BLOZ - il blog su Lozzo di Cadore Dolomiti

disegno di legge per la montagna: Oscar De Bona storce il naso

9 Gennaio 2010 Digo la mea, Politica nostrana sviluppo-montagna

Il modo in cui la stampa confeziona e presenta certe notizie al lettore, la maggior parte delle volte con la complicità dei politici chiamati in causa, è rappresentativo della scarsa opinione che, stampa, giornalisti e politici, hanno appunto di noi lettori.

Sto parlando del disegno di legge per la montagna presentato ieri in Provincia da Manzato. Riporto dal Gazzettino di ieri, 8 gennaio 2009 (il grassetto è mio):

BELLUNO – Un testo unico per il sistema montano: questo l’obiettivo del disegno di legge presentato ieri a Belluno da Franco Manzato, vicepresidente del Veneto, e da Guido Munari, della direzione Foreste ed economia montana. Ma la nuova norma ha fatto storcere il naso proprio all’assessore alla Montagna, Oscar De Bona. la legge prevede contributi per circa 30 milioni di euro in 3 anni che serviranno a eliminare il divario che divide i territori di montagna dal resto della regione. […].

Ma l’assessore Oscar De Bona ha fatto notare che la norma non fa riferimento ad artigianato e turismo e ha annunciato che presenterà quanto prima un’osservazione per modificare il testo. […]

Ma, Oscar De Bona, è o non è l’assessore della giunta regionale veneta con delega alla montagna? Si è ieri presentato un disegno di legge che potrebbe diventare un “testo unico per il sistema montano” e De Bona  “ha fatto notare che la norma non fa riferimento ad artigianato e turismo …”. Fin qui niente da dire, nel senso che un provvedimento del genere può non contenere riferimenti ad artigianato e turismo.

Il bello viene dopo quando, sempre De Bona, assessore con delega alla montagna, chiarisce che  “ha annunciato che presenterà quanto prima un’osservazione per modificare il testo“.

Dov’era De Bona quando hanno elaborato il testo? A Rio de Janeiro? Si è accorto solo oggi che il testo non faceva riferimento ad artigianato e turismo? Non poteva quindi fare le sue osservazioni prima, con il peso che si presume debba avere l’assessore con delega alla montagna?

Da come la cosa è presentata sul Gazzettino invece, si vorrebbe quasi indurci a credere che “guai se non ci fosse stato Oscar De Bona”. Sempre che non ci sia lo zampino del solito giornalista inetto, che avrebbe riportato pan per focaccia. La cosa, comunque, non mi piace.

Lozzo di Cadore: alcune riflessioni sul Piano Casa

8 Gennaio 2010 Informa-Lozzo cagliostro, la-parola-ai-lozzesi, urbanistica

Per l’importanza che può assumere l’argomento esposto per tutta la gente di Lozzo, argomento relativo al cosiddetto “Piano Casa”, ho ritenuto opportuno porre in evidenza la trattazione di Cagliostro giunta inizialmente come commento all’articolo “La libertà di dire ciò che pensiamo“.


di Cagliostro

scrivo in qualità di cittadino attento ai contenuti ed alla qualità della stesura dei deliberati del Cons. Comunale, in particolare di quelli che hanno ricadute importanti e durature sulla intera cittadinanza quali possono essere l’utilità, intellegibilità, concretezza ed applicabilità della normativa in materia urbanistico-edilizia. La delibera Consigliare n. 31 del 30/12/09 sul così detto “Piano Casa” non risponde certo, oggettivamente, ai requisiti sopra descritti e sicuramente creerà incertezze, confusione e disordine nella applicazione (che verrà demandata e lasciata alla libera interpretazione degli organi tecnici deputati al rilascio dei permessi a costruire). Quanto descritto e normato nel deliberato consigliare del 30/10/09 dovrebbe costituire quello che, in gergo tecnico-giuridico,potrebbe anche definirsi “decreto attuativo” in sede locale di una legge quadro dello Stato, demandata alle Regioni e da queste emanata con intendimenti e principi ispiratori, giocoforza di natura generale, senza soverchia attenzione quindi alle specifiche peculiarità ed esigenze dei singoli territori. Se poi i Comuni, recependo e deliberando su quanto di loro competenza in modo non chiaro o addirittura contraddittorio, mettono in campo strumenti normativi non congrui non rendono ai cittadini un servizio puntuale ed univoco, ma viene solo ingenerata confusione e si creano i presupposti per possibili disparità di trattamento, con potenziali ingiustizie; senza contare che si crea, così operando, danno e nocumento persino all’Ente territoriale che il provvedimento delegato ha emanato, trascurando precisione ed accuratezza. Ma entriamo nel concreto con alcune delle possibile osservazioni e rilievi.

