BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

Caro Sindaco, spiega alla gente di Lozzo perché non pubblichi via internet i vostri atti amministrativi

6 Luglio 2010 Informa-Lozzo, Politica nostrana bolcom, libera-informazione, non-trasparenza, pubblicazione-delibere

Caro Sindaco,

le tue doti di persona democratica e pia sono note a tutta la popolazione. Non ti dovrebbe quindi essere molto difficile scrivere un nuovo bolcom, di cui ti suggerisco immediatamente il nome, “deliberino”, nel quale spiegare a tutta la gente di Lozzo quale sia il recondito motivo che ti guida nella tua democraticissima scelta di …

non pubblicare su internet i contenuti delle delibere di giunta, di consiglio e le determine di spesa!!

E’ già, caro cittadino comune! Il primo cittadino, colui che dovrebbe fornirci, oltre ogni ragionevole dubbio, esempio di democraticità e democrazia, finora ha fatto di tutto per “nascondere” (agli internauti) gli atti deliberativi di questa amministrazione. Spiego. Gli atti, lo sappiamo, vengono pubblicati in forma cartacea all’albo pretorio per una quindicina di giorni (forse), lo pretende la legge.

Ma siccome siamo nel 2010, la mia idea di democrazia la devo rapportare al momento storico in cui vivo, e quindi pretendere, è davvero il minimo, di avere online tutta la documentazione che mi permette di tenere sotto controllo “la banda che amministra”, di qualsiasi colore ed espressione essa sia.

Noi cittadini, al momento del voto, quando concediamo la nostra preferenza ad un gruppo di persone, non concediamo loro anche una delega in bianco su cosa fare e non fare. Le promesse (non quelle che vi hanno fatto per scopi personali, ma quelle che hanno valenza sociale), per belle che siano in campagna elettorale, devono essere costantemente controllate e verificate. Sappiamo benissimo che in 5 anni di amministrazione si possono cambiare molte giacche, e non solo per scalare le poltrone (remunerative) della politica.

Un provvedimento a valenza nazionale, (legge 18 giugno 2009), valido dal 1° gennaio 2010 ma in fase di proroga fino al 1° gennaio 2011, per chi ne vuole approfittare, obbliga le amministrazioni (le obbligherà tutte dal 1° gennaio 2011) a pubblicare su internet gli atti della loro azione amministrativa. Secondo voi, la levatura democratica del nostro sindaco, ha fatto in modo che a Lozzo le delibere siano finalmente pubblicate su internet, senza indugi, permettendo così a noi cittadini di poter controllare più da vicino il loro operato (come previsto in tutte le democrazie) ? La risposta è NO! Categoricamente NO. Verrebbe da pensare che abbia qualcosa da nascondere.

Il sindaco ha quindi fatto (politicamente) una figura veramente poco edificante. Perché nel frattempo, Per la Gente di Lozzo, che ha più volte chiesto in Consiglio alla maggioranza di attivare questo servizio (che non costa nulla), alla fine ha dovuto sostituirsi al sindaco e fornire a tutti noi, anche quelli che non l’hanno votata, la pubblicazione degli atti amministrativi su internet.

Il sindaco (con insolito acume politico) ha deciso di continuare a sostenere (sempre politicamente) questa figura veramente poco edificante,  aderendo alla proroga che consente alle amministrazioni impreparate (ma non è il caso della nostra che pubblicava le delibere già nel 2003-2004) di posticipare la pubblicazione al 1° gennaio 2011. Cosa vana visto che le delibere sono online (di giunta e di consiglio), come necessità democratica, sul blog di Per la Gente di Lozzo.

