BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

non è federalismo municipale ma … autonomia finanziaria!

5 Febbraio 2011 Criticarium federalismo, itaglia


Il titolo di un’ANSA è lapidario:

“Il Federalismo municipale e’ bestemmia”

e sembrerebbe troncare ogni possibilità di vita al neonato rigurgito federalista.

A dichiararlo è il presidente della Corte Costituzionale De Siervo. Il quale, però, subito dopo, aggiunge che a questo rigurgito sarebbe più appropriato dare il nome di “autonomia finanziaria“, essendo improprio l’utilizzo del termine federalismo.

Che buontemponi questi boiardi di Stato, sempre a giocare con i significati più reconditi delle parole. Non conosco ancora nel dettaglio l’architettura di quello che si è iniziato a chiamare “federalismo municipale”, non so se in sé abbia più il carattere di “federalismo” o quello di “autonomia finanziaria”, non so se potrà aiutarci ad uscire dal pantano e se invece ci spingerà ancora più a fondo, ma abbiamo la prova che anche i boiardi di Stato non si risparmiano nel depositare in questo mondo le loro profonde cazzate (magari costituzionali, ma cazzate sono).

(ANSA) – FIRENZE, 4 FEB – ‘Quello di cui si sta parlando non e’ federalismo, dire federalismo municipale e’ una bestemmia’. Lo ha detto il presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo, parlando del federalismo municipale come si profila in Italia.

‘Si chiama autonomia finanziaria’, ha proseguito De Siervo. ‘E’ improprio usare il termine federalismo per cio’ che sta accadendo in Italia perche’ lo Stato federale e’ una cosa piu’ grande, piu’ seria, e piu’ complicata dell’autonomismo degli enti locali’.

Tagli alla sanità ed al sociale in Cadore

4 Febbraio 2011 Cadore - Dolomiti, Politica nostrana analisi-politica, giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi, local-politik, politiche-sociali, sviluppo-montagna

di Giuseppe Zanella

Trovo interessante riportare qui di seguito l’intervento di un Parroco Cadorino pubblicato lo scorso 18 Gennaio su “Il Gazzettino.it”. Lo scritto del sacerdote è in perfetta sintonia con quanto da me sostenuto nell’articolo “L’ennesima vacanza estiva nel mio derelitto Cadore”, recentemente pubblicato su questo Bloz . Riporto l’intervento del sacerdote cui seguirà un mio commento.

Assistiamo impotenti, in Cadore, alla chiusura della Casa di Riposo di Calalzo. Al di là del problema occupazionale che si pone per gli addetti all’assistenza, la cosa, più che perplessi, lascia preoccupati e increduli: come può essere che nella zona con più anziani della più denatale Provincia d’Italia, si chiuda un servizio così importante per i singoli e per le famiglie?

L’oggettivo problema economico ne ha a monte uno politico. La manovra economica ha tagliato in modo consistente i fondi trasferiti alle regioni, tanto che la Regione Veneto, in tre anni, ha azzerato molte delle voci relative alle spese sociali. Non si metteranno (forse) “le mani nelle tasche degli italiani”, ma si mette il cappio al collo di Comuni e famiglie.

Non basta fare i bravi montanari che guardano, brontolano e mandano giù. Occorre tenere alta la vigilanza e far sentire la propria voce affinché tutte le persone anziane e più fragili siano rispettate nella loro dignità e non vengano trattate come spazzatura. In fin dei conti, loro sono già quel che anche noi, se Dio vorrà, saremo!

don Francesco Silvestri
parroco di Perarolo di Cadore

Che dire del grido di allarme lanciato dal parroco di Perarolo? Si tratta di una denuncia accorata, per me una amara condivisione delle mie argomentazioni sui mali che affliggono la nostra Terra, mali che molti considerano ormai inarrestabili.