L’articolo 4 del deliberato in questione tratta del divieto al beneficio delle agevolazioni previste dalla Lg 14/2009 per quanto concerne edifici esistenti realizzati con volumetria superiore ai 70 mc. Ed all’uopo viene delimitata, su allegata cartografia, una zona ben precisa. Viene omessa la precisazione su come comportarsi, nella medesima zona, per gli edifici con cubatura inferiore a detto limite. Se ciò fosse comunque possibile (ossia ci fosse la possibilità di operare degli adeguamenti), nella ipotesi che un edificio insistente nell’area interessata avesse una cubatura di mc 69, come regolarsi? Fino a che limite potrebbe essere attuato l’ampliamento (con il 20% si andrebbe abbondantemente a superare la soglia di divieto). E per l’area esterna alla delimitazione quale è la indicazione, visto che nulla risulta in proposito normato? Mistero fitto. L’art. 4 tratta anche degli immobili realizzati su terreno comunale con “diritto di superficie” per ribadire il divieto di applicazione delle agevolazioni con la seguente motivazione:”rispetto del valore paesaggistico e ambientale ed anche per la complessità che la questione riveste dal punto di vista giuridico e contabile(sic!)”. Sembra che ci si renda conto soltanto ora della “complessità della situazione”, ossia a “babbo morto”. E se le transazioni sottoscritte prevedessero migliorie ed ampliamenti? E se si fosse fuori dai limiti della cartografia? E se si fosse entro i limiti dei 70 mc? Mistero fitto.

Più in generale viene spontaneo chiedersi:al difuori della zona delimitata di Pian dei Buoi, la Lg 14 dovrebbe trovare ampia applicazione trattandosi, per la gran parte di zona E, e ciò fino in prossimità dell’abitato. Se così è, perché non precisarlo compiutamente? Sembra che l’interpretazione degli organi tecnici e di quelli “politici” non sia omogenea e che la confusione regni sovrana. Se, ad es., in zona E un cittadino possiede un edificio/baita di mc 71, lo potrà adeguare oppure no? E se la cubatura fosse di mc 68 lo potrà adeguare e, se sì,fino a che limite? Sembra infine che in zona A (centro storico) non sia proprio vero che le agevolazioni siano tassativamente escluse,ma che esistano precise condizioni e deroghe per quanto concerne l’applicabilità, ma su questo nulla viene precisato nella stringata ed imprecisa deliberazione dello scorso 30/10/09. Il Sig. Lapalisse non avrebbe saputo o potuto fare di meglio…Ma a palazzo Venzo i seguaci del noto francese non hanno dimora giacché sembra che fra loro medesimi esistano opinioni diametralmente opposte circa la interpretazione del loro eccelso elaborato. Qui il principio dello “scrivi poco e male (la “sintesi” tanto cara al nostro amato Negus)e quindi non avrai noie”, proprio non vale.
Cagliostro

cosa fanno i nostri politici in parlamento?

7 Gennaio 2010 Attualità itaglia

logo openpolis

E’ vero, sembrano cose un po’ troppo lontane dalle nostre faccende quotidiane. Invece non è così. Pagaapo, in un suo  commento sul BLOZ,  ha recentemente “glorificato” il progresso che permette, anche attraverso l’uso di internet, di rimanere aggiornati su ciò che succede sulle nostre spalle (e spesso alle nostre spalle), e soprattutto di poter esprimere la propria opinione in merito.

In questi giorni in cui il PD sta sprofondando nella me…lma, anche e solo nella definizione dei candidati alle prossime elezioni regionali, salta fuori qualche nome, come Emma Bonino in Lazio, che ho visto definire dalla stampa come “nome forte in grado di coagulare un nuovo interesse …”.

Emma Bonino mi era simpatica. Fino a quando non ho verificato la sua attività parlamentare. Il tutto è successo per caso. Naturalmente ero interessato ai “nostri rappresentanti” e volevo vedere che cosa combinavano in parlamento. Se voto un parlamentare lo voto perché stia in parlamento (altrimenti che parlamentare è), per rappresentarmi e svolgere al meglio la propria attività, che guardacaso si chiama “attività parlamentare”.

Come si fa a verificare l’attività dei nostri parlamentari? Si utilizza un servizio di openpolis che si chiama openparlamento. Su openpolis si ha un’idea generale dei politici che il nostro territorio (inteso come circoscrizioni elettorali) ha in qualche modo “prodotto” (digitando lozzo di cadore nella casella di ricerca ne saltano fuori 180, dall’europarlamento al comune, passando per camera, senato, regione e provincia).