Suvvia quindi, sindaco, spiega ai tuoi cittadini su quali solide basi democratiche hai stabilito che è democraticamente conveniente tenerci all’oscuro delle attività amministrative da voi prodotte e che ci vedono coinvolti , come cittadini, fino al collo. E non venirmi a dire che pubblichi le delibere cartacee all’albo, credendo che questo possa giustificare le tue penose scelte. Se vivi il momento storico del 2010 come tutti noi, allora devi darci risposte in relazione allo stato pubblico delle delibere via internet. E’ questo quello che conta oggi. Prova a spiegarcelo.



P.S.: la mia convinzione personale, nota da tempo, è che tu fai parte di quei “trogloditi della politica” che sono ancorati ad un’idea di democrazia per la quale meno informazioni si danno al volgo e meglio è.  Ma non è a me che devi spiegare queste cose, ma a tanti altri cittadini che, pian pianino, iniziano a chiedersi, in relazione alla pubblicazione delle delibere su internet, PERCHE’ NO?
Per avere un ventaglio di ulteriori articoli sull’argomento, cliccate qui.

le mie foto sul casermino, il bollettino comunale di Lozzo di Cadore, terza edizione

5 Luglio 2010 Criticarium bolcom, propaganda

Non pretendo che lo facciate voi dell’amministrazione, anche se sarebbe segno di cortesia, ma non potete impedire che lo faccia io. Io sono un tipo ostinato. Un mio vecchio insegnante mi diceva che l’ostinazione può aiutare là dove non arriva l’intelligenza. Ed io, che conosco i miei limiti, quando serve … mi ostino. Mi ostino al punto da diventare, senza che me ne renda conto, pervasivo. Io pervado. Sono talmente pervasivo che mi trovate anche nella terza edizione del bolcom, bollettino che io ho puntualmente denominato il casermino (il primo lo ho denominato il rifiutino, con l’appendice del vomitino, lì dove si parla, del materiale che sarebbe “sparito” dal museo, il secondo è il rifiutino special edition che mi onorerò di commentare nei prossimi giorni).

Non faccio riferimento al fatto di aver aiutato i trogloditi a lasciare (momentaneamente) le loro caverne, né al fatto di avere, con il BLOZ, contribuito a stanare “lor signori”.

Molto più semplicemente nel casermino sono presente in quanto fornitore ufficiale (e questa sarà, ho paura,  l’ultima volta) del materiale fotografico (di una sua parte).

La foto in prima pagina, evidentemente rimaneggiata per problemi di spazio, è mia, come del resto quella, altrettanto rimaneggiata, che ritrae il Pupo in quarta. Io sono un fotografo dilettante ma ho volentieri dato il mio materiale al comune perché ne potesse usufruire. Di solito però, ed è il motivo che mi ha spinto a chiarire le licenze di utilizzo in ogni mio pieghevole, sarebbe buona norma citare l’autore. Ma non in questo caso, perché quando ho consegnato le foto ho anche detto, me lo ricordo benissimo, che non vi era alcun obbligo (figuriamoci) da parte del comune di citarmi.

Ma questo non può essermi di ostacolo nell’evidenziare la mia pervasività. In seguito potete vedere voi stessi a quale rimaneggiamento sono state sottoposte le foto (e questo, un po’ mi dispiace). Ma capisco le esigenze creative e non mi cruccio. Ma ne avevano di migliori, sempre mie, da poter utilizzare. Prendiamo il caso del Pupo.

Cristo Santo! Avete idea del perché sia stato così fortemente rimaneggiato? Noo? Vi racconto la storiella. Originariamente la foto era più aperta, lo vedete voi stessi, per la semplice esigenza di dare profondità a quel possente guizzo dolomitico che è la torre del Pupo. Ridotto come l’hanno ridotto, sembra poco più di un sasso di forma allungata. Ma, come vi dicevo, all’inizio non era così. Poi il sindaco, passando in rassegna la pubblicazione prima di dare il fatidico “si stampi“, arrivando alla quarta pagina ha avuto un sussulto ed è esploso, così mi dicono, inveendo contro il povero “grafico” comunale.

