisizione politico-filosofica. La patente di critica, costruttiva o distruttiva che sia, chi la dovrebbe dare? Di sicuro dovrebbe essere un soggetto terzo, imparziale. Non di certo chi, come nel nostro caso, è l’oggetto di “attenzionamento” (brutto termine invalso solo fra magistrati). Non può quindi essere il sindaco e la sua maggioranza a valutare la qualità della critica. Si tratterebbe di un palese conflitto di interessi, di un controllato che assume anche la veste di controllore… Suvvia, un pò di modestia non guasta mai, ma soprattutto non guasta fare uso di buon senso (merce rara di questi tempi!).

Ma questo ragionamento sulla legittimità o meno del giudizio sulla critica ed a chi eventualmente compete, è un ragionamento puramente teorico giacché io sono fautore del prevalente pensiero che la critica non ha e non deve avere aggettivazioni, è cosa che denota passione, interesse e coinvolgimento verso la cosa o verso chi è oggetto di possibili rilievi. Dirò di più: la critica è oggettivamente sempre costruttiva.

Parafrasando Don Milani che affermava: “Chi ama la Chiesa, critica la Chiesa”, io dico: “Chi ama il proprio Comune (la propria terra) critica i suoi amministratori perché ciò vuol significare che si ricerca, attraverso il controllo ed una azione di pungolo, che venga veramente fatto il BENE collettivo“.

Paniz e la gaffe sul ‘Brigatismo siciliano’

21 Aprile 2011 Criticarium analisi-politica, blozzando, itaglia, paniz, politicanti

La sovraesposizione mediatica cui è sottoposto in questo ultimo periodo il parlamentare bellunese, che evidentemente accetta ben volentieri, può indurre in perdite di lucidità che, talvolta, si manifestano con gaffe più o meno clamorose. Dal Fatto Quootidiano (Maurizio Paniz inventa il ‘brigatismo siciliano’):

Qui il testo che accompagna il video:

Terribile gaffe di Maurizio Paniz, deputato PDL, durante l’ultima puntata del Tg3 Linea Notte. Il tema affrontato è quello dei manifesti anti-pm affissi a Milano e Bianca Berlinguer chiede a Paniz che differenza ci sia tra quei manifesti e le parole di Berlusconi, che il 6 aprile ha parlato di “brigatismo giudiziario” con riferimento ai pm di Milano.
Il deputato PDL con piglio sicuro risponde che il manifesto si riferiva alla brigate rosse (“il messaggio era assolutamente univoco”), mentre la frase del presidente era generica (“il messaggio era molto più folkloristico, molto più ampio nella sua accezione, non fa riferimento esplicitamente al movimento delle BR”). La giornalista gli replica che in Italia c’è stato solo un tipo di brigatismo, quello delle brigate rosse. Risposta terrificante di Paniz: “Non è vero, in Italia c’è stato anche il fenomeno del Brigatismo siciliano che non c’entra niente con le BR”. Resosi conto della gaffe, cerca di correggere il tiro menzionando la parola “brigantismo” con un sorriso imbarazzato. Ma è troppo tardi. E’ Mario Orfeo, direttore de “Il Messaggero”, a far notare al deputato PDL l’errore madornale (in realtà, il fenomeno in questione ha il nome di “brigantaggio”).

Paniz contestato sulla prescrizione breve in piazza Montecitorio

21 Aprile 2011 Criticarium analisi-politica, blozzando, itaglia, paniz, politicanti

Riguardo all’on. Paniz molto si può dire ma certamente non che si sottragga al confronto, qualsiasi sia il tema, anche quello spinosissimo della prescrizione breve. Qui lo vediamo “affrontare” in piazza Montecitorio (13 aprile 2011) un gruppo di cittadini che lo incalza proprio sui temi della prescrizione breve. Nonostante l’impegno il deputato bellunese deve far retromarcia e lasciar perdere le spiegazioni, sospinto da un corale “vergogna, vergogna, venduti, venduti …” (indirizzato all’atteggiamento del PDL nel suo complesso).