Su openparlamento si può verificare invece l’attività dei politici che abbiamo mandato in parlamento per “rappresentarci”. L’attività è suddivisa in “presenze, assenze e missioni”. E’ chiaro che chi ha incarichi di governo ha una fetta maggiore del proprio tempo dedicata alle “missioni”. La striscetta rossa, che indica le assenze, è implacabile.

Per vostra comodità, in ordine di presenze:

  • Sen. Gianvittore Vaccari (97%)
  • On. Maurizio Paniz (84%)
  • Sen. Maurizio Fistarol (77%)
  • Lista di tutti i deputati
  • Lista di tutti i senatori

Per chi poi volesse verificare la Sen. Emma Bonino (21%).

per la befana: un video dedicato ai giovani cadorini

6 Gennaio 2010 Attualità, Mondo Giovani politiche-giovanili

Dedico questo video ai giovani. Ai giovani giovani, ai giovani maturi e ai giovani vecchi. Ma soprattutto ai giovani giovani.

Il video è famoso, così come la musica che l’accompagna. Ma non è questo che conta.

Conta la carica emotiva che contiene e la forza esplosiva che esprime. Leggetelo in chiave simbolica, come la grande speranza che anche i nostri giovani cadorini si convincano della necessità di “andare oltre“.



Link diretto al video su YouTube, per i lettori del BLOZ su facebook.

ho ripreso a rimettermi la cintura di sicurezza

5 Gennaio 2010 Informa-Lozzo polizia-locale

Ho visto più volte la polizia locale in questi 4 giorni di inizio d’anno, che negli ultimi sei mesi. E sono contento. Ho vissuto la creazione del servizio associato di polizia locale, giustificato inizialmente per il contenitmento dei costi (ma chi ci ha mai creduto?), come una appropriazione indebita di un servizio, uno dei pochi, che dovrebbe essere fra gli ultimi ad essere integrato.

Perché? E’ molto più semplice integrare servizi che con il territorio non hanno niente a che fare, come l’anagrafe e la ragioneria, per fare un esempio. Datemi un computer e l’ordine perentorio e vi metto su io, in 4 giorni, un servizio integrato per tutti i comuni del Centro Cadore (ma se me lo ordinate posso includere anche il Comelico e la Valle del Boite). Se si tratta di anagrafe e ragioneria. Perché questi sono i tipici servizi che si possono computare strutturando una banale rete intranet.

Non potrò mai però riuscire a farlo con servizi legati al territorio, come la polizia locale e la pulizia locale. No, questi servizi devono essere gestiti sul posto, se vogliamo renderli efficienti.

Molti si ricorderanno che, a caccia di voti durante le elezioni del 2004, circolavano promesse di varia natura “sull’annientamento dei vigili“, quello che era dipinto come il vero problema di Lozzo. Col tempo, all’attivazione del servizio integrato, siamo poi stati spettatori dell’esilio della “nostra” polizia locale.

All’inizio abbiamo tutti tirato un respiro di sollievo; finalmente quel rompiscatole andava a rompere da qualche altra parte. Poi ci siamo trovati le auto che sfecciavano per via Padre Marino a 80 km/h, quelle accatastate sui marciapiedi in piazza, le moto scorrazzanti a tutte le ore del giorno e della notte in paese e altrove ecc. ecc..

In questo lasso di tempo la nostra amministrazione ha volutamente lasciato sguarnito anche il presidio del territorio extra-urbano, così la monte tafernizzata poteva gestirsi con più elasticità, così come le varie lobby: baitisti, cacciatori, fungaioli, per citarne alcune.

Non intendo qui santificare nessuno, né giustifico eventuali “esagerazioni” nell’interpretazione troppo rigida del proprio ruolo, che la nostra polizia locale può, a detta di qualcuno, aver manifestato in passato, di cui io peraltro non sono mai stato personalmente testimone.

E veniamo al titolo. Nel tratto di strada di via loreto tra casa e lavoro, lo ammetto, faccio fatica a mettermi la cintura di sicurezza. Anzi, la verità è che la metto solo se parto con mia figlia, perché non posso fare a meno di darle il buon esempio. Ma se sono solo, non la metto mai. D’ora in poi so che dovrò farlo (così come era mia abitudine prima “dell’esilio” della nostra polizia locale). Perché, cari signori, ripeto quello che ho detto in apertura, in questi 4 giorni ho visto più spesso la polizia locale che negli ultimi sei mesi. E ne sono contento (per ora).