Con il caldo e le finestre aperte, la sfuriata si è sentita fino al Bar Commercio. “Non è possibile che su una mia pubblicazione mi mettiate in così bella evidenza il simbolo della lista di minoranza, ma, ma, ma state scherzando? Toglietela immediatamente!”

In un secondo momento si è convenuto di storpiare il Pupo ma di preferirlo ad altre cime, per l’evidente carica emotiva che la torre esprime (deve essere stato questo il motivo che ha spinto il gruppo di Per la Gente di Lozzo ad utilizzarlo stilisticamente nel proprio simbolo).

Le bugie ed i peccati di omissione di Lor Signori (seconda parte)

4 Luglio 2010 Pian dei Buoi caserma soracrepa, giuseppe-zanella

Premesse: quelle generali potete leggerle all’articolo “chi sarà il capogruppo di minoranza indicato nel casermino?”. Qui voglio solo segnalare che l’autore, non avvezzo al blog come mezzo di pubblicazione, si è spinto in una dettagliata, puntigliosa e chiara analisi che però, stante la complessità della vecenda e l’arco temporale ormai ventennale, mi ha spinto a sdoppiarla in una prima e seconda parte. Questa è la seconda parte, mentre qui è consultabile la prima.

di Giuseppe Zanella

Tutta la vicenda descritta sul Bollettino appare lacunosa, troppo “sintetica” (qualità che il sindaco spesso rivendica: ma far sintesi non vuol dire omissione e/o silenzio su argomenti così basilari). Io non avevo certo la preoccupazione di sostenere e difendere le tesi di chi ha introdotto a Lozzo il De Rossi, lo ha lusingato e poi gratificato con la costituzione di una garanzia reale, ossia con una ipoteca sull’immobile oggetto di concessione, ciò al fine di garantire un finanziamento avente lo scopo di fronteggiare l’onere della ristrutturazione. E non paghi di questo, certuni erano giunti al punto di vaticinare l’evenienza di una surroga nel pagamento delle rate del mutuo, qualora il concessionario non vi avesse adempiuto per ipotetico dissesto. Altra incompletezza ed omissione: non è vero che la iscrizione tra i beni demaniali su cui sorgeva e sorge l’immobile fu dovuta alla loro natura ed alla esigenza di tutela del valore storico ed artistico; il vero scopo era quello di contestare, a posteriori, la iscrizione ipotecaria da parte della Banca finanziatrice. Scopo chiaramente fallito con la pronuncia del tribunale che condannava il Comune. Ma soccombere una prima volta non fu sufficiente, giacché i novelli Carnelutti del nostro Municipio ricorsero, con l’intento fuorviante di ridurre l’Istituto di Credito a miti consigli e costringerlo al tavolo della trattativa (sic!).

Nello scritto si omette anche di dire che in Consiglio si era parlato di una fantomatica perizia “asseverata”che sarebbe stata commissionata dal Tribunale al fine di stabilire il valore del rudere (circa 1100 mil. di lire!) e quello del fabbricato post ristrutturazione (1750 mil.di Lire). Tutto al fine di provare-diceva il sindaco, e lo ripete anche ora- che se la pretesa della banca per il riscatto fosse risultata inferiore al valore incrementativo subito dalla caserma per effetto della ristrutturazione, sarebbe stata dimostrata la bontà dell’affare e dimostrata altresì l’assenza di danno erariale. Peccato per il Sindaco che così non fosse allora e non sia neanche adesso:

SE NON CI FOSSE STATA LA GARANZIA REALE (IPOTECA), CON LA REGOLARE REVOCA DELLA CONCESSIONE, L’IMMOBILE SAREBBE TORNATO NELLA DISPONIBILITA’ DEL COMUNE SENZA SBORSARE UNA LIRA. Quindi se è vero che i 240.000 € versati poi alla Banca per il riscatto sono risultati inferiori al fantomatico incremento di valore del fabbricato post lavori, è anche vero che, comunque, il danno erariale ci sarebbe stato in ogni caso, anche se si fosse sborsato, in ipotesi, un solo Euro ( e non 240.000 ). E la denuncia presentata alla Corte dei Conti dal sottoscritto è ancora in attesa di definizione, nonostante pressioni di varia natura, “processioni” a Venezia e quant’altro ed il fatto, ora asserito dal sindaco, di aver prodotto lui l’intera documentazione al riguardo. La intera documentazione, si tranquillizzi l’esimio capo-comune, l’aveva prodotta, molto tempo prima, ed in modo circostanziato, il Capo gruppo di Minoranza.

Ma quello che fa cascare l’asino, nel ragionamento del sindaco, è la scoperta eclatante, fatta sempre dal sottoscritto, e cioè cha la perizia tanto invocata per stabilire il valore del rudere ed il valore a lavori ultimati, NON ERA COMMISSIONATA DAL TRIBUNALE, NON ERA ASSEVERATA ED ERA STATA COMMISSIONATA DAL NOSTRO ENTE ALLO SCOPO, EVIDENTEMENTE, DEL PERSEGUIMENTO DI FINALITA’ BEN PRECISE. Ad onor del vero, va detto che, prescindendo dalla qualità notevole del professionista-perito, la commissione della valutazione era stata opera di precedenti amministratori, anche se è opportuno sottolineare che l’attuale sindaco ha tenuto il tutto in ampia considerazione come giustificativo alla dimostrazione della bontà “dell’affare” ed ha affermato in Consiglio una sua “verità” sulla qualità e caratteristiche della stima, risultate poi infondate. Non metto in dubbio la buona fede di nessuno, ma questi sono i fatti che si possono sempre provare!!!

Restano poi da fare alcune altre non secondarie considerazioni.

E’ vero, la Banca ha operato uno sconto di oltre il 60% del suo credito: su oltre 600.000 € si è accontentata, grosso modo, del solo capitale (240.000), abbuonando interessi moratori ed oneri e spese di procedura. Ma quale è stata la contropartita?

Non si crederà mica che la Banca sia stata così indulgente per la sola bella fisionomia del sindaco o per la sua fluente barba? La creditrice ha fatto inserire tali e tante clausole di salvaguardia da sentirsi evidentemente sollevata da ogni possibile contestazione passata, presente, futura e/o futuribile; ed ha lasciato noi nel bel mezzo del guado, con la vicenda che, piaccia o no, non appare ancora conclusa.

C’è poi il mistero fitto sulla insinuazione nel fallimento, al posto sempre della Banca! Perché lo si è fatto, visto che non c’è nessun attivo fallimentare da poter ammettere a riparto?

Per concludere, sul Bollettino si può leggere che è stato “arduo reperire le risorse senza indebitare il Comune”. Non una parola sulla vicenda della vendita dei sei appartamenti all’Ater per una idiozia, con il seguito giustificatorio mistificante apparso sul Bollettino parrocchiale. Gli appartamenti “ci erano piovuti dal cielo grazie ad un finanziamento regionale, avrebbero richiesto presto manutenzioni, rendevano poco”: tutte belle storielle; la verità però non è stata detta fino in fondo: IL VERO MOTIVO ERA QUELLO DI RACIMOLARE UN PO’ DI RISORSE PER COPRIRE PARZIALMENTE L’ONERE DEL RISCATTO!!.

E quanto si è incassato? Ecco le cifre: 121.000 € ma soltanto virtuali, giacché a tale cifra bisogna detrarre un mutuo contratto con l’ex Cariverona di Domegge per 55.000 €, mutuo servito prevalentemente per la ristrutturazione degli alloggi e non accollato dall’acquirente Ater (metà risultava ammortizzato, metà ancora in essere).