Riporto il testo a commento del video:

Roma, piazza Montecitorio, 13 aprile 2011. I familiari delle vittime delle tragedie di L’Aquila, Viareggio e ThyssenKrupp contestano, insieme al Popolo viola, il deputato del Pdl Maurizio Paniz. Dal canto suo, l’avvocato, parlamentare berlusconiano, tenta di motivare l’urgenza con cui la maggioranza al governo sta per approvare la prescrizione breve, che in realtà eviterà a Silvio Berlusconi la condanna per la tangente versata a David Mills, reo in via definitiva. Una condanna, quella al premier, che, malgrado i dettagli tecnico-giuridici richiamati dai fedelissimi “profeti” del suo verbo, ne avrebbe comportato la sconfitta politica e avrebbe sgretolato il berlusconismo. Inteso come alterazione della realtà e come sistema di valori basato su desideri televisivamente indotti e sull’arbitrarietà dei comportamenti innanzi alle regole del contratto sociale.

Biblioteca di Lozzo di Cadore: la visione profetica della minoranza su Palazzo Pellegrini

21 Aprile 2011 Botanico Palazzo, Cultura attività-culturali, biblioteca, gestione-amministrativa, minoranza, politiche-culturali

La sorpresa deve essere stata come una secchiata d’acqua gelata che ti arriva addosso all’improvviso. Un brivido viscerale che ti scuote come si scuote un albero di susine che si vuole depredare.

Mi sto riferendo alla mozione che Per la Gente di Lozzo ha presentato al sindaco e che lo impegna, questo è il termine abituale che si utilizza in queste circostanze:

A valutare prima e mettere in atto poi l’unica possibilità che abbiamo, a nostro parere, di dare sistemazione definitiva e dignitosa alla Biblioteca, ossia il suo spostamento presso Palazzo Pellegrini, affiancando all’ovvio trasbordo fisico la realizzazione (o armonizzazione se già presenti) delle offerte tecnologiche minime che caratterizzano ormai l’attività delle moderne biblioteche operanti in altre realtà territoriali.

La minoranza si era già fatta sentire con la presentazione di una prima interpellanza riguardante la situazione della biblioteca cui ne è seguita una seconda tuttora in attesa di risposta.

La risposta data alla prima interpellanza aveva suscitato in me una certa ilarità che non ho potuto fare a meno di esprimere in questo mio articolo.

Alla biblioteca ci sono affezionato, non so bene perché, e quindi accolgo con gioia questa spinta di incoraggiamento che la minoranza di Per la Gente di Lozzo dà, per quel che può, alla maggioranza. La scelta sembra ovvia, soprattutto se ci tieni alla cultura.

Nel programma di Per la Gente di Lozzo la biblioteca è stata trattata lì dove si dice di “dare una sede definitiva alla Biblioteca (vedi anche la programmazione per la cultura) che, con i suoi 8400 volumi, potrebbe aspirare ad avere un’importanza comprensoriale; in ogni caso far uscire questa istituzione dallo stato di “clandestinità” in cui si trova” e poi dove si dice, chiarendo l’utilizzo che Per la Gente di Lozzo avrebbe fatto di palazzo Pellegrini in relazione alla biblioteca (oltre ad altri utilizzi ben determinati) : “Utilizzando il Palazzo Pellegrini di prossima ultimazione intendiamo: dare sede definitiva alla Biblioteca Comunale (8400 volumi) con affiancamento delle nuove tecnologie didattico-informative”.

Nel programma del sindaco, Lozzo Viva, della biblioteca neanche l’ombra: la parola “biblioteca” non la trovate proprio scritta da nessuna parte, niente, zero assoluto. Un interesse supremo per la cultura prima e la biblioteca poi chiarito già dal programma elettorale.

Ora, animati da una incrollabile forza interiore, non certo dalle punzecchiature e “critiche costruttive” giunte dall’esterno, tanto da questo BLOZ quanto dai già citati interventi della minoranza, sindaco e assessora alla cultura si cimenteranno in uno studio, immagino “matto e disperatissimo”, che li porterà a soluzione del problema. Che potrebbe essere lo spostamento della biblioteca dal “ghetto” (in senso strutturale ovviamente) al “centro della vita del paese”, dentro Palazzo Pellegrini. Ed in questo, ora lo sanno, la minoranza non si opporrà. Per stabilire se questa di Per la Gente di Lozzo sia una visione profetica, come sempre, basterà semplicemente aspettare.

