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MA CHE SUCCEDE AL COMUNE DI LOZZO? LA GENTE HA O NON HA IL DIRITTO DI SAPERE DOVE VANNO A FINIRE I SOLDI DI TUTTI NOI ??!!!

19 Dicembre 2014 Botanico Palazzo giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

Faccio riferimento e seguito al mio scritto del 14.9.14 dal titolo : “Una importante sentenza fin qui passata sotto silenzio – ovvero: della sapienza giuridica di lor signori”. Il titolo si attaglia perfettamente alla situazione ed alle caratteristiche messe in mostra dal ‘duo di Piadena’ fin dall’esordio nell’ormai lontano 2004 (vedi, ad esempio, quanto da me evidenziato, su queste colonne, nel mio intervento in due puntate (prima – seconda) dal titolo significativo “Le bugie ed i peccati di omissione di lor signori”).

Il ‘passare sotto silenzio’ quanto di negativo può esser attribuito all’azione del noto tandem appare, insomma, come giusto suggello e peculiare caratteristica di come, nelle felpate stanze di Palazzo Venzo, viene tenuta in considerazione la parola TRASPARENZA, sostantivo del tutto sconosciuto ai piani nobili di Via Padre Marino. Tanto è vero che, a distanza di mesi dal pronunciamento del Tribunale di Belluno, che ha rigettato in toto le pretese dell’Ente nei confronti della convenuta Coffen d.ssa Maria Giuditta, nulla la gente ancora sa dell’intera vicenda e della evoluzione che la stessa, prevedibilmente, avrà nel frattempo avuto o potrà avere. La ‘storia’ della intera querelle è stata da me riassunta nelle sue linee essenziali per cui invito i possibili interessati a ‘cliccare’ sull’apposito link per una opportuna cognizione…

Ma veniamo alla sentenza. Con essa il Comune ha subìto (purtroppo per noi e per il nostro Erario) una cocente sconfitta. Nessuna delle pretese dell’Ente è stata riconosciuta valida e l’attore soccombente è stato condannato a pagare le spese di giudizio da liquidarsi in Euro 7900,00, a cui devonsi aggiungere le spese per la parcella dell’avv.to patrocinatore, il mancato introito (ora denegato) del canone stabilito a suo tempo con duplice provvedimento dell’Uff.del Territorio e tutti gli altri oneri annessi e connessi (parcella dell’avv.to di controparte? Quota parte della parcella del ctu arch. Canaider già versata dalla convenuta nella misura del 50%? Ricordo come il commissario per la liquidazione degli usi civici avesse stabilito che tale parcella fosse ripartita in parti uguali fra i contendenti: Euro 1634.88 cadauno…).

Ma quello che importa maggiormente sottolineare è che la sentenza appare del tutto innovativa, direi quasi ‘rivoluzionaria’, così l’avrebbe definita anche l’avvocato Gaz, patrocinatore della Coffen. Nelle motivazioni viene infatti stabilito che i terreni di cui trattasi non sono di ‘uso civico’ bensì di derivazione regoliera; e su tale presupposto, è stato stabilito che la Coffen nulla deve al Comune… Con le prove e le argomentazioni addotte, sembra proprio che la sentenza sia inattaccabile, per cui non si vede come l’Ente possa pensare nell’esito diverso di un possibile ricorso, che capovolga del tutto le inconfutabili argomentazioni contenute nelle conclusione del patrocinatore , conclusioni accolte interamente in sentenza. Ma tant’è!

Nel precedente articolo ho documentato come la prassi in uso a Palazzo sia stata, anche per altra fattispecie, del tutto esente da considerazioni tecniche e di logica circa la opportunità di un ‘incaponimento’ testardo nella pretesa di veder accogliere supposte, discutibili e, comunque, sempre opinabili ragioni. Sta di fatto che, allo stato, la intera vicenda presenta un forte passivo sia in termini economico-finanziari che di immagine.

Abbiamo già detto che gli incassi complessivi di circa 37.000 Euro (nel computo va ora scorporato quanto dovuto dalla Coffen) in termini di diritti di superficie ottenuti sulla base della perizia dell’Uff. del Territorio,non sono stati sufficienti, all’epoca, a coprire neppure le pure spese legali, periziali ecc., senza contare le spese di corollario ed i mancati interessi legali, i mancati canoni pregressi ecc. (il tutto ora, comunque, messo in non cale dalla sentenza). A tutte queste considerazioni vanno aggiunte ben altre perplessità e valutazioni riguardanti l’immediato futuro. I timori essenziali sono questi:

  1. Nel mio precedente scritto, mi chiedevo: “… Che validità potranno avere gli atti relativi alle altre nove transazioni effettate attraverso la costituzione di un diritto di superficie su di un’area la cui natura giuridica ora si scopre essere diversa da quella comunemente ritenuta in sede di pseudo-concessione?
  2. E se, in seguito alla citata sentenza qualora dovesse ‘passare in giudicato’, i nove pseudo concessionari si dovessero svegliare dal loro torpore e pretendere il ristoro di quanto versato sulla base della nota transazione avviata e nei termini stabiliti dall’Uff. del Territorio sulla base degli input dati dal Comune, dove andrebbe l’Ente a parare il colpo, posto lo stato attuale delle sue finanze?

