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Mauro, un consumatore abusivo di ‘vuove de dugo’ /2

14 Ottobre 2015 Cultura, Turismo e dintorni cronache-lozzesi, sentieri

Caro Mauro,

appurato che non sei Mauro Del Favero Fumol, che ho inopinatamente travolto nel mio cieco impeto, posso dunque cambiare “strategia”. Invece di fermarmi a questo secondo post, nel quale avrei lincato una mia pubblicazione che descrive passo-passo le fasi realizzative del Parco sentieristico Terre Alte di Lozzo di Cadore (la vedremo più in là), mi stuzzica l’idea di un approfondimento della questione che potrebbe avere anche una valenza, diciamo, didattica. In fondo si tratta del nostro territorio, della nostra identità.

A questo punto, Mauro(xy), siediti pure. Non essere preoccupato. Vedrai che in qualche modo ne veniamo fuori.

Devo innanzitutto farti una domanda, semplice semplice. Prima, però, devi sapere che sono stato componente della Commissione veneta sentieri del Club Alpino Italiano, dal 2004 (ma forse era il 2003) fino ai primi mesi del 2008, in rappresentanza del Centro Cadore (insieme all’amico Roberto Tabacchi che nel tuo articolo hai avuto modo di apprezzare).

Ciò, naturalmente, non mi dà alcuna autorità né tantomeno autorevolezza nel merito ma, converrai, ho frequentato un ambiente nel quale le problematiche legate alla sentieristica erano e sono pane quotidiano.

Vengo alla domanda.

E tu?

In ambito sentieristico, hai qualche preparazione specifica?

(facci sapere qualcosa…)

 

Mauro, un consumatore abusivo di ‘vuove de dugo’ /1

14 Ottobre 2015 Cultura, Turismo e dintorni cadoriadi, cronache-lozzesi, il-cadore-in-calore, sentieri

Caro Mauro,

non conosci dunque il grande Pdor, figlio di Kmer della tribù di Instar! Della terra desolata del Sknir! uno degli ultimi sette saggi!! Purvurur, garen pastararin, giugiar.taram fusciusc e tarin He? Colui il quale può leggere nel presente nel passato e anche nel congiuntivo! Colui che era colui che è! E colui che sempre sarà!!! Ciucia chi e ciucia là!!! Pdor colui il quale ha inseguito e sconfitto i demoni Sem! che ora vagano per il mondo chiedendosi… ma num chi Sem? e ricordatevi che siete al cospetto di Pdor! colui il quale è sceso nelle sacre acque del lago Sfniur! Tra le ninfe Sgniferals!!! e lì ha iniziato ad aprire e segnare tutti i sentieri di Loz, di Mont e di Val.

L’ignoranza sull’argomento che emana dal tuo scritto è, ad un tempo, disarmante e preoccupante.

Cercherò, con tutti i mezzi che ho a disposizione, di trarti nuovamente a noi, anche se il compito si profila davvero arduo. Nel farlo userò tutte le cautele del caso: quelle dovute a una persona, tu, che ha vissuto la sua vita “insieme a me”, nello stesso paesotto intendo (che ha oggi poco più di 1250 abitanti “indigeni”, un piccolo pollaio), che si dichiara “escursionista amante dei sentieri”, e che, candidamente, nulla sa di ciò che in tutti questi anni, dal 1985 al 2007 – poi mi sono messo al balcone – ho fatto per la rete sentieristica di Lozzo di Cadore.

Ma dove cazzo hai vissuto?

Non conosci dunque il grande Pdor?

mauro-del-favero650

panorami da Soracrepa: oltre al cesso comunale c’è di più (per fortuna)

13 Ottobre 2015 Botanico Palazzo, Pian dei Buoi caserma soracrepa, foto, sviluppo-pian-dei-buoi

Il 5 ottobre, oltre al cesso comunale (qui il cesso propriamente perimetrale), a Soracrepa ebbi modo di fare qualche altro scatto panoramico…

(clicca sull’immagine per ingrandire: 2000 x 740 px)

soracrepa-5-ottobre-2015-65

Roggia dei Mulini: nel XX secolo, giorno più giorno meno…

13 Ottobre 2015 Curiosando, Roggia dei Mulini curiosando, scripta-manent

Sul sito vacanzainmontagna.net si parla della Roggia dei Mulini di Lozzo di Cadore (qui l’approfondimento storico della Roggia). Il testo sembrerebbe quasi ispirato da conosciuto e valente storico idraulico & idrico: il sindaco del paesello. Ma anche no.

A sostegno del fatto che a Lozzo, dicono, “è conservata una delle più importanti aree di archeologia industriale”, i nostri mettono a segno qualche evoluzione circense:

Nel XX secolo, infatti, questa località costituiva il centro produttivo di Lozzo…

Ora, il XX secolo inizia con l’anno 1901 e finisce con l’anno 2000: diteci almeno se vi state riferendo alla prima o alla seconda metà del secolo. Presumendo che il riferimento sia alla prima metà (speriamo), va ricordato (così, per sommi capi) che l’energia elettrica (avete presente?) a Lozzo giunse nel 1902 (la prima lampadina), ma è del 1915 la prima centralina dei Caruli e del 1926 quella che oggi è denominata “di Leo” e che credo giri ancora allegramente.