Foto: Flickr (foxypar4)

si può criticare chi ci governa? (della critica costruttiva e distruttiva)

20 Aprile 2011 Criticarium blozzando, bolpar, il-disinformatico, libera-informazione, meditazioni, tra-le-righe

Del titolo ho già detto qui. Vediamo il testo (tratto sempre dalla rubrica “informazioni civiche” del bolpar).

Nello scrivere può capitare di aggiungere al discorso, declinandola in varie forme, una famosa coppia di parole: “critica costruttiva“. Normalmente è uno sforzo che fa l’autore per segnalare che ciò che sta scrivendo contiene elementi “positivi”, che la lettura che si deve fare deve essere “positiva”. Vale anche per i richiami rivolti a terzi nei quali si sollecitano i contendenti a muovere “critiche costruttive e non distruttive”.

In realtà, come osservava un commentatore del BLOZ, la “critica costruttiva” è un pleonasmo. La critica, sottolineava, “è sempre positiva“.

Io penso che la CRITICA sia SEMPRE POSITIVA (“critica costruttiva” è un’espressione pleonastica), di più, penso che la critica sia segno di interesse, di amore, di passione.

Don Milani diceva: “Chi ama la Chiesa, critica la Chiesa” e, visto che il Concertorium era\è una chiesa, mi sembra che la si possa ben applicare anche al nostro caso.

La critica è “un esame di un principio, di una facoltà, di un fatto al fine di descriverne la natura, di metterne in luce le caratteristiche”. La critica è questo e nulla più.

Quando scrivo (A) che il sindaco risponde alle interrogazioni della minoranza ben oltre i 30 giorni consentiti dalla normativa evidenzio un fatto documentabile attraverso le date dei protocolli e, come tale, inconfutabile.

Quando scrivo (B) che rispondendo ben oltre i 30 giorni il sindaco vìola una regola istituzionale evidenzio un altro fatto documentabile attraverso la lettura del testo unico 267/2000 e, come tale, inconfutabile.

Quando scrivo (C) che in virtù di quanto segnalato in (A) e (B) ritengo che il sindaco letteralmente metta sotto i piedi (calpesti) il basilare principio di un sano confronto democratico, esprimo una opinione.

Ora, nel comune sentire la gente è portata a percepire (A) e (B) come opinioni, mentre (C) è vista come una “critica”.  A rigor logico, invece, quanto detto in (A) e (B), fatti non confutabili almeno nel nostro sistema sociale di riferimento, è effettivamente “critica, esame, analisi”, mentre (C) è e resta una opinione.

Ma veniamo a ciò che ci interessa: la critica “costruttiva e distruttiva“. Se vado in piazza o al bar e sostengo la tesi (C), troverò “n” persone che concordano con il concetto espresso per le quali la mia è una “critica costruttiva“; le altre persone, che non concordano con il concetto espresso, riterranno invece che la mia sia una “critica distruttiva“. Entrambi i gruppi sbagliano: la mia (C) non è una critica (e già per questo non può essere costruttiva o distruttiva) ma semplicemente una opinione.

Una libera opinione, come tante altre. E io sono libero di “opinionare”, come chiunque di voi. Chiunque di voi è altrettanto libero di non ascoltare le opinioni, i fatti e le “critiche” di chiunque altro.

È la libertà, bellezza.




p.s. il testo tratto dal bolpar è fuffa, sembra un collage di frasi tratte a caso dalla rete con il metodo “taglia e incolla”. Ciò che ho appena espresso non è una critica, è una opinione.

si può criticare chi ci governa?

19 Aprile 2011 Criticarium blozzando, bolpar, impegno-sociale



Nella rubrica “informazioni civiche” del Bolpar campeggia questo titolo:

si può criticare chi ci governa?

 

Il titolo ha lo stesso valore semantico del seguente:

si può tirare l’acqua dopo essere stati al cesso?

 

Alcune delle tante risposte possibili, valevoli in entrambi i casi, possono essere:

  • Certo che si può
  • Solo se è nel tuo interesse
  • Devi
  • Lascialo fare a chi viene dopo di te
  • Sempre
  • Talvolta
  • Se ne vale la pena
  • E’ un esercizio di civiltà
  • Facendolo ci garantisce un futuro con meno problemi
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