Sono tutte considerazioni che farebbero tremare i polsi a qualsiasi benpensante. Ma tant’è! Sembra che a Palazzo non si nutrano timori di sorta, se non quello di far trapelare i fatti nei loro esatti termini e, possibilmente, il più lontano possibile nel tempo. Poi è risaputo che, oggi giorno, una cosa è amministrare risorse proprie, diversa diligenza e prudenza viene, di solito, messa (con le dovute eccezioni, però) allorquando si tratta di denaro della collettività… Di questi tempi, vale – ahimè – l’assunto: “Tanto pagano tutti, quindi è come se non pagasse nessuno…”.

 

nuova presidenza Bim Consorzio: una fogna a cielo aperto (ma unitaria)

19 Dicembre 2014 Politica nostrana belluniadi, bim, provinceide, sindakos

In occasione dell’elezione del presidente dell’ormai ex Provincia (la nuova area vasta) un nugolo di sindaci si era affrettato a dirci che alla decisione erano pervenuti in completa armonia, con senso del dovere vista la difficile situazione in atto e, soprattutto, con una scelta assolutamente condivisa e unitaria. Ora, quegli stessi, perché sono gli stessi eh, gli unitaristi, sembrano più divisi dei poli nord e sud.

Lo spettacolo della scelta del nuovo presidente del Bim Consorzio sta diventando una

fogna a cielo aperto.

Qualcuno si deve essere accorto che la Provincia – l’area vasta, cioè pesta (come la cartapesta) – è di per sé un letamaio istituzionale: una deforma quella Delrio che definire del cazzo è assolutamente eufemistico; inoltre, aggiungo io, si sta palesando un letamaio anche nel profilo gestionale: come dicono gli inglesi riguardo alla processabilità dei dati: shit in, shit out). Si devono essere accorti anche che la cassafortina, per quanto piccolina, sta dalle parti del Bim Consorzio, che riceve soldi a pioggia come da tradizione consolidata.

E allora la scelta condivisa e unitaria… fa fatica a uscire.

Dal Corriere delle Alpi (grassetto nostro):

Eleggere il presidente della Provincia non è stata una passeggiata. Decidere i vertici del Consorzio Bim potrebbe rivelarsi una vera impresa. La resa dei conti, comunque, sembra essere vicina.

[…] «La riunione era stata sollecitata da alcuni sindaci ed è stata richiamata la necessità di tenere fermo il famoso criterio territoriale» spiega Jacopo Massaro, sindaco di Belluno e portavoce del gruppo di lavoro, «noi ci siamo impegnati per questa impostazione che ha portato al fatto che la Provincia di Belluno sia l’unica dove non ci sono guerre. Abbiamo ideato un percorso tutti insieme e quel percorso va portato avanti».

Ma non tutti la pensano così. Le voci di una candidatura agordina – quella di Bruno Zanvit, sindaco di Voltago – o di una ricandidatura di Mario Manfreda per il Cadore sono sempre più insistenti. Una prospettiva che potrebbe non piacere né alla parte bassa della provincia, alla quale secondo l’accordo spetterebbe la presidenza del Consorzio, e tantomeno all’Alpago, unico escluso dal consiglio provinciale.

«I criteri andavano messi in discussione prima, non dopo» aggiunge Massaro, «cambiare idea non è un problema ma bisogna farlo alla luce del sole. E bisogna che siano d’accordo tutti».

Per fortuna che è l’unica provincia dove non ci sono guerre. Discussioni accese? Convergenze parallele? Divergenze concentriche? C’è l’ombra delle incombenti regionali (per dire: io ti do questo e tu non rompi i coglioni al mio candidato alle regionali)?

Comunque, ‘na stitichezza da paura. Quando uscirà, perché dovrà uscire, tutta la provincia trarrà un respiro di sconfinato sollievo e potremmo dire che, quella cosa, è uscita con… la spinta di tutti oops, con l’accordo di tutti.