Stiamo scivolando in basso, stiamo diventando sempre più poveri e con una peggior qualità della vita. Il segno del nostro lento morire, l’emblema del nostro degrado, economico prima ed ora anche civile e sociale, si sta, ahinoi!, materializzando e la chiusura della Casa di Riposo “Dorotea Vascellari” di Calalzo ne è la plastica raffigurazione. Già c’erano state avvisaglie precise, campanelli d’allarme che segnalavano l’abbandono in cui le Istituzioni pubbliche regionali e nazionali ci avrebbero lasciato. Ricordate la vicenda dell’ospedale di Auronzo? Ricordate il continuo ridimensionamento di servizi, strutture ed organici dell’ospedale di Pieve?

Adesso si chiudono anche le strutture per anziani, e questo proprio in una zona caratterizzata da un triste primato in fatto di denatalità ed invecchiamento della popolazione! Qui non si tratta di contestare il principio, genericamente condivisibile, della esigenza dell’accentramento dei servizi essenziali in aree centrali al fine di realizzare economie, qui si tratta di valutare l’oggettiva difficoltà, sotto ogni profilo, della vita in montagna. E non si venga a dire che la nuova struttura per anziani di Pieve potrà assolvere alle esigenze dell’intero Cadore. Accentrare servizi sanitari a Belluno non può essere contrabbandato con il contentino che, tanto, c’è l’elisoccorso e ci sono le ‘diagnosi telematiche’…

Le amare considerazioni di Don Silvestri e la sua spietata denuncia sono sacrosante. Ma è poi veramente ineluttabile che tutto ciò accada in questo modo da noi?

La scorsa Epifania, proprio a Calalzo, c’è stata la riunione conviviale di certa élite politica nazionale. La più o meno pantagruelica cena ha avuto il suo clou nel degustare e ‘spolpare’, con presumibile, emblematica avidità, gli ‘ossi di mas-cio”. L’allegoria di quella cena sta proprio nel possibile confronto asimmetrico fra quei succulenti ossi da spolpare da parte dei nostri politici e gli ossi spolpati rappresentati da tutti noi cadorini a cui, piano piano, viene tolto un po’ tutto.

Mi chiedo se l’albergatore-anfitrione-consigliere provinciale abbia trovato il tempo di informare, tra una portata e l’altra, i suoi ospiti sulla situazione di degrado in cui versiamo.

Io penso che molto dipenda dai tagli lineari (e non selettivi) che molto hanno cooperato a creare situazioni di precarietà in tutti i settori della vita della Comunità nazionale, in particolare in zone periferiche come la nostra. Si va dai tagli all’istruzione ed alla ricerca, a quelli alla Giustizia ed ai trasporti, ma soprattutto vanno segnalati i drastici ridimensionamenti alla sanità ed al sociale. Ed è qui che casca l’asino giacché gli Enti locali, se vorranno mantenere un simulacro di servizi essenziali, dovranno giocoforza usare la leva fiscale. Con buona pace del nostro superministro conterraneo, pure lui ospite alla famosa cena degli ossi.

a proposito di Comunità Montana unica per il Cadore (ovvero l’opinione ‘autorevole’ del sindaco di Lozzo)

1 Febbraio 2011 Cadore - Dolomiti, Politica nostrana cagliostro, comune-unico, comunità-montana, la-parola-ai-lozzesi, local-politik, propaganda

di Cagliostro

In data 18 Gennaio u.s. ho potuto leggere, sulla stampa locale, l’intervento del consigliere regionale leghista Matteo Toscani sull’ipotesi di unificazione delle tre Comunità Montane Cadorine in una unica, grande comunità che vada dalla sorgente del Piave a quella del Boite. Si tratta di un articolo nel quale il nostro rappresentante a Venezia manifesta il suo plauso per la proposta unificatoria lanciata dal sindaco di Lozzo Manfreda, definito tout-court personaggio “autorevole”. Nel contempo però Toscani rivendica la primogenitura dell’idea da lui lanciata ancora anni addietro.

Nello stesso articolo il cons. Toscani manifesta invece contrarietà all’ipotesi autonomistica avviata con la proposta referendaria per la creazione della Regione Dolomitica, unitamente a Trento e Bolzano. Le opinioni del nostro hanno provocato una autentica levata di scudi, ad esempio da parte del Cons. regionale PDL Bond, che nutre in proposito progettualità ed idee totalmente in antitesi a quelle del Toscani (entrambi fanno parte della maggioranza che governa la Regione).