Quindi ogni appartamento ha fruttato circa 10.000 €, molto meno del garage davanti alla scuola elementare, venduto allo stesso scopo, ma con vizi di rilievo date le infiltrazioni dal tetto.

Ora la vicenda della Caserma si sta arricchendo di altri capitoli. Va comunque sottolineato che i misteri e la non trasparenza continuano. Con l’ausilio del BLOZ e con la partecipazione (magari interessata) del De Rossi, abbiamo saputo che la chiave era stata a suo tempo consegnata al sindaco-custode. Come mai nessuno sapeva niente? La diatriba continua con aggravio di spese a fronte di un riscatto di un “immobile storico” ma nuovamente degradato. Anch’io faccio auspici, per così dire, “positivi”: che presto tutto si concluda con il vero reintegro nel possesso e che il Bollettino comunale non si faccia megafono di verità molto parziali e rispetti chi, al comune di Lozzo, ha sempre lavorato con passione, svolgendo il ruolo che gli competeva: quello primario di pungolo e controllo, oltre che di proposta, soprattutto per esorcizzare errori….

Le bugie ed i peccati di omissione di Lor Signori (prima parte)

3 Luglio 2010 Pian dei Buoi caserma soracrepa, giuseppe-zanella

Premesse: quelle generali potete leggerle all’articolo “chi sarà il capogruppo di minoranza indicato nel casermino?” pubblicato ieri. Qui voglio solo segnalare che l’autore, non avvezzo al blog come mezzo di pubblicazione, si è spinto in una dettagliata, puntigliosa e chiara analisi che però, stante la complessità della vecenda e l’arco temporale ormai ventennale, mi ha spinto a sdoppiarla in una prima e seconda parte. Questa è la prima parte, mentre qui è consultabile la seconda.

di Giuseppe Zanella

Mi giunge notizia che il Bollettino Comunale, terza edizione, mi chiamerebbe direttamente in causa, quale ex capo-gruppo di minoranza, nel commento inserito nell’articolo di apertura “C’era una volta un signore che desiderava tanto lo storico fabbricato che appartiene a Lozzo”.

L’elenco delle cose travisate, delle inesattezze, delle corpose alterazioni dei fatti (mi auguro per sola insipienza e deformazione della realtà tipica di chi, psicologicamente, crede di essere il depositario unico della verità e pertanto di essere sempre e comunque nel giusto) e, soprattutto, delle omissioni (volute?, cercate? non opportunamente valutate dall’estensore?) è per me così copioso ed offensivo che lo scritto non può non ottenere e trovare una doverosa, seppur sommaria, messa a punto.

Ritengo che il tutto sia prevedibilmente opera (o, per lo meno, la fonte ispiratrice) del sindaco e/o del suo degno alter-ego e mi meraviglia molto il fatto che il medesimo sindaco, con gli anni, abbia a soffrire di un così vistoso calo di memoria, tanto da “ritorcere” pro-domo sua fatti e situazioni che egli ha invece contribuito non poco, a mio personale avviso, a rendere, diciamolo con un eufemismo, poco proficui e consoni all’interesse dell’Ente che gli è dato amministrare. Egli oggi può ben dichiarare di aver operato per il bene della Collettività: è la sua visione dei fatti; sia consentito allora ai cittadini che non pensano allo stesso modo, in particolare al sottoscritto che ha sempre avversato le sue scelte giudicandole non positive, di esprimere, quanto meno, delle perplessità, quelle perplessità e quello scetticismo confortato da più argomentazioni, che in appresso mi sforzerò di evidenziare.

Ma veniamo al concreto di quanto riesco a desumere dalla lettura del Bollettino comunale, terza edizione. Io non possiedo un tale strumento divulgativo del verbo di Palazzo Venzo (pagato, presumo, con denaro di tutti i contribuenti lozzesi) al fine di esprimere ragioni di parte e non fatti oggettivi; io uso lo strumento offertomi dal BLOZ, che mi ha chiamato in causa, augurandomi che molti lozzesi leggano e si possano formare un’opinione personale sul modo di amministrare di questa compagine, oggi, come, in particolare, per il recente passato. Utile appare, insomma, sentire e far suonare l’altra campana.