 

Piccoli dice che l’autonomia bellunese è sotto attacco (tanto quanto la verginità di una prostituta)

18 Dicembre 2014 Autonomia, Politica nostrana abolizione-province, belluno-autonoma, peones, quelli-del-PDL

Il senatore peones Piccoli, in riferimento agli esuberi di personale dichiarati dal governo e interessanti la ex Provincia, ha affermato che:

L’autonomia bellunese è sotto attacco. […]

Con tutta la fantasia che possiedo non riesco, non riesco proprio, a immaginarmi in cosa consista  “l’autonomia bellunese“; mi chiedo quindi come fa ad essere sotto attacco una cosa che non esiste, ma non esiste proprio.

L’autonomia bellunese esiste allo stesso modo della verginità di un puttanone. Con la differenza che il puttanone, la sua verginità, tempo addietro l’ha avuta e … goduta, almeno fino all’arrivo della prima carota (pagante, peraltro).

Noi bellunesi non solo non abbiamo mai avuto alcuna forma di reale autonomia (né si può credere che l’art. 15 o le stronzate previste dalla legge Delrio – e già sconfessate – siano in qualche modo assimilabili ad una qualche forma d’autonomia), ma adesso non abbiamo più neanche la Provincia, ché quello che abbiamo davvero è una fogna autogestita dai sindaci, che con l’autonomia ha la stessa relazione esistente tra il diavolo e l’acqua santa.

 

i dieci comandamenti (perché non 9 o 11?)

18 Dicembre 2014 Criticarium curiosando, della-confutazione, meditazioni

Ho scomodato più di qualche volta George Carlin per animare questo blog. Per esempio parlando della Religione organizzata, quell’insieme di pratiche più o meno commerciali con le quali inculano i fedeli (che vogliono farsi inculare) mercificando la figura di quel tizio che chiamano Cristo.

Mi ricordo poi di un’occasione particolare nella quale dissi di Travaglio, che aveva descritto così amabilmente gli astutissimi piddini, che neanche George Carlin sarebbe riuscito, in quel particolare momento storico (che non è cambiato), a superarne la comicità. E in quella circostanza lincai il video dei 10 comandamenti.

Lo rifaccio ora. Non ho visto Benigni nella sua performance, non riesco proprio a guardarlo: quando vedo Napopotamo resisto 5 secondi, con Benigni è impossibile giungere a tanto: na chiavica. Ma Carlin no,  me lo guardo sempre volentieri.

 

Juncker: satrapo e parolaio (a suo modo ironico)

17 Dicembre 2014 Criticarium Itaglia europatia, quelli-del-PD, renzie, strenzi

Dicevano, del satrapone Juncker, che può avere slanci arguti e finanche ironici. Marco Zatterin ci fa sapere da Bruxelles che il presidente della Commissione sta spronando le capitali europee a finanziare il suo piano di rilancio, quello di 315 mld per il quale i coglioni del PD renziano lo hanno votato. Dice, il satrapo, che per ora ha sentito solo parole, parole, parole. Che sono quelle che renzi ha sentito da lui.

Non aveva capito, lo strenzi, che di soldi non ce n’erano e che per avere quei 315 mld (in tre anni, suddivisi in svariati stati) bisogna usare un effetto leva: la baldracca europea mette un euro, 15 bisogna trovarli (su Marte, Giove? chi cazzo vuoi che investa in questa Europa quando fra le fila ci sono i lebbrosi greci, portoghesi, spagnoli e italiani?). A questo riguardo mi viene in mente quel gingillo piddumesco di Pittella. Del clown avevo annotato altra farsesca uscita che non vedo l’ora, si fa per dire, di segnalare.

In omaggio a Juncker, la versione in teutonico di “Parole, parole” interpretata da Dalila e Friedrich Schütter:

 

IL PRE-ADDIO DI NAPOLITANO ED IL PENDOLO DELLA POLITICA NAZIONALE

17 Dicembre 2014 Attualità giuseppe-zanella, la-parola-ai-lozzesi

di Giuseppe Zanella

Ho seguito con attenzione il discorso del Presidente della Repubblica alle alte cariche dello Stato in occasione degli auguri natalizi e di fine anno. Discorso lungo, attento alle più sofisticate sfumature come è nello stile consolidato dell’uomo che non lascia mai nulla al caso, ma discorso che fa anche chiaramente intravvedere il ruolo essenziale che il dimissionario vuole ritagliarsi (ed imprimere) alla scelta circa la sua successione con la delineazione del profilo del prossimo inquilino dell’ex palazzo dei papi. Inquilino che dovrebbe possedere caratteristiche di autorevolezza, competenza e lungimiranza sia in campo internazionale che interno.