Nel merito, noto che lo scritto del Toscani, dalla struttura e dalla sintassi di buon livello, manifesta però carenze motivazionali di rilievo. A mio modesto parere, più che parlare genericamente della necessità di abbandonare lo spirito campanilistico e di unire le forze per il raggiungimento di traguardi migliori e progressivi (di per sè ottimo intendimento), bisognerebbe esplicitare e dimostrare, sul piano tecnico e fattuale, perché la istituzione di un Ente mastodontico di II° grado dovrebbe presentare caratteristiche migliorative e di grande utilità rispetto alla esistenza delle tre distinte realtà attuali. Le affermazioni sono talmente generiche da evitare perfino di parlare della realizzazione di possibili, ipotetiche economie di scala.

L’eventualità poi che la Regione, ristrutturando e normando la materia, possa accettare una tale proposta, dovrebbe far sì che si dovesse attuare una verifica a priori su tutti gli aspetti positivi e negativi che una tale modifica potrebbe sottendere. Toscani dice che il nuovo e più ampio Ente non dovrebbe limitarsi a gestire servizi a favore dei comuni, senza peraltro meglio precisare ed elencare le nuove possibili mansioni e compiti che dovrebbero essere riservati in capo alla super Comunità.

A questo punto alcune domande si impongono:

  • che ne sarebbe ad esempio del personale in soprannumero?
  • come verrebbero gestite le proprietà immobiliari e le strutture logistiche e di scopo?
  • quale sarebbe la composizione degli organi amministrativi e gestionali (Consiglio, Giunta, Presidenza)?
  • sarebbero gestiti dai sindaci (!)?
  • ci sarebbero tagli nel numero dei componenti?

su tutto questo silenzio assoluto (e non sono temi di poco conto). Del resto, sarebbe compatibile una struttura così grande con l’esigenza della correntezza e puntualità delle risposte alle istanze del territorio?

Recentemente il periodico il Cadore si è fatto promotore di una iniziativa che ha coinvolto tutti i sindaci cadorini sul tema della eventuale unificazione dei Comuni, e qui le risposte sono state le più variegate e di difficile sintesi interpretativa. Comune unico? Comune dei Comuni? Consorzio dei Comuni per la gestione unitaria di vari servizi? Insomma, nessuna proposta condivisa da poter portare avanti. Andrà a finire che passerà sulle nostre teste, magari, la normativa che prevede per ogni comune la popolazione minima di 5000 abitanti!

Morale: se ogni sindaco mette in campo idee che non collimano con quelle dei singoli colleghi, come potrà passare la proposta del sindaco di Lozzo, avallata dal Cons. Toscani ma già avversata dal Cons. Bond?

Personalmente ho ricavato la netta impressione che si sia trattato di un modo come un altro per essere sulla breccia (alias sui media) in un periodo in cui molti equilibri e molte carriere potrebbero… modificarsi e… chi ha più filo da tessere (alias più ambizione) filerà…Di questi tempi una comparsata sui media per trattare qualsivoglia argomento, magari senza soverchia convinzione, può tornare utile alla bisogna. Diceva Andreotti: “ad essere maliziosi si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. Di scambievoli carinerie fra Manfreda e Toscani eravamo a conoscenza. Spesso i politici, anche militando in partiti diversi od addirittura in diversi schieramenti, si sostengono vicendevolmente. (Per inciso, a quando la “sviolinata” di ritorno per ricambiare il favore?) Mai però Toscani aveva così esagerato con le aggettivazioni. Che Manfreda sia “autorevole” può anche darsi. Certo avrebbe messo molto poco per diventarlo, ma non bisogna molto meravigliarsi, viste le modalità di certe rapide carriere di oggi giorno…

Per pura didattica (posto che ne abbia bisogno) nei confronti dell’ottimo e buon Toscani, mi sono preso la briga di consultare un dizionario che va per la maggiore. Alla voce “AUTOREVOLE” si legge: “tutto ciò che viene da persona tenuta in molta considerazione: chi possiede giudizio, può dare consigli e fare proposte; persona che gode di particolare ascendente e di alta stima nell’ambito dei suoi interessi, studi, attività; persona che ha gravità e maestà di contegno”.