Nell’introduzione all’articolo, si dice testualmente: “….Riuscì (il De Rossi ndr) persino a condizionare il capo gruppo di minoranza in Cons. Comunale che, dimenticandosi di quanto la Comunità di Lozzo abbia sofferto per questo bene, invitò l’amministrazione a trattare con il ‘Signore’ in questione”. Mai sentite tante mistificazioni e bugie in così breve spazio!! Infatti, anche avessi voluto lasciarmi condizionare (e ciò sarebbe stato oltremodo grave), non lo avrei proprio potuto per il semplice fatto che non ho mai avuto il piacere (o il dispiacere) di conoscere il Sig. De Rossi. Non so se il sindaco si rende perfettamente conto (io ne dubito fortemente), ma una frase del genere sfiora- se non probabilmente tocca- il reato di diffamazione!! Cosa che verrà valutata con calma.

La verità comunque è che a trattare con quel “Signore” furono soltanto gli sponsor elettorali del Dr Mario Manfreda e dei suoi compagni di scalata. E sappiamo quali e quanti guai combinarono da par loro; ed il sindaco Manfreda ben conosce lo stato dell’arte!!

Sempre per onor di verità, va detto che io, ancora all’atto dell’insediamento, proposi, con apposita interpellanza, di addivenire a tutta una serie di transazioni extra-giudiziarie per evitare l’ “incancrenirsi” in ulteriori, defatiganti e costose diatribe legali. Mi riferivo in particolare alla vicenda “Baite” ed a quella, appunto, della caserma. E su quest’ultima questione non proponevo certo di “trattare con quel Signore”, bensì di avviare un dialogo con la Banca creditrice!! Ed era tale e tanto il mio “condizionamento” che la mia ulteriore proposta fu quella di trasformare la mia interpellanza in mozione, proposta fatta subito propria dall’intero Consiglio e votata alla unanimità. Gli atti e la testimonianza della D.ssa Todesco sono lì a provarlo!!!

Chi è stato quindi a gettare il sasso in quello stagno d’acqua ormai putrida e tentare quindi di dare avvio alla soluzione dei problemi legali in sospeso?? Giudichino i lettori. La volontà della soluzione della vertenza era pertanto unanime, quello che in seguito differì, nelle reciproche posizioni, è stato il modo, le finalità ed i mezzi con i quali si è dato corso a questi processi risolutori. E’ il COME queste soluzioni sono state cercate, è la valutazione sulla TUTELA DELL’INTERESSE DELL’ENTE che ha creato visioni diametralmente opposte. La divisione fu netta ed io non condivisi mai, motivando, le scelte operate e la poca trasparenza usata nel perseguire i risultati prefissati ad una soluzione purchessia.

[fine prima parte – qui è consultabile la seconda parte]

chi sarà il capogruppo di minoranza indicato nel casermino? Ciu gust is megl che uan!

2 Luglio 2010 Informa-Lozzo caserma soracrepa

La precisione non si impara ed il sindaco di Lozzo, nello scrivere (o perlomeno nel correggere) il casermino, non brilla certo per questa qualità. Nell’introduzione alla vicenda ex caserma di Soracrepa, riferendosi ad un “signore” che voleva mettere le mani sul casermone, tira in ballo “il capogruppo di minoranza” con una frase allusiva e a doppio senso interpretativo che qui riporto: “Riuscì persino [il signore De Rossi n.d.r] a condizionare il capogruppo di minoranza in Consiglio comunale che …”.