Nel 1914 giunse la prima vaporiera a Calalzo (quella che sui binari fa ciuf ciuf). Nel 1909 a Pozzale, che non aveva acqua, iniziò a funzionare un mulino azionato da energia elettrica, seguito nel 1914 da una sega alla veneziana; nel 1949 il mulino smise di produrre farina perché i costi dell’energia elettrica superavano le entrate. A Lozzo l’attività molitoria, da anni rantolante, finì coi primi anni Cinquanta (del XX secolo eh…). Ecco, così tanto per dire.

Centro produttivo di Lozzo? Ma anche no.

Ancora: un riferimento agli anni precedenti al XX secolo no eh?

Pensate, dicono i nostri, che “alcuni documenti testimoniano la presenza di ben 10 ruote…”. Che facciano riferimento alle “Anagrafi Venete” che nel 1766 descrivevano lungo il corso del Rio Rin “dieci ruote di mulini da grano, una sega da legname, un follo da panni di lana, sedici telari da tela e cinque mole…“?

(quella della produzione di occhiali, seppur “più tardi”, m’era del tutto sfuggita)

A Lozzo di Cadore è conservata una delle più importanti aree di archeologia industriale: la Roggia dei Mulini.
Nel XX secolo, infatti, questa località costituiva il centro produttivo di Lozzo, ove si svolgevano tutte le attività artigianali tra cui la lavorazione del legno, della lana e dei tessuti, ma anche l’attività fabbrile e più tardi la produzione degli occhiali.

Gli opifici, destinati alle varie attività artigiane, necessitavano dell’acqua per il loro funzionamento, e vennero così sapientemente edificati lungo il corso del Rio Rin, in modo da poter sfruttare l’energia ottenuta dall’impianto idraulico.
Alcuni documenti testimoniano la presenza di ben 10 ruote da mulino, una sega da falegname, un follo da panni di lana e 16 telari da tela, un vero e proprio villaggio di strutture dedicate all’attività preindustriale. […]

Mara Bizzotto e le evanescenti interrogazioni europee

13 Ottobre 2015 Criticarium Itaglia europatia

Si può fare di più. Tale Mara Bizzotto, europarlamentare della LN, si produce in un’interrogazione alla Commissione riguardante gli “Stati membri contributori e beneficiari netti in UE per il periodo 2007-2013”. Cioè, l’europarlamentare non solo chiede quello che noi tutti ci aspetteremmo che sapesse fin dalla culla, ma nel farlo dimostra di non avere la necessaria dimestichezza con gli strumenti “informatici” (giocattolini costosissimi) messi a disposizione dal baraccone europoide.

(a proposito: l’abbiamo già detto qui molte volte, questa è l’ultima in ordine di tempo: quando ti dicono che sono soldi dell’Europa, be’, sappiamo ormai tutti – tranne i piddini e i piddoni – che sono soldi delle tasse degli italiani. E non potrebbe essere diversamente, visto che l’Italia è contributore netto, cioè dà alla baldracca-europa più soldi di quanto la baldracca glie ne torni)

Tu, se vuoi sapere se il tuo paese è contributore netto o beneficiario netto delle politiche della baldracca europea, che cosa fai? Scrivi tre paroline magiche su google e te le leggi direttamente sul sito della baldracca. No?

Ovviamente la Commissione (baldracca pure lei) risponde come farebbe la mammina della Bizzotto: ti chiami Mara, Mara, quante volte te lo devo ripetere?

interbizzotto

rispbizzotto

caserma Soracrepa: ‘cercheremo di tamponare il degrado in cui è stato lasciato il fabbricato’ (‘sticazzi)

12 Ottobre 2015 Botanico Palazzo, Pian dei Buoi caserma soracrepa, sviluppo-pian-dei-buoi

Altro tuffetto nel passato, sempre agganciato a quel accorato poemetto cavalleresco, rivelatosi poi patetico oltre ogni misura, apparso sul bollentino comunale il casermino. Dopo la conquista del casermone (tra l’altro, analisi lessicale: ma chi cavolo vuoi che lo definisca “casermone”, se non un foresto incompetente), il graffiante dubbio:

E adesso?

Pronta la risposta del sindaco, che commenta soddisfatto:

“Adesso cercheremo di eseguire qualche intervento per tamponare la situazione di degrado in cui è stato lasciato il fabbricato”.

Non è meraviglioso tutto ciò!? Nulla. Non è stato fatto nulla, se non – ogni tanto – un colpetto alle canadesi che, riottose, dal tetto avevano cominciato a popolare le immediate adiacenze della caserma. Una sveltina, insomma, un tacconamento flash.

Poi, conoscendo il grado di casino, abbandono, incuria, negligenza, desolazione e trascuratezza che in questi anni, compreso quello che sta correndo, hanno avvolto la caserma e le aree circostanti ad essa, non vi fa scompisciare dalle risate l’affermazione secondo la quale, allora, “il fabbricato sarebbe stato lasciato in una situazione di degrado?“.

Perché, se quello di allora era degrado, quello di adesso è imbarbarimento. Ripeto:

imbarbarimento!

caserma-e-adesso

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