Nel caso di fattispecie la domanda sorge spontanea. L’attributo “autorevole” riferito al nostro primo cittadino è appropriato? Basta essere sindaco di Lozzo e membro del cons. di amministrazione BIM per acquisire una tale valutazione? Può darsi che ciò sia possibile e corrisponda anche al vero. Io penso che il comm. Ezio Baldovin, sindaco di Lozzo per circa 25 anni e primo presidente BIM e tanto altro ancora, rifuggiva dalle adulazioni più o meno interessate e non si considerava certo ‘autorevole’ (anche se effettivamente lo era!). Mi auguro che Toscani non abbia equivocato sul significato delle parole, confondendo l’aggettivo “autorevole” con altro similare.

boàze, móse e sociologia dei convegni (la Carta di Lozzo)

31 Gennaio 2011 Cadore - Dolomiti, Digo la mea blozzando, itaglia, sviluppo-montagna, turismo-cadorino

Quella dell’Italia è una repubblica fondata sul convegno. Se ne fanno di tutti i tipi ed in ogni dove.

Vi è poi una seconda caratteristica che è stata introdotta in questi anni. Prima c’era solo la festa del papà, della mamma e delle donne. Col tempo e la globalizzazione si sono aggiunte varie altre “feste” che hanno però assunto il nome di “giornate”. Ecco allora apparire la “giornata per la pace nel mondo”, quella contro la violenza sulle donne, quella a sostegno della più generale non-violenza, quella del cancro, dei limoni di Sicilia e delle noci di Sorrento ecc. ecc… Mi dimenticavo della giornata internazionale della montagna.

Se cercate su Google “giornata internazionale della montagna” (le parole vanno comprese fra doppie virgolette, altrimenti la ricerca si espande) troverete circa 135.000 risultati, segno che l’argomento interessa dalle Alpi alle Piramidi.

Quando c’è un problema da risolvere i rappresentanti dell’Itaglia proclamano “la giornata di quel problema” e organizzano il convegno “su quel problema”. Così se ne lavano le mani. E’ uno degli elementi della sociologia del convegno.

Il mondo naturale ci offre vari modelli, tutti invidiabili, di ciò che è il convegno, come si forma, cosa ne resta. Visto che parliamo di montagna restiamo in ambito alpestre e confrontiamoci con un modello ad alto contenuto azotato. Sapete tutti che il prodotto metabolico di una armenta si configura come una torta (boaza) che punteggia il manto erboso sul quale essa pascola.

Su di essa, in breve tempo, convengono una miriade di partecipanti che banchettano amabilmente fino ad esaurimento delle proprie aspettative, maturate le quali essi convengono da altre parti, presumibilmente su altre torte organizzate per fare luce su “un altro problema”.

Cosa resta? La maggior parte delle volte niente di niente. Nulla. Zero. Qualche altra volta, invece, la sfortuna vuole che ne resti una traccia, ad imperitura memoria. Come nel caso della Carta di Lozzo. Circa due anni fa, su una “torta” dal titolo “Conferenza Provinciale del Turismo”, si sono dati convegno vari soggetti che hanno “dibattuto il problema” ma, soprattutto, “indicato delle soluzioni”: la Carta di Lozzo ne è il distillato. La Carta è stata consegnata (forse) alla Regione: dieci piani di morbidezza.

Non sono passati che due miserabili anni, è vero. I cambiamenti epocali hanno bisogno di tempo per avviarsi. Intanto, se ne avete voglia, potreste dare un’occhiata alle “soluzioni” indicate. Tutta roba concreta e propositi nobili. Tutto ciò alimenta la nostra granitica certezza: la Montagna, il Cadore e la provincia di Belluno saranno salvati dai convegni.

1) Riconoscimento in ogni strumento normativo della Regione del Veneto della specificità del SISTEMA DOLOMITI, assicurando:
–  l’autogoverno del settore  (la programmazione e la gestione del prodotto turistico);
–  la promozione e comunicazione all’interno del territorio e all’esterno (al turista effettivo e a quello potenziale);
–  strumenti specifici di sostegno agli operatori pubblici, privati e del volontariato, anche in considerazione che le Dolomiti hanno sede anche nelle province autonome con noi confinanti che sono al tempo stesso nostri competitor e nostri possibili partner.