Rispetto alla settimana scorsa (discorso alla accademia dei Lincei), si nota subito un certo cambio di passo nei rapporti fra il Capo dello Stato ed il giovin fiorentino che siede a Palazzo Chigi. In quel discorso si toccava con mano la freddezza con cui il Presidente aveva trattato il capo dell’esecutivo laddove, pur senza mai citarlo, aveva parlato di “banditori di smisurate speranze” e di ministri “senza adeguato retroterra”. La insistenza di Renzi nel reiterare l’invito a Napolitano a non dimettersi almeno fino a Maggio e certe uscite del PdC delle ultime settimane avevano lasciato il segno, tanto che il Matteo Nazionale aveva subito dovuto cambiare alquanto il registro… Ed ora, seppur senza alcun palese entusiasmo, Napolitano ha anch’egli cambiato registro ed ha avviato il disgelo nei rapporti istituzionali.

Nel discorso odierno, infatti, il presidente ha dimostrato di apprezzare l’ancoraggio riformistico del giovin fiorentino allorquando ha citato i nostri padri costituenti (ha ricordato Ruini e Mortati e perfino il pensiero di Leopoldo Elia) che non hanno saputo sciogliere il nodo (un neo, secondo alcuni compreso Napolitano, della nostra bella Costituzione) della funzione ‘paritaria’ delle due Camere. Passando poi a parlare più in generale dell’azione che l’esecutivo ha messo in campo in questi 10 mesi di attività, il Capo dello Stato ha evidenziato una certa sensibilità e vicinanza per i provvedimenti fin qui adottati definendoli “interventi accorti e tenaci” atti a risolvere almeno 40 crisi aziendali ed ha manifestato appezzamento anche per il “dinamismo in materia di riforme”. In definitiva un buon “assist” per la compagine guidata dal baldanzoso toscano.

A questo punto, Napolitano redarguisce chi vuole mantenere dissensi in materia di revisione costituzionale ed invita tali soggetti a “non farlo con spregiudicate tattiche emendative che portino a colpire la coerenza sistematica della riforma”. E chiosa con l’auspicio che “non si attenti in qualsiasi modo alla continuità di questo nuovo corso”. Riferimento implicito all’azione di contrasto serrato da parte delle Opposizioni ma anche della minoranza interna al PD… La conclusione è l’invito ad un pressante dialogo fra le parti sociali ed all’interno dei partiti “dove soffiano venti di scissione”.

Quello che però mi ha colpito di più è la sottolineatura delle qualità che dovrebbe avere il proprio successore, una perfetta caratterizzazione, a mio modesto parere, della figura dell’attuale ministro dell’Economia Piercarlo Padoan. E qui, forse, torna in campo un altro motivo che giustifica il disgelo intervenuto fra il Colle e Palazzo Chigi. Renzi ha bisogno di un Presidente non politico, un presidente dalle caratteristiche tecniche tali da costituire una garanzia in Europa…

Personalmente, tempo fa, da queste stesse colonne, ho dimostrato tutta la mia delusione per certe prese di posizione dell’attuale Presidente. Ed anche ora trovo opinabile questo suo delineare le caratteristiche che dovrebbe possedere il proprio successore, anche se quanto asserito è nella logica delle cose ed è perfino pleonastico. Tuttavia, bisogna pur dirlo, qui si tratta di prerogative istituzionali, di opportunità o non opportunità di un tale intervento proveniente da quello specifico pulpito, che dovrebbe essere del tutto asettico e privo di qualsivoglia riferimento al dopo dimissioni.

Ragioni di opportunità risiedono anche nel fatto che la intricata vicenda politica del voto che dovrebbe svolgersi a Gennaio, a Camere riunite, presenta già di suo caratteri e pericoli tutt’altro che fugati. Incombe il patto del Nazzareno (che scricchiola), ma al quale Renzi sembra tenerci in modo spasmodico (anche se non lo può ammettere per evidenti ragioni). Il giovin fiorentino passa per un astuto maestro di tattica politica; saprà essere altrettanto bravo anche in fatto di strategia ad ampio raggio? Ho trovato strano l’invito a Palazzo Chigi formulato al Prof. Prodi e che quest’ultimo, dettosi disinteressato al Quirinale, abbia accettato l’incontro… Messaggio trasversale destinato soprattutto al grande pregiudicato? Chi vivrà, vedrà!!! Io pavento, purtroppo, la ripetizione della querelle della volta scorsa, solo che ora non ci potrà essere una nuova processione c/o Napolitano per un terzo mandato.

Che Dio ce la mandi buona, visto che l’elezione quirinalizia è intrinsecamente collegata alle vicende ed alle scelte politiche, sociali, economiche ecc. dell’immediato futuro. Qualcuno ha affermato che candidati di livello ci sarebbero ma non hanno un pacchetto di voti sufficiente, poi ci sono le ‘scamorze’ che però i voti magari ce li hanno. Che si debba cadere dalla padella alla brace?

 

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