Io, che conosco le scarse qualità di writer del sindaco (è una mia opinione e certezza granitica), di fronte a queste parole ho dovuto fermarmi e riflettere. “Riuscì a condizionare” può presupporre (e fa presagire) una vera e propria azione esercitata dal “signore” sul capogruppo di minoranza. Brutta cosa pensare a De Rossi che riesce (a detta del sindaco) a condizionare il giovane capogruppo Ivano Calligaro. Brutta cosa, veramente brutta, che si induca la gente a pensare tutto ciò. Certo si può poi dire che il condizionamento può essere velato e che le forzature possono essere eteree e riferirsi alla sola sfera delle possibilità.

Ma poi ho pensato: vuoi mica che si riferisca al capogruppo di minoranza della passata legislatura, colui che quando iniziava a passare il Ponte Cadore per giungere in Consiglio faceva tintinnare tutta la chincaglieria di Palazzo Venzo (sindaco e vice compresi) come un terremoto? Io avrei usato il passato prossimo (è riuscito) per Ivano Calligaro ed il passato remoto (riuscì) per Giuseppe Zanella. Diciamola tutta io, in questa situazione, avrei usato nome e cognome, evitando di contribuire ad alimentare equivoci.

Ora, avendo aperto una discussione su questo BLOZ in relazione alla ex caserma di Soracrepa, avendo a cuore tutta la vicenda anche perché profondamente addolorato, come sottolinea lo stesso sindaco, dall’impasse in cui si trova la medesima, ho fatto questo breve ragionamento: Ivano Calligaro ha un blog e, se vuole, potrà rispondere a queste sottili allusioni giudicandole come meglio crede (nefandezze? correttezze?). Ma Giuseppe Zanella? Più di qualche amico mi ha detto che, prima che facessi notare la cosa, non aveva dubbi sul fatto che il capogruppo invocato nel casermino altri non fosse che Zanella stesso! Mi è sembrato allora corretto sollecitare un suo intervento diretto, che sto attendendo, e che con ogni probabilità pubblicherò domani stante le promesse fattemi.

Il sindaco insomma, vuole dettare legge anche qui. Per lui, chi ventila la possibilità di trovare una soluzione, anche extra-giudiziale, è un condizionato. Il sindaco “non sa scrivere” ma è furbo, quasi quanto De Rossi. Il sindaco sa che deve cavalcare il “con De Rossi non si tratta” (la sua convinzione, da stratega consumato, gli suggerisce infatti che questa è la cosa preferita anche dai lozzesi, ed SWG conferma). Sa che deve farlo perché sta perdendo consenso fra la gente, sta perdendo i pezzi, uno a uno. Il sindaco non sa che, comunque vada a finire, ha già perso (lui e tutti noi).

Raccolti nel nostro profondo dolore, confidando nelle spiegazioni che giungeranno dal promesso scritto di Giuseppe Zanella, confidando in una parallela quanto indipendente chiara presa di posizione da parte di Ivano Calligaro, quietamente vi saluto dandovi appuntamento per domani.

la Patria è salva, il soviet ha colmato la lacuna informativa sul Museo della Latteria

2 Luglio 2010 Informa-Lozzo promozione-turistica

Il BLOZ segnalava, non più tardi di ieri, che nella lista delle manifestazioni prodotta dalla Puoro Loco Viva-Lozzo (agenzia di spromozione a capitale umano interamente comunale),  distribuita in questi giorni più o meno capillarmente a tutte le famigliole di Lozzo, NON ERA STATO TENUTO IN CONSIDERAZIONE il gioiello della comunità lozzese (comunità che piange, a detta del sindaco, tutte le volte che sente parlare della ex Caserma di Soracrepa, tanto è il dolore che ha provato in questi anni …) ossia il Museo della Latteria (né peraltro la visita guidata alla Roggia dei Mulini che si fa tutti i sabati …).

I detector comunali, saputolo, hanno informato i propri superiori che, dopo aver convocato d’urgenza la giunta, hanno deliberato ipso facto di colmare la lacuna.

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