2) Creazione di un fondo per la riqualificazione del patrimonio edilizio, anche a fini di ricettività  diffusa.

3) Azioni concrete sulla formazione e la valorizzazione delle professioni di montagna (guide alpine, maestri di sci, rifugisti, ecc.)

4) Il riconoscimento della funzione pubblica degli impianti a fune con conseguente garanzia  di risorse adeguate per il rinnovo degli impianti.

5) Riconoscimento della specificità della ricettività in alta montagna (rifugi, ma non solo).

6) Previsione di parametri specifici per le strutture montane all’interno dei fondi per la ristrutturazione e riqualificazione delle strutture ricettive.

Foto Flickr: graphia

Una antipatica sottolineatura nei confronti di Pierferdi Casini

30 Gennaio 2011 Criticarium blozzando, itaglia

Mi è sempre stato antipatico, anche se non trovo una vera ragione sovrana. La cosa è automatica. Quando ancora guardavo la televisione, se appariva lui o D’Alema l’apparecchio cambiava automaticamente canale.

Qualche giorno fa è uscita la notizia della condanna in via definitiva di Cuffaro e sul sito del Grillo nazionale è apparso questo post che ho diligentemente annotato. Ed oggi “celebro” questa mia antipatia nei contronti del bel Casini.

Della Comunità Montana unica cadorina: il canto del gallo (epilogo)

27 Gennaio 2011 Cadore - Dolomiti, Politica nostrana comune-unico, comunità-montana, local-politik

Sapete già come la penso (prima e seconda parte). C’è un pollaio, governato dalla Regione Veneto, nel quale le galline-sindaco razzolano. Ma, come in ogni buon pollaio, c’è anche il gallo. Nel nostro ce ne sono addirittura tre: Toscani, Reolon e Bond.

Ogni tanto le galline, obbedendo al bisogno ancestrale di mettersi in mostra e far sapere che “ci sono”, starnazzano. Il tema varia a seconda del momento. E’ successo da poco alle gallline di Lozzo, Cortina e Calalzo (quest’ultima per sottolineare dei distinguo più che condivisibili). Tema: Comunità Montana unica per tutto il Cadore.

Ha cantato anche il gallo-Toscani (a favore della “unicità”). Da qualche giorno ha cantato anche il gallo-Bond:

«Insensato parlare di unificarle. Si tagli in pianura». Di unificare le Comunità montane del Cadore non se ne parla nemmeno. Lo sostiene risolutamente Dario Bond che interviene bocciando, senza possibilità di appello, il collega che siede a Venezia Matteo Toscani. «Ma come fa un uomo di montagna a proporre simili iniziative – sbotta l’esponente azzurro – perché se si tratta di una mera questione economica chiudiamo gli enti della pianura, che insistono su un territorio montano solo per poco». […] « … Se crediamo nell’operato delle Comunità montane altro che unirle, dobbiamo invece dar loro ruoli e adeguate risorse, perché servono per rappresentare le necessità della popolazione e dare risposte. Pensare di accorparle significa non permettere che le istanze dei cittadini abbiano l’attenzione che meritano. E allora, se l’obiettivo è far cassa si tagli in pianura».

Va sottolineato che la sentenza di Bond, “Ma come fa un uomo di montagna a proporre simili iniziative“, non va applicata al nostro sindaco che, al primo vagito, non ha visto l’ombra del laris e del pezuó (una sorta di imprinting …).

Mi piacerebbe sentire anche l’acuto del gallo-Reolon. Tanto per darmi la certezza che non mi sbaglio. Non ci sposteremo di un millimetro.

Questo per dire, anche se i più avveduti lo hanno capito subito, che dell’unificazione delle comunità montane (qualunque senso possa avere) non gliene frega niente a nessuno. C’era il bisogno di starnazzare. Ed è questo che hanno fatto (e che continueranno a fare).

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