Anche le alte (si fa per dire) cariche della nostra amministrazione dovranno fare un po’ più di attenzione. Non potranno più lasciare con disinvoltura le proprie auto a cavallo delle linee di parcheggio, né parcheggiarle a pochi metri da incroci di una certa rilevanza. No, non ho le foto di queste libertà che vi siete presi, non ho mai sentito il bisogno di farle, ma le ho viste con i miei  occhi, e questo mi basta.

Ah, dimenticavo di darvi la notizia che ha dato vita a questo articolo. Con la fine dell’anno è finito anche il servizio associato di polizia locale (che vedeva assieme i comuni di Pieve, Calalzo, Domegge e Lozzo). Nel 2010 ogni comune farà per proprio conto. Il sindaco di Calalzo De Carlo (dal Corriere delle Alpi):  « … personalmente non vedo l’ora di disporre dei miei vigili, ai quali farò sorvegliare le vie del paese per far rispettare le ordinanze. Un compito molto più vicino alle reali esigenze dei cittadini e più sensibile al desiderio di sicurezza espresso più volte dai cittadini».

Lozzo di Cadore ha un nuovo assessorato ai lavori pubblici

4 Gennaio 2010 Informa-Lozzo local-politik

la-cariegaIo non ne volevo parlare, mi sembrava più consono stendere il famoso velo pietoso su questa vicenduola. Ma visto che si vuol dare risalto pubblico alla cosa, prima sul bollettino parrocchiale e poi anche recentemente sul Gazzettino (del Gazzettino mi è stato riferito, perché io il trafiletto non lo ho letto), allora non vedo più ostacoli sul “cammino della cronaca”, e quindi “digo la mea”.

Sul bollettino, dicevo, la notizia era anche uscita in anteprima, prima cioè che ne fosse proclamata la nomina ufficialmente da parte del Sindaco. Fra gli assessori di “vecchia nomina” ne è infatti spuntato uno “nuovo”, Pinuccio Turco, ai Lavori Pubblici.

Il nuovo assessore condivide con Silvio Berlusconi una particolarità. Come per il Silvio nazionale, anche per lui è stato necessario fare un provvedimento “ad personam”. Turco infatti aveva già ricoperto per due mandati la carica di assessore e non poteva, impedito in ciò dallo statuto  comunale che fissava a 2 il massimo dei mandati per un assessore, ricoprire tale carica per la terza volta.

Ecco quindi che si è provveduto, con delibera consiliare, prima a modificare lo statuto (art. 30), per permettere lo svolgimento di un terzo mandato, poi ad assegnare ufficialmente la nomina.

Il mio prossimo ragionamento è assolutamente impersonale, si applica cioè a Toni, Bepi o Nani chiamati a fare l’assessore ai lavori pubblici.

Non so voi, ma io non sentivo alcun bisogno di un nuovo assessore, in particolare ai lavori pubblici. Un tale assessore a Lozzo di Cadore ha la stessa valenza di un ministro della repubblica alla “Televisione in Bianco e Nero”. Sia chiaro, anche Pinié (posto che amo, non me ne vogliano i pinieesi, se così si chiamano) ha i suoi lavori pubblici, e così Lozzo ovviamente.

L’assessorato ai lavori pubblici, infatti, ha un senso, ma come referato. Per esempio poteva essere appiccicato ad uno degli assessori esistenti. Del resto, non dico l’assessorato, ma il referato al bilancio, pare non esista nella nostra amministrazione. Eppure hanno tutti 10 dita, quindi sanno far di conto. Per non essere del tutto impudente, dimostrando l’importanza che obbiettivamente i lavori pubblici possono avere, riesco ad immaginare anche un assessore ai lavori pubblici: ma allora tale assessore dovrebbe accollarsi altri referati, come l’urbanistica e la cultura, per fare un esempio.

Tutti coloro che credevano che la nostra amministrazione avesse preceduto Calderoli nell’applicazione della nuova norma sulle autonomie, che come ben sapete prevede un drastico taglio alle poltrone, devono quindi ricredersi. No, non era quello che avevano in testa.


P.S. sul sito del comune lo statuto non è stato aggiornato, quindi l’art. 30 riporta ancora “2” come massimo dei mandati possibili.

Nota bene: successivamente alla pubblicazione del mio articolo, il giorno stesso, lo statuto comunale è stato aggiornato sul sito. A scopo documentativo: qui la versione valida fino al 06 novembre 2009, qui quella attualmente in vigore.

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